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Padanò Paganì: "Curare il sistema nervoso annusando concime fermentato" e altre 316 amenità sentite su Radio Padania Libera
Padanò Paganì: "Curare il sistema nervoso annusando concime fermentato" e altre 316 amenità sentite su Radio Padania Libera
Padanò Paganì: "Curare il sistema nervoso annusando concime fermentato" e altre 316 amenità sentite su Radio Padania Libera
E-book58 pagine30 minuti

Padanò Paganì: "Curare il sistema nervoso annusando concime fermentato" e altre 316 amenità sentite su Radio Padania Libera

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Info su questo ebook

Dal «mito dell'uomo del sud, selvaggio, petomane e capace di soddisfare i più segreti desideri sessuali delle donne padane» a «suonavo la cornamusa bergamasca e mi ha risposto E.T.», dalle «sorgenti padane da cui sgorga acqua afrodisiaca» a «anche gli uccelli cantano in dialetto», la raccolta dei più strampalati e tragicomici interventi collezionati in anni di monitoraggio di Radio Padania Libera.
LinguaItaliano
Data di uscita27 mag 2021
ISBN9791220808699
Padanò Paganì: "Curare il sistema nervoso annusando concime fermentato" e altre 316 amenità sentite su Radio Padania Libera

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    Anteprima del libro

    Padanò Paganì - Daniele Sensi

    PADANÒ, PAGANÌ

    CURARE IL SISTEMA NERVOSO ANNUSANDO CONCIME FERMENTATO E ALTRE 316 AMENITÀ SENTITE SU RADIO PADANIA LIBERA

    a cura di Daniele Sensi

    Copyright © 2021 Daniele Sensi

    danielesensi.blogspot.com

    La sai quella del boia che dà una pacca sulle spalle al

    condannato mentre gli mette la corda al collo, ride e dice:

    «Questa ti farà morire»...

    John Fante, Lettere

    PREMESSA

    Le pagine che seguono non sono un (noioso, se non molesto) saggio sulla Lega. Indipendentista prima, federalista poi, populistica e sovranista dopo, per arrivare, ora, all'improbabile tentativo di accreditarsi come una responsabile forza di area moderata, ogni analisi che tentasse di andare al di là degli opportunismi convergenti dei suoi leader e del suo elettorato, già passati dal paganesimo celtico (perché Roma era cristiana) al cristianesimo per contrapposizione (perché i musulmani erano musulmani), con una breve incursione nel cattolicesimo padano (perché i padani erano pur sempre italiani), sarebbe, d'altronde, impresa surreale, ancor prima che vana.

    Le pagine che seguono non sono neppure una raccolta dei propositi e delle dichiarazioni razziste, xenofobe e discriminatorie dei quali i rappresentanti della Lega -dal consigliere di zona all'europarlamentare- si sono resi, in questi anni, colpevoli. Quello è un compito a cui già ho assolto, seppure in parte, sul mio blog e, in seguito, sul sito dell'Unità e su quello dell'Espresso.   Da dove attingevo il materiale che raccoglievo? Dalle pagine Facebook e dai forum di area leghista (erano i tempi in cui i Giovani padani lamentavano che Internet è di sinistra), ma, soprattutto, dal monitoraggio costante di Radio Padania Libera. Una radio che, oggi, per adeguarsi alla svolta itagliana del suo leader, non esiste più, avendo fatto della propria sigla (Rpl) il suo stesso nome, scimmiottando (anche nei palinsesti) altre (ben più note) emittenti.

    Una sorte simile è toccata al movimento leghista, che si è come vaporizzato e dissolto intanto che Matteo Salvini liquidava la precedente simbologia padanista per virare la Lega in un banalissimo partito personale della destra populista. Perché anche la Lega di Umberto Bossi era un partito dalla forte impronta personale e, in una certa misura, era un partito personale anche la Lega di Roberto Maroni. Ma attorno a quella Lega, che viveva sé stessa come una visione del mondo ancor prima che come un partito, c'era un intero --ed eterogeneo- movimento, dalle connotazioni metapolitiche, fatto di associazioni e di realtà partecipate sul territorio, che riversava la propria voce proprio su Radio Padania Libera. Ed erano interventi sovente esilaranti. Sia chiaro, considero la Lega di allora detestabile quanto quella di adesso. All'epoca, però, essa sapeva essere grottesca. E nel grottesco, per quanto involontaria, c'è dell'ironia. Togli l'ironia e, del grottesco, non rimane che il tragico.

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