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Ritagli: Racconti d'amore, morte e spritz
Ritagli: Racconti d'amore, morte e spritz
Ritagli: Racconti d'amore, morte e spritz
E-book31 pagine23 minuti

Ritagli: Racconti d'amore, morte e spritz

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Info su questo ebook

Cinque racconti a metà tra realtà e fantasia: amore, morte, spritz, imbarazzanti giochi di parole, vite segrete, treni da prendere e treni ormai passati. Come si dice in questi casi, ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.
O forse no.

LinguaItaliano
Data di uscita18 gen 2018
ISBN9781370265633
Ritagli: Racconti d'amore, morte e spritz
Autore

Serena Cappelli

Chemical romances

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    Anteprima del libro

    Ritagli - Serena Cappelli

    Ritagli

    Racconti d’amore, morte e spritz

    Serena Cappelli

    Copyright - 2018 Serena Cappelli

    Tutti i diritti riservati

    sallyontheroof@gmail.com

    Ai koala

    Sommario

    Avvertenze

    1. Ibis Moscow Paveletskaya

    2. Ritagli

    3. È pericoloso sporgersi

    4. L’etichetta

    5. Morte a Venezia

    Avvertenze

    Cinque racconti a metà tra realtà e fantasia: amore, morte, spritz, imbarazzanti giochi di parole, vite segrete, treni da prendere e treni ormai passati. Come si dice in questi casi, ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.

    O forse no.

    Il racconto L'etichetta è stato pubblicato su Abbiamo le prove; il racconto Ibis Moscow Paveletskaya è comparso sul mio blog Non aprite quelle porte ospitato da Linkiesta.

    1. Ibis Moscow Paveletskaya

    Sono morta il 12 giugno 2012 a Mosca, una decina di minuti dopo aver varcato la soglia dell’Ibis Moscow Paveletskaya, che sarà anche un hotel rispettabile, ma non è certo il Ritz. Peccato, perché dopo essere sopravvissuta a una perquisizione in stile massaggio romantico all’aeroporto di Vienna, a un ristorante azero di dubbia fama a San Pietroburgo, alla passione per le code interminabili della mia amica Sara e alla cacca di piccione come regalo di benvenuto sul suolo moscovita, pensavo che avrei avuto diritto a un finale col botto. Che so, un cecchino che mi spara mentre allungo le mani sul gigantesco cannone del Cremlino, un boccone di filetto alla Stroganoff che mi soffoca mentre discuto di filosofia al Café Pushkin, una matrioska che all’improvviso prende vita e mi fredda in piena Piazza Rossa.

    Invece no. Io sono morta all’Ibis. All’Ibis! Una catena qualunque, come fossi a Milano Centrale; una catena anonima, per rendere ancora più anonimo il mio trapasso. Che smacco. Morire in sordina e senza apparente motivo è quanto di più deprecabile esista al mondo: tutti a fare ipotesi per due giorni e poi puff! nel dimenticatoio.

    «Aveva solo 36 anni, poverina» li ho sentiti bisbigliare al funerale, mentre

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