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E-book112 pagine2 ore

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Info su questo ebook

Ogni citofonata, telefonata e dialogo presente in questo libro è puramente casuale.
Nomi, luoghi, fatti sono frutto della fantasia dell’autore.
Questa dichiarazione, forse, è falsa.

Una verve comica da Stand Up Comedy, per situazioni in cui tutti ci possiamo riconoscere, tartassati al citofono e al telefono da continue offerte commerciali (e non) a ogni ora.
Suona il citofono.
– Chi è?
– Siamo della Rai.
– Per un’intervista?
– No, siamo qui per il canone.
– Mi spiace ma non rilascio interviste dopo le 19.
– Nessuna intervista. Stiamo facendo dei controlli random.
– I don’t know.
– Come scusi?
– I don’t understand.
– Ma perché parla inglese?
– Avete cominciato voi con random. – Intendevamo casuale.
– E a caso non potete andare in un’altra casa?
LinguaItaliano
Data di uscita26 apr 2018
ISBN9788899815943
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    Anteprima del libro

    Non disturbare - Claudio Marinaccio

    golem

    ©

    2017

    Miraggi Edizioni

    via Mazzini,

    46

    ,

    10123

    Torino

    www.miraggiedizioni.it

    Progetto grafico Miraggi

    In copertina, immagine di Luca Garonzi

    All’interno, immagini di:

    Manuela Mapelli, Luca Garonzi, Maicol&Mirco e Simona Binni.

    Prima edizione cartacea: aprile

    2017

    ISBN

    978-88-96910-2-02

    Edizione digitale: aprile 

    2018

    ISBN 

    978-88-99815943

    Tavola dei Contenuti (TOC)

    Non disturbare

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    Conclusione

    claudio marinaccio

    Non disturbare

    Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, istituzioni, luoghi ed episodi sono frutto dell’immaginazione dell’autore e non sono da considerarsi reali. Qualsiasi somiglianza con fatti, scenari, organizzazioni o persone, viventi o defunte, veri o immaginari è del tutto casuale. I fatti in cui sono coinvolti i personaggi sono anch’essi di pura fantasia e non trovano alcun fondamento nella realtà.

    Nessun testimone di Geova, operatore di call center e venditore porta a porta è stato maltrattato durante la stesura di questo libro.

    a nessuno in particolare

    Che fortuna possedere una grande intelligenza: non ti mancano mai le sciocchezze da dire.

    Anton Čechov

    I fuorilegge sono apriscatole nel supermercato della vita.

    Tom Robbins

    Cosa cazzo c’era da interpretare in FATE I BRAVI?

    John Niven

    Introduzione

    Sono uno stronzo. Lo so. Me lo dicono da quando sono nato, me l’ha detto persino mia madre qualche volta. E probabilmente hanno tutti ragione. Ricordo anche il momento preciso in cui decisi che essere stronzo era la mia strada, il mio futuro, il mio sentiero illuminato. È successo alle medie, durante una lezione di inglese. La mia professoressa era una donna sulla cinquantina. Bassa, molto bassa e tozza, molto tozza. Con un caschetto nero che le incorniciava la faccia. Era brutta, brutta davvero. Una di quelle che non ti faresti neppure con l’uccello di un amico. Mi stava antipatica e la cosa era reciproca. Mi interrogava spesso, cercando di mettermi in difficoltà e il suo lavoro andava alla grande. Mi parlava in inglese e, ai tempi, avevo estrema difficoltà con la lingua. Rideva, la bastarda. Mi guardava come se fossi un insignificante insetto con cui giocare sadicamente. Allora mi vendicai. Una volta durante una lezione sull’uso del present continuous decisi di alzarmi in piedi.

    – Posso andare in bagno?

    – Resisti fino alla fine della lezione.

    – Non posso, la sua faccia mi fa cagare.

    Silenzio. Lei non se lo aspettava, i miei compagni neppure.

    – Cosa hai detto?

    – Oltre che brutta, è anche sorda?

    – Sarai sospeso!

    – Non cambierà il fatto che lei è brutta.

    – Insolente, io… io…

    – Cosa c’entra Dio?

    – Nessuno ha parlato di Dio.

    – Ha pronunciato il nome di Dio invano.

    – Ma…

    – PECCATRICE!

    E i compagni presero le mie parti e incominciarono tutti a urlarle Peccatrice!. Ora, è giusto precisare che andavo in una scuola cattolica. Una di quelle gestite dai preti in cui ogni mattina si pregava prima di iniziare la lezione. Il fatto che un’intera classe fosse diventata una sorta di santa inquisizione nei confronti di una professoressa, fece un po’ di scalpore. Non molto, ma il giusto, perché tutto venne insabbiato. Io non fui sospeso e lei, da quel giorno, mi trattò con i guanti. Avevo vinto, ma solo perché ero stato uno stronzo. Ma non mi sono mai sforzato di esserlo, lo sono sempre stato, mi è sempre venuto naturale. Ho sempre pensato che non mi avessero montato il filtro che seleziona le frasi da dire e soprattutto quelle da non dire. Una volta portai a letto una psicologa, non perché svolgesse quella professione ma solamente perché mi piaceva. Allora dopo un coito discretamente piacevole le domandai:

    – Secondo te, sono troppo stronzo?

    – Più che stronzo, sei cinico – rispose.

    – È lo stesso.

    – Tecnicamente no.

    – Tecnicamente dovresti aiutare le persone, non confonderle.

    – Non sei un mio paziente.

    – Ho appena inserito il mio pene dentro la tua vagina. Spero di valere un po’ di più di un tuo paziente.

    – Sei uno stupido.

    – Ti ho fatto solo una domanda.

    – Solo tu puoi darti la risposta.

    – Se prendevo un bacio perugina, avrei goduto un po’ di meno ma avrei avuto la stessa risposta.

    – Devi capirlo da solo. Prova a scrivere un diario, annotaci sopra cosa ti succede, quello che ti capita. Poi rileggilo. Solo così capirai quanto sei cinico e stronzo. Stronzo.

    Da quel giorno non la vidi più. Però mi era rimasto in testa il suo suggerimento. Scrivere un diario. Non lo avevo mai fatto. Neanche quando frequentavo le scuole medie. Mi ricordo le mie compagne che scrivevano sulla Smemoranda e ci appiccicavano cose sopra, tipo la carta del gelato che

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