I Cavalieri degli Inferi
Di Chiara Cilli
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Info su questo ebook
Pelle d'alabastro così rovente da non poterla toccare.
Occhi color rosa vivo così accecanti da non poterla guardare.
Una voce così seducente e tenebrosa da inquietare all'istante.
Lei è Morwen, Erede al trono degli Inferi, e crede che nel Regno dei Cavalli Alati sarà al sicuro dai Protetti incaricati di ucciderla.
Si sbaglia.
Perché qui incontrerà Raich, Re di Nobbis.
E qui lui la renderà perfetta.
Nel prequel de Il risveglio del Fuoco, scopri cosa accade a Morwen nei tre anni che trascorre nel Regno dei Cavalli Alati, tra fiumi di sangue, violenza inaudita, scontri brutali, crudeltà e morte.
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Anteprima del libro
I Cavalieri degli Inferi - Chiara Cilli
Chiara Cilli
I Cavalieri degli Inferi
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Indice dei contenuti
PROLOGO
I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
XI
XII
EPILOGO
GLOSSARIO DEI NOMI PROPRI E DELLE PAROLE MAGICHE
RINGRAZIAMENTI
L'AUTRICE
I Cavalieri degli Inferi
© 2017 Chiara Cilli
www.autricechiaracilli.blogspot.it
Copertina di © Gaetano Di Falco
www.gaetanodifalco.com
Questo libro è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi, e avvenimenti sono frutto dell’immaginazione dell’autore o sono usati in modo fittizio. Qualunque somiglianza con fatti, luoghi o persone reali, vive o defunte, è del tutto casuale.
La Regina degli Inferi
#0.5 I Cavalieri degli Inferi
(Novella)
#1 Il risveglio del Fuoco
(Edizioni Tabula Fati, disponibile solo in formato cartaceo)
#2 Prigionia Mortale
#3 L'Ultimo Respiro
#4 Deserto di Sangue
A tutti voi
che avete amato Morwen
dal primo istante.
Al mio papà.
No lost words, whisper slowly, to me.
Still can't find what keeps me here.
And all this time I've been so hollow, inside.
(I know your still there)
Watching me.
Wanting me.
Evanescence
PROLOGO
«Maestà, presto! È qui» disse il Capitano voltandosi verso la porta dell’Accademia del Regno dei Cavalli Alati.
Raich gli si avvicinò, il portamento fiero. Guardò la ragazza con i capelli neri priva di sensi ai suoi piedi. «Portatela dentro» ordinò ai soldati.
«Maestà, chi è?» chiese il Capitano dei Cavalieri dei Cavalli Alati.
Il Re si volse verso di lui. «È l’Erede al trono degli Inferi.»
Le guardie si prodigarono in fretta; le loro armature di metallo laccato d’oro bianco balenarono come scie luminose nella capitale senza stelle e lo stridio delle spade che pendevano dai loro fianchi riverberò nel silenzio tombale della notte. Ma quando fecero per issare la fanciulla, scattarono all’indietro con grugniti di dolore.
Lontano da lei.
«Qual è la ragione di questo comportamento, soldati?» inveì il Capitano serrando con rabbia e preoccupazione la mano intorno all’elsa della spada, poiché temeva che il Re avrebbe attribuito a lui l’inspiegabile debolezza dei suoi uomini e lo avrebbe punito di conseguenza.
Uno di loro alzò gli occhi su di lui. Il suo viso, notevolmente più avvenente degli altri, nonostante gli abitanti di Nobbis si somigliassero tutti per via dei capelli argentei e delle iridi bordeaux, era contratto in un’espressione di sofferenza, le dita strette attorno al polso e il palmo ustionato rivolto in su.
«La sua pelle, Capitano» rispose con voce arrochita. «Lei… brucia.»
Il Capitano impallidì appena e spostò rapidamente lo sguardo sul Re, in attesa che si pronunciasse. Questi, però, osservava con sdegno la giovane riversa sulla pancia, il volto celato dalla corposa e lucente chioma corvina.
«Maestà?» lo chiamò, allora.
Raich non trattenne un accenno di disprezzo. «Gli stivali che indossa vi proteggeranno dal calore del suo corpo. Trascinatela per i piedi nella Stanza Medica.»
I soldati obbedirono.
«Battete la città» aggiunse il Re scrutando la piazza deserta e la via principale, che pareva svanire in un precipizio, tanto era ripida la salita. «Assicuratevi che nessuno l’abbia seguita.»
Il Capitano assentì con un cenno. «Perlustrate ogni via» ingiunse a cinque dei sei militari, poi si rivolse al soldato che prima aveva parlato: «Bagrund, portala dentro. Io andrò a chiamare i Curatori.»
Bagrund annuì e si chinò accanto alla ragazza misteriosa. Rifletté su come girarla sulla schiena senza toccare la sua pelle. I pantaloni neri a vita bassa e la corta e aderente casacca scura a giromanica lasciavano scoperti provocanti centimetri della zona lombare, e il ragazzo faticò a mantenere il controllo. Da quanto non vedeva una donna così da vicino? Troppo, da quando era entrato nell’Accademia, due anni prima.
Si impose di liberare la mente e arpionò le mani al fianco della giovane, rivoltandola. Se avesse tenuto alla propria vita, avrebbe distolto immediatamente lo sguardo dal suo viso, dal suo corpo slanciato e assolutamente perfetto, e sarebbe fuggito il più in fretta possibile. Ma la bellezza di quella creatura era così magnetica che né lui né il Capitano poterono staccare gli occhi da lei.
«Per gli Dei» boccheggiò il soldato, basito e tremante.
«Ma cosa…?» Il Capitano non aveva il fiato per parlare. «È… è…»
«Divina» lo incalzò Bagrund.
Raich si incupì minacciosamente, le mani giunte al grembo, stoico e riluttante dinanzi a tanta perfezione. Avvertiva il Fuoco invisibile che la ammantava, il calore che emanava, il potere incontrollabile che fluiva in lei. Arricciò le labbra, sottilissime e circondate da piccole rughe fini, con pura ostilità e osservò il soldato mentre trascinava l’Erede oltre l’altissima Porta Principale, per poi essere inghiottito da lame di luci e ombre generate dalle fiaccole nella navata.
L’avvento di quell’abominio nella sua città era la disgrazia più devastante che potesse capitargli, giacché si era ripromesso di tenere alla larga la magia degli Dei dalla sua Terra, dopo aver rifiutato con disprezzo la richiesta della Dea Lash di custodire uno dei suoi Cinque Cristalli. Ed ecco che il fato gli aveva inviato la punizione peggiore: l’Erede al trono degli Inferi.
In merito agli Inferi e alla loro Regina, lui, uno dei due maghi immortali di Penthànweald, la pensava come gli Dei e disprezzava la sua immonda forza e bellezza più di qualunque altra cosa. Perfino più dei Protetti, i cani schiavi del loro Dio.
«Dovrai ricrederti, Raich» esordì la voce rauca di una donna dall’aspetto trasandato, con il viso arrotondato, labbra a cuore carnose e screpolate, grandi occhi celesti e lunghi capelli grigi arruffati. «Poiché con te ella rimarrà. Al sicuro. Lontano da coloro che vogliono ucciderla.»
Il Re rivolse lo sguardo al centro della piazza circolare, dove la donna si stagliava come fumo grigio nella notte più profonda. «Chi siete?»
Lei restò immobile, spettrale. «Nessuno. Ma tu devi darmi ascolto, giacché è da questo momento che dipende il futuro dell’Erede.»
Raich incrociò le mani dietro la schiena, austero. «Dovrei credere alle parole di una donna apparsa dal nulla e che maschera il suo potere affinché non possa capire chi sia?»
«Tu sai chi sono, Raich.»
In quell’istante il Re si ritrovò in un luogo senza spazio e tempo. Una galassia di sfere iridescenti schizzò intorno a lui e alla donna, alternandosi a densi strati di nuvole, raggi solari, cicli lunari e infiniti giorni di piogge e temporali. Solo quando sbatté le palpebre per sfuggire alla magia imperscrutabile che permeava la sconosciuta, Raich capì.
«La Donna del Destino.» Lei stirò appena un angolo della bocca, e lui aggiunse con durezza: «Perché vi interessa il futuro di una creatura ripugnante come l’Erede?».
«Perché è in lei che il potere assoluto troverà la perfezione per regnare su tutto e su tutti.»
Raich quasi digrignò i denti. «Come osate pronunciare una simile blasfemia al mio cospetto? Non ho rispetto né devozione per gli Dei. Né tantomeno per gli Inferi, che con la loro superbia hanno generato…»
«Colei destinata a divenire la Dea degli Dei.»
Lui si corrucciò. «Non lo diventerà, poiché sarò io stesso a toglierle la vita.»
«No, Raich, non lo farai. La terrai qui, nella tua Accademia, e ultimerai il suo addestramento. Non ho dubbi che sarai severo e brutale e che saprai tener testa all’immensità che riposa in lei. Fa’ che non usi mai la magia, o il Protetto di Arlah, da cui è scappata, la percepirà e ti ritroverai invaso dal suo folle e distruttivo drappello di mostri che decimerà la tua gente. Insegnale a fare a meno dei suoi poteri, istruiscila sulla disciplina. E quando sarà obbediente, addestrala a usare la magia senza pronunciare alcuna formula, ma sentendo il richiamo del Fuoco in lei.»
Gli occhi di ghiaccio del Re si ridussero a due fessure. «Qual è la sua storia?»
«Non spetta a me raccontartela. Sarà lei a farlo, quando domerà il suo lato crudele e spietato e controllerà ogni sua emozione, divenendo il Cavaliere migliore che Nobbis abbia mai avuto.»
« Mai quell’essere spregevole salirà in groppa a uno dei miei Cavalli Alati Bianchi» sibilò Raich, la vena sulla fronte molto pronunciata.
«Dovrai ravvederti, mago, poiché un grande onore riceverai l’indomani. L’onore di ospitare il Signore degli Inferi, Hurrichein.»
Raich sgranò lievemente gli occhi. «Il Cavallo Alato Nero» dichiarò poi, inflessibile.
La donna annuì. «Accetterai, dunque, di proteggere l’Erede al trono?»
Il solo sapere che quella ragazza avrebbe girato indisturbata per gli androni dell’Accademia, lasciandosi dietro una scia di fascino e seduzione inimmaginabili, lo persuadeva a stroncarle la vita. Ma averla dalla sua parte, pensare che se fosse ascesa non lo avrebbe considerato come uno dei suoi tanti nemici da uccidere, avrebbe potuto essere un vantaggio da non sottovalutare.
«Accetto.»
«Questa è la scelta giusta» assentì lei.
«Aspettate» la richiamò quando l’anziana piroettò sui piedi scalzi e sporchi. «Perché proprio qui?»
La Donna del Destino lo guardò da sopra la spalla. «Perché è qui che tu la renderai perfetta.»
I
La Fanciulla e il puledro
Gli occhi color rosa vivo di Morwen, splendenti come diamanti, si aprirono di soprassalto. Lei si tirò su a sedere sul letto, una mano schiacciata all’incavo tra la spalla e il collo, la punta delle dita che sfiorava la scapola sinistra. Il ricordo dell’illusione di Calash, delle catene infinite avvinghiate alle sue caviglie e ai suoi polsi in quell’inquietante spazio di bagliori cremisi,