Barber Shop da Giorgio
Di P. Sacchi
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La cronaca di questa giornata si snoderà tra un cliente inglese insoddisfatto, un incidente d'auto provocato da una nonnina, un controllo dei finanzieri, un parroco logorroico, un pacco contenente una specialità culinaria sarda, un consulente finanziario sparito nel nulla e ricordi di gioventù.
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Anteprima del libro
Barber Shop da Giorgio - P. Sacchi
Note
ORE 8,33
Giorgio, cinque minuti di ritardo. Lo vogliamo aprire il negozio che la gente ha fretta ?
Oh Marino, tanto vieni solo a leggere il giornale e poi mica sei un dipendente dell'INPS ? Che fretta dovrebbe avere un pensionato come te ?
Eh già, come se avessi niente da fare. Stamattina ho già portato l'Adele a fare le analisi all'ospedale e accompagnato mio nipote a scuola. Neanche il tempo per un caffè
Ma quale caffè Marino ! Il caffè fa male, ti alza la pressione e poi non dormi di notte. Un bel bicchiere di acqua calda e vai in bagno che è un piacere
- Ecco proprio il Marino Buratti ci mancava stamattina - pensò Giorgio mentre si chinava a sollevare la saracinesca della bottega.
Ce lo vuoi dare un po' di olio Giorgio ? Non senti che casino fa 'sta saracinesca ?
lo incalzò il Buratti "E poi oggi tutti i negozi hanno la saracinesca elettrica. Cosa aspetti a montarla anche tu ?.
Buratti se non hai ancora fatto colazione, posso offrirti due belle fette di affari tuoi
Giorgio salì i tre gradini, infilò le chiavi nella porta, la aprì e entrò nella bottega, accese la luce e si guardò attorno come fosse la prima volta che entrava in quel locale. Di fronte a lui le due poltrone da barbiere attorno alle quali avrebbe trascorso buona parte della sua giornata e il bancone con i due lavandini e un vasto campionario di forbici, pettini, spazzole. Sulla sinistra un divano a due posti e un mobile a vista ricolmo di flaconi, boccette, scatolette e altri contenitori dalle forme svariate che costituivano la normale dotazione del barbiere che si rispetti. Peccato che la maggior parte venisse utilizzata così di rado che era ormai diventata parte dell'arredamento e che fosse necessario cambiarne ogni tanto la disposizione per non dare l'impressione che si trovassero lì da troppo tempo.
Sulla destra, proprio di fronte alla vetrina con le tende a pannelli, i due divanetti di finta pelle vissuta sembravano ansiosi di ospitare i primi clienti della giornata.
Erano passati ventisette anni da quando Giorgio aveva rilevato la bottega dello zio Giuseppe che lo aveva accolto con sé al termine della scuola professionale frequentata con non troppo entusiasmo. A sedici anni si hanno tante idee ma per lo più confuse circa il proprio futuro e allora i suoi genitori avevano deciso per lui, trovando quella che ritenevano una buona soluzione per un figlio che non si era mostrato incline allo studio ma piuttosto portato per le attività manuali. Senza averci dovuto pensare troppo a lungo lo avevano affidato allo zio Giuseppe, sposato con la zia Mafalda ma senza eredi, in modo che gli potesse insegnare i segreti del mestiere e un giorno, magari, lasciargli l'attività se Giorgio si fosse mostrato all'altezza.
In effetti le cose erano andate proprio secondo le aspettative dei genitori di Giorgio che, però, non erano riusciti a prevedere l'infarto che in una notte d'estate si era portato via lo zio Giuseppe all'età di soli cinquantaquattro anni.
A quel punto Giorgio non aveva avuto alternative. C'era una bottega da mandare avanti e la zia Mafalda aveva insistito così tanto perché Giorgio proseguisse l'attività nel ricordo del marito che non accettare avrebbe significato infliggerle una cocente delusione. Senza contare i suoi genitori che, ovviamente, avevano assicurato alla zia che avrebbe accettato.
All'epoca Giorgio aveva appena compiuto ventuno anni ed era l'unico a non essere pienamente convinto della soluzione che tutti gli stavano prospettando come fosse la grande occasione della sua vita. Sarà, ma con un posto in fabbrica avrebbe lavorato otto ore al giorno con a disposizione tutti i fine settimana da trascorrere con gli amici, mentre la bottega lo avrebbe impegnato ogni sabato sino a tarda ora.
Era pur sempre vero che a Giorgio l'atmosfera della bottega piaceva. Vi erano clienti di tutte le estrazioni sociali e dai mestieri più disparati: muratori, assicuratori, pensionati, negozianti, avvocati, autisti, impiegati, operai, maestri di scuola, ambulanti, qualche disoccupato di lunga data, sino al titolare di un'agenzia di pompe funebri che quando entrava in bottega, seminava il panico tra i presenti che, cercando di non farsi notare, infilavano le mani nei pantaloni alla ricerca di ogni sorta di amuleto, fisico e non.
Bastava un niente per scatenare una discussione animata alla quale tutti prendevano parte, ognuno con il proprio punto di vista, ognuno certo di avere la risposta o di conoscere la soluzione. Calcio e politica erano gli argomenti più gettonati, con il primo concentrato all'inizio e alla fine della settimana a ridosso delle giornate di campionato e il secondo che primeggiava il mercoledì e il giovedì.
Trovarsi seduti sulla poltrona del barbiere con il volto insaponato di schiuma o i capelli che cadevano sotto sforbiciate precise e inesorabili, sembrava autorizzare gli uomini ad intavolare una sorta di rapporto confidenziale con il barbiere che finiva per raccogliere confidenze, memorie e opinioni del cliente di turno. Una buona dose di sopportazione fa parte del bagaglio del bravo barbiere che deve essere sempre pronto a prestare attenzione al proprio interlocutore, soprattutto dicendogli quello che questi si aspetta di sentirsi dire.
C'è chi è stato licenziato e chi è stufo di lavorare, chi deve perdere peso e chi vorrebbe ingrassare, chi non ce la fa più e chi non ce l'ha mai fatta, chi vorrebbe cambiare vita e chi è stato cambiato dalla vita, chi si è innamorato e chi non ha mai amato. C'è chi le spara troppo grosse e quello a cui le sparano, chi fa sempre festa e quello a cui fanno la festa, chi vorrebbe partire e non tornare più ma non trova il coraggio, chi vorrebbe voltare pagina senza aver mai letto un libro, chi se ne frega e lo fregano sempre, chi non vede anche se porta gli occhiali, chi mastica amaro e chi non mastica per niente.
All'inizio per Giorgio la bottega era una fonte di divertimento dove assistere a spettacoli gratuiti offerti dagli ignari clienti. Con il passare del tempo, però, gli spettacoli si erano trasformati dapprima in qualcosa di sopportato con sempre meno entusiasmo, mentre ora apparivano solo noiose ripetizioni di qualcosa già visto e conosciuto e che finivano con il provocargli una leggera forma di irritazione.
Dopo così tanti anni di onesta professione il cliente preferito di Giorgio era diventato quello che taceva o al massimo spiccicava quattro parole di circostanza.