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Razakel
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E-book297 pagine4 ore

Razakel

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Info su questo ebook

Zakel non immaginava quello che avrebbe trovato in una giornata di ordinaria amministrazione magica. Angeli e demoni non sono gli unici da controllare; Un mondo creduto inesistente ora corre un grande pericolo e con lui tutti i suoi abitanti.
LinguaItaliano
Data di uscita16 giu 2021
ISBN9791220816182
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    Anteprima del libro

    Razakel - Joy B. Allen

    PROLOGO

    Salve, mi chiamo Zakel, ma molti mi conoscono con il mio nome di nascita Razakel. Si, la vostra mente non vi sta imbrogliando, avete già sentito questo nome, lo avete sempre conosciuto, lo avevate solo momentaneamente dimenticato. Sono sempre stato parte della vita umana, ed esisto da quando esiste il bene ed il male.

    Ah, dimenticavo… L’importante lotta tra bene e male. Beh, tutte stupidaggini, bene e male non lottano più da millenni. Era l’alba dei tempi, quando la luce che non aveva bisogno di energia per brillare iniziò a scindersi, creando quello che molte religioni avrebbero chiamato bene e male, Dio e Satana, Allah e Iblis. Da Subito tra i due fratelli non corse buon sangue, entrambi immortali ed eterni non riuscivano a dominare l’uno sull’altro. Una lunghissima guerra logorò l’universo, da una parte Dio con le sue armate di Angeli, le creature frutto di lunghi tentativi di creazione. Ne esistevano di diversi, ma i più numerosi sul campo di battaglia erano i Lenain, capeggiati da Haziel, braccio destro di Dio. I Lenain avevano visi senza volto, guardarli equivaleva a vedere un enorme luce intensa ed il resto del corpo era ricoperto da scaglie color oro alternate a scaglie di diamante; Avevano due gambe e 4 braccia disposte due per lato, dalla schiena uscivano ali di luce che si dispiegavano solamente alla necessità. Dall’altra parte Satana, altrettanto capace, aveva creato una miriade di esseri in grado di aiutarlo nel suo intento di distruggere il fratello. Il suo miglior prodotto tra i demoni, così chiamò tutte le sue creature, era Ariel.

    Ariel era diverso dagli altri demoni, creato dallo stesso sangue di Satana era in grado di grande crudeltà e di sfoggiare poteri inimmaginabili. Sprovvisto di ali non poggiava mai i piedi a terra restando sempre a mezz’aria con la forza del solo pensiero. Il suo corpo era nero come la notte più profonda e ricoperto di una strana e cortissima peluria violacea. Il viso somigliava molto a quello di satana, ma completamente calvo. I suoi 8 occhi tutti ammucchiati vicini al centro del viso non passavano certamente inosservati. Due fessure facevano da naso ed era sprovvisto di bocca, tutti i suoi comandi giungevano telepaticamente ai suoi sottoposti.

    C’era una particolarità però, tutte le creature dei due fratelli erano mortali, infatti nessuno dei due poteva donare l’immortalità. Per questo erano costretti di tanto in tanto a ricreare delle copie dei loro servitori che cadevano in battaglia. I due difficilmente si affrontavano, poiché non poteva esserci piacere in una lotta eterna tra due immortali, vi pare?

    Andarono avanti così per tantissimo tempo fino a quando, stanchi delle continue lotte, decisero una tregua a delle condizioni ben precise.

    Decisero che sarebbe stato creato un regno, con degli esseri che avrebbero servito per libera scelta non influenzabile uno dei due fratelli, e questo regno sarebbe stato governato da leggi che loro stessi assieme avrebbero stilato, e nessuna avrebbe potuto contraddire l’altra. Vi sembra nulla di famigliare? Ebbene sì, sto parlando proprio della terra e degli uomini. Così i due fratelli misero da parte la guerra e decisero di spartirsi il regno appena creato. Il Bene creò la natura, la terra, dalla quale poter generare la vita, le piante che la potevano abitare e gli esseri che di essa si sarebbero nutriti e da qui tutti gli animali erbivori. Suo fratello il Male non poteva contraddire la creazione di Dio ma poteva contrastarla, così creò le malattie, delle piante e degli animali, creò i parassiti ed i predatori che si sarebbero nutriti solamente delle creature del fratello.

    Cosi andarono avanti per molti cicli e alla creazione dell’uno l’altro anteponeva il suo contrasto. Alle malattie le cure e alla notte la luce del sole, che si rivelò la creazione più imponente di Dio. Poi decisero di plasmare quell’essere che avrebbe avuto il libero arbitrio di parteggiare per l’uno o l’altro, in quella che sarebbe stata la battaglia decisiva alla fine di tutto. Decisero di chiamarlo Uomo, aveva in parte l’aspetto degli angeli ed in parte i tratti dei demoni, denti affilati ed unghie che erano in grado di crescere sempre. Dio creava l’animo buono e suo fratello l’odio, Satana creava l’astuzia e suo fratello la compassione. Una volta finito di plasmare tutti gli esseri poiché sapevano che sarebbero morti, entrambi furono d’accordo nel dare loro il potere della procreazione e la capacità di moltiplicarsi da soli.

    L’ultima decisione fu qualcuno che potesse in maniera imparziale controllare tutto; nessuno dei due si fidava dell’altro e così decisero di creare un arbitro, uno al di sopra di tutti, secondo solo a loro, che avrebbe avuto come premura ed unico compito quello di sorvegliare che tutte le cose restassero bilanciate così come loro avevano deciso. Avrebbe dovuto controllare che nessuno dei due interferisse sul libero arbitrio degli uomini che, come per gioco, allo scadere del tempo del creato avrebbero stabilito chi dei due fratelli poteva trionfare sull’altro.

    Fecero una cosa che non avrebbero fatto mai più, per creare un essere così potente e soprattutto eterno, si ferirono la mano e se la strinsero, e da quelle poche gocce di sangue crearono me, l’Equilibrio.

    Si, io sono l’equilibrio eterno ed immortale, ne angelo ne demone, delle stesse sembianze degli uomini per potermi mescolare tra di loro ed intervenire senza essere notato.

    Dall’alba dei tempi osservo il crescere dell’uomo e del mondo e faccio in modo che tutto resti al proprio posto. Creature che prendono troppo il sopravvento? io le estinguo, popoli troppo buoni? ne aiuto altri a dominarli. Il mio unico limite è la morte, sulla quale non posso intervenire; la posso causare, ma non posso fermarla, non del tutto almeno.

    Ci sono stato in ogni momento, guerre, omicidi, rivoluzioni, scoperte scientifiche e mediche, missioni umanitarie e di soccorso; sono sempre stato presente per assicurarmi che tutto filasse liscio.

    Ma torniamo al presente.

    Perché vi racconto questo? Fondamentalmente perché non ho altro passatempo chiuso qui dentro. Dovete sapere infatti che vi sto parlando da una grotta o zona buia, non saprei.

    Ovviamente questo è un racconto e voi non potete vedere, ma ho luce solo per pochi centimetri quadrati, nessuno spiffero di aria, tutto perfettamente chiuso ed isolato.

    Sono letteralmente solo con questo pezzo di pergamena.

    Ma procedendo per ordine vi racconterò come è andata; tutto è iniziato circa un mesetto fa.

    ATTO I

    UN NUOVO ARRIVO

    Ero tranquillamente seduto al mio solito bar, al centro di Roma. Sapete, la zona del Vaticano è sempre stato un punto difficile da gestire, passano i secoli ma il vizio resta in questo posto. Tornando a noi; ero tranquillamente seduto a sorseggiare la mia camomilla, quando dalla porta un ragazzo mingherlino con capelli corti ed una barba folta entrò, guardandosi intorno, senza nemmeno salutare.

    - Cerco Zakel – disse

    ma nessuno gli rispose, anche perché in quel bar sapevano tutti chi fossi e soprattutto tutti sapevano cosa io facessi.

    C’è da precisare che l’unico umano in quel bar era il barista.

    Il ragazzo si avvicinò al banco e fissando il barista negli occhi chiese

    – tu conosci un certo Zakel? –

    Di nuovo, ma ero curioso di sapere cosa un umano volesse da me. Non frequentavo quel tipo di gente, eccezione fatta, per l’appunto, come detto prima, il mio barista.

    Il ragazzo continuava a guardarsi intorno ed i pochi presenti seduti lì intorno iniziavano ad innervosirsi. Qualcuno mi fissava come per chiedere chi fosse e cosa cercasse, ma nemmeno io questa volta conoscevo la risposta. Alla fine quello che temevo successe, un demone, da poco mandato sulla terra per seminare le solite zizzanie, si alzò e con voce stizzita apostrofò il giovane – cerchi guai ragazzo? - .

    Già il solo aspetto di quel rifiuto infernale, avrebbe spaventato chiunque. Alto e dalla robusta corporatura con occhi piccoli e semi coperti da una folta peluria che impediva di capire di che colore fosse la pelle. Ovviamente il tutto condito con giubbotto, pantaloni di pelle ed un enorme catena con teschio che gli pendeva dal collo; diciamo non propriamente il tipo che faresti uscire con tua figlia.

    La sua voce parlava alle anime, incuteva terrore ad ogni sillaba, era come sentire il lamento della morte.

    Lo sconosciuto però non sembrò intimorito ed avvicinandosi il più possibile al pancione del demone, perché era lì che gli arrivava, disse con tono spazientito, che a vederlo con quei orrendi occhiali sembrava un professorino scappato da Harvard (altro postaccio di cui parleremo dopo)

    – e tu, lo conosci Zakel? -.

    Urichnon sembrava credere alle sue orecchie, nessuno gli rispondeva e chi lo faceva lo faceva con tono di riverenza o quanto meno rispetto se non addirittura paura. Invece quel piccoletto sembrava non preoccuparsi affatto. Non sapendo che fare il demone alzò l’enorme mano e la sbattette sul tavolo facendolo in mille pezzi

    – Forse non hai capito dove ti trovi – ripeté questo

    allora il ragazzo si voltò, lo guardo in faccia e ribatté

    – se non sai dove si trova Zakel taci brutto caprone –

    a questa frase io restai a bocca aperta e vi faccio immaginare il diavolaccio come rimase di stucco, con i suoi amici che ridevano a crepapelle.

    Lo prese dal bavero lo alzò di diversi centimetri da terra. Lo stava per scaraventare contro la parete quando il ragazzo in nemmeno un battito di ciglia estrasse una boccetta e la tirò ai piedi dell’enorme demone che iniziò a bruciare ed a lamentarsi dal dolore facendo cadere il ragazzo a terra.

    Questo si alzò, si aggiusto la giacca e avvicinandosi agli amici che avevano smesso di ridere seduti al tavolo e lo guardavano con aria sospetta, disse

    – e voi lo conoscete Zakel? –

    a questa domanda tutti e tre si alzarono e stavano per avventarsi su di lui quando decisi di intervenire più che altro incuriosito da quel piccolo essere.

    - Fermi! – gridai e tutti e tre rimasero immobili, persino l’enorme demone tremante dal dolore rimase in silenzio, allora uno dei tre demoni seduti al tavolo con lui mi disse

    – ma Zak, guarda che ha fatto, non possiamo lasciarlo impunito –

    - hai ragione – risposi, ma ci penso io.

    -Ragazzo avvicinati e dimmi chi sei- allora questo si avvicinò, mi squadrò per qualche attimo, poi con la sua strana calma mi chiese – tu lo conosci Zakel? -

    ed io gli risposi – Ehi, falla finita con questa domanda che dai sui nervi a tutti, sono io Zakel, ora dimmi, tu chi sei? E soprattutto che ci fai qui? –

    L’estraneo non sembrava convinto, continuava a fissarmi e fissare il posto dove ci trovavamo.

    Sicuramente non eravamo in un Grand Hotel, posticino tranquillo il nostro bar, parquet a terra parquet sulle pareti, tutto di colore nero o massimo noce scura, un banco in legno lungo come nei vecchi saloon western ed un barista pelato e pieno di tatuaggi.

    Mentre il nuovo arrivato continuava a guardare, gli bussai sulla spalla per farlo riprendere da quello che sembrava un coma improvviso

    – ehi, ci sei ?-

    questo dopo un piccolo sobbalzo estrasse gli occhiali li pulì e mi disse – salve, sono Abraham Van Helsing –

    io lo guardai un attimo e poi scoppiai a ridere – non ci provare, io conoscevo van Helsing, e per certi versi a volte abbiamo lavorato assieme, impossibile che tu sia lui e per quanto mi risulti non aveva figli –

    il ragazzo rimise gli occhiali e continuò – io porto il nome del mio trisavolo, in effetti non potrei essere lui, ed è ovvio che non conosci nessun suo famigliare, per via del lavoro che faceva ha sempre tenuto all’oscuro tutti della sua famiglia, persino gli amici come te-

    e qui devo dire di essere rimasto veramente sorpreso, che Abraham non mi abbia mai detto di avere una famiglia e dei figli, ma siccome sono sempre stato un patito dei dubbi, a mia volta volli una prova e la chiesi al ragazzo. Questo di tutta risposta tirò fuori una medaglietta che gli penzolava al collo, e da lì lo riconobbi, mi bastò guardarlo solo un attimo, era uno dei canini di Dracula che io ed Abraham gli strappammo dopo averlo ucciso. Era proprio il suo, poi il ragazzo mi disse, vedendomi incuriosito da quella reliquia – ce lo passiamo da generazioni in famiglia, da padre in figlio ed a volte anche figlia, è diventato un cimelio ed una sorta di amuleto contro la sfortuna –

    allora io replicai – la sfortuna non esiste ragazzo –

    e lui nemmeno lasciandomi finire la frase disse – lo so, ma a noi in famiglia ci piace crederlo – ed abbozzò un sorriso.

    Dopo questa breve presentazione cercai di capire cosa potesse volere da me questo ragazzo, ma come se mi avesse letto nella mente, cosa che so non possa aver fatto, mi disse

    – sono qui perché sto cercando Haziel e mio padre, prima di morire, mi ha detto che avrei dovuto cercare te –.

    Premetto che questa storia stava prendendo una piega sempre più spinosa, ma siccome parte del mio lavoro era anche togliere di mezzo soggetti interferenti mi interessai alla cosa.

    - sentiamo, per quale motivo vorresti trovare Haziel ? A patto che sia ancora vivo –

    - per ucciderlo – mi rispose freddamente Abraham

    – tu sai che Haziel è il braccio destro di Dio e che ucciderlo oltre ad essere un suicidio e quasi impossibile? – gli feci notare

    - certo, ma devo ucciderlo lo stesso – continuava a replicare il ragazzo.

    Ammetto che non avevo mai visto tanta decisione in un solo sguardo, allora insistetti

    – forse non hai capito ragazzo, nessun umano può uccidere Haziel –

    lui mi guardò un attimo e poi riprese – per questo sono qua, tu puoi ucciderlo, io lo so, so che sei immortale –

    - a patto che tu abbia ragione Abraham, le cose non funzionano proprio così, io non posso intervenire se non per mantenere un equilibrio, non posso stabilire leggi, solo farle rispettare, non posso uccidere un angelo se non ha infranto nessuna regola, così come non posso eliminare nessun demone se questo non interrompe un equilibrio –

    - sì che puoi, tu sei Razakel, l’altra faccia del terrore – continuava lui. Ammetto che ero infastidito dalla sua insistenza e lo lasciai in quel locale uscendo dalla porta principale una volta lasciata la mancia ed inforcati i miei bellissimi occhiali da sole.

    Fuori c’era il solito caos, ma io vedevo già la mia bellissima moto americana. Nei secoli era il mezzo che avevo amato di più. Ora stareste pensando che io in realtà dovrei volare e vi dico che non sbagliate, ma guidare queste moto è troppo divertente.

    Stavo per partire quando di nuovo mi si parò davanti Abraham, a cavalcioni della ruota anteriore con il volto arrabbiato mi prese per il bavero e stava per proferire una minaccia; Fu allora che persi le staffe, la mia mano demoniaca si incendiò rivelando la sua vera natura, lo afferrai dalla cintola e lo sollevai da terra. Usai la mia vera voce che di solito risuonava bene per convincere le persone e gli dissi – tu osi minacciarmi? –

    - chiedo scusa Zakel, ma mi volevo assicurare che fossi davvero tu, aiutami ad uccidere Haziel –

    - ancora insisti? – gli risposi

    - ha ucciso mio padre –

    Trattenni un attimo i pensieri poiché sapevo che Haziel così come Ariel non intervenivano tra gli umani perché non potevano. il loro ritiro era stato sigillato con il sangue, lo stesso che mi aveva creato, non potevano fare nulla sulla terra, figuriamoci eliminare un innocente.

    Dopo averci riflettuto un attimo lo feci notare al ragazzo, che sempre mantenendo la sua posizione davanti alla moto disse

    – io so quello che ho visto, e quello era Haziel, c’era qualche accordo tra lui e mio padre e mi sembra di aver udito che mio padre avesse qualcosa che gli apparteneva in origine e per questo è stato ucciso, ma tra le sue cose non ho trovato nulla-.

    - impossibile che fosse Haziel – ribadii, ma il ragazzo insisteva. Alla fine lo spostai e partii con la moto diretto a quello che era il mio rifugio, un piccolo attico vista Colosseo.

    Arrivai a casa ancora con le parole di Van Helsing nelle orecchie, non era possibile che uno degli angeli più vicini a Dio decida dopo millenni di interrompere una pace voluta dai più alti vertici della creazione, dovevo vederci chiaro.

    Non feci in tempo ad inserire la chiave nella serratura che di nuovo il ragazzo rispuntò dal nulla e riprese con le sue domande. Non lo sopportavo più, alla fine pur di non sentirlo gli dissi che avrei controllato e che mi sarei accertato che non ci fosse nessuna infrazione. Sembrava soddisfatto, ma continuava a fissarmi, mi guardava senza proferire parola, alla fine fui io ad apostrofarlo

    – che ti occorre ancora? –

    - mi fai vedere le ali, dicono che siano straordinarie –

    - vai via ragazzo, tale e quale al tuo avo, ti farò sapere se trovo qualcosa – e dopo queste parole lui andò via ed io riuscii ad ottenere un po' di tranquillità.

    Ero a casa ed oltre alle voci il pensiero che più mi tormentava era quello di Haziel.

    [Impossibile]

    mi continuavo a ripetere, e poi vi pare che io non me ne sia accorto, mettiamo che abbia svincolato gli incantesimi dei creatori e sia riuscito a venire sulla terra, avrei notato una presenza così forte non vi pare?

    Il pensiero ed il dubbio non mi davano pace e decisi di uscire quella sera per il mio solito giro. Feci due passi, facendo quello per cui ero stato creato, L’Equilibrio.

    Demoni che attaccavano umani che andavano eliminati, angeli che salvavano umani eliminando demoni, non si vedeva nulla di nuovo. Alcuni di loro, degli umani, sono come il nostro caro amico Van Helsing che vi ho presentato prima. Se ne vanno in giro a causarmi problemi, eliminando un demone dietro l’altro, convinti di fare un bene al mondo squilibrandolo solo verso il bene. Ma come tutte le cose, se non hanno equilibrio portano solo brutte conseguenze.

    Per schiarirmi un po’ le idee decisi così di andare a parlare con un mio vecchio amico, Frankie. Era un trafficante di reliquie religiose, non turbava la quiete di nessuno ed a me non è mai interessato buono o cattivo. Frankie in realtà era un mezzo sangue, demoni o angeli che si erano uniti con umani e per questo respinti dai propri regni e costretti a vivere sulla terra da mortali. Frankie per la precisione era un mezzo angelo ed era venuto anche un bel ragazzone, ma nonostante la stazza era un pezzo di pane.

    Molti mezzosangue diventavano Ammazzamostri come il nostro amico Abraham. Ebbene sì, il suo trisavolo sebbene umano era frutto di un demone ed un umano. Una volta nato, sua madre fu cacciata dagli inferi e privata dei suoi poteri, e suo figlio... beh, divenne noto a tutto il mondo come già sapete.

    Frankie di tutto questo non voleva fare nulla. Lui collezionava oggetti e li vendeva, non aveva mai pensato di andarsene in giro con un paletto di frassino ad ammazzare demoni.

    Il mio amico collezionista si trovava sempre nel suo Club, il Giulio Cesare, luogo discutibile ma di gusto.

    Una volta all’ingresso deposi le mie uniche due armi, due pistole gemelle comprate poco tempo prima sempre per mio divertimento personale. Buona parte dei presenti al club sapevano che le pistole erano le cose meno pericolose che avevo e che la vera arma ero io. Ma tralasciando il mio ego e tornando a noi. Una volta entrato chiesi di Frankie ed al solito mi dissero che lo avrei trovato nel suo ufficio. Porta nera con testa di caprone appesa, rigorosamente vera. Due bellissime guardie del corpo con un reggiseno troppo piccolo e scrivania in puro marmo proveniente direttamente dalle pareti vaticane.

    Colore predominante della stanza: Nero; e gli unici bagliori di luce venivano dalle vetrine sparse qual e là in cui erano gelosamente custoditi i suoi pezzi da collezione.

    ATTO II

    FRANKIE

    Una volta dentro, la sua profonda voce mi accolse come sempre. Un sorriso bianco spuntò da dietro la lunga barba nera che lasciava appena intravedere il collo poiché legata a coda di cavallo. I capelli gli coprivano interamente la faccia e, a differenza della barba, li portava completamente sciolti tant’è che era costretto a smuoverli con la mano per permettere a gli occhi di vedere chi avesse di fronte.

    La prima domanda che mi pose fu

    - Zakel, quanto tempo, sei qui per lavoro o piacere? –

    ed io con un sorriso gli risposi

    – questa sera tutti e due Frankie –

    Ci demmo una calorosa stretta di mano ed un abbraccio che non si nega mai ad un vecchio amico.

    Le due guardie del corpo continuavano a sorvegliarmi; Sapevo che avevano qualcosa di strano, ma non mi sembravano né angeli né demoni né creature diverse se non umani eppure c’era qualcosa che non mi tornava. Più le fissavo più mi convincevo che non erano solo umane e alla fine dopo tanto pensare Frankie mi si avvicinò, mi poggio un braccio sulla spalla e spostandosi i grossi occhialoni viola mi disse

    – belle vero? – indicandomi le due ragazze

    - si Frankie, ma cosa sono, non mi sembrano umane – feci io

    - non lo sono infatti – mi rispose

    - Frankie, non sarà che devo passare da te per lavoro uno di questi giorni vero? –

    - tranquillo, sono le mie guardie del corpo umane, solo ho dato loro un piccolo aiutino, perché non ti avvicini e guardi meglio quel bel decolté? – fece lui sorridendo

    Allora mi avvicinai e guardai la scollatura di entrambe ed in effetti mi era sfuggito uno strano medaglione a forma di scarabeo. Diviso esattamente a

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