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Le sofferenze dell'anima
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Le sofferenze dell'anima
E-book94 pagine1 ora

Le sofferenze dell'anima

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Info su questo ebook

Ho passato la mia vita circondato da certezze. Ma erano certezze precostituite dalla società in cui sono nato e vissuto, fatte di regole sociali e religiose. Ad un certo punto ho voluto capire. Ho cercato di risolvere i miei interrogativi sulla nostra origine, su chi siamo e cosa saremo.
Ho cercato la verità sulle cose che ci sono state trasmesse da secoli e che ancora fanno parte della nostra cultura. È stata una sofferenza perché mi hanno fatto capire molte cose spesso sconvolgenti.

Se la vostra vita è fatta di certezze e non volete che qualcosa le incrini…beh, non leggete questo libro. Ma se la vostra anima è tormentata da mille dubbi e da tante domande a cui non sapete dare risposta, allora fatelo e spero che vi sia utile. 
LinguaItaliano
Data di uscita1 gen 2021
ISBN9791220248525
Le sofferenze dell'anima

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    Anteprima del libro

    Le sofferenze dell'anima - Salvatore Viola

    Confucio

    Introduzione

    È successo anche a voi.

    Quando siamo nati, la nostra vita era per certi versi già programmata, perché ogni individuo fa parte integrante della società, della sua cultura e delle sue leggi.

    Ma non solo, perché anche la religione fa la sua parte.

    L’Italia, le sue leggi e la religione cattolica sono state le mie realtà precostituite da quando ho aperto gli occhi.

    Se fossi nato in qualche nazione africana, asiatica o americana, sarebbe stato tutto completamente diverso.

    E non parlo naturalmente di lingua, ma di culture e religioni differenti. Sarei potuto essere un buddista, un maomettano o magari un protestante, un anglicano o un ortodosso. Sarei stato allevato dalla mia famiglia con le convinzioni culturali e religiose del posto e in me si sarebbero radicalizzate tanto da essere convinto che fossero quelle giuste rispetto alle altre.

    È così che va il mondo. Le nostre menti sono condizionate sin dalla nascita dall’ambiente che ci circonda e quasi sempre incapaci di razionalizzare in modo obiettivo il vero senso della nostra vita.

    L’uomo da sempre ha avuto un angoscia su tutte: la paura della morte. È per questo che sono nate le religioni. Credere che non finisca tutto e in un Dio che ci ricompenserà o punirà nell’aldilà in base al nostro comportamento in questa vita, è stata l’elaborazione in cui si sono costituite tutte le religioni e che hanno dato seguito alle risposte che cercava l’essere umano. Non è che non avessero un fondamento nella loro essenza originaria. È col passare del tempo che sono state artefatte per soggiogare mentalmente l’individuo e tenerlo legato agli interessi di un gruppo apparentemente di eletti.

    Non sto parlando in particolare della religione cattolica, anche se questa non è immune da manipolazioni nel corso dei secoli.

    Comunque sia, la mia vita è andata avanti da cristiano.

    Sono stato battezzato, ho fatto la mia Prima Comunione, poi la Cresima e sono stato ampiamente catechizzato per intraprendere il mio futuro da vero fedele verso la mia religione.

    Ma poi, crescendo, ho iniziato ad imbattermi in qualche prete che tutto aveva fuorché essere il delegato di Gesù in terra.

    La prima delusione la ebbi un giorno che, ancora ragazzo, andai a confessarmi in una delle chiese edificate nella zona in cui vivevo. Che peccati poteva avere un ragazzo quattordicenne che aveva poche  amicizie, di carattere introverso e tutto scuola e famiglia?

    Nessuno. Ma avevo un’unica cosa da confessare. I comandamenti dicevano Non commettere atti impuri ed io come ogni ragazzo della mia età, voi sapete di cosa parlo, ne commettevo. Era solamente uno scoprire il proprio corpo e dare sfogo ai propri istinti fisici, niente di più. Ma per me era un peso andare davanti ad un prete e parlarne. Ne trovai proprio uno adatto al mio problema.

    Mi traumatizzò.

    Mi disse che per quella volta mi avrebbe dato l’assoluzione, ma che la prossima, se avessi ripetuto quel peccato, mi avrebbe scacciato e non l’avrei avuta.

    Andai via dalla chiesa sconvolto.

    Ora ripensandoci sorrido, anche se mi rattrista vedere che un prete possa arrogarsi il potere di non dare un’assoluzione, ritenendosi un rappresentante di Gesù, mentre Lui perdonava tutti.

    Ricordo, per fare un esempio, il racconto di Gesù  che, recatosi al tempio, viene raggiunto dagli scribi e dai farisei che gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?. Gesù, chinatosi, si mette a scrivere col dito per terra. E siccome insistono nell’interrogarlo, alza il capo e dice loro: Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei. Quelli, udito ciò, se ne vanno uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli  ultimi. Rimane solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi, allora Gesù le dice: Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?. Ed essa risponde: Nessuno, Signore. E Gesù le dice: Neanche io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più.

    Questo per dire che Gesù non solo cercava di capire e di perdonare tutti, ma che sicuramente avrebbe ancora perdonato un peccatore recidivo e lo avrebbe incoraggiato a riflettere sulle sue azioni per cercare di non commetterle più.

    Pian piano superai quel trauma e continuai la mia vita, cercando però di evitare la confessione.

    A sedici anni mi ammalai di adenopatia ilare destra, che sarebbe, in parole povere, una ghiandoletta formatasi in un polmone.

    Cosa guaribilissima, ma col bisogno di cure e di aria buona di montagna che non era quella della mia città, situata in riva al mare.

    Fui mandato a San Martino al Cimino, in provincia di Viterbo, in una Casa di Cura denominata Villa Immacolata e gestita da religiosi Camilliani. Mi accompagnò mio padre e mio zio Giovanni e quando arrivai, a febbraio, un manto di neve ricopriva la zona.

    Fu allora che conobbi dei sacerdoti splendidi, che furono per me degli amici e che mi diedero modo di rivalutare le mie idee nei confronti dei preti.

    Conobbi anche tanti ragazzi di molte parti d’Italia, anch’essi là per curarsi e con loro passai otto mesi indimenticabili.

    Passavo le giornate creando manualmente degli oggetti che con cura i sacerdoti mi insegnavano a fare. Ogni tanto uscivamo a fare qualche passeggiata arrivando sino al paese (Villa Immacolata era distante un po’ più di un chilometro) e sicuramente l’aria del posto era molto salutare.

    L’unico impegno religioso della giornata erano le preghiere serali in una cappelletta all’interno della struttura. Ero in pace con me stesso. Composi anche una poesia a Maria, che i religiosi pubblicarono nel giornalino che stampavano periodicamente.

    Quando rientrai a Cagliari ripresi ad andare a scuola e la mia vita di sempre.

    Mi sposai a ventisette anni, naturalmente in Chiesa e naturalmente i figli che arrivarono, come avevano fatto i miei genitori con me, furono indirizzati verso la religione cattolica ricevendo il Battesimo, la Comunione e la Cresima.

    La mia vita andò avanti  tenendo ferme le certezze che mi erano state date. Non avevo tempo per metterle in discussione e neanche mi veniva in mente di farlo perché per me rappresentavano delle sicurezze a

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