Prima mi baci, poi scappiamo (eLit): eLit
Di Jill Shalvis
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Info su questo ebook
Un ladro in salotto...
Fare da babysitter a una casa, per quanto faraonica e lussuosa, non è proprio il modo preferito di Tessa di passare il weekend, ma è stato il suo capo a chiederglielo. Può forse rifiutarsi? Non appena varca la soglia della residenza, viene immobilizzata da un ladro colto sul fatto e rinchiusa in una stanzetta. Ma non è sola: c'è un uomo lì con lei!
... e uno sconosciuto in camera da letto!
Come ex agente della CIA Reilly Ledger si è spesso trovato in situazioni ben più rischiose di quella. Ma non altrettanto stuzzicanti. Pensava di fare una visitina a suo padre e invece si trova coinvolto in una rapina e confinato in una stanza, al buio, con la più sexy delle donne. Come ingannare il tempo quando l'unico mobile sembra essere il letto?
Jill Shalvis
JILL SHALVIS è una scrittrice che ha fatto del rosa malizioso e seducente la sua bandiera. Donna eclettica e vivace, sa dimostrarlo pienamente in ogni suo libro.
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Anteprima del libro
Prima mi baci, poi scappiamo (eLit) - Jill Shalvis
1
Tessa Delacantro era una persona seria e tranquilla. Ma questo non le impediva di desiderare ardentemente di vivere un’avventura.
Per questo motivo aveva accettato di sorvegliare durante il weekend la lussuosa villa del suo capo a La Canada, una delle zone residenziali più esclusive di Los Angeles, mentre lui se la spassava con la sua ultima conquista a Cabo San Lucas. Dovendo accontentarsi di un modesto bilocale, Tessa non vedeva l’ora di vivere almeno per due giorni come le persone ricche e famose.
Non che ambisse a quel mondo. Riposta la laurea in storia dell’arte in un cassetto, si era adattata a svolgere perlopiù mansioni come contabile. Attualmente collaborava con l’agenzia di lavoro temporaneo di Eddie Ledger, uomo assai dinamico e affascinante che, malgrado i numerosi impegni, non rinunciava a godersi la vita.
Tessa parcheggiò l’automobile alla fine del lungo viale che conduceva alla villa immersa nel verde. Una volta aperta la porta con la chiave datale da Eddie, si ritrovò in un ingresso enorme, più grande di tutto il suo appartamento. Da qui poteva vedere un ampio soggiorno con un numero tale di finestre da farle girare la testa. O forse era la mancanza di cibo. Era reduce da un’intensa giornata di lavoro in cui non aveva trovato neppure il tempo di mangiare. Perciò si guardò intorno alla ricerca della cucina. D’altronde, Eddie le aveva detto di fare come se fosse a casa propria. Il suo capo poteva anche essere una vecchia volpe e un gran donnaiolo, ma con i dipendenti sapeva essere cortese, caloroso e molto gentile.
La cucina era spettacolare. Grande e confortevole, con un enorme frigorifero e un ampio fornello a sei fuochi che attirò subito l’attenzione di Tessa. Se non fosse stata così stanca, sarebbe andata a fare la spesa e si sarebbe dedicata a preparare qualche manicaretto. Ma proprio non se la sentiva. Magari avrebbe potuto telefonare alla sorella, proponendole di raggiungerla per guardare insieme un film sgranocchiando qualcosa...
Attraversò la cucina illuminata dagli ultimi raggi del sole. Stava per aprire il frigorifero per recuperare qualcosa da mettere sotto i denti, quando sentì un rumore che la insospettì. In casa non doveva esserci nessuno. Preoccupata, tornò in soggiorno e diede un’occhiata in direzione del lungo corridoio che sembrava perdersi nel nulla.
Vide un’ombra, c’era qualcuno là in fondo.
Forse si trattava della colf, ma Eddie non le aveva detto niente. La casa era circondata da un vasto giardino, perciò, anche se avesse urlato, i vicini non l’avrebbero sentita. Non aveva alternative, doveva andare a vedere. Se fosse stata a casa, a Glendale, avrebbe afferrato la mazza da baseball e il telefono per chiamare la polizia.
Ma lì non c’era nessuna mazza e a un’occhiata rapida Tessa non riusciva neppure a individuare un telefono. E poi ne aveva visti abbastanza di film gialli in vita sua per sapere che di solito prima era meglio scappare e dopo chiedere aiuto.
Ma la porta d’ingresso le sembrò troppo lontana. Stava per precipitarsi verso quella a vetri dietro di lei, quando le venne in mente di aver lasciato le chiavi in anticamera. Non poteva andarsene senza.
Un altro rumore.
Spaventata, si diresse verso l’anticamera, rimpiangendo di non trovarsi nel suo piccolo bilocale dove le sarebbe bastato un veloce colpo d’occhio per verificare la presenza di qualcuno.
«Mi scusi» esordì con cortesia una voce maschile dietro di lei.
Tessa si bloccò e, girandosi, si trovò faccia a faccia con uno sconosciuto che trasportava un lettore DVD.
Con una smorfia, quest’ultimo depositò l’apparecchio borbottando: «Un altro visitatore, ma è magnifico». Improvvisamente la fissò con aria minacciosa, invitandola con un gesto a precederlo sul retro della casa. «Okay, dolcezza, andiamo.»
Tessa indietreggiò scuotendo la testa.
Lui alzò gli occhi al cielo. «Non sarai anche tu un’esperta di arti marziali...»
Fissando con una certa preoccupazione i suoi bicipiti, Tessa fece un ulteriore passo indietro. «Che cosa diavolo ci fa lei qui mentre Eddie è fuori città?»
«Sono qui per mettere un po’ a soqquadro la casa» ribatté lo sconosciuto con aria annoiata. «E ho intenzione di prendere tutto quello che mi interessa. Se lui non c’è, tanto meglio.»
«Faccia pure. Io aspetterò qui fuori.» Tessa continuò a indietreggiare, cercando di nascondere le propria agitazione. Se solo fosse riuscita a squagliarsela...
Lui scosse la testa. «Ma dove credi di andare! Per di qua, accidenti!» le ordinò, stringendole un braccio intorno al collo. Tessa fece per urlare, ma lui le mise una mano sulla bocca e sul naso, impedendole persino di respirare. Poi la sollevò da terra e si mosse.
Nel tentativo di liberarsi, lei gli strappò una ciocca di capelli.
«Ehi!» Indispettito, lo sconosciuto la trascinò attraverso la casa, spingendola poco dopo dentro una porta e lasciandola andare all’improvviso.
Tessa cadde sul pavimento di piastrelle, respirando affannosamente. Trasalì quando sentì la porta sbattere dietro di lei, ma cercò di non farsi prendere dal panico. Quando si fu abituata alla penombra, si guardò intorno. La piccola stanza in cui lo sconosciuto l’aveva rinchiusa era a malapena rischiarata da una luce di sicurezza accanto alla finestra. L’unico elemento d’arredo sembrava essere una branda...
Una branda occupata dal corpo seminudo di un uomo.
Respirando a fatica, Tessa si avvicinò mentre il tipo, gemendo, si sollevava e la fissava. Nonostante la semioscurità, intravide la forte somiglianza di quell’uomo con il suo capo. Un Eddie Ledger più giovane e più preoccupato.
Lo sconosciuto balzò a sedere, portandosi una mano alla nuca. Poi si fissò preoccupato le dita sporche di sangue. «Chi è lei?» le domandò infine con aria ostile.
Quando i suoi occhi azzurro chiaro incrociarono quelli di Tessa, lei deglutì con fatica. Ma assomigliava davvero a Eddie? Certo, i capelli scuri, gli occhi chiari e la forma del viso erano forse gli stessi, ma, pur non avendo mai visto il suo capo seminudo, Tessa dubitava che avesse un corpo altrettanto muscoloso. E poi, da quando lavorava per lui, non lo aveva mai visto rivolgerle uno sguardo così freddo.
«Chi è lei?» ripeté l’uomo, brusco.
«Te... Tessa Delacantro.» Indietreggiò verso la porta e si mise ad armeggiare con la maniglia cercando invano di aprirla.
«È chiusa a chiave» la informò.
Lei ci riprovò comunque, guardandolo circospetta. Quante volte sua sorella le aveva detto che gli uomini erano praticamente tutti dei poco di buono? Non che lei le avesse mai dato ascolto. Se fosse riuscita a venirne fuori, si ripromise di prestare più attenzione alle parole di Carolyn. Sempre.
Lui la fissò con uno sguardo enigmatico. «Che cosa ci fa lei qui?»
Imbarazzata, Tessa cercò di non incontrare il suo sguardo. Non le capitava spesso di stare così vicino a un uomo seminudo. Anzi. «Devo sorvegliare la casa durante il weekend» mormorò.
Un breve sorriso.
Il cuore di Tessa si mise a battere all’impazzata. «Ehm...» Deglutì con fatica. «È il fratello di Eddie? O il suo gemello?»
Allo sguardo duro che lui le rivolse, Tessa si sentì gelare. «No. Sono Reilly» affermò, facendo un respiro profondo. «Suo figlio.»
Eddie le aveva raccontato di avere un figlio, ma, dal sorriso indulgente che aveva fatto parlandogliene Tessa aveva dedotto che si trattasse di un bambino. «Ma...» Confusa, rivolse un’occhiata alla finestra. Poi guardò di nuovo Reilly. Malgrado fosse ferito e seminudo, aveva un’aria molto decisa.
Apparentemente incurante della sua nudità, lui le si avvicinò e le scostò delicatamente la mano che Tessa teneva sul collo dove lo sconosciuto l’aveva strattonata prima.
Lo sguardo di Reilly si fece se possibile più duro. «Hanno ferito anche lei, mi dispiace.» Fece scorrere un dito sulla sua pelle e poi tornò a fissarla. «Eddie l’ha incaricata di sorvegliare la casa nel finesettimana?»
«Sì.»
Reilly fece una smorfia. «Non si smentisce mai.»
«Scusi?»
«Gli sono sempre piaciute le ragazze giovani e dall’aria innocente.» Dal tono aspro della sua voce, sembrava che non approvasse per niente questo aspetto della vita di Eddie.
Comunque stava sbagliando, lei non era più una ragazzina e tantomeno l’amante di suo padre. Sapeva di dimostrare meno anni di quanti ne avesse in realtà, ma che cosa ci poteva fare? Tessa lo fissò, risentita.
«Decisamente li ha interrotti sul più bello» riprese lui senza preoccuparsi di averla offesa.
Quell’uomo dopotutto non sembrava un tipo molto sensibile. Senz’altro non sentiva il bisogno di affascinare, di adulare o di scatenare sorrisi intorno a sé come il padre. D’altronde non possedeva né il carisma né il calore umano di Eddie.
Tuttavia, qualcosa nel suo sguardo la colpì. Soprattutto quando lo vide toccarsi di nuovo la nuca gemendo. «Ma lei sta sanguinando» constatò Tessa con aria preoccupata.
«Be’, sì. È quello che succede quando si viene colpiti da un pesante vaso.»
Gli dovevano avere teso un’imboscata. «Si sieda. La prego...»
«Sto bene.»
Be’, sicuramente non stava bene, ma come tutti gli uomini non voleva ammetterlo. Tessa si girò di nuovo verso la porta, armeggiando con la maniglia. Ma anche stavolta non successe niente. Almeno le sue gambe avevano smesso di tremare. «Forse possiamo fermarlo in qualche modo prima che ripulisca la casa...»
«Ma sta scherzando? Nessuno può ripulire Eddie. È pieno di soldi.»
«Be’, non possiamo stare qui senza fare niente.» Tessa si appoggiò contro la porta con un senso di frustrazione. Si era assunta la responsabilità della casa per quel weekend e non intendeva tirarsi indietro. «Quell’uomo ha detto che voleva mettere a soqquadro la casa. Forse potremmo fare in modo di attirarlo qui e mentre uno di noi lo distrae l’altro...»
«Lei è matta come Eddie.» Reilly si toccò la nuca abbozzando un sorriso. «Deve sapere che sono in quattro e tutti ben decisi a non uscire a mani vuote.»
«Quattro?»
«Ne ho stesi due e mi stavo dando da fare con il terzo quando sono stato colpito alle spalle.»
Tessa lo fissò, sorpresa. Erano in quattro. E lui ne aveva messi tre fuori combattimento. Da solo. «Quindi è lei l’esperto di arti marziali di cui si lagnava il tipo.»
Lui annuì.
«Che ne è dei suoi vestiti?»
Reilly distolse lo sguardo. «Quando sono caduto per terra, hanno trovato la mia pistola.»
«La sua... pistola?»
«E allora mi hanno spogliato alla ricerca di altre armi.»
Tessa lo fissò con curiosità. Se lo era immaginato pericoloso. Irritabile. Ma... armato? «Wow.»
Lui non aggiunse altro.
«Quattro» ripeté Tessa sottovoce.
«E adesso sono armati» la informò lui. «Per colpa mia. Quindi attirarli qui non mi sembra la mossa più saggia. A meno che lei non abbia addosso un giubbotto antiproiettile...» Tessa scosse la testa. «Vede, pessima idea.» Con circospezione si sdraiò di nuovo.
«Chi potrebbe avere l’interesse di fare