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Storie ebbre di un'astemia
Storie ebbre di un'astemia
Storie ebbre di un'astemia
E-book45 pagine27 minuti

Storie ebbre di un'astemia

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Info su questo ebook

Le presenti sette storie di realismo onirico (o fantasy) sono state tratte da una raccolta inedita di sessanta. Sono state scelte perché accomunate dal tema ricorrente del vino, presente in tutte, anche se in alcune in modo marginale. Un noto scrittore invitò un giorno l'autrice a lasciarsi andare, perché – diceva - era troppo controllata. Il risultato fu una lunga serie di racconti scaturiti da una vena profonda caratterizzata dallo sconvolgimento della logica spazio-temporale, come nei sogni o quando si è bevuto.
 
LinguaItaliano
EditoreAbel Books
Data di uscita12 mag 2020
ISBN9788867522361
Storie ebbre di un'astemia

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    Storie ebbre di un'astemia - Maria Teresa D'Antea

    Maria Teresa D’Antea

    STORIE EBBRE DI UN’ASTEMIA

    AbelBooks

    © AbelBooks – Piergiorgio Leaci editore

    Aprile, 2020

    ISBN 9788867522361

    www.abelbooks.net

    Indice

    Prima Storia

    L’OSTRICA

    Seconda Storia

    LA PASSEGGIATA

    Terza Storia

    NAUFRAGIO

    Quarta Storia

    P I C – N I C

    Quinta Storia

    IL COLTELLO

    Sesta Storia

    LA TELEFONATA

    Settima Storia

    IDENTITÀ

    Prima Storia

    L’OSTRICA

    Le luci del ristorante si allungavano sul mare che non si vedeva, era nero. Anche il cielo era nero, con qualche stella lontana ammiccante qua e là.

    Dentro c’era una festa, una cena di gala con tanti invitati seduti alla lunga tavola. La musica, da orecchie sofisticate, ovattava i rumori.

    Valeria aveva accanto a sé un Signore. Non sapeva chi fosse, anche se le era stato presentato. Si festeggiava il realizzato restauro del Palazzo dei Governatori, un edificio del’600, vanto della città. Era tornato al suo antico splendore per opera del Padre e dello Zio, seduti tra le autorità, distanti da lei.

    Intervallate con i signori in nero, c’erano tante belle signore, lucenti come abatjour. Furono portate le ostriche su vassoi argentati, in mezzo al brillio di schegge di ghiaccio. Valeria mise un’ostrica nel piatto e, preso uno spicchio di limone, lo spremette sul mollusco. L’ostrica si contrasse vistosamente.

    – È viva! – disse con sgomento.

    Un abatjour tossì.

    – Le ostriche devono essere vive – disse il Signore alla sua sinistra.

    Valeria pensò: ecco, ho fatto una figura da provinciale. Chissà perché pensava sempre così ogni volta che era soggetto di una goffaggine. Eppure non era la prima volta che mangiava le ostriche.

    – Gliela preparo io – le disse il Signore e Valeria passò il piatto allo sconosciuto.

    Intanto le voci degli invitati cominciavano a sovrastare la musica e un gran traffico di calici andava dalla tavola alle bocche e viceversa. I camerieri non facevano in tempo a riempirli di bianco vino frizzante che venivano subito bevuti. Le ostriche richiedono una per una di essere innaffiate così. Quel succo fresco e trasparente solletica la gola e si fa desiderare ogni volta di più. L’allegria da vino, sempre contagiosa, dilagò.

    Il Signore aveva staccato con perfetta maestria l’ostrica dalla valva e posò il piatto

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