Le voci dell’anima

Di ​​​​​​​Luisa Carmen Teresa Spassino

Le voci dell’anima. È con coraggio che Luisa Spassino si mette a nudo in questo testo, andando a condividere, con la delicatezza che la caratterizza, i suoi più recessi pensieri, il suo sentire più profondo, in modo felice e luminoso. Le immagini che l’autrice utilizza per rappresentare e veicolare i suoi pensieri infatti, sono sempre traboccanti di luce e di vita. Anche là dove, talvolta, scorrendo il testo lo vediamo adagiarsi sulla malinconia e su una certa sottesa tristezza, è comunque presente un elemento che rischiara la composizione, un profumo, una luce lunare, una singolarità che apporta un messaggio di speranza o di quiete: quelle stesse voci che fanno capolino nel titolo della silloge sono lirica metafora di una felicità sottile, di un luminoso struggimento.

Luisa Carmen Teresa Spassino è originaria di Salussola (BI). Nata il 26 settembre 1970, è figlia di una casalinga e un pollicoltore, si è trasferita all’età di 13 anni ad Occhieppo Superiore nei pressi di Biella dove ha frequentato la scuola per segretaria d’azienda. Ha lavorato per 4 anni in un’agenzia di assicurazioni e poi si è trasferita nel 1999 a Buronzo, un paesino circondato dalle risaie in provincia di Vercelli, dove vive tuttora. Ha fatto l’operaia a cottimo, montando cablaggi per conto terzi e l’operaia agricola in un vivaio della zona. Ora casalinga, nel tempo libero oltre a scrivere poesie, ha tradotto otto libri dal francese ed ama andare in bicicletta.

• Lingua: Italiano
• Editore: Gruppo Albatros Il Filo
• Data di uscita: 31 ago 2019
• ISBN: 9788830608993

Anteprima del libro

madre

Le voci dell’anima. È con coraggio che Luisa Spassino si mette a nudo in questo testo, andando a condividere, con la delicatezza che la caratterizza, i suoi più recessi pensieri, il suo sentire più profondo, in modo felice e luminoso. Le immagini che l’autrice utilizza per rappresentare e veicolare i suoi pensieri infatti, sono sempre traboccanti di luce e di vita. Anche là dove, talvolta, scorrendo il testo lo vediamo adagiarsi sulla malinconia e su una certa sottesa tristezza, è comunque presente un elemento che rischiara la composizione, un profumo, una luce lunare, una singolarità che apporta un messaggio di speranza o di quiete: quelle stessi voci che fanno capolino nel titolo della silloge sono lirica metafora di una felicità sottile, di un luminoso struggimento.

Come se stesse dipingendo quadri, le singole figure che vengono pennellate verso dopo verso nelle poesie si compongono e si raccolgono intorno a un elemento che ne diventa fulcro, una sorgente da cui si irradia armonia e verso la quale convergono le emozioni.

Vecchie pietre del muretto sbrecciato,

sassi immoti, testimoni del tempo passato,

custodi fedeli della mia memoria,

eccovi qui a raccontare la mia storia.

Nella vostra durezza brilla il limpido cristallo del ricordo:

puro, prezioso diamante che rivive in me.

In voi c’è un’anima che respira: la mia.

C’è un cuore che batte: il mio, lo stesso di allora.

Le vostre ombre intrecciano echi lontani

che danzano perdendosi nel vento.

Vi tocco e accarezzo una fetta della mia vita.

[…]

(Pietre)

Questa Le voci dell’anima è una poesia di grande amore. Ma alla passione travolgente e costruttiva, all’archetipo fuoco che fa capolino nelle composizioni, in queste liriche si contrappone una forte spiritualità, una certa discreta compostezza. Elemento egualmente archetipo e catalizzatore, la spiritualità rappresenta e riassume la spinta dell’uomo per sollevarsi dalla materia, per raggiungere nuove aspirazione alla vita.

Dolci ricordi del bel tempo che fu,

sgorgate limpidi e soavi,

cristallini e puri come acqua di sorgente,

sgorgate dalla fonte del mio passato

ad illuminare i miei giorni

dando un senso alle mie ore che scivolano

cullate dalle vostre ali infinite.

Cieli immensi si aprono ai miei occhi avidi di voi.

[…]

(Dolci ricordi)

Ciò non di meno, non mancano i momenti di oscurità di dolore, i momenti del buio: Luisa Spassino sa come muoversi nella notte più oscura, nella notte della morte, una notte che, accanto alla dimensione onirica, rappresenta la sofferenza senza pace per la perdita, il timore per l’ignoto del futuro, per la bizzarria imprevedibile del destino, una notte che si tramuta in nebbia, che anche nel solo priva della vista di un orizzonte lontano, lasciando solo lancinanti dubbi su cosa possa esserci oltre il bianco giorno, oltre il dolore senza fine.

Alba di morte,

ali di tenebra scese sulla stanza buia

a portare il gelo nel mio cuore.

L’eternità ha aperto le sue braccia.

Morte, regina del dolore,

perché sei venuta? Chi ti ha mandata?

Il tuo manto nero ha cancellato il suo corpo

soffocandomi l’anima.

Anche il vento ha smesso di soffiare

e gli uccelli di cantare.

Tu, orrore dell’universo,

hai spento per sempre il suo sorriso.

[…]

(2 dicembre 1998)

Scorrendo queste composizioni, si rimane toccati dalla profonda onestà intellettuale di Luisa Spassino, la sua ineffabile lucidità: l’autrice non ha paura di mostrare i suoi pensieri in versi, così, come se ce li stesse raccontando in una serata fra amici, non ha timori di giudizi o irrisione.

Al contrario si respira in questi