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Battaglia di Aquirama - Giorno
Battaglia di Aquirama - Giorno
Battaglia di Aquirama - Giorno
E-book170 pagine2 ore

Battaglia di Aquirama - Giorno

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Info su questo ebook

Ogni trattativa è saltata e i messi del Quarto della Terra e quelli del Quarto dell’Aria se ne tornano ai propri accampamenti. Il Senato della città Stato di Aquirama ha deciso per la resistenza affidandone le sorti al Drakoi, la suprema guida spiritale e militare.Orde di cavalieri selvaggi da una parte, Legioni al comando di Re Dotrik dall’altra e Aquirama nel mezzo. Il divino Stige, il Dragone Rosso progenitore e protettore della città, deciderà di calare sulla terra in aiuto ai propri fedeli dopo secoli d'inattività?La Battaglia di Aquirama è un military fantasy autoconclusivo che vi farà vivere ora per ora gli sviluppi di questo scontro in un crescendo di violenza e drammaticità che nell’arco di un giorno e una notte deciderà le sorti di migliaia di persone. Attenzione! Questa è solo la prima parte del romanzo, fino al tramonto del sole.
LinguaItaliano
Data di uscita10 lug 2015
ISBN9788891196873
Battaglia di Aquirama - Giorno

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    Anteprima del libro

    Battaglia di Aquirama - Giorno - Andrea Zanotti

    Titolo | La Battaglia di Aquirama – Giorno

    Autore | Andrea Zanotti

    ISBN | 9788891196873

    Youcanprint Self-Publishing

    Prima che vi immergiate nella lettura vi tedio con una doverosa premessa.

    Anzi, un paio…

    La mappa anzitutto. Non è in scala e non pretende di essere rigorosa. Serve unicamente per darvi dei punti di riferimento, così come li ha dati a me in sede di scrittura, per seguire meglio l’evolversi dello scontro con il passare delle ore e lo spostamento delle unità in campo.

    Successione dei punti di vista. Non vi spaventate se all’inizio vi troverete innanzi a svariati personaggi, abbiate fede, nel prosieguo imparerete a riconoscerli al volo. La necessità di presentare rapidi flash dalle diverse zone del teatro di battaglia ha imposto questa scelta, che (spero) alla fine sarà vincente. E’ un approccio diverso dal solito, sicuramente, ma ogni tanto sperimentare qualcosa di nuovo può risultare una sorpresa appagante.

    Finito.

    Ora lasciamo che siano le armi a parlare!

    ** Attenzione! Questa è solo la prima parte del romanzo, fino al tramonto del sole **

    Chi vorrà conoscere il seguito potrà trovare il romanzo completo La Battaglia di Aquirama – Giorno e Notte su tutti gli store online al prezzo di una birra.

    Chi invece volesse farmi cosa ancor più gradita (non che non apprezzi la birra, intendiamoci ^_^) può scrivere una recensione a questa prima parte sullo store dal quale ha scaricato l’ebook e segnalarmela via mail (admin@scrittorindipendenti.com). Io per tutta risposta gli invierò gratis l’opera completa nel formato che predilige.

    Grazie a tutti!

    Andrea

    Un uomo che perde la propria determinazione si disperde in mille pensieri senza fine.

    BHAGAVAD GITA, Canto II – La realizzazione secondo il Samkhya

    Andrea Zanotti

    La Battaglia di Aquirama

    Giorno

    Youcanprint Self-Publishing

    GIORNO

    Allo scadere dell’ultimatum

    Aquirama – Senato cittadino

    Il vociare nella sala ad anfiteatro era assordante.

    Gli esponenti del Senato di Aquirama erano ancora in disaccordo, nonostante l’ultimatum stesse per scadere. Alcuni non avevano più voce per dar risalto alle proprie affermazioni, altri erano stati costretti a far ricorso ai chierici. Adesso però erano tutti presenti.

    «Membri del Consiglio, il sole sta sorgendo, è giunto il momento di votare visto che ancora le parti sono distanti da una visione comune.»

    Fu il Presidente Algut Sorlan a pretendere il silenzio e imporre la votazione che sarebbe dovuta avvenire da ore, almeno quello era il pensiero del Drakoi.

    Il Generale e Sommo Maestro dell’Ordine del Dragone Rosso assisteva disgustato a quella pantomima.

    I diciassette rappresentanti della casta dei mercanti, agghindati per l’occasione come fossero alla celebrazione per l’incoronazione di un sovrano e non alla veglia funebre della città sacra, l’avrebbero avuta vinta come sempre, disponendo della maggioranza assoluta.

    Sacerdoti-guerrieri, artigiani e contadini, anche fossero stati tutti d’accordo, contavano solo sedici voti.

    Forse anche per quello Aquirama meritava la fine cui andava incontro. Il Drakoi era convinto che questa volta anche molti dei suoi avrebbero votato a favore di una resistenza insensata, senza possibilità alcuna di successo a meno che Stige non fosse comparso a salvarli.

    Era amareggiato per non essere riuscito a far breccia neppure nelle convinzioni dei membri del suo stesso ordine, ma oramai era tardi per i rimorsi. Ora contavano solo le preghiere, mentre a breve sarebbero valse solo le armi.

    Il Presidente del Senato pose il quesito.

    «I messi del Quarto della Terra e quelli del Quarto dell’Aria attendono la nostra decisione. Il popolo attende la nostra decisione. All’alba consegneremo le chiavi della città all’arrogante Re Dotrik della Terra? Oppure a quel barbaro sanguinario di Re Randal il Bello? In alternativa possiamo decidere di resistere e fare affidamento sulla protezione del Dragone Rosso e respingere, come sempre abbiamo fatto, i nostri aggressori. E’ giunto il tempo di votare, Senatori, a voi la parola.»

    Il Drakoi spostò lo sguardo sul semicerchio occupato dai trentadue uomini che avevano nelle mani il destino degli abitanti di Aquirama, quasi trentamila anime per lo più inconsapevoli, volendo contare anche quelle degli schiavi. Rughe profonde gli incresparono la fronte ampia valutando la pochezza morale di quelli che dovevano essere i maggiorenti della città.

    I rappresentanti del popolo, così si definivano i Senatori, avevano discusso tutta la notte sulle diverse possibilità che rimanevano loro, invero oramai risicate.

    Il Generale lesse nei loro volti incertezza e paura, nonostante le diverse fazioni avessero difeso le proprie argomentazioni con forza, mostrandosi impermeabili a quelle avversarie.

    Le minoranze avrebbero voluto cedere agli uomini della Terra, accettare di divenire loro vassalli, ma i mercanti, solitamente restii alla guerra, si erano opposti, temendo di perdere ricchezze, privilegi e le proprie posizioni egemoniche.

    Ancora una volta il Drakoi si chiese la ragione per la quale gli eventi fossero sfuggiti loro di mano, perché la diplomazia avesse fallito, così come i mezzi usati solitamente dalla casta dei mercanti per risolvere quelle situazioni.

    Perché la corruzione e qualche obolo in oro non erano stati sufficienti?

    Forse il nemico aveva alzato troppo il prezzo, forse i mercanti si erano fatti ancor più avidi. Oppure gli assedianti avevano fiutato l’assenza di Stige che si protraeva da troppo tempo. Il loro paladino divino, il Dragone Rosso che aveva fondato la città, era svanito da secoli, lasciandoli nelle mani della Guardia del Drago e del Drakoi. Nelle sue mani, eppure cosa poteva fare quando innanzi si trovava eserciti immensi?

    Il mito di Stige e del terrore scaturito dalla sua fame insaziabile era sbiadito col tempo e con esso l’aurea di intoccabilità che aveva protetto Aquirama sino ad allora.

    L’imminente scontro poteva essere il segno che il Dragone si era risvegliato ed era pronto a combattere? In qualità di Sommo Maestro non avrebbe dovuto dubitarne, ma in cuor suo sapeva che quella era solo una risibile speranza. Eppure lui avrebbe fatto il possibile, della propria determinazione non dubitava, né della propria fede.

    Il segretario del Presidente stava conteggiando le mani di coloro che avevano coraggiosamente optato per la resistenza a oltranza.

    Ventidue.

    Metà dei rappresentanti del suo ordine avevano votato con la casta dei mercanti a favore della guerra.

    Poveri folli, pensò il Drakoi.

    Il Presidente Sorlan fu lesto a concludere e convalidare la votazione.

    «Allora è deciso, combatteremo. Drakoi, fatevi avanti, per darci modo di consegnarvi la città e la nostra benedizione. Aquirama è nelle vostre mani e nell’ascendente che riuscirete a esercitare sul Divino Stige.»

    Il Sommo Maestro dell’Ordine del Dragone Rosso si fece avanti, lo sguardo duro, inintelligibile. Nella corazza rossa di scaglie di drago con schinieri, bracciali e spallacci nero fumo era imponente, ma dal volto, libero dall’elmo cornuto, traspariva solo ferrea determinazione capace di infondere sicurezza in tutti loro. Ogni ombra di turbamento era sparita dal volto austero e nobile.

    Tutt’attorno era calato un silenzio rispettoso, rotto solo dal tintinnare delle armi del generale.

    «L’Oracolo del Drakoi-dom ha parlato. Aquirama non cadrà nelle luride mani dei selvaggi dell’Aria, né in quelle corazzate delle legioni della Terra.»

    Il Generale attese che la premonizione venisse metabolizzata dei presenti. Sapeva che le parole dell’Oracolo del Tempio lasciavano adito a diverse interpretazioni, ma di proposito scelse quella più ottimistica.

    L’assedio era imminente e l’ultima cosa che voleva era trovarsi al comando di un esercito demoralizzato ancor prima dell’inizio dello scontro.

    Non erano certo i membri del Senato a dover combattere, ma attraverso i loro scagnozzi infiltrati sin nelle fila delle truppe al suo comando, era certo che avrebbero potuto influenzare grandemente quell’aspetto.

    Algut Sorlan prese le spade gemelle a un taglio, le Zanne di Stige, che lui gli porgeva e le benedisse a nome dell’assemblea, dopodiché congedò i Senatori, invitandoli a passare le prossime ore con i propri cari, prima di ritrovarsi nuovamente entro le mura della cittadella nel cuore della città.

    Lentamente gli uomini uscirono dal salone lasciando da soli il Presidente e il Generale.

    I due si fissarono a lungo.

    Non scorreva buon sangue fra loro, troppo diversi gli interessi patrocinati da entrambi, ma in quelle terribili circostanze sapevano di essere inesorabilmente legati.

    «Che possibilità abbiamo di resistere? Concretamente intendo.» si costrinse a chiedere Algut Sorlan massaggiandosi la barba candida.

    Il Drakoi non riuscì a celare il proprio risentimento.

    «E’ tardi per porsi questa domanda. Oramai non abbiamo altra scelta. Il primi raggi del sole filtrano attraverso la cordigliera, i messi degli invasori hanno già sellato i cavalli, hanno capito che non siamo disposti ad accogliere le loro offerte di resa.»

    «Serbate rancore, Drakoi? Cosa avremmo dovuto fare? Non possiamo dire che Stige ci abbia aiutato. Sono secoli che non si fa vedere. Il suo mito è dimenticato, per questo sono tutti pronti a imporci condizioni impossibili da accogliere. Vi abbiamo messo a disposizione una cospicua riserva di polvere duwan, l’abbiamo pagata cara, di più non avremmo potuto fare.»

    Il Generale non riuscì a celare un sorriso mesto. Era vero e per fortuna nessuno ne era a conoscenza. Purtroppo però, per quanto riguardava la polvere esplosiva, temeva di doverla impiegare in modo diverso dal falcidiare il nemico.

    Vedendolo mantenere il silenzio Algut Sorlan proseguì.

    «Forse riusciremo a spaventarli, a far comprendere loro che il prezzo da pagare per conquistare la città potrebbe essere troppo elevato.»

    «Spiacente di togliervi quest’illusione, Senatore, ma questa volta Aria e Terra hanno mobilitato eserciti tali per cui oramai non torneranno più indietro. I miei esploratori parlano di decine di migliaia di uomini. Le file dell’Aria si vanno ingrossando di ora in ora. Avvoltoi pronti a banchettare sui nostri cadaveri. E quelle della Terra, beh, lo avete visto anche voi, no? Quasi trentamila uomini, e poco oltre l’imbocco della Via del Ferro ce ne saranno chissà quanti altri, in riserva.»

    Il volto del presidente era pallido. Gocce di sudore gli imperlavano le stempiature.

    Il Drakoi si trovò nuovamente a riflettere sul fallimento delle mediazioni. Era assurdo, ma oramai era tardi per recriminare.

    Le forze dell’Aria da una parte, quelle dalla Terra dall’altra e loro nel mezzo.

    «Ora devo accomiatarmi, Senatore, i miei uomini mi attendono.»

    «Naturalmente, Drakoi, preghiamo affinché Stige possa risvegliarsi.»

    «Che così possa essere, Senatore.»

    Il Drakoi, accompagnato dalla sua guardia personale, cavalcava verso le mura meridionali. I pochi cittadini svegli lo salutavano con deferenza, come nulla fosse. Ancora non si rendevano conto di quello che stava accadendo e forse era un bene.

    I diversi quartieri della città scorrevano ai lati della via. Prima le villette

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