Il villaggio dei cannati + Il cervello da un miliardo di debiti

Di Enzo Verrengia

RACCONTO LUNGO (36 pagine) - FANTASCIENZA - Ci sono misteri nascosti nelle campagne pugliesi che se venissero scoperti potrebbero cambiare il mondo. Ma probabilmente anche no.

Chi è davvero lo strano ragazzo, un po' effeminato, arrivato in paese a Roccapizzuta? È davvero il figlio del professore? E cosa c'è in queste strane sigarette "un po' forti" che offre in giro? Per non parlare di quella strana installazione sulla statale, che sembra un villaggio western circondato dal filo spinato: il progetto Enne Enne. Non ne sapeva niente nessuno, e forse sarebbe stato meglio se le cose fossero rimaste così. Due nuove avventure ai confini della realtà nella profondità più profonda della Puglia.

Enzo Verrengia, cresciuto a San Severo e residente a Pescara, ha scritto numerosi racconti e romanzi di fantascienza e spionaggio. Nel 2013 ha pubblicato da Piemme il romanzo fantastico "L'eredità di Hyde". Con lo pseudonimo di Kevin Hochs ha pubblicato quattro romanzi di spionaggio su "Segretissimo". Per Delos Books ha pubblicato i racconti "La corsa del bruco" su "Robot" 44 e "Il piagnisteo delle scimmie" su "Writers Magazine" 30. Collabora con la Rai, con la Gazzetta del Mezzogiorno e interviene spesso alla trasmissione televisiva "Il Caffè di Raiuno".

• Lingua: Italiano
• Editore: Delos Digital
• Data di uscita: 15 set 2015
• ISBN: 9788867758791

Anteprima del libro

9788867758432

Il villaggio dei cannati

Roccapizzuta, 1462 abitanti, 755 metri sul livello del mare, Subappennino Dauno. Specialità locale: la soppressata, alla quale ogni anno si dedica una sagra nel periodo delle festività pasquali.

La gente del posto non vedeva succedere niente da secoli, compresi gli ultimi cinquant’anni di amministrazione comunale della lista civica. Tutti avevano abitudini così regolari da poterci sincronizzare gli orologi.

Quando se ne fermava uno di prima mattina, bastava aspettare lo sciacquone di mastro Duminico per sapere che erano esattamente le sette, e posizionare le lancette di conseguenza. Le sette e mezza venivano scandite dalle grida di Donna Filomena e Donna Concetta, che a quell’ora litigavano sempre per chi doveva entrare prima nel cesso e a ottant’anni e passa a testa non si sognavano di farne costruire un secondo nel loro palazzone patrizio di cinquecento metri quadri per ognuno dei due piani affacciati sulla piazza.

Più tardi, nel corso della mattinata, esistevano altri innumerevoli riferimenti orari, per chi avesse momentaneamente smarrito il senso del tempo. Citeremo i capisaldi che ritmavano la vita paesana.

Alle nove, Tonino lo scarparo cominciava a inchiodare suole che dovevano essere di bronzo concavo, a giudicare dai boati tipo gong. Alle dieci si sentiva una canzone a squarciagola dello scemo del villaggio, un dolicocefalo, soprannominato per la sua fisionomia Coccia a Pustalina, ossia testa allungata all’indietro, dalla forma di una piccola pustale, corriera. In genere, il brano scelto era Riderà, ma qualche volta si sbilanciava in Cuore matto e finanche Bada bambina. Alle undici uscivano a far la spesa la vedova Lo Previte e sua figlia Fontanella, detta Nella nel tentativo inverecondo di mascherare quel nome pur soave ispirato alla Madonna della Fontana di Torremaggiore, loro paese di origine. Per arrivare all’ipermercato di Roccapizzuta, un emporio di fronte casa dove si vendeva dal peperoncino secco all’abbigliamento firmato, le due donne facevano l’intero giro dell’abitato. Ogni volta che la vedova Lo Previte e Nella incrociavano qualcosa di sesso maschile con il posto fisso, la madre diceva alla figlia: – Meh, intufa – che significa, più o meno forza, petto in fuori.

Alle undici il professore Parracino scendeva a comprare il giornale e poi andava al bar per l’aperitivo. Nessuno l’aveva mai visto insegnare, ma a Roccapizzuta se uno aveva un titolo del genere non doveva dimostrare più niente a nessuno. L’importante era il numero di ettari che vantava, e le proprietà terriere di Parracino erano incalcolabili.

All’una, in tutta Roccapizzuta si spandevano gli aromi celestiali delle cucine. I paesani potevano pertanto abbandonarsi a variegate speculazioni.

– Incoronatella oggi fa broccoli.

– Nannetta va a verze.

– Soccorsa sta cuocendo i funghi.

Dietro ogni aroma c’era un nome, una famiglia, una storia.

– La suocera di Incoronatella ha detto al figlio che non se ne parla di vendere la vigna.

– Nannetta guarda ‘nu poco troppo il farmacista.

– Soccorsa, quando il marito esce a cogliere i funghi, si vede col lattaio.

Così, segreti inconfessabili, anziché occupare quattrocento puntate televisive da tre ore l’una, venivano bruciati nel tempo di uno spot.

Tornando alla misura cronometrica delle abitudini, se dal pomeriggio in poi si fermava un orologio, nessuno si preoccupava di ricaricarlo. Anche quel giorno era ormai passato e tanto valeva dimenticarselo.

Inutile invece basarsi per l’orario sulle pustali, le corriere che collegavano il paese al resto