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Alba sullo Jonio
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E-book187 pagine2 ore

Alba sullo Jonio

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Info su questo ebook

L'ambientazione del libro fa rivivere il pulsare della vita del litorale jonico-calabrese. I ricordi sono il filo sottile ma indissolubile che lega le vite di Matilde, Oliviero, Teresa, Sebastiano.

Lo svolgersi delle loro esistenze,attraverso gli anni, li avvicina e li allontana continuamente finchè... il profumo di qualcosa- una terra, un amore un sogno...traccia la scia che conduce i quattro protagonisti alla consapevolezza delle proprie intime necessità; riordinando, sulla base di valori autentici, le priorità di ciascuno di loro.

Nel romanzo rivivono i nostri passati e presenti avvenimenti di vissuto dell'anima e dei sensi.
LinguaItaliano
Data di uscita24 mar 2020
ISBN9788831661928
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    Anteprima del libro

    Alba sullo Jonio - Maria Totino

    Gargiulo

    Capitolo I

    MATILDE

    Settembre. Mese dorato. La natura sembra voglia darsi una pausa tra la piena estate con lo sfolgorio dei suoi mille colori e l'aut unno con tuttel e sfumature di rosso, giallo, arancione, rosso-brun.

    Ormai, per molte persone le vacanze sono alle spalle: sono ritornate al solito tran-tran della giornata divisa tra lavoro e casa, tra studio ed altri impegni. Rimangono per ognuno di loro, di noi, i ricordi belli e meno belli che, comunque, sono serviti ad arricchire la nostra anima.

    È un mese speciale che ci può aiutare a riscoprire valori nei quali abbiamo sempre creduto, a riflettere sugli aspetti della vita che riteniamo importanti e ritrovare magari un nostro nuovo equilibrio interiore.

    Fa ancora caldo quella mattina quando Matilde sente l'improvviso impulso di scendere in spiaggia, là, in quel tratto lungo il litorale calabrese dove da ragazza ha tante volte giocato insieme ai suoi coetanei con la testa piena di sogni. Era soprattutto fiduciosa nel domani, convinta di avere il mondo racchiuso nelle sue mani e che le cose più belle cui aspirava si potessero così avverare: bastava solo ardentemente desiderarle. E poi, nella scala dei valori, con priorità assoluta a cosa aspirava la ragazza Matilde?

    Sognava l’amore, quello vero, che come ha letto in tanti romanzi rosa, le avrebbe fatto battere forte il cuore ed avrebbe avvertito in sé emozioni mai sentite prima.

    Com’è stata ingenua...

    Ben altro la vita - o il fato, come dicevano gli antichi greci - ha in serbo per lei!

    Ancora non sa che c’è tanta sofferenza dietro ad un traguardo raggiunto.

    Ma c’è veramente una legge eterna che regola e domina senza contrasto le cose dell’Universo?

    Può, l’uomo, nonostante le sue capacità intellettive, le grandi scoperte fatte attraverso i secoli, i più alti gradi di conoscenza a cui è pervenuto servendosi della propria intuizione, riflessione, della sua capacità di analisi e di sintesi, dare una risposta sicura, certa, ad un quesito che attraverso i secoli, ha sempre turbato il suo modo di vivere, la sua anima ed il suo essere nel profondo?

    Di fronte a tale quesito l’uomo avverte la grandezza della sua umanità ma anche la pochezza di sé al cospetto di tutto quello che pulsa e vive nell’Universo intero.

    Da quel settembre dorato Matilde sente con chiarezza, anche se già l’ha percepito da prima, che la sua vita, proprio adesso in età matura, sta per prendere una nuova svolta, una nuova e diversa direzione.

    E’ seduta, con le gambe incrociate sulla sabbia, su quella sabbia amica che, baciata dai raggi del sole, trasmette alla sua pelle ed in ogni fibra del suo essere, una sensazione di calore che la conforta e le dà sollievo.

    Le sembra di sentire il sussurro della sua sabbia, cara compagna degli anni trascorsi che l’ha vista bambina, quando la mamma, per farle prendere dimestichezza e confidenza con il mare, le bagnava i piedini mentre parlava con voce calma, amorevole e suadente.

    Ai suoi occhi il mare appariva una immensa quantità d’acqua di cui si deve avere timore e paura.

    La voce della mamma però era così dolce e persuasiva che, poco alla volta, si lasciava bagnare i piedini e, caduta ogni riserva, assaporava il piacere del moto ondoso dell’acqua che rinfrangendosi sulla battigia lasciava sulle sue gambette una gradita sensazione di freschezza.

    "Senti? Lo senti il calore che ti voglio trasmettere?

    Adesso sei una donna matura, con esperienze che hanno lasciato un vuoto nel tuo cuore, hanno scarnificato la tua anima rendendoti più fragile.

    Ma non temere.

    Dopo tanti anni bui, per forza di cose, i raggi del sole riscalderanno non solo il tuo corpo ma anche la tua anima.

    Vieni sempre a trovarmi, io ti aspetto, sono sempre qua pronta ad ascoltare quello che le tue labbra non dicono ma che il tuo cuore mi trasmette.

    Impara nuovamente a sorridere alla vita ed essa sorriderà a te.

    Abbi fiducia, sii sicura delle scelte fatte e continua per la tua strada. Se per tanto tempo hai dato ascolto alle esigenze dei tuoi cari, adesso è giunto il momento di fermarti.

    Non correre sempre: dai voce alle tue emozioni più profonde, ascolta la tua interiorità".

    Gli occhi di Matilde si velano di una lacrima furtiva che non riesce a trattenere tanto forte è l’emozione; il suo braccio si alza comandato da una forza interiore, la mano afferra una manciata di sabbia e la bacia con trasporto mentre assorta guarda il mare, il moto calmo ed uguale della spuma bianca dell’acqua sulla riva proprio a pochi passi da lei.

    Ha l’impressione che il mare si animi e le acque le riportino, come tanti flash, le diverse tappe della sua esistenza: le prime alquanto serene, le altre movimentate e sofferte.

    Ormai quelle sofferte, ne è sicura, fanno parte di un passato che non può più ferirla, non può più farla sentire una donna in ginocchio, avvilita ed umiliata nella sua femminilità, sofferente e triste nel suo essere madre.

    Un’altra pagina della sua esistenza sta per essere scritta.

    La Matilde di prima non esiste più.

    Una nuova Matilde è nata: forte e decisa a difendere i suoi diritti pur se alle soglie dei sessant’anni. Dalle sofferenze subite e dai sacrifici cui è andata incontro sempre con il sorriso sulle labbra, convinta che quella fosse la strada da percorrere per il bene della sua famiglia, è nata una nuova donna.

    I fotogrammi della sua vita passano su quello specchio d’acqua marina ed a tratti le sue labbra accennano un mesto sorriso, a tratti lacrime copiose e silenziose scendono lungo le guance dagli zigomi alti che conservano ancora una pelle liscia e vellutata, nonostante l’età.

    E’ stata una bella donna e lo è ancora a dispetto delle lacrime piante, delle pene sofferte e di tutto quello che ha subito. Ed ecco, ad un tratto su quello specchio d’acqua vede se stessa ragazza che prova piacere a giocare di pomeriggio con le compagne di scuola a lei più care.

    Insieme svolgono i compiti scritti e poi, quando il tempo lo permette, via su uno spiazzo erboso piuttosto esteso vicino casa a saltare con la corda, giocare a palla avvelenata ed in tanti altri modi, a scherzare.

    Quante volte però è costretta a smettere perché richiamata dalla madre a fare ritorno a casa.

    Ragazza timida ed obbediente non osa mai ribellarsi all’ordine impartito con tono fermo ed autoritario.

    Avrebbe voluto tante volte gridare: Vedi come sono felice? Mi piace tanto giocare allegramente con le mie compagne, ti prego, lasciami ancora un po’ . Ma le parole si fermano sempre in gola, non osa e non ha mai osato ribellarsi.

    Figlia unica, è cresciuta, solo apparentemente, in un mondo di bambagia; tanti sono i divieti.

    Si deve studiare, si deve essere seri - ma cosa viene intesa, allora, per serietà? - , si deve, si deve. Doveri. Doveri.

    Solo più tardi, ormai adolescente, Matilde impara veramente ad amare i libri e a studiare non solo per aver un buon voto a scuola ma anche e soprattutto perché è una sua esigenza interiore, una necessità di cui sente di non poter fare a meno.

    E senza accorgersene quei libri plasmano la sua anima così avida di sapere, di capire, di amare.

    Sapere, capire, amare per essere veramente persona, per imparare a guardare il mondo con occhi diversi.

    Perché la maggior parte dei propri simili si lamenta sempre, anche per stupidaggini, per cose futili?

    Perché gli occhi guardano spesso in basso e non spaziano intorno per sentire tutto quello che pulsa intorno a noi?

    Perché non godere del Sole che sorge, splende e riscalda la Terra? Dell’arrivo delle rondini a primavera, del fruscio delle foglie che cadono in autunno e formano un tappeto multicolore intorno agli alberi, sul terreno?

    Perché non dell’ascolto di un brano musicale?

    La musica è stato il primo linguaggio degli uomini, sulle sue note passano emozioni che possono anche turbare la nostra anima ma fanno indubbiamente sentire vivi, liberi anche di volare sulle ali della fantasia.

    Ricorda bene Matilde come a quei tempi non si sente capita, sa, sente che tanti la considerano troppo buona, e non si rendono conto che il suo atteggiamento è dovuto più alla ingenuità di credere che gli altri vogliano il suo bene piuttosto che a quello di chinare la testa e dire sempre si.

    Ma questa è un’altra storia...

    Troppo tardi capisce di avere sbagliato: ha imparato e ne è convinta che esiste il Bene perché esiste il Male e viceversa.

    Tante volte gli altri parlano per il proprio tornaconto ma vogliono farci credere che desiderano solo il nostro bene e si servono a tale scopo anche di una realtà falsa, storpiando oppure annullando quella che è la verità.

    Ma la verità, con il tempo ed in situazioni tante volte impensabili, viene sempre a galla.

    Il padre ha una fabbrica di mattoni, la Fabrimat, tanti operai alle sue dipendenze.

    Uomo - come si suole dire - tutto d’un pezzo, è temuto e riverito dai suoi dipendenti: quando passa nei vari reparti si respira un’aria pesante, gli operai continuano a lavorare ma tesi, inquieti, come se la sua presenza mettesse loro soggezione, riguardo timoroso.

    Fa bene a Matilde rievocare momenti della sua vita, sente la sua mente ondeggiare tra questi ricordi, come adesso succede alle onde che si rompono dolcemente sulla riva e che osserva con un velo di malinconia.

    Solo quando lo specchio d’acqua la invita a rivivere un periodo felice della sua adolescenza, i suoi occhi si accendono di una luce nuova e le sue labbra si aprono ad un sorriso compiaciuto.

    Ricorda bene quando ogni tanto, di domenica, con i suoi familiari va a trovare un’anziana zia paterna: quanta dolcezza e quanto affetto su quel viso rubicondo che evidenzia la sua lotta giornaliera per la pressione alta di cui soffre.

    Matilde è molto affezionata a zia Pasqualina: ha sempre frutta fresca, dolcetti da offrire ai suoi nipoti e soprattutto sa trasmettere tanta serenità!

    Nei ricordi di Matilde, al viso di zia Pasqualina si sostituisce quello adolescenziale di una sua compagna di giochi: vive con i genitori e la sorella in una casa accanto a quella della zia e quando si trova là, si rivedono sempre con gioia ed inventano giochi con il solo scopo di stare piacevolmente insieme.

    Ogni tanto si fermano, si siedono sui gradini di casa e si fanno tante confidenze.

    Una domenica vede chiuse le imposte di casa della sua compagna ed un dubbio l’assale: il cuore comincia a battere più forte mentre corre a chiedere spiegazioni a zia Pasqualina.

    "Il padre della tua compagna è gravemente ammalato e tutta la famiglia è partita per Torino – ospite dello zio paterno - per dargli la possibilità di essere curato bene.

    La tua compagna è venuta a dirmelo con le lacrime agli occhi".

    Poi ha continuato: A Matilde lascio un pezzettino del mio cuore: in esso c’è tutto l’affetto che ho sempre sentito per lei e so che questo affetto è sempre stato contraccambiato. Sarà sempre presente nei miei ricordi più belli, baciatela per me.

    "Cara compagna di giochi, il tuo ricordo è sempre vivo in me; quanto vorrei vederti, abbracciarti...

    Le strade delle nostre vite si sono - contro il nostro volere - allontanate, ma sento che un filo invisibile ci lega ancora e ci legherà sempre.

    Sii felice ovunque tu sia: il tuo ricordo e le ore trascorse insieme arricchiscono sempre la mia anima e riscaldano la mia pelle e il mio cuore"

    Così mormora Matilde tra sè ed ha la netta impressione che il movimento delle onde le riporti idealmente il viso gentile dai lineamenti delicati della sua compagna di giochi e confidenze...

    Visibilmente commossa si allontana dai ricordi felici per seguire quei fotogrammi che adesso con insistenza prendono forma e si susseguono, uno dopo l’altro, sulle acque calme del mare.

    Matilde sa che sarebbe stata lei un giorno a prendere le redini della Fabrimat e dopo il conseguimento della laurea, per essere all’altezza della situazione ed affrontarla al meglio, segue uno stage per la conduzione aziendale a Parigi.

    Studia con piacere e legge anche altri testi che servono ad alimentare la sua anima alla sorgente del sapere; è convinta che ognuno di noi, qualsiasi mestiere o professione eserciti, deve tendere a quella che valenti studiosi chiamano: educazione permanente e questo suo modo di essere si ripromette di trasmetterlo poi ai suoi dipendenti.

    E’ appena ritornata da Parigi quando il padre muore d’ infarto. Una ferita profonda si apre nel cuore della donna!

    Attraverso lo specchio d’acqua vede se stessa come era allora. Triste, smarrita, impreparata di fronte alla sofferenza, muta e sconvolta.

    Non si può abbandonare al dolore e questo lo capisce dopo qualche settimana dall’accaduto.

    Il dolore è qualcosa di intimo, un sentimento personale con cui deve fare i conti nella sua interiorità ma esternamente deve dimostrare di essere forte, risoluta; ferma nel proposito e nell’intenzione di prendere le redini dell’azienda in nome dei suoi cari.

    Deve anche pensare al bene dei dipendenti il cui salario serve a portare avanti in modo decoroso ed onesto la propria famiglia.

    Avrebbe aiutato con il suo agire anche la madre che dopo la perdita improvvisa del marito, è caduta in uno stato di prostrazione tale

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