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Papa Cagliazzu 2.0
Papa Cagliazzu 2.0
Papa Cagliazzu 2.0
E-book244 pagine2 ore

Papa Cagliazzu 2.0

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Info su questo ebook

Papa Cagliazzu ritorna improvvisamente ai giorni nostri, non si sa come

né perché. In breve tempo apprende le ultime novità che hanno

caratterizzato l'epoca contemporanea, in particolare l'avvento di

internet e dei Social Network, dai quali inizialmente viene rapito. 

E

così il nostro prelato si troverà, col suo immutato spirito burlone e

picaresco, ad affrontare i mutamenti sociali e le attuali questioni come

la vita virtuale, le App, l'arte moderna, il 5G, i vaccini, le scie

chimiche, i migranti, la chirurgia plastica, l'omosessualità,

l'obiezione di coscienza, il Covid-19 e altri temi, vecchi e nuovi. 

Lo

farà con la sua innata leggerezza e con un – seppur nascosto – senso di

giustizia. Non quella stucchevole e formale, ma quella reale, che si

pratica anche ricorrendo a qualche scorrettezza. 

Ad alcuni cunti

corrispondono altrettanti stati sui Social, che chiudono la storia e

mettono in risalto la conflittualità burlona tra lui e il Monsignore, il

superiore gerarchico che lo controlla e lo mette in riga ogni volta che

sbaglia o eccede in qualcosa. 

In conclusione, un prezioso scritto di Maurizio Nocera sulla figura di don Galeazzo nella storia e nella letteratura salentina.
LinguaItaliano
Data di uscita3 feb 2021
ISBN9791220316323
Papa Cagliazzu 2.0

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    Anteprima del libro

    Papa Cagliazzu 2.0 - Giovanni D'Elia

    L'autore

    SONO TORNATO

    Si guardò intorno e non riconosceva ormai più niente.

    La navata principale della Chiesa era completamente cambiata. L'altare non era più in faccia al muro, ma rivolto verso i banchi.

    «E che è sta novità ora? Devo dire messa guardando in faccia la gente? Ma dove si è visto mai? Questo progresso già non mi piace...»

    Lo disse urlando, tanto da svegliare la povera Porzia, che stava facendo un riposino in sacrestia.

    La donna accorse affannosamente e lo raggiunse.

    «Padre, padre!», urlò.

    «Sine, statte citta, sempre cu cridi stai!» (si, stai zitta, stai sempre ad urlare!), le rispose.

    «È tornato!»

    «Chi?»

    «Lei!»

    «Lei chi? N'ce n'aura fimmina aqquaj? E nu mi la presenti?» (C'è un'altra donna qui? E non me la presenti?).

    «Pensavo fosse sparito. Sono secoli che non la vedo...»

    «No me sta vidi moi?» (Non mi stai vedendo ora?) rispose con un tono di sarcasmo.

    «E tu ccè sta faci aqquaj?» (E tu cosa ci fai qui?) ribatté subito dopo senza nemmeno darle il tempo di rispondere.

    «Eh, è una storia lunga, diciamo che in questa Chiesa ci sono sempre stata. Comunque le faccio fare un giro della Parrocchia, giusto per farle vedere i cambiamenti.»

    Porzia lo portò in giro. Era cambiato tutto. Era rimasto solo quel suo amato quadro del Cunavi ormai confinato in sacrestia.

    Papa Cagliazzu era curioso di conoscere le ultime novità e Porzia fu felice di raccontargliele, soffermandosi spesso sulle novità più rilevanti: le varie rivoluzioni sociali e industriali, le guerre mondiali, la globalizzazione e, oggi, internet e i Social Network.

    Papa Cagliazzu fu così incuriosito che decise di approfondire.

    La povera Porzia stava ancora parlando quando fu interrotta:

    «Che è sta storia di internet e dei Social?»

    «Sono sistemi per comunicare a distanza e in tempo reale sia con il computer che con i telefoni cellulari. Con internet puoi fare di tutto: parlare con la gente in ogni angolo del mondo, fare acquisti, scambiare informazioni e tanto altro. I Social sono degli strumenti di internet che servono per comunicare, creare relazioni, scambiare idee, audio, video, parlare e condividere, insomma.»

    «Pensa te...»

    «Già, sono cambiate molte cose.»

    «E in Chiesa c'è uno di questi strumenti per comunicare?»

    «Si, un computer, ma è vecchio. Il Parroco che c'era prima l'ha buttato in un angolo dopo aver comprato un tablet.»

    «Un che?»

    «Un tablet.»

    Papa Cagliazzu smise subito di chiedersi cosa significassero quei termini così incomprensibili e fece finta di capire, annuendo dolcemente con la testa.

    «Lo montiamo?»

    «Certo. Portamelo sulla scrivania e fammi vedere come si fa ad usare i Social.»

    La povera Porzia si affannò a cercare tra la catasta di roba vecchia disseminata all'interno dello sgabuzzino della sacrestia e finalmente trovò il vecchio PC fisso pieno di polvere, ma ancora in buono stato.

    Dopo più di 10 minuti ad armeggiare tra cavi, cavetti, modem e tastiera, finalmente attaccò la spina, accese il PC e comparve, dopo qualche istante, un logo sul monitor.

    «Ubuntu? E che è?»

    «Il vecchio parroco era fissato con Linux e diceva che era l'unico modo per far funzionare un vecchio PC.»

    Annuì ancora con la testa, facendo finta di aver capito tutto.

    Porzia aprì il browser e disse:

    «Da qui può accedere a internet.»

    «Come faccio a comunicare con la gente?»

    Porzia digitò qualche tasto e dopo pochi secondi comparve il sito di Facebook.

    «Questo è il Social più utilizzato al mondo.»

    Papa Cagliazzu si congedò da lei dopo pochi convenevoli, poi andò alla porta, la chiuse a chiave, si sedette sulla comoda poltrona, fece un grosso sospiro e disse tra sé e sé:

    «A mie tocca.» (Tocca a me).

    Armeggiò con quel vecchio computer tutta la notte, ma l'indomani mattina aveva già i primi amici su Facebook e i primi follower su Twitter.

    Guardando il suo primo retweet, disse:

    «M'aggiu mmurtalatu.» (Sono stato bravo).

    LA NOTIFICA

    Era un pomeriggio tardi di una torrida giornata d'agosto e Papa Cagliazzu aveva deciso di fare un riposino nel suo ufficio, cercando riparo dalla calura estiva e ingannando il tempo nell'attesa di celebrare messa.

    Proprio nel momento in cui stava iniziando a prendere sonno sentì bussare alla porta.

    Rispose con uno scocciatissimo «avanti» e con gli occhi appannati vide entrare una donna.

    Si stropicciò gli occhi e mise a fuoco che si trattava della signora Martina, una delle sue parrocchiane.

    «Che è successo?», disse Papa Cagliazzu rimettendosi apposto alla bene e meglio.

    «Padre, è un problema che riguarda mio figlio.»

    «che problema ha?»

    «Beh, sta sempre attaccato davanti al computer e quando usciamo sta sempre con la testa piegata sul cellulare. Insomma, passa il tempo tra computer e cellulare! Ormai fa vita sociale zero.»

    «E perché? Che fa davanti al PC e al telefono?»

    «Non lo so, usa un linguaggio sconosciuto! L'altro giorno lo sentivo parlare con il cellulare e diceva bella bro instagrammari, mentre il giorno prima parlava davanti al PC con i suoi iutuberes. Ma che diavolo sono?»

    «Boh? Vai avanti.»

    «L'unica cosa che ho capito è che aspetta sempre una no... una no... come si dice? Una cosa che inizia per no e finisce per ...fica.»

    «una cosa che finisce per ...fica? Ahhhhh, ora ho capito tutto! Dì a tuo figlio che la cosa che finisce per ...fica non la deve aspettare, se la deve andare a cercare, sennò da sola non arriva!»

    «Ah ecco. Forse ho capito», disse la Martina, «quindi se se la va a cercare poi la smette di stare attaccato al computer e al telefonino?»

    «In teoria si», rispose Papa Cagliazzu, «ma ci staje ttaccatu a sti shtracuenzi mi sa ca la ...fica la trova sulu susu internet...» (se sta sempre connesso a queste diavolerie, credo che la ...fica la troverà solo su internet...).

    SOCIAL

    Ogni volta che entrava in un bar vedeva sempre la stessa cosa: ragazzi seduti intorno al tavolo, con le birre in mano o appoggiate sul tavolino e il silenzio più assoluto. Stavano insieme, si, ma ognuno con la testa piegata sullo smartphone o, i più alla moda, sul tablet.

    «ma insomma, dove stanno i ragazzi che fanno casino, giocano a carte, a biliardo o a biliardino?», pensava Papa Cagliazzu mentre guardava quei ragazzi con il capo chino su quelle diavolerie.

    Un giorno, mentre sorseggiava un grappino, decise di chiederglielo.

    «Ragazzi, mi spiegate perché state tutti concentrati su quei marchingegni invece di socializzare, 'nzurtare fimmine (provarci con le ragazze), giocare... insomma, fare cose da ragazzi!?»

    «Veramente io sto chattando con la mia ragazza che vive a Milano», disse uno dei giovani.

    «Io invece sto studiando», disse un altro, «ora sto googlando Inferno di Dante.»

    «Non vede che sto socializzando su facebook?», rispose il terzo, «ho più di 1000 amici!»

    «Ahhhhhh sorte mia!», sbottò Papa Cagliazzu, «braccia rubate all'agricoltura!»

    «Padre, non è vero!», rispose il quarto ragazzo, «io sono un bravissimo agricoltore!»

    «Ma ci sta dici??», disse Papa Cagliazzu, «ca ci no tieni mancu li terre!» (non hai nemmeno le terre!).

    Il ragazzo mise il suo smartphone sotto gli occhi di Papa Cagliazzu e disse:

    «Guardi, sono arrivato al livello 998 su farmville!!»

    A quel punto Papa Cagliazzu torse lu culu (si voltò di spalle) e uscì dal bar borbottando incomprensibili bestemmie.

    L'OROLOGIO RADIOCONTROLLATO

    Un giorno Papa Cagliazzu decise di andare a Lecce per comprare un orologio. Arrivò con la sua macchina in Piazza Mazzini e, dopo tanto tempo, finalmente riuscì a trovare un parcheggio.

    Girò tutta la piazza per cercare una colonnina per il parcheggio e finalmente la trovò.

    Si frugò in tasca e, tra tante monetine, riuscì a racimolare solo 50 centesimi.

    «Sono le sei e un quarto e il parcheggio scade alle sei e mezza», pensò Papa Cagliazzu, «vabbè, ce la faccio.»

    Entrò nel negozio e iniziò a guardare i tanti modelli, uno più bello dell'altro.

    Arrivò una commessa e gli disse:

    «Serve aiuto?»

    «Sine, beddhra mia, oju n'orologiu, ma no sacciu quale aggiu scucchiare.» (Sì, bella mia, vorrei un orologio, ma non so quale scegliere).

    La commessa gli porse un bellissimo orologio, che costava 150 euro.

    «Questo è un orologio radiocontrollato» gli disse la commessa.

    «E ci bbò dice?» (E che significa?), rispose Papa Cagliazzu.

    «Significa che ogni tot di ore si collega ad una stazione in Germania e imposta da solo l'orario esatto.»

    «Ah, bene, però è caru.»

    «Sì, ma imposta da solo l'ora esatta, può esserle utile.»

    Papa Cagliazzu era indeciso.

    «È una spesa molto cara, ma un orologio che imposta l'ora esatta può essermi davvero utile» pensò.

    Alla fine decise di acquistarlo.

    Tutto contento e con l'orologio radiocontrollato al polso si diresse verso la macchina, quando vide un ausiliario del traffico che stava compilando una multa.

    «Lei è in contravvenzione», gli disse.

    «Ma ci cazzu dici?», rispose di tutto punto Papa Cagliazzu.

    «Sono le sei e quaranta» controbatté il vigile.

    «L'orologiu miu porta li sei e mmenza spaccate!» (il mio orologio fa le sei e mezzo precise).

    «Allora aggiusti l'orologio, il mio fa le sei e quaranta antaggiate» (abbondanti).

    «Ma jou tegnu l'orologiu radiocontrollatu, ca imposta l'ora dilla Germania.» (Ma io ho l'orologio radiocontrollato, che imposta l'ora della Germania).

    «E si vede che in Germania stanno 10 minuti indietro» gli disse il vigile mentre porgeva la multa.

    «150 euru de orologiu e puru a murta. M'aggiu ccattatu l'orologiu dellu cazzu!» (150 euro di orologio e pure la multa. Ho comprato l'orologio del cazzo) pensò tutto indispettito Papa Cagliazzu.

    LE CONFESSIONI

    Era giunta la Settimana Santa e ogni giorno Papa Cagliazzu, dall'altare, esortava i fedeli a confessarsi prima di Pasqua.

    «Giovedì ci saranno le confessioni», urlava dal pulpito, «mi raccomando, fedeli, almeno per Pasqua dovete confessarvi!»

    Fu così che il Giovedì Santo un sacco di persone si recarono in Chiesa per la confessione.

    Tra di loro vi erano diversi ragazzi e ragazze, costretti a confessarsi dai rispettivi genitori.

    Arrivò il primo, un quindicenne con l'ipod attaccato alle orecchie.

    «Stuta ddhru stracuenzu» (spegni quella porcheria), gli urlò Papa Cagliazzu.

    «Cosaaa?»

    Papa Cagliazzu gli strappò le cuffiette dalle orecchie e disse:

    «Ora puoi confessare i tuoi peccati.»

    «Beh, io... ho detto qualche bugia, non sono venuto tutte le domeniche in Chiesa... basta.»

    «Basta? Sicuro? Non mi dici di quella volta che hai picchiato il tuo compagno di classe e gli hai rubato 10 euro?»

    «Ma ma... come fa a saperlo?»

    «10 avemaria, una per ogni euro rubato e 20 paternosci per tutte le volte che hai fatto il bullo. Avanti un altroooo!»

    Si presentò una giovane ragazza, tutta vestita da suora: gonna di lana fino alla caviglia, camicia abbottonata fino al collo, maglioncino in acrilico stile anni '30.

    «Padre, non ho commesso alcun peccato, ma mi confesso lo stesso perché voglio sembrare pura davanti a nostro Signore.»

    «E nu te la cunfessi ca te faci li selfi cu lu culu e le minne de fore e sinti amica de tanti masculazzi rattusi?» (non confessi di farti le foto con il sedere e il seno di fuori e sei amica di tanti uomini arrapati?).

    «Ma padre, io non esco mai di casa...»

    «È quistu lu problema! 30 paternosci e 20 avemaria. Forza, camina!» (è questo il problema, 30 padrenostro e 20 avemaria. Forza, cammina!).

    Si presentò un'altra ragazza, si inginocchiò al confessionale e disse con tono risoluto e concitato:

    «Padre, allora, non mi confesso da 6 mesi, ho detto qualche bugia, ho mancato di rispetto qualche volta ai miei genitori e una volta ho rubato un pacchetto di caramelle in un supermercato.»

    «Tutto qui?»

    «Sì, padre.»

    «sicura?»

    «Sss...ì.»

    «Perché non confessi che con la tua amica sparli sempre di una vostra amica in comune? Perché non mi dici che zzoccula la ausi e zzoccula la curchi?» (la chiami sempre zoccola).

    «Ma... come fa a saperlo?»

    «Ane, citta. 30 avemaria e rringrazzia Diu» (vai, zitta. 30 avemaria e ringrazia Dio).

    Intanto nella Chiesa si iniziava a vociferare che Papa Cagliazzu sapeva tutti i fatti privati dei ragazzi. Un lento brusio divenne, piano piano, un susseguirsi di commenti ansiosi.

    «Ma come fa a sapere tutto?» si dicevano i ragazzi l'un l'altro.

    A un certo punto Papa Cagliazzu, esasperato dai commenti, si alzò e gridò:

    «Ui la capu la tiniti chiusa, ma li profili li tiniti perti!!» (voi la testa l'avete chiusa, ma i profili li avete aperti!!).

    E fu così che i ragazzi capirono come faceva a conoscere i fatti di tutti.

    FACEBOOK E IL VESCOVO

    Un giorno il Vescovo mandò a chiamare Papa Cagliazzu.

    «Papa Cagliazzu!», tuonò il vescovo, «ma è possibile che la devo sempre richiamare per i suoi comportamenti poco ortodossi?»

    «Ci aggiu fattu?» (che cos'ho fatto?), rispose timidamente Papa Cagliazzu.

    «I suoi fedeli si lamentano del suo linguaggio troppo scurrile sul suo profilo Facebook, ma insomma, quante volte le ho detto di parlare come mangia?»

    «Eccellenza, io parlo male perché mangio male.»

    «e perché mangia male?»

    «Cu sta crisi tocca ccattu la rrobba in offerta alli discaunt, ma ci signuria me aumenta lu stipendiu, jou la spesa la fazzu comu Diu cumanna e la spicciu cu dicu puttanate subbra li social» (con questa crisi mi tocca comprare

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