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Il volo dell'effimera
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E-book128 pagine1 ora

Il volo dell'effimera

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Info su questo ebook

Adele, critica d’arte di Catania, è una single convinta che vive di storie passeggere, fino all’incontro con Alberto, proprietario di un albergo in Alto Adige, che le sconvolgerà l’esistenza. Quando poi il suo capo le affida un articolo sulla famiglia e le sue dinamiche, argomento a lei del tutto estraneo, si blocca davanti al foglio bianco ed entra in crisi.
Prendendo spunto dalle famiglie che la circondano, tra dubbi ed emozioni contrastanti, si addentra nelle vite dei suoi amici, imbattendosi in realtà che mai avrebbe immaginato. 
Attraverso l’arte, la sua guida di sempre, riscoprirà, dietro quei volti, nuovi sguardi, ridefinendo i concetti di amore e amicizia, accorgendosi anche dell’importanza delle ombre, quelle responsabilità che lei aveva sempre voluto evitare. Percorrendo il cammino insieme a loro, riuscirà a ridipingere la sua vita, tra i chiaroscuri dell’amore.
LinguaItaliano
Data di uscita14 mag 2021
ISBN9788833468358
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    Anteprima del libro

    Il volo dell'effimera - Naila Carlisi

    Abbracciami

    1. Cartaccia rosa

    Lo faceva spesso quando qualcosa la turbava. Poggiava il naso sul vetro della finestra e fissava il cielo, perdendo il suo sguardo nell’azzurro. Quando era bambina credeva che quello fosse un modo per cambiare il colore degli occhi. Era convinta che, guardando la volta celeste, le sue iridi acquistassero la stessa tinta. «I miei occhi sono azzurri, adesso» diceva, con un sorriso di soddisfazione.

    Ora, invece, sapeva che quell’incantesimo svaniva nel momento esatto in cui il suo sguardo si posava sui suoi stessi occhi riflessi sul vetro, una notte buia senza stelle.

    La punta del suo naso si era gelata a contatto con la vetrata della veranda. Prima che questa si appannasse, sullo sfondo celeste scorse le rossastre vette frastagliate delle Dolomiti, indorate dagli ultimi raggi del tramonto, che si stagliavano imponenti innanzi a lei. Chiuse gli occhi, come per fotografare la dolce carezza con cui il sole ogni giorno da secoli si congedava dai suoi monti. Quei caldi raggi che, come mani, sfioravano le vette innevate. Forse questo è amore eterno, pensò, qualcosa che non appartiene al genere umano. Aprì una finestra e inspirò profondamente, facendo penetrare nei suoi polmoni l’aria frizzantina e pura. Inspirò un’altra volta e poi un’altra ancora, come se volesse immagazzinarne quanta più possibile per portarsela con sé nella sua frenetica città. Lassù a quell’altezza aveva tempo. Tempo per fermarsi, per pensare, per rilassarsi, per respirare. E tanto lo credeva incredibile, che non osava nemmeno articolarla quella parola, tempo, per timore che i secondi, i minuti, le ore, si esaurissero del tutto nel fiato che occorreva per pronunciarlo.

    D’un tratto sentì calore al collo. Chiuse gli occhi. Le labbra carnose di Alberto solleticavano la sua pelle sotto l’orecchio. Adele sorrise, chinando il capo verso quello di lui, e pensò per un istante a come sarebbe stato averlo al suo fianco per tutta la vita.

    «Adoro il tuo profumo! E questo piccolo neo sotto il naso. E i tuoi capelli» mormorò lui, inspirando a fondo sulle sue ciocche castane, «lisci e morbidi come la seta!»

    «Sarà merito del mio shampoo!»

    «Smettila di fare la modesta! Sono geloso del tuo fascino!»

    «Ah sì? Ma se non arrivo nemmeno al metro e sessanta! Te l’ho sempre detto che io e te sembriamo il gigante e la bambina!» disse Adele, voltandosi verso Alberto.

    «Nella botte piccola c’è il vino buono, lo sanno tutti!»

    Adele rise. «E da quanto saresti geloso?» chiese, poi.

    «Da quando ho capito di essere pazzo di te! Non ho mai provato nulla di simile per una donna e non ho mai chiesto a nessuna donna quello che ho chiesto a te poco fa» rispose lui, sprofondando i suoi occhi in quelli di lei. Con lui aveva funzionato l’incantesimo del cielo, lui sì che era riuscito a rubargli un po’ di colore. Tuttavia, Adele non riuscì a sorreggere quello sguardo così sicuro. Si voltò, sospirò e andò a sedersi su una poltrona. Accavallò le gambe e subito dopo prese a mordicchiarsi un’unghia. Sospirò.

    «Alberto, io…»

    «Non devi rispondermi ora, tesoro! Prenditi il tuo tempo» la interruppe, avvicinandosi a lei.

    «Io… Perdonami!» disse, alzandosi di scatto. «È meglio che vada!»

    «Di già? Sei rimasta solo tre giorni!»

    «Ti prego, non rendermi le cose più difficili!» Adele lo baciò, e corse a fare la valigia.

    Durante il viaggio di ritorno in aereo i suoi pensieri fluttuavano nel cielo con lei. Da lassù tutto appariva piccolo, semplice, le distanze quasi non esistevano e i problemi parevano insignificanti ombre che appartenevano solo al mondo sottostante. Sospirò.

    Quando giunse nel suo appartamento andò a gettarsi sul letto e, poco dopo, si addormentò profondamente. Si risvegliò dopo due ore, quando il sole si era ormai nascosto sotto l’orizzonte per lasciare il posto alla luna. Tra uno sbadiglio e un altro, frugò nella borsa e prese il cellulare. Sul display nessuna novità, né chiamate, né messaggi. Allontanò da sé il telefono e si infilò sotto la doccia. Nel frattempo suonarono alla porta. Sbuffò, fermò il getto d’acqua con un pugno, poi si avvolse nel suo accappatoio e corse ad aprire.

    «Sara! Cosa ci fai qui? Non sapevi che ero in Trentino da Alberto?»

    «Sì, certo, ma adesso sei qui!»

    «Ma come facevi a sapere… aspetta un momento! Non è che per caso lui ti ha chiamata?» Sara scosse la testa.

    «Ho solo provato a vedere se eri in casa. Passavo di qua, ho chiesto al portiere.»

    «Ah, già il portiere!»

    «Come mai sei tornata prima, cuginetta?» chiese Sara.

    «Be’, domani rientro al lavoro. Volevo rilassarmi un po’ a casa mia!» rispose Adele, mentre strofinava energicamente il cappuccio dell’accappatoio sui capelli.

    «Stai mentendo! Ti conosco troppo bene!»

    «Ah sì? E come capisci che mento?»

    «Andiamo! Ricordo benissimo che saresti dovuta ritornare martedì da Bolzano e invece sei tornata oggi, ben due giorni prima. E poi quando menti, guardi sempre altrove.» Scoppiarono a ridere e si accomodarono sul divano. Ormai allo scoperto, Adele raccontò come erano andate le cose a Corvara.

    «Ci risiamo! È sempre la stessa storia!» commentò Sara.

    «No che non lo è! Non credevo che Alberto potesse arrivare a confessarmi il suo amore!»

    «E perché no? Lo fanno di continuo anche Andrea, Roberto e Dario!»

    «Ma cosa dici? Nessuno di loro si è mai dichiarato come ha fatto Alberto!»

    «No, è vero, nessuno di loro ti ha mai confessato di amarti in maniera esplicita. Ma ognuno te lo fa capire in qualche modo: Andrea ti tartassa di telefonate, Roberto ti fa sempre regali e ti invita spesso a uscire con lui, come se fossi la sua ragazza e il povero Dario vorrebbe trascorrere ogni momento insieme a te! Riflettici bene!» Adele cominciò a giocherellare con il suo labbro inferiore, mordendoselo di continuo. «Devi fare molta attenzione, cara cugina, e smettere di uscire con più uomini alla volta o ti farai scappare la persona giusta!»

    «Persona giusta?» replicò Adele, alzandosi di scatto. «Sara, sappiamo benissimo che non esiste, così come non esistono il principe azzurro e l’anima gemella! Credi che siano felici Terry e Giacomo? E hai visto com’è finita tra Ilaria e Giulio? E chissà come le andrà con Nando! Solo tu e Carlo siete l’eccezione!»

    «E credi che io e Carlo abbiamo qualcosa di speciale? Adele cara, devi riuscire a trovare una stabilità. Solo così starai meglio.»

    «Anche tu con la storia della stabilità? Ma io sto alla grande! E se vuoi proprio saperlo, c’è una cosa che mi dà stabilità ed è il mio lavoro. E poi, chi l’ha inventata ‘sta cavolata che per sistemarsi bisogna sposarsi?»

    «Io non ho parlato di matrimonio. Per caso c’è dell’altro, cuginetta?» Furono interrotte dallo squillare del telefono di Adele. Era Alfredo, il suo capo.

    «Io ora devo andare. Ci sentiamo più tardi e mi racconti!» bisbigliò Sara, saltellando ed emettendo dei gridolini di gioia. Adele sorrise e le diede una spinta verso la porta.

    «Sì, sono rientrata prima! Domani sarò lì per le otto e mezza, come sempre!» Terminata la telefonata, rimase seduta sul divano. Prese ad accarezzare col piede il suo tappeto di pelle di mucca che disgustava Andrea e che invece lei tanto amava. Ricordava come fosse ieri quel giorno di quattro anni prima in cui aveva conosciuto Alberto. Si trovava con Andrea in vacanza presso uno chalet in montagna. Aveva appena cominciato a nevicare forte e tutti si erano ritirati in un rifugio in attesa che terminasse la tormenta. Mentre Andrea era andato a prendere due cioccolate calde, Adele aveva trovato posto su un divano. Accanto a lei, un uomo parlava in maniera agitata al telefono. Non appena aveva riattaccato si era coperto il volto con le mani.

    «Va tutto bene?» si era permessa di chiedergli.

    «Dici a me? Be’, insomma, potrebbe andare meglio!» aveva risposto l’uomo, scoprendosi il viso. Sotto la fronte corrugata spiccavano due occhi che la dicevano lunga sul suo stato d’animo. Mai in vita sua Adele aveva conosciuto qualcuno che parlasse con lo sguardo.

    «Era la mia ragazza. Crede che ci sia un’altra. È una sua fissazione, ho tentato di farle capire che sono qui al lavoro con i miei colleghi, ma lei non mi crede! Oh, scusami, non voglio annoiarti! Comunque, sono Alberto» aveva proseguito l’uomo, tendendole una mano. L’inconsueta confidenza che era subito sorta tra loro, aveva dato avvio a un dialogo che si era prolungato, toccando vari argomenti. Durante la conversazione Adele aveva anche scoperto che Alberto era il proprietario dello chalet dove alloggiavano lei e Andrea.

    «Vedo che hai trovato compagnia!» aveva esclamato Andrea di ritorno, con in mano due tazze fumanti. Adele aveva subito fatto le presentazioni.

    «Ah e così tu saresti il proprietario dello chalet! Bene, allora so a chi rivolgere la mia lamentela.» Adele si era messa una mano sulla fronte. «Non è il caso Andrea!» aveva bisbigliato a denti stretti.

    «È possibile far sparire quell’orribile tappeto di pelle di mucca dalla nostra stanza? Te ne sarei molto grato!» Alberto era scoppiato a ridere e Adele aveva tirato un sospiro di sollievo per quella inaspettata reazione.

    «Certamente, domattina incarico qualcuno per farlo togliere da lì! A quanto pare, non piace proprio a nessuno! Mi sa che è giunto il momento di gettarlo via.»

    «Gettarlo? Ma se è questa la fine che deve fare, preferisco prenderlo io, se non ti dispiace!» era intervenuta Adele, con sorpresa di Andrea.

    «Allora piace a qualcuno!»

    «Te l’ho detto prima, sono una critica d’arte e per me questo tappeto potrebbe avere un gran valore.»

    «Io invece non sarò un critico ma vedo arte ovunque, anche nella pelle di mucca! Aspetta, ti lascio il mio numero. Se ci dovessero essere eventi d’arte a Catania o da qualche altra parte, non esitare a contattarmi. Prendo il primo volo e ti raggiungo.» Alberto era compiaciuto e prima della partenza, come promesso, aveva regalato ad Adele il tappeto di mucca.

    E ora, mentre lei lo fissava, steso per terra sul pavimento di casa sua, pensava a lui, al pezzo

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