La collana di Miràm: Donne velate
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Info su questo ebook
Il percorso narrativo si incentra sulla collana di Miràm, un antico e prezioso gioiello turco, simbolo per antonomasia del gusto estetico femminile, che accompagnerà il lettore attraverso le vicende di donne appartenenti a tradizioni ed etnie diverse, ciascuna alle prese con i propri problemi, ma a un certo punto consapevoli del fascino e del mistero che la loro differente cultura d’origine è capace di tramandare, travasando nel loro essere donne oggi una forza di appartenenza che le farà sentire ancora più unite.
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Recensioni su La collana di Miràm
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Anteprima del libro
La collana di Miràm - Marisa Gianotti
Gianotti
Prima parte
1
Tutto era pronto. Nulla al mondo avrebbe potuto impedire a Emma di ritornare a Istanbul.
Così lei sperava.
Di quel viaggio che aveva cambiato radicalmente la sua vita ricordava ogni minimo particolare.
Aveva sistemato nel trolley rosso fuoco ciò che aveva deciso di portare con sé. Anche il vestito che le aveva regalato Laura.
Finalmente! Ora lo posso chiudere.
Queste parole avevano accompagnato il gesto rapido e sicuro delle sue mani sull’automatismo della serratura della valigia.
Mentre stava terminando di inserire la combinazione, aveva squillato il cellulare.
Pronto… carissima, che piacere! Sì, l’ho fatta, sto chiudendola. Sì, sto bene, solo un po’stanca… sai quanto c’è da fare prima di partire!
Tu come stai?… Mi fa piacere saperlo. Non parlarmene. Sarebbe bello, sì, che ci fosse anche Laura, anche lei desiderava fare questo viaggio… sì, davvero. Avremmo trascorso un po’ di tempo insieme a Miràm… Sarebbe stato magnifico… Sì, sì, proprio come ai vecchi tempi. Mah!
Grazie, ti saluto anch’io. Mi resta giusto il tempo per sdraiarmi e riposare un po’… Sì, ti manderò un messaggio appena arrivata. Bene, ci sentiremo al mio ritorno.
Salutata l’amica con: Non aspettare telefonate, perché, tu lo sai, quando sono in viaggio non uso il telefono
.
Spegneva sempre il cellulare. Non voleva essere disturbata.
Bloccata la valigia, Emma si era sdraiata sul letto con le mani sotto la testa e aveva chiuso gli occhi.
Si concedeva un po’ di relax dopo esser stata concentrata nella difficile scelta delle cose da portare.
Era eccitata. La partenza era imminente. Poche ore e lei sarebbe stata in viaggio. Andava a Istanbul.
Dopo tanto tempo avrebbe rivisto Miràm.
Lentamente la tensione si era allentata e aveva lasciato spazio ad altri pensieri. Pensieri dolci, di nostalgia, l’avevano portata a Venezia. A quel pomeriggio, quando in compagnia di Laura aveva incontrato per la prima volta Miràm.
2
Laura ed Emma, due donne di aspetto, carattere e origini diverse, ma amiche sincere.
Laura, che aveva superato i trenta, aveva gli entusiasmi dell’amica più giovane di lei di circa dieci anni.
Emma era nata in un paese del Sud, vicino a Monopoli.
Aveva avuto un’infanzia serena. Era stata molto amata dalla sua famiglia, che oltre ai genitori comprendeva anche i nonni paterni.
Il nonno faticava su quel pezzo di terreno che, come lui diceva, aveva comprato togliendosi il pane dalla bocca.
La madre lavorava in casa e la nonna ora sferruzzava, ma un tempo era stata la più abile fra le donne del paese a fare il pizzo con le navette. Il chiacchierino.
Il padre lavorava tutti i santi giorni in un ristorante di Monopoli come aiuto cuoco.
Un giorno Emma – ormai era cresciuta e non credeva più a certe favole – si era avvicinata alla nonna che rimestava nella pentola sul fuoco e le aveva detto: Nonna faccio io, ci riesco, sono grande!
.
Emmina, stai lontana, per carità, potresti scottarti.
Ma nonna, hai sempre tante paure!
Tu non sai quanto ho pregato e sofferto e quanto sono stata felice il giorno che sei nata. Non lo puoi immaginare. E vuoi che ora non mi preoccupi per te?
La nonna le aveva poi raccontato: Per fortuna era arrivata da poco in paese una levatrice che veniva da lontano, da Parma. Una ragazza moderna. Pensa, portava i pantaloni!
.
Emma aveva chiesto curiosa: Ma tu non avevi mai visto una donna con i pantaloni?
.
No, mai. Tutti in paese la criticavano. Nessuno credeva fosse una brava comare. Figurati, una donna che portava i pantaloni! Anche noi non avevamo molta fiducia. Poi era così giovane… Non poteva avere esperienza.
Ma cosa c’entrano i pantaloni?
aveva replicato Emma.
Tu stavi per nascere e tua madre stava male
la nonna, ignorando la domanda, aveva continuato e noi eravamo tutti preoccupati. Invece quella ragazza è stata molto brava. Si è visto subito che sapeva cosa doveva fare e, dopo tanto penare, è riuscita a salvarvi. Per questo ti abbiamo dato il suo nome. Emma. Perché, cara Emmina, se non ci fosse stata comare Emma tu ora non saresti qui con noi.
3
Emma era stata molto protetta dalla famiglia, perché come ripeteva suo nonno: Era un dono venuto dal cielo
. Ogni sua iniziativa era motivo ti apprensione da parte di tutti i suoi cari, che le ripetevano alla nausea: Sai attenta… Guarda… Non farti male…
.
La sua infanzia era trascorsa dentro i confini della casa. Lei conosceva i suoni, i rumori dell’ambiente familiare come gli odori e i profumi della campagna. Anche quelli più strani e insoliti.
Poi la scuola le aveva aperto la porta all’amicizia e alla vita del paese. Aveva conosciuto Rosalba, sua compagna e amica di tutta l’infanzia e l’adolescenza.
Con Rosalba aveva trascorso momenti indimenticabili.
Coricate a pancia in su, sull’erba un po’ bruciata dal sole, stavano immobili, all’ombra del grande ulivo. Per un tempo lunghissimo scrutavano il cielo. Seguivano le nuvole.
Vediamo chi è la più veloce a indovinare la forma di quella nuvola
proponeva Rosalba.
Emma doveva pensarci un po’e Rosalba, come sempre, la superava.
Dopo diverse prove Rosalba, soddisfatta, diceva all’amica: Cambiamo gioco, perché tu non riesci a battermi.
Un po’ le spiaceva per Emma e allora proponeva quello delle storie.
Guardavano una nuvola e da ciò che a loro sembrava inventavano una storia.
A Emma inventare storielle piaceva. Per lei era facile.
Guarda Rosalba, vedi quella nuvoletta grigia? È un gatto. Sta scappando. Ha un topo in bocca e… Ora è arrivato un cane e il gatto ha lasciato il topo per correre più veloce.
Rosalba guardava e si divertiva.
La vedi quella grossa nuvola?
continuava Emma è una nave, sta andando in America. È una nave come quella che ha usato il fratello di mio nonno quando è partito.
Anche il fratello di mia nonna è andato in America.
Lo sai che in America le case sono altissime. Si chiamano grattacieli. Io li ho visti nelle cartoline che ha scritto lo zio
aveva detto con un certo orgoglio Emma.
Rosalba le aveva risposto con lo stesso tono: Anch’io ho tante cartoline dell’America e quando sarò grande andrò a trovare i miei cugini americani.
4
Un giorno il cielo stava preparando un temporale.
Le nuvole bianche, come tante pecorelle diceva nonna Concetta, erano state spazzate dal vento, e dal mare stavano arrivando quelle nere. Quelle che riescono a oscurare la luce del sole.
Emma e Rosalba, guardando quelle nubi, avevano pensato di inventare delle storie brutte. Quelle che fanno fifa
dicevano.
Vedi Emma quella nuvola, mi sembra un lupo. Il lupo mannaro! Quello che fa paura ai pastori perché mangia le pecore!
Anche Cappuccetto rosso aveva paura del lupo
aveva detto Emma" e il lupo ha mangiato anche la nonna.
"Sì, perché il lupo è furbo! Se vuole mangiare un agnellino è capace di fare dei tranelli,