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Non aprite quelle porte: Fantasticherie, frivolezze e altre amenità
Non aprite quelle porte: Fantasticherie, frivolezze e altre amenità
Non aprite quelle porte: Fantasticherie, frivolezze e altre amenità
E-book156 pagine1 ora

Non aprite quelle porte: Fantasticherie, frivolezze e altre amenità

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Info su questo ebook

Questa raccolta contiene frivolezze senza freni, luoghi comuni, cliché uomo-donna, argomenti futili, prese in giro, banalità, notizie strane, ricerche curiose, sarcasmo, leggerezza, ironia, amene fantasticherie, giudizi e pregiudizi, ostriche e taccagni, fatti realmente accaduti e persone realmente esistenti. Astenersi cuori deboli.

LinguaItaliano
Data di uscita25 ott 2019
ISBN9780463526071
Non aprite quelle porte: Fantasticherie, frivolezze e altre amenità
Autore

Serena Cappelli

Chemical romances

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    Anteprima del libro

    Non aprite quelle porte - Serena Cappelli

    Non aprite quelle porte

    Fantasticherie, frivolezze e altre amenità

    Serena Cappelli

    Copyright 2019 Serena Cappelli

    Smashwords Edition

    License Notes:

    Thank you for downloading this ebook. This book remains the copyrighted property of

    the author. If you enjoyed this book, please encourage your friends to download their own

    copy from their favorite authorized retailer. Thank you for your support.

    A tutti i lettori del mio blog,

    presenti, passati e futuri.

    Indice

    Introduzione

    Il saputello: vizi (troppi) e virtù (nessuna) di una vera piaga sociale (24 settembre 2014)

    Il triste destino della brugola Ikea (22 gennaio 2015)

    Si può sopravvivere al Posto di Tendenza? (1 ottobre 2014)

    I dieci oggetti più rubati al partner dopo l’avventura di una notte (25 gennaio 2013)

    Requiem per il congiuntivo (27 settembre 2012)

    A cena con lo splendido, ovvero quando l’uomo vuole incantare la donna (10 luglio 2012)

    Cinque multe da introdurre sui mezzi pubblici (2 luglio 2015)

    A qualcuno piace caldo: l’intramontabile fascino della toilette high-tech (21 marzo 2013)

    Il collega lamentoso: la piaga sociale che ci manda i neuroni in tilt (25 settembre 2012)

    Elogio della pancetta e dell’addominale rilassato (7 gennaio 2014)

    Orrori da primo appuntamento: cibo tra i denti e gonna impigliata nelle mutande (1 novembre 2012)

    A cena con l’iPhone, ovvero il ménage à trois 2.0 (18 agosto 2012)

    Arte contemporanea o spazzatura, questo è il dilemma (21 febbraio 2014)

    Ma tu il vino in brick lo tieni qui?, ovvero l'arte di imboscare il presente (29 marzo 2012)

    Muffin e pizze surgelate? Favoriscono la depressione (3 aprile 2012)

    Il buffet, ovvero l’arte di ingozzarsi gratis (18 maggio 2013)

    La sottile arte di saltare le code (18 giugno 2013)

    C’era una volta Mociola, la schiava della casa (21 maggio 2014)

    Fenomenologia del commentatore 2.0: il terrore corre sul web (13 luglio 2012)

    Sul perché una maglietta sintetica ci ucciderà (28 luglio 2013)

    Caro Simone Rugiati, ovvero apologia del brodo di dado (25 novembre 2014)

    Le r(iv)elazioni pericolose: dormire insieme potrebbe esserci fatale (22 settembre 2012)

    Eterne lotte in ufficio: scannarsi per l’aria condizionata (11 giugno 2014)

    La dura vita della Donna Marchetta (10 dicembre 2014)

    Dalla crisi di mezza età non si scappa: come l’uomo, così la scimmia (23 novembre 2012)

    Tre mesi con la stessa camicia senza lavarla. Poi muori? (1 maggio 2013)

    La sottile arte di scaricare una donna con eleganza (26 giugno 2012)

    Morire ai tempi dei social network: la tua morte mi fa bello (20 gennaio 2014)

    Ascesa e declino della parola evento (9 aprile 2013)

    Batterio killer, ovvero le tribolazioni dell'italiano in mensa (3 luglio 2012)

    Lui, lei e l’altro: bello, affidabile, svedese (23 settembre 2013)

    La modella va in città (e intanto la donna somatizza) (18 settembre 2013)

    Volete essere maschi alfa e manager appetibili? Rasatevi il cranio (11 ottobre 2012)

    Se Pretty Woman non ha insegnato niente ai commessi sul rapporto col cliente (9 marzo 2013)

    L’importanza di ordinare un’ostrica (17 settembre 2013)

    Morgan e gli altri, ovvero perché le donne si innamorano di tipi impossibili (11 novembre 2012)

    Igiene in ufficio: un collega (maiale) ci ucciderà? (10 settembre 2012)

    Lo strano mistero dell'outfit del turista (24 agosto 2013)

    Come stendere una donna al primo appuntamento (11 gennaio 2013)

    Cinque modi per sopravvivere al museo di arte moderna (5 maggio 2013)

    E così il vero re del multitasking sarebbe l'uomo? (28 ottobre 2012)

    Campagna per l’abolizione della parola apericena (25 maggio 2013)

    Top e altre parole moderne da evitare come la peste (18 novembre 2013)

    Lui, lei e i (falsi) brividi d’amore (9 ottobre 2013)

    È troppo timido per chiedermi di uscire e altre storielle (12 gennaio 2014)

    L'(in)eleganza del granchio (26 febbraio 2012)

    Scienza e Medioevo: per rapporti duraturi, niente sesso al primo incontro (11 dicembre 2012)

    Aiuto, il mio capo puzza, che faccio? L’esperto risponde (5 maggio 2014)

    Uomo col borsello, ti tengo d'occhio! (20 luglio 2013)

    Cinque astuzie per aggirare brillantemente la prova costume (15 maggio 2013)

    La febbre del coupon (1 febbraio 2012)

    La donna su cui muoiono i piccioni (9 luglio 2013)

    Palle d’acciaio: accessori cool per gentiluomini cool (17 gennaio 2013)

    Tesoro, ho mangiato le orecchie di Peppa Pig (24 ottobre 2013)

    Quando la moglie chiama, l'uomo al supermercato (muto e rassegnato) risponde (17 febbraio 2013)

    A letto con uno sconosciuto, ecco svelato il perché (11 aprile 2012)

    Come disfarsi degli impiccioni? Soprattutto, si può? (4 marzo 2013)

    Ha la tessera?, ovvero come presto moriremo sotto il peso delle carte fedeltà (23 marzo 2013)

    StringiMi, perché al milanese piace attillato (1 novembre 2013)

    La catena di Sant’Antonio come piaga sociale (23 marzo 2015)

    A cena col taccagno (1 giugno 2013)

    Il moralizzatore, una specie da evitare come la peste (25 luglio 2013)

    Note sull’autrice

    Introduzione

    Nel gennaio del 2012 mi è stato proposto di aprire un blog di costume su Linkiesta. Dopo alcuni tentennamenti – sarò all’altezza? cosa si scrive in blog di costume? e cosa è, tra l’altro, un blog di costume? – è nato Non aprite quelle porte, un piccolo spazio che ho curato, amato, nutrito e fatto crescere per diversi anni.

    Ne sono derivate tante belle cose: mi si è spalancato un mondo che non conoscevo, ho incontrato persone che adesso fanno parte della mia vita, sono cresciuta anche io con lui, ho imparato a gestire quelli che vengono comunemente chiamati leoni da tastiera, ho capito l’importanza della leggerezza e della levità, mi si è riempito il cuore con le parole gentili di tanti lettori.

    Ho scritto tantissimi post sugli argomenti più disparati – abitudini milanesi e non, relazioni, cliché uomo-donna, notizie strane, ricerche curiose, solo per elencarne alcuni –, condendo il tutto con le mie amene fantasticherie (cit.); ne raccolgo qui alcuni, alla rinfusa, un pot-pourri di frivolezze senza freni. E anche senza treni: le mie lamentele in merito, infatti, colonna portante del blog, sono protagoniste di D di disagio, un dizionario semiserio delle mie (dis)avventure ferroviarie.

    Disclaimer: questa raccolta contiene luoghi comuni, argomenti futili, prese in giro, banalità, sarcasmo, giudizi e pregiudizi, ironia e autoironia, fatti realmente accaduti e persone realmente esistenti. Astenersi cuori deboli.

    Il saputello: vizi (troppi) e virtù (nessuna) di una vera piaga sociale (24 settembre 2014)

    Arriva l'autunno, cadono le foglie, ma i saputelli – accidenti a loro – no. Anzi, hanno approfittato della pausa estiva per ricaricare le loro pile Duracell che più Duracell non si può e sono tornati alla carica, pieni di entusiasmo e di consigli non richiesti.

    Tanti consigli. Troppi consigli.

    Consigli in apparenza gentili, ma tutti classificabili sotto la voce io al tuo posto farei così (povero imbecille). Perché il saputello sa e ci tiene a puntualizzarlo.

    Sa come si vive la tua vita, come si crescono i tuoi figli, come si fa il tuo lavoro, come si abbinano i tuoi vestiti; sa come si imbottiscono i panini quando invece tu, poveretto, pensavi che bastasse aprirli in due e ficcarci dentro del prosciutto; sa come si costruiscono i mulini a vento e come si chiarifica il burro; sa che blu e marrone, perfetto cafone.

    L'odio dei suoi consimili l'ha fortificato, nessun meteorite è arrivato come manna dal cielo per decretare la sua fine; internet, poi, ne ha acuito alcuni tratti.

    Perché se il saputello vis-à-vis è fastidioso, quello da web lo è ancora di più. La rete lo fa sentire potente, l'etere lo carica a mille; può colpire senza essere (fisicamente) colpito e può bacchettare più persone in contemporanea.

    Sui social network, ad esempio, sta lì, mimetizzato da amico o da fan, ad aspettare un passo falso qualsiasi per poter fare una puntualizzazione qualsiasi:

    Notizia vecchia, dovevi svegliarti prima!

    Bella questa foto, ma io avrei inquadrato il pino dal basso, per renderlo più protagonista!

    Ahahah mai sentito parlare di SEO?, Tuo figlio ha ancora il ciuccio? Io ho applicato il metodo Bunfung-abrasi, ti passo le slide?

    Liscia le penne e gonfia la ruota; ogni saputellata gli fa scorrere brividi di piacere lungo la schiena. Lui è il meglio, tu sei un imbecille.

    È un amico, un parente, un conoscente, un collega, ma anche uno sconosciuto. Perché il saputello è generoso e aiuta tutti, senza discriminazioni.

    Di solito è tuttologo, perché il suo è uno stile di vita. E anche se ha evidenti lacune, non importa: dove non arriva la conoscenza, arriva la fantasia e quando non arriva la fantasia, il saputello gioca il jolly e si trasforma in bastian contrario, tanto l’importante è rompere i cocò.

    Fastidioso, odioso, insopportabile quasi al pari di una zanzara che ti ronza intorno di notte mentre cerchi di dormire, il saputello è la gramigna della specie umana. Infesta, spunta (e sputa) quando meno te lo aspetti e non molla mai.

    Allora molli tu, gli dai ragione per zittirlo, ma lui non si ferma e a te non resta che tirargli una testata.

    «Io avrei colpito al centro della fronte, non sopra l'occhio» lo senti dire mentre crolla a terra, ma tu gli volti la schiena e cominci a camminare. Il suo fiume di parole diventa un rigagnolo, la sua voce si fa sempre più ovattata, finché non la senti più.

    Sei libero.

    Libero di fare il tuo – e sottolineo tuo – lavoro come meglio credi, libero di far saltare la carbonara in padella, libero di mettere un

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