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DIARIO DI BORDO: un’esperienza in una classe di alfabetizzazione in italiano L2 per rifugiati politici
DIARIO DI BORDO: un’esperienza in una classe di alfabetizzazione in italiano L2 per rifugiati politici
DIARIO DI BORDO: un’esperienza in una classe di alfabetizzazione in italiano L2 per rifugiati politici
E-book42 pagine26 minuti

DIARIO DI BORDO: un’esperienza in una classe di alfabetizzazione in italiano L2 per rifugiati politici

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Info su questo ebook

L’opera parla di un’esperienza d’insegnamento dell’italiano come lingua straniera avuta dall’autore durante un tirocinio con una classe di rifugiati politici. Contiene riflessioni sulle metodologie e gli strumenti per affrontare una sfida così impegnativa e sul difficile compito che l’insegnante ha per portarla a termine.
LinguaItaliano
Data di uscita15 giu 2020
ISBN9788831677301
DIARIO DI BORDO: un’esperienza in una classe di alfabetizzazione in italiano L2 per rifugiati politici

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    Anteprima del libro

    DIARIO DI BORDO - Luigi Fummo

    633/1941.

    INTRODUZIONE

    In questo momento storico è di ordinaria amministrazione sentir parlare d’immigrazione, guerre e crisi economica.

    Indubbiamente, ciò ha permesso a noi italiani di poter avere una grande possibilità: quella di renderci conto che la Terra è di tutti e popoli che si trovano a vivere esperienze disumane esistono.

    Secondo i dati dell’ISTAT, al 1° gennaio 2015 sono regolarmente presenti in Italia 3.929.916 cittadini non comunitari¹; nonostante, gli ultimi dati validati e condivisi a livello europeo e mondiale su quanti sono i rifugiati in Italia e in Europa fossero relativi al 2013, a luglio 2015 Eurostat ha pubblicato informazioni sulle richieste di asilo presentate nei paesi UE nel primo trimestre del 2015.

    Il numero totale di domande è di circa 185 mila, in linea con quelle presentate nell’ultimo trimestre del 2014, ma in netta crescita rispetto invece al primo trimestre del 2014, quando erano centomila.²

    Di fronte a questa nuova realtà il lavoro di un insegnante viene a essere, senza dubbio, più duro e difficile, ma al tempo stesso molto più gratificante.

    Il manager e luminare Lee Iacocca, affermò che in una società completamente razionale, i migliori di noi dovrebbero aspirare a diventare insegnanti e il resto di noi dovrebbe adattarsi a qualcosa di meno, perché il trasmettere la civiltà da una generazione a quella successiva dovrebbe essere l’onore più alto e la più alta responsabilità che chiunque possa mai avere³.

    Mi soffermerei, dunque, soprattutto sul punto in cui si parla di dover trasmettere la civiltà: con questo termine s’intende un insieme di valori sociali, tra cui la lingua, utili a vivere in modo sereno in una determinata società; non esistono, ovviamente, paesi più o meno civili, ma forme di civiltà e cultura diverse.

    Compito di noi insegnanti, quindi, è quello di essere preparati ad accogliere questi nuovi cittadini, bisognosi di apprendere i cardini della nostra civiltà. Una civiltà è costruita su informazioni di vario genere, tra cui pratiche burocratiche, stile di vita, lingua; il fine di trasmettere queste informazioni correttamente è quello di riuscire a inserire nel nostro tessuto sociale lo straniero, al fine di permettergli d’intraprendere una nuova vita in modo sereno e autonomo.

    E’ stato interessante, durante la mia

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