Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Diario di un'incazzata
Diario di un'incazzata
Diario di un'incazzata
E-book244 pagine2 ore

Diario di un'incazzata

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Questo libro è un piccolo prezioso scrigno dove pagina dopo pagina si scopre, in un
turbinio di sentimenti, il valore e l’essenza stessa della vita.
Carla Vialardi ha saputo cogliere e raccontare magistralmente le sue vicissitudini, le sue gioie e le sue sofferenze ora in maniera ironica ora veemente, spesso evocativa, nostalgica e struggente.
Il lettore non può fare a meno di partecipare a questa valanga di emozioni che attanagliano, tuffandosi in un mare spumeggiante di allogorie che nella prima parte si alternano in un crescendo Wagneriano nell’epica cavalcata delle Walkirie ed i ricordi lievitano, con annotazioni a volte irridenti, scanzonate che tuttavia rivelano non solo una non comune proprietà di linguaggio, avulso da schemi rigidi di perbenismo, dove comunque anche la cosiddetta parolaccia viene espulsa in senso quasi liberatorio. D’altra parte il titolo stesso dell’opera può preannunciare
che qualcosa non è sicuramente andata per il verso ritenuto giusto.
In questo particolare diario la Vialardi ha praticamente registrato con la grande umanità e sensibilità che la contraddistingue, tanti fasi salienti della sua esistenza, in cui ognuno può forse trovare uno spaccato nel quale riconoscersi.
Il modo di esporre con arguzia e profondità le problematiche della vita quotidiana tra ilarità ed inevitabili delusioni, è avvincente e coinvolgente, soprattutto laddove viene toccato l’argomento della famiglia, del lavoro, della malattia e del distacco traumatico dalla persona tanto amata.
Carla Vialardi in questo itinerario della sua vita riesce ad intenerire, a commuovere e contemporaneamente a far sorridere, sovrapponendo a tutto una nota finale fondamentale che è quella della “speranza” e lei, fragile ma indomita farfalla, ne ha saputo spargere poeticamente i semi attraverso questo suo diario davvero unico e speciale che fa riflettere e meditare.
Anna Maria Campello Scrittrice
LinguaItaliano
Data di uscita25 mar 2013
ISBN9788875638665
Diario di un'incazzata

Correlato a Diario di un'incazzata

Ebook correlati

Arti dello spettacolo per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Diario di un'incazzata

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Diario di un'incazzata - Carla Rota Vialardi

    Venerdì 19

    Mezzanotte è trascorsa da parecchio tempo, Cilù dorme russando disteso sul letto, dietro la mia schiena. Come il solito occupa tutto il talamo, ci sarà posto per me più tardi?

    Ultimamente appare stanco e invecchiato, le sue performance si sono notevolmente ridotte a causa della spina calcaneare che si è messa a rompere i sacramenti.

    Il mattino scende dall’alcova zoppicando.

    Cerca di mostrarsi indifferente, tuttavia le smorfie di dolore non riesce a nasconderle.

    Oggi è stata una giornata uguale a tante altre.

    Telefonate di amici che ti chiedono come stai, anche se della tua salute se ne sbattono gli strumenti a fiato.

    Pulizie domestiche, spignattamenti vari e cazzate di quotidiana routine.

    La bronchite mi perseguita come una amante respinta; respiro a fatica e ad ogni colpo di tosse mi scappa da scoreggiare.

    Mi trattengo.

    Le signore non scoreggiano, non ruttano e non si scaccolano il naso.

    Tutte stronzate inventate da chissà quale imbecille.

    Già ai tempi del dolce stil novo certi deficienti miniavano la donna come un essere etereo scevro da debolezze umane, come se la femmina non puzzasse come una capra, al pari di un maschio, senza determinati accorgimenti igienici.

    Il quotidiano è un susseguirsi di atti sempre uguali, privi di quegli stimoli benevoli che ti fanno amare la vita.

    Alzarsi da letto, lavarsi, andare in ufficio, salutare quelle teste di cocco dei colleghi, ridere alle battute cretine del capo, il tutto per circa quarant’anni, ribadisco quarant’anni!

    Due terzi della vita a perpetuare le identiche cose.

    All’orizzonte nulla di nuovo e, per ricompensa, si crepa, con grande tripudio dell’INPS che da bravo Ente prega la morte anche al tuo coniuge così si fotte tutta la pensione e buonanotte ai suonatori.

    Così è la vita ma, come dice il curato della mia parrocchia avremo l’indennizzo dopo la morte.

    Risorgeremo e vivremo in un mondo tutto bello e tutto gaudioso tipo Mulino bianco.

    Se tirerò le cuoia e di là non troverò nulla mi incazzerò come una bestia.

    Al contrario, se rinverrò qualcosa, mi ritroverò, con la fortuna che mi accompagna, a dividere il letto coniugale con la prima moglie, defunta, del mio attuale coniuge e mi roderò il fegato per la copula settimanale.

    Ordunque nulla di nuovo, neppure il russare di mio marito che assume toni drammaticamente bestiali in un crescendo rossiniano.

    Le due.

    I vicini di casa si sono finalmente addormentati.

    Ne ho sentito chiaramente le minzioni circa un’ora fa.

    I muri di queste case sessantottine non lasciano nulla all’immaginazione; il marito piscia con fluida regolarità producendo un distillamento progressivo e continuo, senza ombra di dubbi prostatici.

    Lei piscia in maniera triviale, svuotando la vescica come una manza al pascolo. Due rumori differenti e distinguibili prima del giusto riposo.

    A parte le poco poetiche fasi urinarie dei vicini soprastanti, il silenzio si è fatto poco a poco totale, finalmente posso coccolare i miei pensieri.

    In ufficio nessuno crede che io possa avere dei pensieri in quanto ritengono che un’asociale come me non disponga di materia grigia sufficiente per ponderare.

    Ma che ragionino quel che cazzo vogliono!

    Ora me ne vado a nanna, ammesso che Cilù lasci lo spazio necessario per coricarmi.

    Le tre.

    Ho un marito extra long e occupa spazio in proporzione e russa in proporzione!

    Domenica 21

    Dopo un sabato trascorso a pulire i quattro vani e mezzo della mia bicocca ecco la domenica.

    Domenica di riposo, di santificazione e di rottura di susine.

    Partita di calcio in TV naturalmente persa due a zero.

    Tutta colpa dell’arbitro, dei guardalinee, dell’unghia incarnita dell’allenatore, mai di quelle teste di cazzo che si prendono un casino di soldi per tirare quattro calci ad un pallone e contribuire alla distruzione della mia cistifellea.

    Domenica quindi all’insegna del nervosismo e del Se tornassi indietro….

    Brutta miseria ladra, tornassi indietro cosa farei?

    Sono tanto idiota che rifarei esattamente tutte le cazzate che ho fatto senza cambiare uno zebedeo.

    Il tempo è schifosamente moscio.

    Maccaia a stecca da far marcire i bronchi di un elefante, io non sono un elefante ma i bronchi marci li ho.

    Tossisco alla maniera di Violetta nella Traviata, quella che schiatta di tisi anche se, di solito, la cantante è pasciuta come una maiala.

    Cosa ci troveranno di così esaltante nella lirica?

    Non l’ho mai potuta sopportare anche perché, se va tutto come deve andare, muoiono: la protagonista, due figure minori ed alcune comparse.

    San Fruttuoso benedetto, se vado a teatro vado per divertirmi, non per interagire con la succursale impresa onoranze funebri.

    Non amo particolarmente il teatro, non amo particolarmente niente, sono solo perpetuamente e irreversibilmente incazzata!

    La sigla del telegiornale.

    Mio marito è in tinello e sbava davanti allo schermo, adora i telegiornali e non se ne perde uno.

    Occhio vitreo da intenditore aspetta la pagina politica per commentarne le vicissitudini

    I telegiornali, che grande invenzione!

    Tutti concentrati all’ora di cena, a mezzogiorno non li vedo perché sono a rompermi le ovaie in ufficio.

    Che grande invenzione dicevo, capaci solo a farti andare la pasta e fagioli di traverso: il tale è morto accoltellato mentre si puliva l’orecchio con l’unghia del dito mignolo, trovato un topo morto nella sala chirurgica dell’ospedale tal dei tali, al presidente del consiglio gli è andata un’ostrica di traverso con serio rischio di asfissia.

    Almeno una morte raffinata; noi poveri, umili servi della gleba, manco coi ceci possiamo ‘strafogarci,’ tenendo presente il costo proibitivo di tali legumi.

    Bella domenica davvero, da trascrivere negli annali degli sfigati che di più sfigati non si può.

    Qualche volta la figlia di primo letto di mio marito, quando non ha meglio da fare, telefona intervistandoci sulle attività mondane in programma per il fine settimana.

    Merda, merda, merda, ma non vede che suo padre è mezzo zoppo, trangugia una ventina di pillole al giorno, vuoi per la pressione, vuoi per il glaucoma bilaterale, vuoi per l’acidità di stomaco e vuoi per tutti i mezzi sacramenti di cui è affetto e quella sacristia ci chiede i nostri programmi?

    Il programma principale è quello di ricordarci di respirare, poi si vedrà!

    L’altro ieri ci ha comunicato che al Mazda Palace ci sarà un concerto di Claudio Baglioni, ma coi baglioni che potrò parteciparvi.

    L’ultima volta che sono andata al cinema risale agli anni ottanta, il muto era appena uscito dalle sale, ma da poco.

    Lunedì 22

    Altro giorno da strapparsi il culo con le mani, possibile che non me ne vada bene una? Ho la bronchite e prendo antibiotici grossi come supposte.

    In principio avevo dei dubbi su come assumere il farmaco:

    Da che parte? Da poppa, da prua?.

    Poi stoicamente prendo la decisione: per bocca.

    Più funzionale e meno doloroso.

    Non è che mi facciano un gran che, penso che la vera beneficiaria sia la casa farmaceutica che li spaccia.

    L’unico dato positivo è non vedere le facce lavate delle colleghe.

    Le colleghe che bella invenzione!

    C’è la loquace che racconta tutti gli eventi della sua vita: quante volte è andata al cesso, quanti centimetri di carta igienica ha adoperato, quando è stata l’ultima volta che ha copulato con il marito, se è stato piacevole, il colore delle palle degli occhi del suo dentista, fino ad arrivare al varicocele del suocero che sarebbe meglio far operare.

    C’è la ruffiana, tutta ‘sculettamenti’, che sbava dietro alla capoufficio imitandone i gesti e gli atteggiamenti in un divertente teatrino.

    Certo hai ragione Iolanda, fai bene Iolanda, sei una persona di una intelligenza unica Iolanda, farai un figurone Iolanda ecc. ecc..

    Che schifo, per fare carriera devi avere le idee del capo; vietato pensare con la tua testa.

    C’è la medio-annoiata-pseudo condiscendente, molto democratica che ti permette di darle del tu.

    Fuma sigarini di provenienza afgana, parla strascicato e sparge consigli ad ampie mani. È informata su tutto, evita i congiuntivi perché spesso ne ceffa qualcuno, veste come una meretrice ucraina credendosi l’incarnazione dell’eleganza e si atteggia a reliquia dello Spirito Santo.

    L’altra, quella con i piedi a papera e il culo sporgente vestita come una suorina, più cattiva di un ussaro, si vergogna se sente parlare di grasso.

    Venerdì l’altro si scherzava su misurazioni più o meno attendibili e lei, arrossendo e coprendosi la bocca con le mani, è andata a vergognarsi altrove.

    Eppure la differenza fra un pisello ed un cetriolo dovrebbe conoscerla, considerando che è sposata da molti anni.

    Ci sono poi i maestri nell’arte di sparire al momento della bisogna.

    Dov’è Riccardo?.

    Eppure questa mattina ha timbrato dov’è?.

    Di Riccardo nemmeno l’ombra fino al momento della pausa pranzo.

    Allora compare con un sorriso angelico ed esorta gli altri a sbrigarsi perché ha tanta fame e c’è solo un’ora per desinare.

    Che dire delle capoufficio che non sia già stato detto in altri siti, tuttavia la mia ha qualcosa di diverso che la estrapola da qualsiasi seriazione in merito.

    Come tutte le coordinatrici che lavorano in un Ente è conforme ad uno spavento in piena notte.

    Ha assaggiato i piaceri della carne solo una volta, tuttavia quella volta se la ricorda, tratteggiando così la peggior specie di responsabile office.

    Quelle che i piaceri umani non hanno mai degustato e, nell’Ente ne esistono tante, sono acide, tuttavia meno deleterie di coloro che appartengono alla prima categoria.

    La mia capoufficio deve rimarcare ogni pochi secondi la sua posizione di superiorità, della serie, come diceva il caro marchese del Grillo: Io so io e voi nun siete un cazzo!.

    Prendi questo, fai quello, ricorda il fax, ecc., ecc., come se l’Ente non potesse andare avanti senza la presenza del suo culo stretto.

    La tipa cammina, dimenticavo di rimarcarlo, impettita, con il culo stretto e la schiena rigida come se avesse ingurgitato un bastone di faggio, dimentica, probabilmente, dell’aforisma tipicamente genovese Chi serve o Comun, no serve nisciun.

    La mia bronchite asmatica sibila fra gli alveoli polmonari producendo un suono inquietante, vedrò l’alba?

    Mercoledì 24

    L’alba mi ha vista più viva che mai e forse un po’ meno sibilante di ieri, probabilmente la guarigione non è un miraggio.

    Il cielo coperto, minaccia pioggia e il tasso di umidità è talmente elevato che pare di respirare acqua.

    Un’altra giornata di cacca.

    Giro per casa senza nulla da fare, anzi senza voglia di fare, perché la polvere in tinello si fa notare tra la lama di luce che sporge dalla tapparella, le riviste sono sparpagliate sul tavolo come nell’anticamera di un ginecologo, insomma un mezzo casino da riordinare.

    Non posso neppure andare in bagno perché mio marito, che soffre di stipsi, quando prende possesso dei sacri marmi non lo vedo più per almeno quarantacinque minuti.

    Accendo la televisione.

    Luca Giurato è intento a infilare cazzate come le perline di una collana, giro canale e ti trovo un tipo che vende diamanti un tanto al chilo.

    Mi soffermo un attimo ad ascoltare, di solito il mattino sono in ufficio e mi perdo le chicche televisive per casalinghe frustrate.

    Le casalinghe saranno anche frustrate, tuttavia non si rodono le emorroidi come noi povere schiave del cartellino selvaggio.

    Il mattino accompagnano la figliolanza a scuola e poi via, come l’aria, a consumare ore di libertà, libellule in volo.

    Le vedi al bar dell’angolo, cappuccino con la schiuma, brioche e sigaretta a spettegolare tutte insieme alle spalle delle maestre e delle bidelle, che adesso non si chiamano più bidelle perché è degradante, e della scuola in genere.

    Girano al mercato, sai per risparmiare qualche cosa, fino a mezzodì, un bel pezzo di focaccia per pranzo e caffè in casa di questa o di quella casalinga, a turno.

    La sera, quando arriva il marito dal lavoro, si lamentano di essere tanto stanche, incomprese, prive di stimoli e il consorte dispiaciuto, lava i piatti e le compiange: Povera cara come ti capisco!.

    Se nasco un’altra volta voglio essere casalinga, frustrata e priva di stimoli, forse sarei meno incazzata!

    Lunedì 12

    Dopo parecchi giorni di silenzio, intanto la mia vita scorre sempre uguale come le feci nelle budella, eccomi a raccontare le ultime vicissitudini in anteprima mondiale.

    Mi sono rotta il culo scivolando dalle scale, morale della favola quindici giorni di prognosi e busto con stecche.

    Quando si dice la fortuna!

    La più bella è che la responsabile office ha consegnato le pagelle, sì perché nell’Ente si consegnano ancora le pagelle, non si deve, però, essere accompagnate dai genitori e si possono firmare in prima persona.

    Ordunque ha consegnato le pagelle, dicevo, la mia è una delle più scadenti in quanto sono una monella, chiacchierina e potrei fare di più.

    In oltre trent’anni di militanza nel pubblico impiego ne ho viste tante che se dovessi scrivere un libro raggiungerei il volume del Codice da Vinci.

    L’inizio carriera è stato terrificante, disastroso, tuttavia non voglio infierire su nessuno raccontando la genesi delle mie amarezze lavorative.

    Oggi piove, tanto per cambiare, mi duole la regione lombo-sacrale e, ad ogni movimento, accendo un moccoletto in pieno giorno.

    Finita la bronchite, avanti il culo e via di seguito nelle mie disavventure fantozziane.

    Mi guardo allo specchio, ma sono io quella strega miope con un herpes sul labbro superiore che sembra una frittata di bianchetti?

    Ma sono decisamente brutta!

    Eppure non mi cedono ancora il posto sull’autobus. I casi sono due: o non sono proprio così vecchia, oppure i giovani se ne strafregano della cavalleria e ‘fanculo’ tutti.

    Opto per la prima ipotesi.

    La bella fighetta di un tempo ha ceduto il passo ad una signora di mezza età, decisamente sovrappeso e piena di acciacchi.

    Tuttavia il modo in cui penso è giovane.

    Riesco a sognare ad occhi aperti come quand’ero adolescente (era mesozoica

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1