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Quando ti manca il respiro
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E-book110 pagine1 ora

Quando ti manca il respiro

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Info su questo ebook

Dopo un'esperienza traumatica è necessario fare un percorso di rielaborazione di quanto è accaduto, per liberarsi delle emozioni negative e per conoscere meglio se stessi; è anche un modo per rivedere la propria vita e reimpostarla in modo diverso.
Ho vissuto in prima persona la malattia del Covid-19: il ricovero in ospedale, i gravi problemi respiratori e il rischio di essere intubato. Ho assistito alla morte di un mio compagno di stanza nella totale solitudine. In ospedale ho ricevuto cure adeguate da parte del personale sanitario verso il quale sono molto grato.
Il respiro (la mancanza, l'assenza, la presenza, le malattie, la scienza del respiro...) è diventato il tema centrale del libro.
Il diario dell'esperienza della malattia e alcuni racconti introducono le riflessioni teoriche e cliniche sul tema centrale del respiro ma anche sulla salvaguardia della natura, sulle disuguaglianze sociali, sul cambiamento degli stili di vita, sull'insorgere della malattia e la sua cura, sulla paura della morte.

Giorgio Bertini, psicologo e psicoterapeuta, è stato per molti anni Responsabile dell'UOS di Psicologia dell'età evolutiva di un' Azienda Sanitaria del Veneto. Ha curato il libro "Genitori di un figlio che cambia. Il mestiere di genitore in adolescenza", Ombre Corte, 2001. Con Tralerighe Edizioni ha pubblicato nel 2020 il saggio "Un mestiere impossibile. Il lavoro con bambini e adolescenti con disagio psicologico e relazionale".
LinguaItaliano
EditoreAbel Books
Data di uscita23 feb 2021
ISBN9788867522439
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    Quando ti manca il respiro - Giorgio Bertini

    Giorgio Bertini

    Quando ti manca il respiro

    AbelBooks

    Prima edizione febbraio 2021

    Copyright © AbelBooks – Piergiorgio Leaci editore

    Via Milano 44 – Novoli

    www.abelbooks.net

    Immagine di copertina di Gianni Franceschini. Titolo: L’uomo sull’albero.

    Indice

    Introduzione

    1. Quando ti manca il respiro

    2. L'ultimo respiro

    3. Intorno al respiro

    Bibliografia

    "Quando ti manca il respiro

    non sussurri parole d'amore.

    Quando ti manca il respiro

    stringi forte una mano".

    (Anonimo)

    "Sarà quando quell'ultima volta

    Che la vedi e la senti parlare

    Quando il giorno dell'ultima volta

    Che vedrai il sole nell'albeggiare

    E la pioggia ed il vento soffiare

    Ed il ritmo del tuo respirare

    Che pian piano si ferma e scompare".

    (Francesco Guccini, L'ultima volta)

    Introduzione

    Dopo un'esperienza traumatica è importante fare un percorso di rielaborazione di quanto è accaduto, per liberarsi delle emozioni negative e per conoscere meglio se stessi. È anche un modo per rivedere la propria vita e reimpostarla in modo diverso. L'esperienza traumatica è inaspettata, imprevedibile, mette in pericolo la vita e non si hanno strumenti efficaci per fronteggiarla. Ci si rende conto che non possiamo controllare tutto, che siamo umanamente fragili, che abbiamo bisogno dell'aiuto degli altri, che la vita è precaria e che dobbiamo fare i conti con la possibilità di morire. Alla morte dobbiamo essere preparati per tempo, come lo siamo con le occasioni della vita. Cambia anche la priorità dei valori, che non sono certo i soldi e il successo.

    Ho vissuto in prima persona la malattia del Covid-19: il ricovero in ospedale, i gravi problemi respiratori e il rischio di essere intubato. Ho assistito alla morte di un mio compagno di stanza nella totale solitudine. In ospedale ho ricevuto cure adeguate da parte del personale sanitario   verso il   quale sono molto grato. Ho sperimentato anche l'abbandono da parte dei servizi sanitari territoriali quando la malattia si è manifestata, lasciandomi la decisione di chiamare o non chiamare il 118   per andare in ospedale, e   l'incuria dopo le dimissioni, senza alcun controllo sanitario e senza alcun aiuto psicologico.

    Solo le telefonate del servizio di vigilanza sono state assidue.

    Questo lavoro di scrittura mi ha permesso di rielaborare quello che mi è accaduto in questi mesi.

    La prima parte (Quando ti manca il respiro) riporta fedelmente le pagine di diario che ho scritto in ospedale, a partire dal momento in cui ero fuori pericolo, e descrive il periodo successivo di rigida quarantena che ho condiviso con mia moglie che ha fatto il decorso della sua malattia, a casa, nella totale solitudine.

    Il respiro (la mancanza, l'assenza, la presenza, le malattie, la scienza del respiro...) è diventato il tema centrale del libro e ha stimolato alcune   riflessioni sulla malattia, sulla vita e sulla morte; mi ha motivato a leggere libri e articoli sul tema;   ha risvegliato, su questo argomento, vari ricordi che mi hanno riguardato direttamente come persona e come   psicologo clinico.  

    Nella seconda parte (L'ultimo respiro) due racconti parlano della morte: uno è per ricordare il mio compagno di stanza e l'altro per rievocare e onorare uno dei tanti musicisti che se se sono andati per colpa di un virus che ha tolto loro il respiro (Manu Dibango).

    I due racconti introducono un saggio su "L'accompagnamento alla morte" che è la reiscrittura delle lezioni che ho tenuto ai corsi di formazione regionale per operatori socio-sanitari.

    Nella terza parte (Intorno al respiro) ci sono   cinque racconti autobiografici (La casa rossa, Lo spray nasale, Tre storie sul russare, Il ritorno, Soffocare) che consentono di fare alcune riflessioni teoriche sui segreti della respirazione e dell'apnea, sulla dipendenza dai farmaci (dai vasocostrittori nel mio caso), sulla relazione dell'ansia con la respirazione, soprattutto quando ci sono gli attacchi di panico; e su come, attraverso l'uso adeguato della respirazione, sia possibile stare meglio.

    Il caso clinico dal titolo "La bambina blu" introduce il tema degli spasmi affettivi.

    Il racconto clinico "La fetta di limone permette di analizzare come si sviluppa un disturbo psicosomatico nell'ambito di una fobia sociale   e come può funzionare l'uso controfobico di alcuni oggetti, in questo caso la fetta di limone. Questi due racconti consentono inoltre di sottolineare l'importanza delle storie che si ripetono tra generazioni   in ambito familiare e come certi segreti familiari" attivino dei fantasmi che possono agire nelle generazioni successive e spiegare l'insorgere di alcuni disturbi.

    Infine il racconto "Uno, due, tre, quattro" presenta il tema della balbuzie e dell'importanza di lavorare con questi pazienti, dal punto di vista riabilitativo, sulla respirazione, oltre che sugli aspetti linguistici, emotivi e relazionali.

    1. Quando ti manca il respiro

    Pagine di Diario

    Quella notte, nell'attimo decisivo, tra le due possibili strade io avevo deciso la strada della vita. Non avevo voluto smettere di respirare come l'altro davanti a me, avevo voluto continuare a respirare e continuare a vivere.{1}

    Dal 26 marzo all'11 aprile 2020 sono stato ricoverato per Covid-19 in ospedale dopo cinque giorni, di febbre e tosse, passati a casa con la sola assistenza telefonica del medico di base. Lo stesso è accaduto a mia moglie. La decisione di chiamare il 118 non è stata facile, ma le difficoltà respiratorie che sono subentrate mi hanno convinto a farlo.

    I primi giorni di ospedale sono stati molto difficili, respiravo a fatica, avevo molte dispnee notturne, e i medici avevano pensato, se la situazione clinica non si fosse modificata, di farmi ricoverare in terapia intensiva. Per fortuna questo non è accaduto.

    Le pagine di diario qui riportate sono state digitate sul blocco-note del telefonino quando la situazione cominciava a migliorare; molte sono state scritte durante la notte, e mi hanno permesso di registrare quello che stavo vivendo in quel momento.

    Mercoledì 1 aprile 2020 ore 7.00

    È quasi una settimana che sono ricoverato in ospedale perché positivo al Covid 19 e per complicanze respiratorie. Le cure funzionano bene e sono attaccato all'ossigeno, come tutti, in fase di svezzamento progressivo.

    Questa è una malattia che ti porta via il respiro. Straziante è stato perdere alcuni giorni fa un mio compagno di stanza, un signore di 83 anni, con nessuno accanto, nella totale solitudine.

    Sono morti strazianti anche per i familiari.

    Il personale   è preparato, ben protetto, ma per ovvie ragioni di sicurezza i contatti

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