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Il Paese delle Case Curiose
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E-book198 pagine2 ore

Il Paese delle Case Curiose

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Info su questo ebook

Fu così che, un bel giorno, le Case Curiose decisero che sarebbe stato bello vedere il mondo! Presero le loro biciclette e partirono verso La Via Per Noi! Mille avventure le attendono lungo la strada per Parigi, Londra e tutto il mondo, prenderanno multe, troveranno tempeste e matrimoni, e tutto viene raccontato in questo magico libro, per trasportarci assieme alle casette fantastiche in un mondo di fiaba, dove anche le case possono... pedavolare!
Un libro di fiaba dedicato a tutti i bambini dai 3 ai 6 anni, da leggere con la mamma e il papà prima di andare a nanna, oppure quando se ne ha voglia.
LinguaItaliano
Data di uscita11 mar 2021
ISBN9788893782265
Il Paese delle Case Curiose

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    Anteprima del libro

    Il Paese delle Case Curiose - Margherita Benati

    mani.

    1

    C’era una volta il Paese delle Case Curiose; e come poteva chiamarsi altrimenti?

    Tutti i paesi, si sa, stanno fermi. Tranne uno: quello delle case curiose. A scanso di equivoci e per essere chiari viaggiava e

    passeggiava in bicicletta: una vera stranezza, sia per gli abitanti, sia per chi lo vedeva passare. Non si sapeva chi le avesse costruite, ma si sapeva che, da quando erano nate, niente avrebbe potuto tenere ferme quelle casette. Bastava guardarle anche solo di sfuggita per accorgersi di quanto fossero sveglie e vivaci!

    Di soppiatto, tutte insieme gioiose di vita e di buon’ora partivano ognuna con la propria bicicletta lustra e veloce. E via coi loro balconi fioriti a percorrere strade chiare e scure senza paura, viottoli lisci come l’olio e sentieri rupestri, viali alberati e spazi deserti. Volevano conoscere, sapere, ma soprattutto scoprire il mondo.

    La prima casetta ad avere l’idea di muoversi e partire era stata quella della signora Pimpinella e di suo marito Pimpinello, il quale di lavoro vendeva per l’appunto biciclette. Lei, la casetta, non vedeva l’ora di provarne una. In particolare non vedeva l’ora di salire in sella a quella esposta al negozio in vetrina la bellissima, una meraviglia delle due ruote di color rosa, lucida, con un cestino di vimini sul manubrio ch’era un incanto.

    Se mai un giorno dovessi guidarla, dovrei mettermi i guanti di garza o di cotone bianchi! pensava la casetta mentre la osservava e con gli occhi dolci l’accarezzava, come una mamma il suo bimbo nella culla.

    Viaggiare non è il nostro forte, ma potrebbe esserlo... in più il negozio è ben rifornito! si fece coraggio e poi un giorno la casetta della signora Pimpinella sussurrò alla sua vicina. Un po’ perplessa ma lusingata, fece altrettanto la sua vicina con la casetta circostante, e via dicendo, a una a una, si confidarono quell’idea, sapete com’è in paese, le voci corrono presto di bocca in bocca... fino ad arrivare all’ultima che proferì ad alta voce:

    Allora, siamo tutte d’accordo? e non ci fu nessuna risposta. Era comprensibile, perché è vero che quelle casette sognavano tanto di viaggiare, ma non avevano mai pensato alle biciclette. Avevano paura di non saperle portare.

    Se ne sono capaci i bambini, impareremo anche noi! Domani all’alba proveremo e se va bene, partiremo! dichiarò allora decisa la casetta della signora Pimpinella.

    Che alba quell’alba! E che sconquasso! Tutti si svegliarono pensando di sognare e di essere al luna park, forse sulle montagne russe; la signora Pimpinella e suo marito per primi si affacciarono alla finestra.

    Bye bye, siamo qui, bye bye! Il giro è bello lungo, ci piace un sacco, e vogliamo prendere la coda, dov’è la coda? mentre dicevano così alzavano le braccia più in alto che potevano e si alzavano anche sulle punte dei piedi, sventolando le mani. Gli altri, un po’ assonnati ma felici, avevano pure spalancato le finestre e si apprestavano a salutare mentre i bambini facevano capricci per non scendere. Così, tra un saluto e una giostra, era cominciato il grande viaggio e la magnifica avventura di quelle casette passate alla storia per la loro curiosità e dei loro abitanti che, senza volerlo, si trovarono a viverla.

    Delle case in bicicletta! strillò poi qualcuno a squarciagola, nell’aurora mattutina. Era un netturbino che vedendole passare, rimase così smarrito che stava per svenire, ma ebbe l’accortezza di aggrapparsi alla sua scopa per sorreggersi e sostenere lo spostamento d’aria. Non andò altrettanto bene a un automobilista, che per guardare le casette in bicicletta, strabiliato, andò a sbattere, per fortuna senza grossi danni.

    Poi successe un piccolo finimondo. Le persone a quella vista così incredibile non capivano, e alcuni spaventati avevano pensato che le casette fossero in fuga per il terremoto; cominciò così a serpeggiare l’idea di una gravità imminente, se non già in corso. Si verificò così un fuggi fuggi generale, ognuno scappava con quello che poteva: pentole, pantofole e paltò, dietro e nella direzione delle casette.

    Dov’è il terremoto? domandavano forte mentre correvano nel parapiglia.

    È qui, è qui! Dentro casa! rispondevano sicurissimi, altrettanto forte, gli abitanti dai balconi fioriti delle casette in bicicletta.

    Un andirivieni di gente allarmata e sconclusionata entrava e usciva dalle proprie case riversandosi nelle piazze in cerca di risposte, finché, vista la coda di confusione, le casette stesse si misero un cartello appeso a ognuna con la scritta: Stiamo viaggiando per conoscere. Punto e basta. Allora piano piano la situazione si normalizzò.

    Intanto il viaggio procedeva ormai a velocità sostenuta. Qualcuna delle casette di tanto in tanto barcollava in sella alla propria bicicletta e si fermava, ma... niente paura, un po’ di batticuore e poi si ripartiva.

    A un certo punto la signora Pimpinella che si era fatta il caffè e si era svegliata per bene, si rese conto di quanto stava accadendo: insieme alla sua famiglia non si mosse più, si sedette sul divano del salotto come impietrita, tenendosi ben stretta alla tappezzeria, mentre fissava fuori dal balcone ravvisando un leggero mal di mare.

    Davanti a loro il mondo là fuori scorreva silenzioso, ondeggiante, leggero, come sospeso nel vento. Suo marito seduto accanto a lei nel frattempo le ripeteva sconsolato:

    Te l’avevo detto che un giorno o l’altro sarebbero partite! Ma tu non mi hai creduto, le ho sentite, avremmo fatto in tempo a fermarle!

    E come?

    Chiudendo a chiave tutte le biciclette una per una, te l’avevo detto. Siamo rovinati, finiremo in un burrone, nel fume o chissà dove, perderemo ogni cosa e la casa!

    I mobili, poveretti, erano sparpagliati per le stanze: ballavano un ballo disordinato e spostandosi di qua e di là, rullavano come un temporale.

    I bambini per tutta la situazione ridevano apertamente, ma anche loro non si muovevano dal divano, cosa alquanto rara, salvo casi di malattia.

    Gli altri abitanti, dopo il caffè, per la paura avevano sbarrato porte e finestre, come se dopo il terremoto dovesse arrivare l’uragano, però poi a turno, impazienti, cercavano di vedere quello che succedeva là fuori, dall’unico buco rimasto aperto: il buco della serratura.

    Le casette invece pedalavano spensierate verso il nuovo, in fila indiana e, in testa a tutte, la casetta della signora Pimpinella guidava tutto il paese con la sua bellissima rosa e i guanti bianchi. Cantava:

    "Andremo a Roma, poi a Parigi, poi a Londra! E se dovesse piovere o nevicare un tetto sulla testa ce l’avremo e indietro non torneremo!

    E se a qualcuno non piacesse... a qualcun altro piacerà, tralla–là tralla–là!"

    Tutto il giorno pedalarono, dimenticandosi ogni altra cosa, anche della stanchezza, tanto era stato l’entusiasmo.

    Quanti spettacoli avevano potuto vedere! L’elenco era lungo e interessante. A una stazione ferroviaria il loro sguardo era stato letteralmente catturato da un treno in partenza sulle rotaie; avevano visto un fume e attraversato un ponte, incontrato da vicino una città fatta di alti grattacieli e scorto in lontananza comignoli di montagne innevate.

    Non da meno era stata la vista di animali, come scoiattoli velocissimi nei prati e sugli alberi; uno stuolo di colombe bianchissime che, tra l’altro, avevano accompagnato le casette per un lungo tratto volando al loro fianco, tubando amichevolmente in compagnia; e più oltre avevano intravisto una volpe, dalla coda ricca e pomposa, mentre correva libera al limitare del bosco nell’ombra della sera.

    A quell’ora, per essere pronte al buio imminente, per la prima volta le casette viaggiavano coi fanali accesi, i quali con la loro lucina fioca, uno a uno in fila silenziosa, indicavano il tragitto che le stesse stavano percorrendo.

    Infine si fermarono in un grande prato, per la notte, a riposare e gli abitanti rasserenati stavano per indossare il pigiama. Quando, d’un tratto, un vigile agitatissimo, apparso come un fantasma dal nulla, alzò la sua paletta:

    Alt! Fermi tutti! gridò col fiatone davanti alla casetta della signora Pimpinella che stava per addormentarsi e spalancò gli occhi di soprassalto.

    È tutto il giorno che vi inseguo e adesso siete ferme. Ma perché non vi siete fermate prima?

    Perché dovevamo viaggiare, oh che domande!

    Ma voi che razza di ciclisti siete? E poi non avete il permesso e quindi non potete viaggiare!

    Noi, caro vigile, come vede siamo un nuovo tipo di ciclisti e lei ha perfettamente ragione. Siamo un po’ ingombranti, ed è nostro dovere chiedere il permesso di transito alla circolazione internazionale, come tutti gli altri, ci deve scusare se non l’abbiamo fatto prima rispose imbarazzata la casetta della signora Pimpinella.

    Non posso accettare scuse e debbo farvi la multa, e nel frattempo le biciclette sono tutte sotto sequestro, fino a nuovo ordine.

    Eh no! La multa può essere, ma le biciclette sono mie, e non si toccano sbottò il signor Pimpinello uscito in quel mentre sul balcone.

    Oggi è stata una giornata, come dire... fuori dal normale, ecco, anche pericolosa, tuttavia dal momento che non è successo nulla di grave lei non può sequestrare un bel niente. Piuttosto, saranno le casette stesse a preoccuparsi di non viaggiare fino all’arrivo del permesso.

    Il vigile fu d’accordo, tutto sommato si era anche calmato, ma pensieroso e dubbioso se ne stava lì, tentennava e perdeva tempo ciondolando con la paletta. Pareva volesse dire qualcosa: alla fine si allontanò senza dire altro.

    Tornò il giorno dopo, tenendo un bel papiro arrotolato tra le mani.

    Ecco il permesso. Prima di partire leggetelo bene e attenetevi rigorosamente alle regole disse. Lo consegnò alla casetta della signora Pimpinella, e poi, come la sera prima, stava lì, tentennava, sembrava sulle spine e non se ne andava.

    Allora la casetta gli chiese:

    Cosa c’è?

    Non so cosa scrivere sulla multa... non mi è mai capitato un fatto simile...

    Scriverà che, da casette curiose quali siamo, abbiamo viaggiato per un giorno intero senza permesso... per eccesso di curiosità!

    Il vigile sorrise, ma poi si ricompose. Scrisse ciò che la casetta gli aveva suggerito, augurò loro buon viaggio e, come a ogni partenza che si rispetti, volle dar loro il segnale di partenza, con la sua bella paletta e il suo sonoro fischietto. E così, permesso permettendo, le casette partirono per il secondo giorno.

    Naturalmente, prima della partenza gli abitanti avevano provveduto a incollare per bene i mobili alle pareti, e tavoli, sedie e letti al pavimento.

    Le sorprese comunque erano solo cominciate, soprattutto per Pimpinella e Pimpinello.

    E così... C’era una volta il Paese delle Case Curiose; che certamente non poteva chiamarsi altrimenti.

    2

    Naturalmente i giorni seguenti le case curiose si rimisero in viaggio. E naturalmente con le loro biciclette. Già, dopo quel primo incredibile giorno, chi avrebbe mai potuto tenerle ferme? Be', forse qualche altro vigile o poliziotto particolarmente pignolo; forse qualche guasto alle due ruote; o forse data la

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