Perpetual Life One
Di Linda Talato
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Info su questo ebook
Fantascienza - racconto lungo (53 pagine) - Il calice dell’immortalità, la fonte della giovinezza, le mele di Idunn. Può la tecnologia darci ciò che la mitologia ci ha promesso?
Tamara Duerres sceglie di lasciarsi alle spalle un’esistenza che non la rende felice e di vivere per sempre grazie a un’iniezione. Il suo corpo smette di invecchiare da quel preciso giorno. Viene meno l’unica certezza di ogni esistenza umana, la sua inevitabile fine. Per Tamara, e tutti gli altri perpetui, l’eternità è un dono che ben presto rivela il suo lato oscuro.
Decine di anni dopo il trattamento, centinaia di uomini e donne che hanno ingannato il tempo iniziano a togliersi la vita, o almeno a provarci. L’azienda che ha brevettato il miracoloso siero viene travolta dalle accuse e scalata da un ambizioso individuo che promette una via d’uscita per tutti coloro che sono pentiti della loro scelta.
Il benefattore sfrutterà i suoi mezzi, e il frutto delle ricerche che ha finanziato, per restituire a Tamara ciò che lei ha scoperto di bramare sopra ogni altra cosa.
Ma è davvero un lieto fine?
Linda Talato è nata e cresciuta a Piove di Sacco, in provincia di Padova. Laureata in Scienze Politiche
all’Università di Padova, lavora in ambito commerciale e nel tempo libero scrive e collabora con la rivista
online Sugarpulp Magazine, nella sezione dedicata alla critica letteraria. Oltre a Perpetual Life One, ha
pubblicato Alienazione, racconto scritto a quattro mani con Vincenzo Romano e contenuto nella raccolta
Oltre lo Specchio, edita da Dark Zone Edizioni e patrocinata da Amnesty Italia.
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Anteprima del libro
Perpetual Life One - Linda Talato
Esergo
Il più bello dei mari
È quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
Non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
Non li abbiamo ancora vissuti.
E quello
Che vorrei dirti di più bello
Non te l’ho ancora detto.
Il più bello dei mari, Nazim Hikmet A Niki
Dormi sepolto in un campo di grano
Non è la rosa, non è il tulipano
Che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
Ma son mille papaveri rossi
La guerra di Piero"_, Fabrizio De André
Nell’amato ricordo di Ugo Remigio Talato
Anno 2166, Sud Est Europa
– Ci pensa mai a come sarebbe vivere per sempre?
Il giornalista la fissò sgranando gli occhi.
– Solo una piccola iniezione, proprio qui – e indicò un punto sul suo collo. – Come un qualsiasi farmaco, che so, un vaccino… Ecco, sì! Un vaccino contro la morte!
Il giovane batté le palpebre. – Era questo, dunque, che promettevano – disse, come un invito affinché lei continuasse.
– Oh… Oh lei non può capire – la donna distolse lo sguardo. – Era molto di più, era… un’opportunità.
– Di vivere in eterno, certo… o, almeno, per un tempo molto lungo.
– Mi ascolti – gli strinse la mano che stava prendendo freneticamente appunti sul block notes. – Lei ha una vaga idea di quante cose si possono fare quando si smette di essere condannati a morte?
Alfredo Rapalli la fissò in silenzio. Lavorava per un giornale minore e quell’articolo non sarebbe finito neppure in prima pagina, ma per lui era tutto. Era come ipnotizzato dal suo racconto.
D’altronde, chi non lo sarebbe stato? Loro erano i perpetui.
Anno 2101, Sud Est Europa
Tamara uscì dalla cucina sbattendo la porta. Sapeva che lui odiava quando si comportava così, ma lei non aveva mai imparato a gestire i suoi improvvisi scoppi d’ira, e con Francesco era più difficile che con tutti gli altri. Andò in camera e prese a piegare i suoi vestiti nella speranza che la rabbia sbollisse, ma sapeva che era tutto inutile. Non si sarebbe calmata fino a che non gli avesse urlato contro quanto lui fosse un uomo patetico e inutile, un fallito, un mentecatto… Si stupiva di quanti insulti riusciva a immaginare di rivolgergli, solo per scalfire quel muro imperturbabile che lui erigeva ogni volta che litigavano. Sapeva che non avrebbe dovuto mancargli di rispetto in quel modo, nei rapporti di coppia non ci si doveva comportare così, ma era più forte di lei.
Buttò sul letto i vestiti e tornò di corsa in cucina. Spalancò la porta e lo vide lì, ancora seduto a tavola; guardava tranquillamente la TV, come se niente fosse.
– Continua a ignorarmi, certo! – Urlò puntandogli un dito contro. – È proprio questo l’atteggiamento giusto, complimenti!
– Tamara, quante volte ti devo dire di non urlare e non sbattere le porte? Non ci sei solo tu in questo stabile.
– Vaffanculo! – Si tolse una pantofola e gliela scagliò contro. L’espressione sul volto di Francesco mutò da calma a sofferente, e non per il dolore del colpo, no. Tamara sapeva che lui soffriva terribilmente ogni volta che litigavano. Soffriva dentro in un modo che non sarebbe mai venuto fuori, ma lei lo vedeva chiaramente, non servivano spiegazioni, non dopo tutto quel tempo insieme.
La guardò senza dire niente, e lei si vergognò terribilmente per ciò che aveva appena fatto, ma non era disposta a cedere.
– Ho sprecato la mia vita con te, e continuo a farlo. Sei un uomo inutile!
– Tamara, per favore, almeno smettila di urlare.
– No! – E gridò ancora più forte. – E tu smettila di nasconderti dietro quella tua calma apparente, solo per non affrontare l’argomento!
«Quale argomento? Ormai i nostri litigi sono talmente frequenti da non avere più nemmeno un senso!
– Il senso è sempre lo stesso: sono stufa di questa vita. E anche tu lo sei. Siamo stufi entrambi, non c’è più niente fra noi! E poi guardati: sei un uomo senza ambizioni. Ti basta quello che hai, ti basta vivere alla giornata, un giorno dopo l’altro. Tu sopravvivi!
– Non mi pare che ci manchi nulla.
– Non è questo il punto… Oddio! È impossibile con te. Ci sono dei giorni in cui vorrei solo prenderti a sberle! – E gli sferrò un pugno sul petto; più forte del necessario.
Francesco si alzò e uscì dalla stanza.
– E adesso dove vai?
Nessuna risposta. Lo rincorse.
– Credi che ignorarmi sia la scelta giusta?
– Io non ti ignoro, Tamara. Semplicemente ti ho già detto tutto quello che ti dovevo dire. Sono molto stanco, e urlarci addosso non risolverà le cose tra noi.
– Sei molto stanco, certo… E allora perché non cambi lavoro? Questi orari massacranti
ti uccidono, e uccidono anche quello che c’è fra noi.
– Mi piace il mio lavoro, e i periodi pesanti capitano pure a te.
– Certo, ma io cerco sempre