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La scelta di Dix
La scelta di Dix
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E-book72 pagine59 minuti

La scelta di Dix

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RACCONTO LUNGO (50 pagine) - FANTASY - Quando la fatina Dix cerca la complicità del suo orco-amante per un'operazione magica estremamente illegale e rischiosa, è facile prevedere che ci siano guai grossi in vista. Ma quanto siano grossi, nemmeno lui lo sospetta!

Come mai Dix, giovane fatina universitaria, insiste tanto per farsi insegnare dal suo nuovo amante uno degli incantesimi più complessi e illegali che si conoscano? E qual è il segreto che vuole carpire dalla memoria della sua docente di Diritto, nonché sua ex-amante e ora vittima predestinata? Una cosa è certa: tutti questi sotterfugi non promettono nulla di buono per il nostro povero orco buongustaio, erotomane e contrabbandiere. Tra delizie gastronomiche e notti di magica trasgressione in una Genova occulta e clandestina, uno sconvolgente segreto sorgerà con l'alba a minacciare la sicurezza del suo secolare anonimato e della sua freschissima relazione sentimentale. Cosa resterà della sua vita, dopo che i misteri attorno alla piccola Dix saranno svelati e lei avrà fatto la propria scelta?

Genovese, classe '63, Alain Voudì collabora fin dai primordi alle collane Delos Digital, per le quali scrive tra l'altro la serie steampunk "Trainville" e alcune storie erotiche per la collana "Senza Sfumature". Ha pubblicato numerosi racconti, alcuni dei quali apparsi nei Gialli Mondadori, ed è stato premiato da concorsi quali il RiLL, lo Stella Doppia e il Premio Robot. Altri suoi lavori si possono trovare nelle riviste "Robot" e "Writers Magazine Italia", nella collana "FantaErotika" di Lite Editions e nella "Eros Fantasy" di Imperium.
LinguaItaliano
Data di uscita10 nov 2015
ISBN9788867759552
La scelta di Dix

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    Anteprima del libro

    La scelta di Dix - Alain Voudì

    9788867759415

    Capitolo uno – Addestramento

    – Ferma! – la interrompo, per la millesima volta o giù di lì.

    Dix mi fissa incredula e si lascia sfuggire uno sbuffo esasperato, abbassando le mani e ritraendo la sua aura dalla mia.

    Nell’attimo in cui le due aure si separano, sento un brivido di eccitazione percorrermi la schiena, ma non è proprio il momento di pensare al sesso: sono ormai due ore che Dix prova questo incantesimo, e siamo ancora al punto di partenza, o quasi.

    – Ce l’avevo quasi fatta – protesta. – Mancava pochissimo.

    Scuoto la testa. – Non c’eri nemmeno vicina, pulcino: ti ho detto dall’interno. Tu stavi premendo dal di fuori.

    Dix mi fulmina con un’occhiata di fuoco.

    – Colpa tua! – sbotta, agitando la mano in un gesto stizzito. – Lo fai apposta a ostacolarmi!

    – Primo: non è vero – la correggo tranquillo. – E secondo: se anche fosse? Non spererai mica che la tua vittima se ne stia lì buona buona a farsi leggere da te, vero?

    – Almeno all’inizio potresti aiutarmi un po’, però!

    – Pulcino, io ti sto aiutando, ma…

    – E piantala di chiamarmi pulcino! – esplode, alzandosi dal tappeto e facendo due passi indietro. Freme come una belva in gabbia, serrando le mani a pugno e rilasciandole nervosa.

    La guardo, ferito; lei distoglie lo sguardo, incrocia le braccia e si mette a fissare la parete alla mia destra. Respira con la bocca aperta, un po’ affannata.

    Io stringo le labbra e mi limito ad aspettare che le passi.

    Quando vi dicono che c’è più potere in una sola fatina che in tutti i maschi del Piccolo Popolo, formalmente sarà anche vero, ma è altrettanto vero che i proverbi non vanno presi alla lettera: il potere in sé non serve a niente, se non sai come usarlo, e Dix ha ancora moltissimo da imparare a riguardo.

    Purtroppo per lei, un vecchio orco poco di buono come me non è certo il migliore degli insegnanti possibili. Questo trucco, poi, è il più difficile che esista, anche per un orco: figurarsi per una fatina alle prime armi.

    – Dai, riprova – la invito calmo, porgendole le mani coi palmi aperti verso l’alto ed estendendo l’aura per invitarla a entrare.

    Come se non mi avesse sentito, resta immobile a fissare lo schermo nero e muto del televisore. Mi chiedo cosa ci trovi di tanto interessante, considerato che non è per nulla diverso da com’era stamattina, o nei giorni scorsi. Alla fine scrolla le spalle, senza voltarsi a guardarmi.

    – Non ce la faccio – borbotta rassegnata.

    – Sì, che ce la fai – la incoraggio, non molto onestamente. Non faccio a tempo a mordermi la lingua che lei si volta di scatto verso di me. Beccato.

    – Non ci credi nemmeno tu – mi accusa infatti. Pare impossibile, ma sono di nuovo riuscito a dimenticarmi che non è possibile mentirle.

    – Se c’è una fatina che ce la può fare, quella sei tu – mi correggo subito, un po’ più sincero; ma non basta.

    – Almeno abbi il coraggio di dirlo! – sbotta. – Tu pensi che io non possa farcela, e che sia solo uno spreco di tempo.

    – Io penso che nessuna fatina possa farcela – ammetto piano.

    Abbassa le spalle, delusa, e si abbraccia i gomiti.

    – Ma se c’è una che ha qualche speranza, sei tu – aggiungo.

    Lei mi guarda, e nei suoi occhi ci sono lacrime di frustrazione.

    – Non ce la faccio – ripete sconfortata, scuotendo la testa.

    Sospiro, abbassando le mani e ritirando l’aura.

    – Dix, non devi prendertela – la consolo. – Questo è un incantesimo da orchi, non da fatine. Io l’ho imparato da un orco, che a sua volta l’aveva imparato da un altro orco. Mai sentito di nessun altro che ne fosse capace, fatina o non fatina.

    Abbassa gli occhi e tira su col naso.

    – Del resto – aggiungo – se fosse facile, non ci sarebbe bisogno di polizia o di tribunali, no? A che serve interrogare un sospetto, se puoi semplicemente leggergli nella mente? Metà degli elfi sarebbe senza lavoro. Diamine, forse tutti!

    Scrolla di nuovo le spalle in silenzio.

    – Hai mai sentito di qualche altro Sidhe che fosse capace di farlo, a parte me? – insisto.

    Ostinata, lei continua a non guardarmi e non replicare.

    Non so perché si sia messa in testa questa fissa di imparare uno degli incantesimi più difficili in assoluto, specie quando ce ne sono tanti altri, altrettanto utili, che ancora non è in grado di padroneggiare; ma scommetterei che ha in mente qualcosa di molto specifico e molto sporco, che non vuole confessare neppure a me. Spero solo di non esserci di mezzo io: ci sono in effetti due o tre cosette del mio passato che non le ho mai raccontato, e che se possibile preferirei rimanessero tra me e me.

    Ma mi fido di lei, e so che non mi farebbe

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