Polvere Z
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Fantascienza - romanzo breve (61 pagine) - C'è un piano per combattere la fame, ma si rivelerà un completo disastro.
Torino, 2032. Le autorità predispongono un piano per sopperire ai crescenti disordini legati alla crisi economica e alla conseguente malnutrizione dei cittadini. Una polvere sintetica, in grado di integrare la dieta degli abitanti, potrebbe essere la soluzione. Viene scelto un quartiere come luogo per una prima sperimentazione su larga scala, su cavie inconsapevoli che non hanno più nulla da perdere. I risultati sono catastrofici, il sangue dei civili inonda le strade ammantate di follia. I superstiti dovranno unirsi per fuggire e combattere chi è determinato a cancellare tutte le prove dell’accaduto.
Roberto Risso (1978) torinese, laureato e addottorato in letteratura italiana, ha pubblicato numerosi saggi accademici e un racconto su “Granta Italia” nel 2012. Fra il 2006 e il 2013 è stato due volte finalista al Premio Italo Calvino con una raccolta di racconti e un romanzo. Dall’inizio del 2010 vive e lavora negli Stati Uniti dove è docente universitario. Si occupa prevalentemente di prosa narrativa italiana dal Cinquecento al Duemila. Appassionato di letteratura del disastro, ha ideato il progetto Universo Torino 2050, un luogo virtuale di storie e immagini ambientate nella Torino e nel mondo del futuro prossimo e remoto.
Dal 2015 risiede a Clemson, nella Carolina del Sud (USA) e sta scrivendo romanzi e racconti autoconclusivi e indipendenti, ambientati nel futuro (e nel passato…) della sua città e dell’ Italia.
Un modo efficace per colmare le distanze.
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Anteprima del libro
Polvere Z - Roberto Risso
distanze.
Voi insisterete: – Non è giusto il procedere del Signore. –
Ma io a norma del procedere di ciascuno farò giudizio di voi.
Ezechiele 33:20
Uno
– No, Dottore. No. Non ci siamo. – Il Generale esitò, pallido, le occhiaie scure di un uomo che ha perso troppe ore di sonno. La voce era ferma ma gli occhi lo tradivano. Arrossati, mobili. Incerti.
– Ha idee migliori, Generale? – La voce del Dottore sembrava una sfida. Lievemente curvo, con la barba e i capelli ricci spolverati di grigio, sorrideva senza traccia di allegria.
– Calmatevi. Temo che non si tratti di avere idee migliori. – La Deputata era intervenuta per evitare uno scontro di potere – dobbiamo risolvere un problema la cui gravità è oltre ogni possibilità di speranza.
– La soluzione proposta è peggiore del problema! – La voce del militare aveva riacquistato durezza. – Non possiamo combattere questa minaccia aggrappandoci alla follia.
La donna fece una smorfia.
Il sorriso del Dottore si allargò. Divenne provocante.
La stanza era stretta, senza finestre, uno sgabuzzino riadattato. I tre erano seduti attorno a un tavolo scheggiato, davanti a loro c’erano tre cartelline con dei fogli scritti a mano, calligrafia fitta, inchiostro nero. C’era un forte odore di disinfettante, pungente ma non sgradevole. Il profumo dolce della donna aveva abbandonato l’idea di prevalere e si era accontentato degli angoli.
Il Generale scosse il capo, l’uniforme era fresca di lavanderia, le piastrine erano state lucidate a dovere, ma si vedevano ai gomiti dei punti usurati.
– Dottore, non possiamo fare quanto ci ha proposto.
– Se la proposta del mio gruppo di ricerca le pare peggiore del problema, aspetti di avere novecentomila torinesi affamati che assaltano i depositi. Quale soluzione proporrà, allora? Mi auguro nulla di simile al suo collega Bava Beccaris centoquarant’anni fa.
La stoccata era dura e colse nel segno.
– Siamo nel 2032, non nel 1898 – la Deputata si stropicciava nervosamente l’orlo della giacca – è passato più di un secolo e mezzo, i tempi sono cambiati.
– Lo dica ai suoi colleghi giù a Napoli, o a Palermo, o a Roma.
– Adesso basta, Dottore! – l’urlo del Generale fece sobbalzare tutti. – I casi di Napoli, Palermo, Roma e… – stava per dire Genova ma si fermò, la notizia degli assalti ai depositi alimentari non era ancora stata diffusa – e… quello che è successo non sono in discussione. I soldati obbediscono agli ordini, se lo stato di assedio lo richiede sono autorizzati a far uso della forza per difendere le postazioni strategiche. Non spetta a lei giudicare ciò che è stato fatto.
– Cazzate! Sparare su poveracci che cercano cibo per non far morire di fame i loro figli è disumano… – La voce del Dottore era spezzata dall’angoscia. – L’unica guerra che dobbiamo vincere è quella contro la fame.
– Ma imbottirli di droghe allucinogene non peggiora le cose? – Laura Benati aveva svestito il suo ruolo istituzionale, parlava con gli occhi lucidi, con gli occhi di una donna che pensa ai più deboli.
– Non lo so, ma non ho una soluzione migliore – sospirò l’uomo prima di rivolgersi al Generale. – Mi creda, De Marco, capisco le sue riserve, ma le sostanze allucinogene, come le chiama lei, sono solo una componente della Polvere 2HJ-32. Anche a me non piace l’idea ma non abbiamo altra scelta.
Il Generale aprì la bocca per replicare, ma poi la richiuse. Non sapeva cosa dire, l’ira era passata, si sentiva stanco come mai lo era stato prima. Pensò a sua figlia, l’aveva guardata mentre dormiva nella sua tutina rosa, aveva i capelli della madre, color miele, lunghi, lisci. Si chiese in che mondo sarebbe cresciuta.
No, piuttosto… scosse il capo, infuriato che il pensiero fosse tornato, quel pensiero assurdo e atroce. Basta.
* * *
Il Generale rimase in silenzio, gli occhi stanchi fissavano una macchia blu sul camice del Dottore. Anche quel camice, come la sua uniforme, era ormai liso.
Quando le divise cominciano a portare i segni del tempo, vuol dire che le cose vanno male.
– La polvere nutriente a cui abbiamo lavorato non viola la regolamentazione nazionale sugli stupefacenti – il tono del Dottore era freddo, distaccato. – Abbiamo sviluppato il composto 2HJ-32 seguendo le direttive fornite dal Palazzo di Città.
Fece una piccola pausa prima di proseguire.
– Ora non è il caso di stare qui a ripeterci i problemi di Torino e Provincia, basta guardare dalla finestra per vedere che la gente soffre la fame. Questa polvere contiene l’equivalente di millequattrocento chilocalorie, vitamine, proteine, sali minerali e… – esitò come se confessasse un segreto – sostanze psicoattive che manterranno la gente attiva, reattiva e… – guardò il soffitto come in cerca d’ispirazione – …di buon umore.
– Certo, certo. – La Deputata annuì con sfinita tristezza. – La disperazione fa commettere crimini, atti fuori da ogni logica. Serve il morale. Voglio dire… tenere su il morale, in attesa che arrivino gli aiuti da Bruxelles, o da Washington
– O da Wuhan – aggiunse lugubre il Generale. – Siamo messi male, è inutile negarlo, molte città sono allo stremo.
– Iniziamo con i torinesi prima e se l’esperimento, voglio dire, l’iniziativa… – arrossì – se l’iniziativa avrà successo sarà esportata alle altre province. Il tempo ci lavora contro e il popolo affamato …
– Fa la rivoluzione – concluse il Dottore, che sembrava fare a gara con il Generale sul numero di volte che la interrompevano.
– Non discuto le intenzioni e la realizzazione del progetto, che chiamerei senza giri di parole un esperimento su cavie umane. – Il militare fissava i fogli che aveva preso in mano – Ciò che mi spaventa, come ripeto dall’inizio di questa riunione, è