Escluso il silenzio
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Info su questo ebook
Originariamente composto dalle raccolte Le unghie nei palmi del 2018 e Bossa Nova del 2019, il titolo è stato scelto perché significa ogni cosa dell’autrice stessa, escluso, appunto, il silenzio; la sua voce interiore per intero, dunque.
Caratterizzati da versi liberi, lontani dalla sicurezza formale, sono il frutto dell’elaborazione sia dell’inconscio/coscienza dell’autrice che della fantasia della stessa la quale, traendo ispirazione dalla forma più moderna della poesia, quasi fosse un flusso di pensiero, più che componimenti mette su carta immagini oniriche, evocative.
Il linguaggio è semplice e comprensibile per chiunque. I componimenti sono ottantanove, divisi per tematiche in una sorta di percorso interiore, di pista pedonale attraverso il quale chi legge può camminare nella mente e nella vita di chi li ha scritti.
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Anteprima del libro
Escluso il silenzio - Alessandra Libertini
Michelina e Antonio
che hanno scolpito la tenerezza nel mio cuore
come hanno potuto.
A chi ha avuto l’audacia di restare.
A chi ha avuto l’audacia di tornare.
Selvaggia
Ho ripreso il mio corpo
i miei capelli, la mia falcata,
nella sensualità che mai mi ha lasciato
ho ripreso il ruggito;
la risata con la bocca socchiusa
e il coraggio di aggredire
senza dire una parola.
Una danza ancestrale imparata
quando ero sola nel mio deserto interiore
mi fa roteare i fianchi e la testa,
mi allunga i capelli,
scuote il suolo come un terremoto,
mi sporca la pelle del colore della terra
e divento una liana lunga e spessa
a cui si aggrappa la mia stessa vita.
Scende nel mio abisso e nel mio fuoco,
nella sera che c’è oltre le mie albe,
e rincorre il mio ringhio correndo
come un felino che ha perso i suoi confini,
divento la libertà di un tamburo
che suona da solo
ogni volta che vuole.
Divento la pioggia sulle mangrovie,
con il ginocchio che tocca la clavicola,
divento il sole che brucia l’epidermide
e il rosso che è l’inizio e la fine del giorno.
La libertà è il mio unico stato mentale.
Donna
La delicatezza nel guardarsi il dorso della mano,
lo stupirsi di come possa divenire fiore,
la magia del trasformare tutto in qualcosa di migliore,
di rovinare e di rinascere, di comprendere e di combattere,
tutto mentre si socchiude la bocca.
Gli occhi fissi sul domani in ogni forma che si vuole,
un uomo, una donna da amare,
una carriera, un bambino stretto all’anima,
con la forza di dirsi sempre che sarà splendido
perché si è imparato a correre
anche con le ginocchia insanguinate
sotto il vestito della festa.
Gli stereotipi che non fanno più paura,
la tecnologia che non è più barriera,
i libri che cambiano la storia
perché son cambiati dalle donne.
Famiglie che non son più prigioni,
punti di arrivo, punti di stallo,
scelte di vita che rendono grandi,
il no che diventa strumento di bellezza.
La violenza viene riconosciuta nella sua infamia,
il grido può muovere le montagne,
si possono spostare i mari e i monti,
un velo davanti agli occhi
non sarà più una benda.
Se qualcuno addita la cellulite,
oggi la donna la mostra impertinente,
perché nessun tipo di adipe interferisce
con un cuore consapevole, con una mente ammirevole;
si cambia la storia, miei cari gentleman,
assistete ora a questo barattolo chiamato donna
che si fa contenitore di sé stessa
e butta via l’etichetta
si apre senza apriscatole o cavatappi
preme da dentro esplodendo nella sua bellezza
per compiere un avvenire
che mai nessuno ha osato immaginare.
Donna II
L’oleandro ed il velluto
nelle mie narici dilatate
mentre osservo
nello specchio che mostra
il colore madreperla
di una pelle illesa dalle sconfitte.
Quella donna che vedo
creata da una combinazione alchemica
mai sperimentata e un po’ temuta,
amplesso meraviglioso di un dio minore
con il guscio di una bianca conchiglia
nel disturbante odore dei gelsomini
in un giardino abbandonato,
frutto inatteso di una pianta sterile
unico esemplare della sua specie,
figlia unica di un cigno mutilato,
calma di un buco nero che sa solo distruggere,
vento che rende inerme, taglia e cuce.
In quello specchio rotto a causa del riflesso
solo un sorriso mi disarma
verticale e malizioso,
vagina con i denti perfetti,
che sa amare, mi sa amare,
mi sa ammirare.
Di altro non c’è bisogno.
Me
Albeggia un sole umido che mi bagna i pensieri,
rinfresca il centro della campagna che ospita i miei giorni,
e mi perdo a fissare nell’aria che a tratti si anima
gli occhi vitrei e bui di un cavallo che ricambia il mio sguardo,
nero e lucente come la qualità dei miei sogni,
mentre nel petto di ognuno dei due,
silenziosamente,
riprende un battito che cavalca all’unisono
momenti che esistono solo dentro di me.
Quando mi rifugio dalla mia distruttiva ricerca di perfezione
osservo col capo chino
il trionfo della mia fantasia sul mio essere,
diventa natura all’improvviso il rifugio
della mia mente labirintica senza via di fuga,
riesco a sdraiarmi a terra dopo anni di cammino
sui piccoli sassi mossi dalla corsa di quel purosangue moro.
Sembra un terremoto.
Io ne voglio far parte e chiudo gli occhi,
lascio che i suoi zoccoli mi passino accanto
e calpestino il rame dei miei capelli senza farmi