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Il Samurai Rosso
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E-book179 pagine2 ore

Il Samurai Rosso

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Info su questo ebook

Ark, il Samurai Rosso, è un semidio. Diverso dai suoi fratelli dal sangue puro ha avuto una vita difficile: prima aspri dissapori familiari, poi innumerevoli guerre compiute per proteggere la dimensione di Kelezar. Ora un altro di quei conflitti sembra profilarsi all'orizzonte, e l'unica speranza è riposta nella riunione con il Samurai Giallo ed il Samurai Blu. 
Ma questa guerra, figlia di errori commessi in passato, ha messo in moto altre forze misteriose. Un potentissimo stregone, Osghoth, che persegue un piano ben preciso ed una congrega, il Manto Bianco, che agisce nell'ombra guidata da un antico libro di profezie. 

In questo scenario Ark dovrà fare i conti con la sua natura, le sue insicurezze e le sue paure per avere nuova conferma di sé e proteggere ciò che gli è più caro: le sue terre ed i mortali che credono ciecamente in lui. 
 
LinguaItaliano
Data di uscita16 apr 2020
ISBN9788835818144
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    Anteprima del libro

    Il Samurai Rosso - Flavio Rogledi

    EDITORE

    Il Samurai Rosso

    Flavio Rogledi

    Prefazione

    Ark e Minerva

    Il Traghetto del Drago Arcano era da poco attraccato sull'isola. Ark, stringendo a sé la katana, scese lentamente la passerella che l'avrebbe portato sulla terraferma e fece un respiro profondo. Finalmente era arrivato. Odiava il mare e troppo spesso era costretto a muoversi su quella vistosa imbarcazione.

    Chiunque avrebbe certamente preferito stare alla larga da quel luogo. Curio, da buon capitano qual era, ordinò subito a tutti i suoi mozzi di rimettere in moto l'imbarcazione, la cui forma ricordava quella di una dimora galleggiante con un gusto architettonico molto orientale.

    Nessuno avrebbe mai voluto avvicinarsi all' Arcipelago delle Nebbie, ma il Samurai Rosso non aveva potuto tirarsi indietro, e così, mentre guardava allontanarsi i suoi compagni, egli si augurò che non succedesse loro nulla di grave. Aveva grande fiducia in loro, l'abilità della ciurma era indiscutibile e il capitano era, seppur giovane, un esperto marinaio. Ma quelle acque erano torbide, e qualcosa di orribile stava scuotendole. Anzi, quello stesso qualcosa stava, forse, scuotendo il mondo intero.

    Ma, non potendo perdere ulteriore tempo, Ark si mise in cammino, deciso a trovare al più presto il portale e scoprire chi, o cosa, lo avesse scatenato. Tutti i varchi della magia incolore erano stati chiusi tempo fa da lui e dai suoi due fratelli. Qualcosa stava interferendo con la pace che dopo tanti anni avevano creato e che stavano mantenendo a fatica... Doveva scoprire cosa.

    Cigolando nella sua rossa armatura, il samurai dall'aspetto anziano e provato cominciò una serrata marcia verso il centro dell'isola. Era da lì che sentiva provenire l'inquietante potere degli incantesimi dell' incolore e lì doveva andare. Il percorso non sarebbe però stato spoglio di ostacoli. Fortunatamente l'arcipelago delle nebbie non era abitato, ma il misterioso potere che ormai stava impregnando l'intera isola era in grado di corrompere al proprio volere anche alberi morti e scheletri di antiche battaglie. Così Ark dovette sguainare la spada, e dovette farlo poco dopo essere giunto nella città abbandonata di Kollk.

    L'arcipelago delle nebbie era stato teatro di giochi di potere e di una grande battaglia appartenente ad altre epoche. Le città erano ormai prive di vita, almeno in teoria. Kollk, invece, pullulava di esseri formati da ossa di più cadaveri, tenuti insieme da un'invisibile magia, e da spogli alberi animati di svariate dimensioni. Essi si muovevano secondo un disegno più grande, sembravano essere operai intenti a creare un qualche misterioso edificio. La magia incolore stava costruendo qualcosa, e non c'era bisogno di scoprire cosa. Ark, togliendosi l'elmo per avere una visione più completa e mostrando i suoi occhi coloro nocciola, strinse l'impugnatura della sua spada. Fu sufficiente questo gesto per attirare l'attenzione dei mostri, tutti si girarono di scatto, abbandonando ogni precedente attività. Poi, più o meno velocemente, cominciarono a correre verso il samurai rosso.

    L'abile spadaccino, dopo aver fatto qualche passo indietro e avere indossato nuovamente il casco medievale, tracciò una linea a terra con l'ausilio della katana, proferendo poi parola con voce gelida.

    Chiunque oltrepasserà questo segno verrà distrutto.

    Voleva vedere quanto questi mostri fossero indipendenti, o se essi appartenessero ad un'entità esterna che li stava guidano. Con sua grande sorpresa, quelli titubarono, forse guardandosi, con quella che pareva essere una certa indecisione, un qualche nervosismo. L'attimo di tensione fu però breve, e l'angosciante esercito riprese la sua carica.

    Minerva cara, pare che abbiano scelto.

    Ark, che aveva rivolto queste parole alla sua spada, cominciò a spazzare l'esistenza di ogni mostro che oltrepassava il confine dapprima tracciato. Lo faceva senza nemmeno pensarci, aveva spezzato così tante vite con quella stessa lama da essere diventato un gesto automatico, e il periodo di pausa che la pace instaurata gli aveva concesso non lo aveva di certo arrugginito. L'esercito si stava decimando velocemente, e pareva sempre più chiaro: non c'era speranza di sconfiggere il Samurai Rosso in questo modo. Così, d'un tratto, ogni forma di vita creata dalla magia incolore, semplicemente, smise di essere. Gli alberi si fermarono e si piantarono a terra, gli scheletri caddero in mucchi e i teschi rotolarono in modo sconnesso, senza bisogno che fosse il Semidio a occuparsi di loro.

    Se si comporta in questo modo significa che vuole risparmiare energie. Pensa di potermi battere?

    Ark si scoprì preoccupato. Gli incantesimi incolore erano senzienti e sapevano essere letali. Ogni loro azione prevedeva un piano ben preciso, se la magia aveva abbandonato questi corpi, chiaramente aveva una strategia di riserva. Il Samurai Rosso non rinfonderò la sua spada e continuò ad avanzare verso il centro dell'isola. Era ormai vicino al portale e aveva con sé la pergamena magica creata appositamente per chiuderlo, ma doveva muoversi con cautela. Perdere avrebbe significato brutte cose, non solo per lui, ma per tutta Kelezar.

    Così, dopo qualche tempo di cammino, immerso nella variopinta vegetazione del luogo, giunse finalmente al suo obiettivo. L'incantesimo incolore si trovava al centro di una radura della foresta situata vicino a Kollk, Si presentava come una spaccatura nello spazio aereo. Alta quasi come un albero e di un'essenza trasparente, guardare dentro a questa era come scrutare nel vuoto più assoluto. Ark preparò la sua guardia, ponendo Minerva di fronte a sé in posizione obliqua, quando una voce cominciò a risuonare nella sua mente.

    Samurai Rosso, non saresti dovuto venire qua da solo. La tua giovinezza ti rende impetuoso e sciocco!

    Non sei un semplice incantesimo. Quelli non parlano. Con quale stregone del vuoto ho il piacere di...?

    Agnes III, e non sono uno stregone, ma un'incantatrice!!

    Finita questa frase Agnes scagliò il suo primo attacco, ponendo fine ai convenevoli. Dalla frattura nello spazio uscì un guizzo di energia che assunse mille colori diversi, prima di schiantarsi contro Minerva e atterrare Ark. Egli aveva commesso un errore di valutazione, non doveva combattere contro una semplice magia, ma contro un incantatore spietato. Eppure, tutto ciò che attraversò la sua mente in quel momento era come la sfida si stesse facendo decisamente più interessante.

    Si rialzò sorridendo divertito. La sua giovinezza, come aveva detto l'incantatrice, lo rendeva, seppur sciocco, anche in grado di trasformare le situazioni più pericolose nelle più eccitanti. Dopo essere scoppiato in una fragorosa risata, dunque, fece roteare la sua lama e si rimise in posizione, pronto a ricevere il prossimo colpo.

    Beh? Nessun attacco da parte tua? Vuoi morire o sei solo più debole di quanto mi aspettassi?

    Nulla di tutto questo. Spero solo che tu mia dia un buon motivo per assumere la mia vera forma.

    MI STAI METTENDO ALLA PROVA, INSETTO!?

    Tuonando queste parole cariche d'ira, l'essere al di là del portale stava preparando il prossimo incantesimo. In questo caricò tutto l'odio che provava per i Samurai dei tre colori. Loro avevano rinchiuso la sua gente nella – non dimensione -, e loro sarebbero morti per mano sua e degli altri incantatori dell'incolore. Alcune parole irripetibili uscirono dalla spaccatura e torturarono le orecchie di Ark, che però sembrava ancora più divertito. La terra intorno a lui, poi, cominciò a tremare e ad emanare fasci di luce: dapprima verdi, poi blu, poi rossi, infine il nulla. Lo spazio intorno al Samurai, per qualche infinito secondo smise di avere una forma, divenendo un vuoto totale, per poi ritornare nella sua forma originale, ma con un triangolo disegnato a terra, colore del sangue.

    E quindi?

    Ark era estremamente confuso, ma capì in fretta ciò che stava succedendo. Tre giganteschi tentacoli, trasparenti, cominciarono a muoversi, alzandosi dal terreno dai tre vertici del triangolo rituale evocato da Agnes.

    Il Semidio non perse però tempo e scattò subito verso uno degli angoli, vibrando Minerva nell'aria e recidendo di netto uno dei tentacoli. Questo provocò lo stupore dell'incantatrice. Ella non riteneva possibile che il suo avversario godesse di una tale abilità con la spada. Aveva reciso uno dei tentacoli di Arghner, mostruosa divinità degli abissi, e lo aveva fatto con spaventosa facilità.

    Arghner... Vuoi affrontare me, un Semidio, con uno degli infiniti di un altro Dio? Trovata curiosa.

    Mentre si preparava a colpire un altro di quei tentacoli, Ark urlò con voce carica di scherno queste parole. Si era però distratto, e, proprio durante lo slancio, venne afferrato da dietro. Il terzo tentacolo lo stava ora immobilizzando e dal varco una nuova saetta dai mille colori faceva per materializzarsi. La presa era così forte che Ark stava per mollare e far cadere Minerva, quando fra sé e sé sorrise. La stretta sulla spada si fece più decisa, e lui, allo stremo delle forze, stritolato dal tentacolo, riuscì a sussurrare una formula più antica del tempo stesso.

    In un secondo il suo volto cominciò a liquefarsi. L'armatura, che era caratterizzata da un rosso scarlatto, ora stava cambiando forma e colore, assumendo una tonalità magenta e dividendosi in tante piastre di forma quadrata. Al posto degli occhi si materializzarono due piccoli fuochi e, l'intero corpo ora si presentava in una forma nuova: una terrorizzante e gigantesca fiamma antropomorfa.

    Lo stesso tentacolo trasparente s'incendiò e, mentre bruciava, cominciò ad assumere il colore del fuoco, decretandosi finalmente in una forma più definita. Dalla spaccatura,il guizzo di energia ora si era fatto decisamente più flebile, mentre una terrorizzata Agnes biascicava qualche parola a malapena distinguibile.

    C..Cosa diavolo è!?

    Forse non sono io il giovane inesperto. Credevi davvero che la mia forma umana potesse sconfiggere i tuoi simili? Doveva pur esserci dell'altro, no?

    Agnes ora era completamente terrorizzata. Sapeva della Vera forma, ma non immaginava nulla di simile. Incapace di muoversi, dalla – non dimensione – osservava disperata il semidio fare a pezzi il terzo tentacolo. La donna lo vide sollevare la sua mano sinistra e chiuderla in un pugno. Poi il tentacolo prese fuoco nella sua interezza, finendo come il precedente, completamente bruciato.

    Facciamola finita.

    Questa frase del suo avversario la paralizzò. Agnes ora capì. Era lei la giovane inesperta, era lei che aveva sottovalutato i pericoli di ciò che stava facendo. Nonostante il suo grande potere, i maestri l'avevano implorata di non sfidare ancora la superficie, ma non li aveva voluti ascoltare. Se fosse riuscita a costruire il suo osservatorio, come stava facendo a Kollk, avrebbe potuto utilizzare i suoi pieni poteri lassù, ma forse nemmeno questi sarebbero bastati per sconfiggere un tale avversario. Ora tutto ciò che doveva fare era chiudere il portale, prima che Ark trovasse un modo per entrare e ucciderla. Ripresa dal suo stato catatonico, si alzò dalla sua scrivania, sulla quale c'era un modellino dell'isola, e cercò disperatamente fra i suoi libri mentre un varco di colore rosso magenta si materializzava dalla miniatura, diventando sempre più grande.

    DANNAZIONE, DOVE L'HO MESSO!?

    Agnes, rovistando tra mille libri antichi, non riusciva a trovare la pergamena preparata apposta per quella situazione. Aveva pensato a tutto, anche alla possibilità di essere sconfitta, ma ora non stava ragionando con lucidità. Quando finalmente riconobbe il simbolo che stava cercando, era già troppo tardi. Il varco era grande abbastanza, e da esso cominciò a materializzarsi Ark, nella sua forma divina.

    I tuoi simili hanno fatto disgrazie indicibili sul mio mondo, prima che, assieme ai miei fratelli, li confinassimo qui. Non permetterò che la storia si ripeta.

    Dicendo questo e agitando una mano, Ark bruciò l'intera libreria dell'incantatrice e scomparve poco dopo, lasciandola nella stanza sola e distrutta, incredula per ciò che che era appena accaduto.

    Il Semidio aveva distrutto tutto il suo lavoro, lavoro durato anni in cui aveva studiato l'apertura del portale speciale che avrebbe permesso il ritorno dalla – non dimensione -. Ma era tutto nella sua testa, Agnes sapeva come ricostruire ciò che aveva perduto, e se quell'essere maledetto credeva che, vedendo la sua forza, lei si sarebbe fermata, si sbagliava di grosso.

    Non solo risparmiandomi mi hai umiliata, ma hai distrutto tutto ciò che avevo creato. Avrò la mia vendetta, ti troverò e ti ucciderò. E farò lo stesso con tutti gli altri.

    Capitolo I

    L'oracolo degli specchi distorti

    Le isole diamantine. Ark viveva lì, in quello splendido arcipelago, perennemente chiuso in una profonda meditazione. Il Semidio, che non assumeva la sua forma originale da tempo, era rimasto profondamente turbato da quanto accaduto. Ritornare nel suo corpo, poi, era stato quasi traumatico. Nella sua reggia, il Palazzo del fuoco fatuo una gigantesca struttura di diciassette piani, costruita in un particolare materiale simile al rubino, egli stava cercando un po' di pace, quando uno dei suoi servitori bussò alla porta. Senza proferire parola, attese che l'altro esordisse con ciò per cui sembrava valesse la pena disturbarlo.

    Il cristallo nella stanza dell'oracolo si è tinto di viola, mio signore, siete stato convocato.

    Il servitore si presentava come un ibrido, per metà uomo, per metà lucertola: una salamandra. Come tutti quelli della sua razza, camminava su due zampe, inoltre indossava un kimono, colorato con svariate tonalità di rosso. Ark lo congedò accennando un sorriso e prese qualche secondo per rivestirsi. Era sua usanza meditare completamente nudo, per aumentare la concentrazione.

    Prese la spada che aveva posto sulle ginocchia, districò le gambe dalla posizione conserta in cui le aveva tenute fino ad allora e cominciò a prepararsi. Pochi minuti dopo camminava a passo sostenuto negli sfarzosi corridoio del palazzo. Raggiunto il cristallo viola, che si trovava in una stanza circolare completamente spoglia, pose una mano su di esso e pronunciò alcune sconosciute litanie. Il rituale attivò un meccanismo che

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