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Figure retoriche
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E-book391 pagine2 ore

Figure retoriche

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Info su questo ebook

Le figure retoriche sono artifici, nel discorso e nella scrittura, utilizzate per creare un particolare effetto. Rappresentano, soprattutto nel linguaggio poetico, una deviazione, uno scarto rispetto al linguaggio comune. Questo libro vorrebbe essere un repertorio accurato, sebbene non eccessivamente complesso, delle figure retoriche nella lingua italiana per far comprendere la funzione delle rispettive formule e mettere il Lettore nelle condizioni di osservare chiaramente la loro struttura. Il libro tenta di organizzare la materia esponendola in modo schematico, volutamente piano e accessibile, anche nella scelta degli esempi (tutti tratti da classici italiani, greci, latini e talvolta in lingue straniere). L'esposizione delle regole viene mantenuta altrettanto semplice, senza renderla eccessivamente meccanica o troppo complessa.
LinguaItaliano
Data di uscita24 ott 2020
ISBN9791220211598
Figure retoriche

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    Figure retoriche - Mario Canton


    Figure retoriche
    e affini
    della lingua italiana

    Figure retoriche

    e affini

    della lingua italiana

    Un repertorio

    di Mario Canton

    1ª Edizione digitale 2020


    PROPRIETÀ INTELLETTUALE LETTERARIA RISERVATA

    © Copyright 2020 by Mario Canton

    1ª edizione digitale • 2020

    −−=ooOoo=−−

    Qualora si volesse condividere questo e-book con un’altra persona, si chiede cortesemente di scaricarne una copia a pagamento per ciascuna delle persone a cui lo si vuole destinare.

    Se si sta leggendo questo e-book e non lo si è acquistato, qualora risulti di gradimento, si chiede, per favore, di acquistarne anche una copia a pagamento, al fine di poter permettere la continuità e la crescita del lavoro e la possibilità di offrire sempre più titoli e una qualità sempre maggiore.

    Grazie per l'aiuto e per aver rispettato il lavoro dell’autore, redattore ed editore di questo libro.

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    Nota

    Se il Lettore fosse cortesemente disponibile a collaborare al miglioramento dell'opera, può segnalare qualsiasi refuso e/o errore operativo riscontrato nella lettura dell'e-book utilizzando una e-mail da inviare all'indirizzo dell'autore (si veda l'indirizzo in calce al colophon).

    L'autore si impegna ad apportare quanto prima possibile le correzioni ritenute opportune o necessarie.

    Si ringrazia sin d'ora per l'eventuale collaborazione.

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    Avvertenze

    Ogni sforzo è stato fatto per rendere questo libro il più completo e il più accurato possibile, ma non è implicita alcuna garanzia sulla perfetta correttezza dei contenuti.

    Data la rapidità con cui gli strumenti di sviluppo e i linguaggi vengono aggiornati, i contenuti di questo e-book si intendono fedeli allo stato dell’arte al momento della pubblicazione, come pure il livello di aggiornamento dei dati. Le informazioni sono fornite «così come sono». Pertanto non si assume alcuna responsabilità per danni derivanti dall'applicazione delle informazioni contenute in questa pubblicazione.

    Non è stato possibile risalire agli autori di tutte le immagini utilizzate in questo libro, ma l’autore si impegna a concordare con quanti dimostrassero eventuali diritti di copia sulle immagini riprodotte, le modalità più adeguate per un loro utilizzo.

    Si precisa infine che le immagini contenute in questo ebook possono essere a colori – come negli originali – ma verranno normalmente rese dagli e-reader in scala di grigi. Pertanto saranno visualizzabili a colori solo sui dispositivi di lettura che lo consentono (smartphone, tablet e PC).

    −−=ooOoo=−−

    Il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opere e la loro comunicazione avviene ai sensi del'art. 70 della legge 633 del 22 aprile 1941 in quanto effettuati per uso di critica o di discussione, nei limiti giustificati da tali fini e non intendono costituire concorrenza all'utilizzazione economica delle opere riprodotte, citate o riassunte.


    © COPYRIGHT 2020 BY MARIO CANTON

    E-book, logo e cover

    ideati e realizzati da:

    Mario Canton

    Via Milani, 25

    35028 Piove di Sacco (Padova) – Italia

    e-mail: mario.canton@tiscali.it

    mario.canton@mariocanton.com

    Ottobre 2020


    DATI SULL'EDIZIONE DIGITALE

    Digital version data


    Versione dei contenuti

    Contents version

    1.0

    Formato

    Format

    ePub 2.1

    Codifica

    Encoding

    UTF-8

    Numero ISBN

    ISBN number

    979-12-20211-59-8

    Gestione dei diritti digitali

    Digital Rights Management

    DRM Free (Watermark)


    Indice

    Prefazione

    Ringraziamenti

    Introduzione (con cenni storici e alle classificazioni)

    La figura retorica

    Ruolo delle figure nel linguaggio

    Cenni storici

    Grecia antica

    Roma antica

    Medioevo

    L'800 e sino ad oggi

    Le componenti della retorica

    Classificazioni

    Classificazione tradizionale

    I procedimenti della retorica classica

    Classificazioni moderne

    La classificazione di Bonsiepe

    La classificazione del Gruppo μ

    Figure retoriche (in elenco alfabetico)

    Elenco alfabetico

    Abusio

    Accumulazione

    Adìnato o Adynaton

    Aequivocatio o Equivoco

    Afèresi

    Aforisma

    Allegoria

    Allitterazione

    Allusione

    Amplificazione

    Anacenosi

    Anacoluto

    Anadiplosi

    Anafora

    Anagramma

    Analogia

    Anapodoton

    Anastrofe

    Anfibolia o Anfibologia

    Annominazione

    Antanaclasi

    Anteposizione

    Anticlimax o Bathos

    Antifrasi

    Antimerìa

    Antimetabole

    Antiptosi

    Antistechon

    Antitesi

    Antonomasia

    Apocope

    Aporia

    Aposiopesi

    Apostrofe

    Arcaismo

    Asindeto

    Assonanza

    Asterismos

    Attenuazione

    Auxesi

    Brachilogia

    Bisticcio

    Calembour

    Catacrèsi

    Chiasmo

    Cleuasmo

    Circonlocuzione

    Climax

    Commoràtio

    Comparazione

    Concatenàtio o Concatenazione

    Congerie

    Consonanza

    Correzione

    Crasi o Sinizesi

    Definizione

    Diàcope

    Diàfora

    Dialefe

    Disfemismo

    Dittologia

    Domanda e risposta o dialogo con sé stessi

    Duplicazione

    Ellissi

    Enàllage

    Endìadi o Endiade

    Ènfasi

    Enjambement

    Entimene o Enthymene

    Enumerazione

    Epanadiplosi

    Epanalessi

    Epanastrofe

    Epànodo

    Epanortosi

    Epèntesi

    Epifonema

    Epifora

    Epifrasi

    Epigramma

    Epistrofe

    Epitesi-Paragoge

    Epiteto

    Epiteto trasferito

    Epizeusi

    Erotema

    Esclamazione

    Eufemismo

    Figura etimologica

    Figure retoriche

    Figure retoriche (tabella)

    Fonosimbolismo

    Geminatio

    Gioco di parole o Pun

    Gradazione

    Hysteron-Proteron

    Inclusione

    Interrogazione (retorica)

    Inversione

    Ipallage

    Iperbato

    Ipèrbole

    Ipotassi

    Ipotiposi

    Ironia o Sarcasmo

    Isocolo o Isocolon

    Lipogramma

    Litote

    Metafora

    Metagrafo

    Metalessi o Metalepsi

    Metalogismi

    Metaplasma

    Metaplasmi

    Metasememi

    Metatassi

    Metatesi

    Metonimia

    Omeoteleuto o Omotelèuto

    Onomatopèa

    Ossimoro

    Palindromo

    Paradiastole

    Paradosso

    Paragone

    Paragramma

    Paralessi, paralissi, paralipsi

    Parallelismo o parisosi

    Paratassi

    Parechesi

    Parentesi

    Parodia (retorica)

    Parola-macedonia

    Paronomàsia o Paranomàsia

    Perifrasi

    Personificazione

    Pleonasmo

    Ploce

    Polittoto o Polìptoto

    Polisindeto

    Praecisio

    Preterizione

    Prolessi

    Proparalepsi

    Prosopopea (personificazione)

    Pròstesi

    Ratiocinatio

    Rebus

    Repetitio o Ripetizione

    Reticenza

    Rima

    Sarcasmo

    Schesis onomaton

    Sentenza

    Sermocinatio

    Silenzio

    Sillessi o syllepsis

    Similitudine

    Simploche

    Sinalefe o synaloepha

    Sinchisi

    Sincope

    Sineddoche

    Sinèresi

    Sinestesia

    Sospensione

    Tautologia o pleonasmo

    Tmesi

    Tropo (retorica)

    Zeugma

    Personaggi storici citati

    Bibliografia

    Altre opere dell'autore


    Prefazione

    Le figure retoriche – come noto – sono artifici, nel discorso e nella scrittura, utilizzate per creare un particolare effetto. Rappresentano, soprattutto nel linguaggio poetico «una deviazione, uno scarto rispetto al linguaggio comune» (Quintiliano, I secolo d.C.).

    Questo libro vorrebbe essere un repertorio accurato, sebbene non eccessivamente complesso, delle figure retoriche nella lingua italiana per far comprendere la funzione delle rispettive formule e mettere il Lettore nelle condizioni di osservare chiaramente la loro struttura.

    Il libro tenta di organizzare la materia esponendola in modo schematico, volutamente piano e accessibile, anche nella scelta degli esempi (tutti tratti da classici italiani, greci, latini e talvolta in lingue straniere). L'esposizione delle regole viene mantenuta altrettanto semplice, senza renderla eccessivamente meccanica o troppo complessa.

    Buona lettura.

    M.C.


    Ringraziamenti

    Sono estremamente grato ai tanti mentori e docenti che mi hanno insegnato per decenni. Sono i giganti sulle cui spalle ora io mi trovo – come diceva Bernardo di Chartrers – «per poter vedere meglio e più lontano».

    Uno speciale ringraziamento a chi ci incoraggia con la propria vita e il proprio comportamento quotidiano per rendere il mondo un po' più razionale e definitivamente migliore.

    Per quelli che fossero stati introdotti alle figure retoriche per la prima volta attraverso questo libro, la speranza è che queste righe possano essere di ispirazione per approfondire lo studio e la comprensione della nostra amata lingua.

    Uno speciale ringraziamento alla mia editor, la scrittrice Silvia Bagni. Potete trovare i suoi romanzi qui < https://amzn.to/34YXL6r >.


    Questo libro è dedicato

    alla memoria

    dei miei insegnanti di lingue,

    e del mio amato figlio Tom.

    Introduzione

    Cenni storici e classificazioni

    Lo scopo di questo libro è quello fornire una guida rapida alle principali figure retoriche che si incontrano nella letteratura italiana (sia essa prosa o poesia), corredandole di opportuni esempi che ne esemplificano le caratteristiche principali.

    Tuttavia occorre premettere alcune considerazioni di base sulla retorica in generale, per poter inquadrare l’ambito d’uso e l’origine delle figure stesse.

    La figura retorica

    Una figura retorica è una deviazione dall'uso ordinario delle parole per aumentarne l'efficacia. In sostanza, è un linguaggio figurativo che può consistere di una singola parola o frase. Può essere una similitudine, una metafora o una personificazione per trasmettere un significato diverso da quello letterale.

    A grandi linee si suddividono in tre categorie.

    1. Tropi (piegamento/diversione di parola-significato; sostituzione della parola «figurata» con la parola «letterale» in base ad alcune relazioni tra i concetti)

    2. Schemi (disposizione delle parole, dlle frasi, della struttura delle frasi)

    3. Figure di pensiero (Figure di stanza) - Queste espressioni sono difficili da illustrare, fuori contesto, in quanto non dipendono da una particolare forma linguistica. Sono più simili a «pose» o «gesti» – da cui anche il nome di «figure di posizione» – che aiutano a «drammatizzare» l'emozione o il processo di pensiero dell'oratore/scrittore.

    La figura retorica (spesso anche semplicemente figura; in greco σχῆμα, schêma; in latino figura, da fingo), in retorica, è, fin dalle sue forme classiche, qualsiasi artificio nel discorso volto a creare un particolare effetto.

    Si parla di artificio in quanto la figura rappresenta, soprattutto nel linguaggio poetico, una «deviazione», uno «scarto» rispetto al linguaggio comune: così le intende il maestro di retorica romano Marco Fabio Quintiliano (I secolo d.C.).

    Autori come il saggista francese Gérard Genette (in Figure, 1969) hanno evidenziato il paradosso che implica questa definizione, in quanto anche il linguaggio comune è intriso di deviazioni e scarti, con ampio uso delle figure.

    Dal canto suo, il saggista bulgaro Cvetan Todorov (in Ducrot-Todorov, Dizionario enciclopedico delle scienze del linguaggio, 1972) ha sottolineato come non ogni figura rappresenti una deviazione dal linguaggio comune (non sono tali, ad esempio, l'asindeto e il polisindeto).

    Nel complesso, a dispetto del chiaro senso dello scarto che le figure portano con sé, non è facile individuare la norma espressiva rispetto a cui la deviazione verrebbe esercitata.

    Fu comunque Gorgia da Lentini (V secolo a.C.) il primo ad individuare il ricorrere di espedienti formali nella cura della prosa ricercata, come l'isocolo, l'omoteleuto, l'antitesi.

    Cicerone (I secolo a.C.) parlò delle figure come di lumina ('luci'), flores ('fiori') e colores ('colori'), per il potere di illuminare il discorso e di attribuirgli varietà e vivacità.

    Ruolo delle figure nel linguaggio

    Sempre in Figure I, del 1969, Genette definisce la figura come «distanza tra segno e senso, come spazio interno del linguaggio».

    Esiste cioè, nel contesto della intrinseca ambiguità del linguaggio, esaltata nella produzione letteraria, un potenziale valore connotativo delle parole.

    Nelle parole di Angelo Marchese, la figura sarebbe allora «un processo di connotazione». Ad esempio, il segno vela «si rivolge letteralmente a se stesso» con funzione puramente denotativa. Ma la consapevolezza del rapporto tra vela e nave nella realtà produce la possibilità di percorrere lo «spazio interno» di cui parla Genette: in questo caso, vela è connotata da un rapporto di «parte di un tutto» con il segno nave, di modo che sia possibile retoricamente istituire un rapporto di «parte per il tutto» (sineddoche).

    «La retorica è un codice istituzionale della letteratura che ha il compito non solo di inventariare le figure ma di attribuire loro uno specifico valore di connotazione.» (Angelo Marchese)

    «Ogni volta che lo scrittore usa una figura riconosciuta dal codice, chiama il suo linguaggio non solo a «esprimere il suo pensiero», ma anche a notificare una qualità epica, lirica, didattica, oratoria ecc., a designare se stesso come linguaggio letterario e a significare la letteratura.» (Gérard Genette)

    Cenni storici

    Nell'antichità la retorica era l'arte dell'argomentare, del dire persuasivo ed efficace, ovvero l'arte di parlar bene. L'acquisizione e l'uso delle tecniche retoriche aveva essenzialmente finalità pratiche di persuasione, intesa come approvazione della tesi dell'oratore da parte di uno specifico uditorio, agendo a livello emotivo e conoscitivo.

    La retorica era inizialmente connessa con l’oratoria e si esercitava, non a caso, in tre ambiti principali:

    accusa o difesa di un imputato in un processo (in ambito giudiziario),

    per persuadere un'assemblea a deliberare in un modo piuttosto che in un altro (in ambito politico-amministrativo),

    nei discorsi di natura celebrativa per convincere un uditorio che un personaggio era degno di lode o di riprovazione (in ambito dimostrativo).

    La retorica è la disciplina che, trascurando le verità dogmatiche o le certezze scientifiche, si rivolge alla morale, al diritto, alla letteratura e a tutte le scienze umane per reperire argomenti probabili e verosimili, utili a catturare il consenso del pubblico che ascolta o legge.

    Grecia antica

    I poemi omerici conferiscono rilevanza alle assemblee dell’esercito e del popolo e ai consigli dei capi: in entrambi i casi la deliberazione è l’esito di un dibattito, dove prevale chi è più abile nell’eloquenza fiorita e serrata.

    Il giudizio comparativo fra l’arte oratoria di Menelao e di Odisseo nel III libro dell’Iliade mostra una precisa consapevolezza, quindi, della diversa efficacia che appartiene a differenti stili oratori, mentre nell’episodio di Fenice del IX libro dell’Iliade le parole di Omero sembrano già indicare una vicinanza della retorica alla poesia perché l’oratore racconta μũθοι [mythoi], cioè creazioni fantastiche e non puramente razionali come i λόγοι [lògoi].

    E che la parola fosse importante nel mondo greco lo dimostra anche il fatto che agli inizi del V secolo il poeta Pindaro (n. Cinocefale, 518 a.C. circa; † Argo, 438 a.C.) fosse in polemica contro l’ideale dell’uomo oratore: ammirava Aiace che non sapeva parlare ma era un valoroso.

    In ogni caso, una lunga tradizione fa risalire la nascita della retorica a Siracusa nei primi decenni del V secolo a.C.

    La retorica nasce come riflessione sul linguaggio giuridico: dopo la caduta del tiranno di Siracusa Trasibulo (465 a.C.), la rivendicazione di proprietà usurpate provocò una serie di processi nei quali si dimostrò l’utilità di tecniche efficaci di argomentazione e persuasione.

    Sembra infatti che i tiranni Gelone e Gerone (suo successore) avessero proceduto ripetute espropriazioni di terreni da distribuire ai propri mercenari.

    Nel 467 a.C., dopo che le insurrezioni popolari abbatterono la tirannide, si aprì una serie di processi per la restituzione dei terreni confiscati. I dibattiti pubblici necessitavano dunque dei metodi e delle tecniche migliori per convalidare accuse e difese.

    In questo contesto il primo a dare lezioni di eloquenza pare fu il filosofo Empedocle di Agrigento (n. Agrigento, 495 a.C.; † Etna, 430 a.C.), subito imitato dai suoi allievi siracusani Corace (V sec. a.C.) e Tisia (n. Siracusa, 480 a.C.), i primi a scrivere manuali di retorica (il primo fu scritto da Corace attorno al 460 a.C.) e a chiedere un compenso per i propri insegnamenti.

    Ad Atene Gorgia e i sofisti (sec. v a.C.) cominciarono a fissare i criteri della retorica che, nella società dell’età di Pericle, divenne strumento necessario per il successo nell’eloquenza politica e giudiziaria. Nell’Encomio di Elena, Gorgia sottolinea i poteri emotivi e passionali del discorso, facendo del bel parlare un ideale di cultura; la retorica non è un insieme di concetti razionalmente esposti, ma la capacità di persuadere con ritmi e cadenze; ogni discorso deve essere «conveniente», cioè deve piegarsi alle esigenze che l’oratore si propone.

    Per Corace e Tisia, il fondamento della retorica consisteva nel fatto che «il verosimile (τά είκότα [ta eikòta]) è da stimarsi molto più del vero». La loro retorica era quindi di tipo probativo, di ricerca delle πίστεις [pìsteis], cioè le «prove», come sarà poi teorizzato anche da Aristotele; pertanto essa assumeva l’aspetto tecnico di una ars con precetti impostati scientificamente.

    Con Isocrate, allievo di Gorgia, si distinguono

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