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La vera storia di David Smith
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E-book298 pagine4 ore

La vera storia di David Smith

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Info su questo ebook

Esisteva un tempo in cui uomini e donne vivevano in armonia prima che la Guerra Nera, come una bestia famelica, divorasse tutto. David Smith era un uomo che si era svegliato da un sonno profondo per capire che il resto del mondo ancora stava dormendo. Senza ricordare nulla del suo passato, si sveglierà in un tunnel di scolo della factory di Rulèm e ben presto conoscerà le trame dei fili mossi dai Sapienti Argentati. Nell'eterna lotta tra bene e male, tra oppressi e oppressori, tra prigionieri
LinguaItaliano
Data di uscita19 nov 2017
ISBN9788867826735
La vera storia di David Smith

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    La vera storia di David Smith - Enea Rotella

    Enea Rotella

    La vera storia di David Smith

    Enea Rotella

    La vera storia di David Smith

    © Editrice GDS

    Via Pozzo D’adda-Mi

    20069 Vaprio d’adda –Mi

    www.gdsedizioni.it

    Ogni riferimento descritto nel seguente romanzo a cose, luoghi o persone sono da ritenersi del tutto casuali.

    Ai miei genitori

    Il risveglio

    «Tu...chi sei tu?».

    «Bentornato David, io sono o meglio...alcuni mi chiamano il compensatore, altri mi chiamano il senza nome o anche l'ago della bilancia. Ma il mio soprannome preferito è Cortocircuito. Io sono colui che può farti strisciare tra le vie dell'inferno, colui che può farti vivere le sette pene capitali in un solo attimo, colui che può farti assaggiare la disperazione in un solo battito di ciglia mentre, con l'altra mano posso offrirti le afrodisiache spezie del paradiso».

    «Non...non capisco. Mi sento stordito, come se mi avessero dato un colpo forte in testa e...»

    «Ed è così».

    «Aspetta un attimo, mi hai chiamato David, ma io...io non ricordo nulla. Cosa mi è capitato? Tu lo sai? Cazzo non ricordo proprio nulla e la mia vena sulla fronte continua a pulsare sangue fino a farmi scoppiare il cervello».

    «Sì, tu sei David, David Smith».

    David stava lentamente aprendo gli occhi, come se si fosse svegliato da un lungo sonno. Sentiva un leggero puzzo di gin uscire dalla sua pelle, dal suo fiato e persino dai suoi vestiti tutti rovinati, sfilacciati, come se da tempo, troppo, stesse vagando per vicoli bui senza una meta.

    «Cosa sta accadendo? Sento dei rumori provenire da tutte le parti».

    «David, il rumore che senti è l'orchestra della vita che suona le note del caso...del caos. Quelli che senti sono i passi dell'inferno che marciano dritto verso le porte del potere, quello che senti...è la rivoluzione. Ma non ti devi preoccupare, anche questa ondata verrà domata. Con il tempo. Prima o poi. E lo sai perché?».

    «No! Non credo di saperlo. Le fitte che sento sono troppo forti per farmi delle domande. Ho voglia solo di tornare alla mia vita. Anche se non so ancora cosa significhi tutto ciò. È tutto così tremendamente confuso. E poi perché è facile che una vera rivoluzione possa essere domata? Non capisco».

    «Ricorda David, ogni rivoluzione porta in sé il seme della sua follia e della sua fragilità, del suo fallimento e della sua arroganza».

    Non era ancora pienamente convinto di quelle parole anzi, non era convinto di tutto il discorso. Pensava ancora che stesse dormendo, sognando. Anche se le leggi supreme impedivano di sognare a tutti i lavoratori, e anche a coloro che esercitavano il potere. Alzò gli occhi al cielo ma mattoni e oscurità circondavano il cielo così come la terra. Non capiva ancora dove si trovasse, non capiva ancora da dove provenisse quella puzza tremenda che inondava le sue narici e soprattutto, chi fosse l'uomo vestito di bianco vicino a lui. Di bianco, ma con un buffo cappello nero con una piuma rossa di lato. Nero come i suoi guanti, i suoi capelli, come i suoi occhi e quel diario che spuntava leggermente dalla tasca destra della sua giacca. Era di carnagione chiara e dalle buone maniere ed in David a tratti, ispirava fiducia. Lentamente si alzò in piedi barcollante, capì di trovarsi in un tunnel dalle pareti umidicce e un leggero fiumiciattolo sotto i suoi piedi trasportava con sé i rifiuti provenienti dall'alto di quelle mura. Ormai quasi ristabilito la vista gli tornò ed in lontananza riconobbe un luce fioca, come la fiammella di un fiammifero che ormai è giunta a destinazione.

    «Senti...io ora mi sono ripreso ma le vene del corpo continuano a pulsare sangue in modo così forte che impediscono al mio cervello di ricordare. Dove mi trovo? Che ore sono?»

    «Mio caro ragazzo, noi ci troviamo nei sotterranei di Rulèm. Siamo nell'anno 32 e il sole pigramente sta per vedere cosa accade dall'altro lato della terra».

    Lentamente si stavano avvicinando passo dopo passo verso l'uscita, mentre il rumore dei disordini che si stavano consumando a pochi metri di distanza dalle loro teste, si faceva più chiaro. Quello che David percepì furono i rombi dei cannoni e le grida strazianti di coloro che erano vita e che un attimo dopo conobbero il sapore amaro della morte. Iniziò ad affrettare il passo e l'insolito amico lo seguì sapendo che presto avrebbe avuto bisogno di lui per capire cosa stesse accadendo. La memoria al giovane ragazzo ancora non era tornata e mano a mano che il suo fiato si faceva più pesante, dovuto dal forte ritmo dei suoi passi, si prese di coraggio e si girò verso quella figura strana per fargli quella che sarebbe stata l'ultima domanda:

    «Mi hai detto che una guerra si sta consumano al di fuori di quel tunnel. Ma quando è scoppiata? Perché si stanno ammazzando? Ma soprattutto, perché non ricordo nulla di tutto ciò?».

    Un leggero sorriso scese sulle labbra del suo interlocutore. Lo sguardo era sicuro di sé, per lui la vita e la morte avevano uguale importanza. Tutte e due le circostanze avevano bisogno dell'altra per continuare la recita che da millenni si consumava sulla terra.

    «Vedi mio caro amico, oggi è il 13 marzo del 32° anno di inizio dopo che la Guerra Nera ha azzerato tutti i timer del pianeta. Tu ancora non eri nato, ma da quando si decise di riportare a zero il conteggio degli anni voluto dai Sapienti Argentati, gli uomini non hanno mai smesso di odiarsi e di combattersi. Non vi è appartenenza politica, di colore, di fede, si uccidono e basta perché tutti hanno assaggiato la paura ed essa, si è impadronita di loro. Naturalmente non tutte le factory sono come Rulèm che fu ribattezzata la discarica dei sette fiumi dagli Enigmisti. Gli stessi decisero che in questa factory come in tutte le altre, tutti dovessero portare lo stesso cognome e a Rulèm, si decise per Smith. Fu fatto per tagliare tutte le radici che in qualche modo rimandano a prima dell'anno zero. Questa fu una delle tante decisioni che gli Enigmisti, influenzati dai Sapienti Argentati hanno imposto al popolo. Pensa, quei pazzi hanno anche deciso di eliminare i dodici mesi dell'anno. Ufficialmente hanno fatto credere che fosse una scelta per uniformare le varie factory, perché erano solo parole in più. In realtà i mesi sono stati eliminati affinché gli uomini e le donne non si rispecchiassero nelle costellazioni, affinché non credessero di essere unici! Lo hanno fatto per azzerare le classi sociali, per azzerare le loro idee, i sogni e soprattutto, per infondere in loro il seme della paura. Grazie a questa immensa forza fanno credere a tutti che non esiste un futuro che meriti di essere chiamato tale. E forse è così! Non ricordi nulla perché quando sei nato a te, e a tutti gli Smith di Rulèm e delle altre factory, vi è stata costruita l'anima. Vi è stata cucita addosso una divisa uguale alle altre. Voi, mio caro amico, non siete né giudici, né prigionieri perché voi fate parte di un caos, di un caos calcolato. Ricorda sempre queste mie parole: qui nessuno vince mai veramente».

    I due erano ormai vicini all'uscita e le strazianti grida dei corpi lacerati dalle bombe erano così forti che David non sapeva se fosse stato meglio aspettare lì nascosto nel tunnel o provare ad uscire per cercare di ricordare. Quelle parole gli suonavano strane, ridicole, stonate, come se un'orchestra avesse riprodotto una sinfonia al contrario rendendola irriconoscibile e allo stesso tempo affascinante, mistica. Giunti sulla soglia che immetteva lungo una strada secondaria da dove si poteva intravedere la Cattedrale del Tempo e della Legge, David, con titubanza sbirciò al di là della piccola salita che immetteva sulla strada. Non fece in tempo a scrutare l'orizzonte che un forte boato di un colpo di cannone squarciò una barricata a pochi metri di distanza provocando il crollo parziale di una delle pareti del tunnel. Polvere e macerie si alzarono provocandogli un forte mal di testa che si aggiunse alle fitte che da quando si era svegliato, lo accompagnavano. Si alzò lentamente, ancora non capiva e iniziò a spostare le macerie, cercò di vedere che fine avesse fatto lo strano tipo che era con lui. Spostò mattoni, detriti, residui della parete ma nulla. Era come se fosse scomparso. Cercò il suo corpo, pensò che da qualche parte doveva pur essere finito. Il suo cuore ora batteva forte, più forte di prima e fu in questo momento che prese la decisione di uscire per capire, per osservare, per vedere con i suoi occhi cosa realmente stesse accadendo. Superata la piccola salita ormai lacerata che lo portava sulla strada, si accorse che là tutto intorno ormai era un cumulo di polvere e macerie. Stando nell'oscurità riuscì a sentire il lamento straziante, i pianti di disperata follia delle donne che avevano perso i loro figli e di uomini che avevano perso le loro mogli. I sopravvissuti imploravano aiuto, altri pietà e chi era scampato all'orrore invocava la nera morte. Era come se gli Dèi avessero abbandonato l'universo facendolo sprofondare nel delirio della ragione. In lontananza vide la strada principale dove focolai mangiavano tutto ciò che li circondava. Ad un tratto dei boati forti sulla sua testa lo costrinsero d'istinto a guardare verso il cielo e si accorse che oltre gli enormi fumi che divoravano i palazzi, non vi era nulla. Erano velivoli invisibili in dotazione alle forze militari. David si ripulì gli occhi da tutta la polvere delle macerie, si prese di coraggio, si avvicinò sulla strada principale e solo in quel preciso momento si accorse che il caos, come una bestia famelica, feroce, stava divorando ogni cosa che incontrava, ogni palazzo, ogni strada. Era la desolazione del caos. In lontananza vide sulla sua sinistra le Sentinelle, un corpo speciale dei militari. Con i loro caschi erano in grado di valutare immediatamente le informazioni su ogni singolo rivoltoso. Droni di terra puntavano le loro armi verso il gruppo di ribelli che ormai si era sciolto per le strade secondarie. David anche se era nascosto, riuscì a vedere la scena nella sua interezza e con lo sguardo seguì i vari gruppetti di uomini e donne che giacevano per terra con gambe e braccia strappati dai loro corpi e sparsi per la strada. Vide altri feriti che si sparpagliavano nel buio cercando di far perdere le loro tracce. Le Sentinelle stavano avanzando, una di loro si accorse della sua presenza e chiamò a sé un gruppetto di altri soldati. David capì immediatamente che era in pericolo di vita e preso dal panico, sentì che i muscoli delle gambe stavano cedendo il passo alla paura. Le Sentinelle presero la mira e piccoli puntini rossi, incrociandosi, gli stavano colorando il petto. Abbassò lo sguardo e le pupille si dilatarono per lo sconforto di essere ormai spacciato. I fucili in dotazione ai militari erano particolari perché i loro colpi erano pilotati per creare parabole che avrebbero potuto evitare ostacoli, giungendo con estrema facilità al bersaglio. Quando li vide avanzare David chiuse gli occhi, le mani gli tremavano, pensò fugacemente che fosse arrivata la sua fine e invece fu proprio in quel momento che alle sue spalle, sentì dei passi e poi delle urla:

    «Cosa fai lì impalato. Vuoi morire? Seguimi maledetto pazzo o ti ammazzeranno».

    David in un primo momento non capì. Si voltò, con la testa in direzione della voce per capire se quella frase fosse rivolta a lui. Vide un ribelle che con il cenno delle braccia, gli indicava di correre. Decise di muovere quelle maledette gambe bloccate dalla paura e di seguire quella persona, anche perché l'alternativa si stava avvicinando e molto velocemente. L'uomo afferrò David vedendo che le Sentinelle si stavano preparando ad aprire il fuoco e lanciò in aria delle api meccaniche che avevano il compito di intercettare i proiettili. Erano le ultime che gli erano rimaste dopo una giornata di guerriglia per le vie della factory e David, non esitò a seguirlo. Corsero a testa bassa e si avvicinarono in un palazzo in rovina. Vi entrarono da un buco nel muro e David iniziò a fare domande a colui che lo aveva salvato da quella minaccia:

    «Chi sei? Dove stiamo correndo?».

    «Non ha importanza chi sono, pensa a tenere la testa bassa e corri!».

    «Sì, ma dove stiamo andando».

    «Ti sto portando al sicuro, dal Re delle Blatte».

    David non sapeva più cosa pensare, era convinto che seguirlo era meglio che rimanere fermo in superficie a tentare di schivare i proiettili. Entrati nel palazzo ormai distrutto, si accorse che stavano scendendo. Arrivarono ad una scala a chiocciola fatta di mattoni che portava giù fino al ventre della terra e una porta tonda, d'acciaio ne copriva l'entrata. Ad un tratto il suo nuovo amico si chinò e bussò tre volte. Poi silenzio e ancora altre tre bussate. Ancora silenzio ed altre tre. Quando finì, i due si scambiarono un'occhiata. La botola si aprì e un'ondata di puzzo attraversò la loro faccia. Senza scambiarsi parole guardarono il guardiano della discarica: la downtown di Rulèm. Scesero le scale per svariati minuti e ancora non si vedeva l'uscita. Arrivati ad un pianerottolo, una porta fatta di mattoni si aprì. David non avrebbe mai sospettato che quella fosse una porta perché era pressoché invisibile. Come varcarono la soglia una serie di celle si susseguivano con all'interno, sulla sinistra un letto e sulla parete opposta, un piccolo lavabo. Niente finestre, niente luce se non torce appese lungo le pareti, ma dentro la sua testa da qualche minuto risuonavano le stesse domande: chi fosse quella strana figura che aveva incontrato pochi minuti prima e chi fosse il Re delle Blatte. Mentre percorreva un lungo corridoio, una guardia lo fermò dicendogli che avrebbe potuto riposarsi nella cella n° 28. David guardò dubbioso il suo salvatore che gli fece un cenno della testa per poi allontanarsi. Era la seconda volta da quando si era svegliato che rimaneva da solo. Da solo con tutti i suoi dubbi, le sue domande, le sue paure. Ancora una volta si chiese chi fosse l'uomo con la penna rossa sul cappello, pensò a quello che si erano detti e perché "qui nessuno vince mai veramente". Ma soprattutto perché non ricordava nulla del suo passato. Passarono pochi minuti, sulla soglia della sua oscura e piccola cella si fermò una ragazza. David si voltò verso di lei, aveva dei capelli color grano, occhi tondi pieni di vita mista a tristezza. Come vide quella figura apparire rimase immobile, senza fiato e quegli occhi gli sembrarono due finestre che affacciavano sul più grande degli oceani. Le mani di lei reggevano un piccolo vassoio con sopra un bicchiere d'acqua e del pane. Con una voce che sembrava il canto di mille sirene chiese:

    «Posso entrare?».

    «Sì, entra...chi sei?».

    La ragazza adagiò lentamente il piccolo vassoio su una sedia di legno dove le termiti da tempo banchettavano.

    «Io sono Cecilia. Immagino che sarai stanco. Ti ho portato dell'acqua e del pane. È poco, ma meglio di niente».

    La punta sinistra delle labbra si inarcò leggermente verso l'alto non nascondendo l'immediata e piccola fossetta che le si creava quando sorrideva. A quella vista David arrossì non nascondendo lo stupore di quella visita.

    «Io sono David».

    «So chi sei».

    «Sai anche perché mi trovo qui?».

    «Sì, il Re delle Blatte vuole vederti».

    «Chi è questo Re? E perché vuole vedere proprio me?».

    «Il Re delle Blatte è colui che qualche anno fa ha organizzato la resistenza contro gli Enigmisti e i Sapienti Argentati. Grazie a lui siamo riusciti a sopravvivere. Tutti qui dentro gli devono molto e tutti sarebbero pronti a donargli la vita. Vuole vedere te perché, in qualche modo sei speciale. Ma non saprei dirti in quale misura perché il Re non ne ha fatto parola con nessuno. Comunque molto presto capirai, lui è desideroso d'incontrarti».

    Un sospiro accompagnò quel silenzio tra i due. In David aumentavano i conti in sospeso, ora le domande che si poneva erano troppe. Passarono pochi secondi e arrivò una guardia che si posizionò davanti ai due e, guardandoli con aria severa:

    «Il Re delle Blatte è pronto per ricevervi».

    Il soldato si diresse verso il piccolo lavabo, girò la manopola del rubinetto prima verso un lato e poi sull'altro. Si sentì un doppio click e lentamente la terza parete si spostò di qualche centimetro. Solo in quel momento David capì che non si trovava in una cella ma in una sala d'aspetto. La guardia aprì con forza la porta a muro e nelle due canalette che si trovavano sui due lati posizionati ad un metro da terra, gettò due fiammiferi. Ad un tratto prese a bruciare l'olio infiammabile che conteneva e si trasformarono in due lunghi serpenti di fuoco che illuminavano il corridoio. David e Cecilia varcarono la soglia e superato un piccolo corridoio, un'altra scala a chiocciola scendeva fino al ventre della terra. Le pareti della scala presero a illuminare ai lati grazie all'olio e in fila indiana i tre, iniziarono a scendere. Passo dopo passo, giunsero alla loro destinazione. Anche se le scale continuavano, il soldato si fermò e fece entrare i suoi compagni in una specie di cripta tonda. Una volta dentro la loro guida posizionò la sua torcia su una leva che si azionò facendo girare la piccola stanza di 180°. A David si aprì uno scenario terrificante. Un'area immensa con una cupola in alto, poi una voragine simile ad un pozzo che lasciava intravedere di sotto una lunga serie di piani inferiori. Il fondo non era visibile per via dell'oscurità. David non sapeva a quanti metri sotto la terra si trovasse, e non sapeva quanti altri metri vi erano per arrivare alla base. Il tutto gli sembrò una copia della torre di Babele, ma al contrario. Questa scendeva fino alle viscere della terra. Nel piano in cui si trovava vi erano scaffali su scaffali che ricoprivano tutta la parete circolare. Libri, bocce piene e vuote di tutte le misure con del liquido giallastro anche se non riuscì a capire a cosa servissero. Quadri appesi dal sapore antico, macchinari vecchi con delle spie accese, armi, una collezione di spade e tanto altro ancora. Di fronte a sé vide una serie di poltrone e ancora dietro, un caminetto al cui interno ardeva della legna. Lentamente i tre si avvicinarono facendo il giro del piano e David guardò di sotto incuriosito, cercando di capire a che altezza stessero. Mentre si avvicinavano al Re delle Blatte, David vide che dall'alto dello schienale di uno dei divani color rosso porpora, usciva un piccolo fiume di fumo. Quando giunsero a destinazione il ribelle si mise sull'attenti:

    «Mio Signore, il suo ospite».

    Ad un tratto apparve il Re, vestito tutto di nero, dove finiva il lupetto che indossava, iniziava una folta barba non completamente nera. L'uomo portava degli occhiali tondi con lenti scure che nascondevano il suo sguardo. Fumava una strana pipa lunga color legno chiaro e all'anulare della mano un anello con una bocca di serpente, al cui interno degli artigli vi era una pietra blu.

    «Mio caro David, sono felice di averti qui. Benvenuto nella mia umile dimora. Prego, siedi qui vicino a me. Voi due, potete andare».

    Mentre il soldato della resistenza e Cecilia si voltarono per ubbidire agli ordini, David ebbe la sensazione che ora era veramente solo e la sua confusione non faceva che aumentare. Si sedette, si guardò in giro e la prima domanda che fece fu:

    «Dove mi trovo? Che ci faccio qui?».

    «Mio caro e giovane amico, ti trovi nell'antica dimora costruita centinaia di anni fa dagli uomini talpa. E tu sei qui perché il Fato ti ha condotto a me. Ti cercavo da tempo».

    Un ghigno sinistro uscì dalla bocca del Re e una smorfia mise in risalto delle rughe intorno agli occhi che inquietarono ancora di più David.

    «Mi cercavi da tempo? Strano, io non ricordo nulla di te, del mio passato, del mio nome e soprattutto, come diavolo ho fatto a svegliarmi oggi in quel tunnel e...».

    David fu scaltro a non menzionare l'incontro con il tipo buffo dalla piuma rossa sul cappello. Scese un tetro silenzio, come se il suo interlocutore sapesse che gli stava nascondendo qualcosa. Il silenzio fu interrotto dal rumore del fiammifero che il Re utilizzò per riaccendere la sua pipa. Dopo un profondo tiro di tabacco, il Re delle Blatte prese a parlare senza mai togliere lo sguardo dal suo interlocutore:

    «David Smith, io ti offro due verità, toccherà a te decidere a quale delle due credere. La prima: tu non sei reale. O meglio, sei fatto di carne ed ossa come tutti gli altri, ma la tua anima è stata creata artificialmente nei laboratori che si trovavano nella Cattedrale del Tempo e della Legge di Rulèm. Queste strutture furono costruite quando la Guerra Nera si pensava stesse terminando. Gli uomini e le donne iniziarono a scarseggiare sulla terra e quindi un gruppuscolo di uomini, uomini speciali, creò queste strutture. Allo stesso tempo però si proibì a tutte le popolazioni di avere figli, perché non si sapeva come poi un giorno si potessero controllare. Anche per questo motivo furono costruite le Cattedrali, all'interno si riproducevano in modo casuale dei corpi e si iniettava in loro l'anima. Ad organizzare il lavoro furono delle case farmaceutiche molto potenti e specializzate in questo tipo di lavoro. Si pensò che fin quando il pianeta terra fosse popolato da persone che non avessero controllori loro, potessero minare le fondamenta del futuro che stava ormai incombendo. Per questo i Sapienti Argentati e gli Enigmisti chiesero a queste case farmaceutiche di riprogrammare il cervello. Ogni città prese un esemplare per riprodurre pochi tipi di personalità da infondere nelle nuove popolazioni. Qui a Rulèm furono scelti degli esemplari docili. Molto docili e su di loro fu costruito il futuro del genere umano. Tu sei uno di loro ma allo stesso tempo non sei loro. In questa città fu scelto per tutti il cognome Smith. Di certo i Sapienti Argentati e gli Enigmisti non sono tipi scherzosi però hanno uno strano senso dell'humor e a Rulèm, vollero fare una specie di esperimento. Decisero questo cognome perché tu sei discendente di un altro Smtih, vissuto molti anni fa, uno Smith che a suo tempo creò molti problemi. La seconda verità mio caro David, è che io ho promesso ai Sapienti Argentati e agli Enigmisti che avrei portato la tua testa in cambio della salvezza del mio popolo. Loro vogliono te perché sanno che oggi hai avuto un incontro molto speciale. Vogliono sapere chi è, cosa ti ha chiesto e dove è diretto».

    A quelle parole David rimase senza respiro. Cercava di mettere sotto un piccolo riflettore ogni singola parola escludendo la prima: verità. Non poteva essere tale, non poteva essere quella. Lui non era discendente di nessun Smith e anche se non ricordava nulla del suo passato, sapeva che la verità più credibile sarebbe stata la seconda. Ma ancora i dubbi lo attanagliavano, erano troppi i punti in sospeso. David si voltò ad osservare il fuoco che lentamente bruciava la legna e fu in quel preciso momento che ebbe un sogno brevissimo, che invase il suo cervello . A quella visione il suo corpo s'irrigidì e preso dallo spavento, si voltò di scatto verso il Re delle Blatte intento a svuotare la sua pipa dal tabacco ormai ridotto in cenere. David lentamente bisbigliò:

    «Perché non ricordo nulla del mio passato?».

    «Dipende a quale delle due verità hai deciso di aggrapparti mio caro ragazzo. Se pensi che sia la prima, allora tu non ricordi nulla perché il tuo cervello è stato formattato e ricomposto in modo tale che il tuo passato non ritorni a scombinare le carte in tavola. Se accetti la seconda verità è perché, per sottrarti al giudizio dei Sapienti Argentati e degli Enigmisti, hai messo in atto una recita facendo credere a tutti che hai perso la tua memoria. E devo essere sincero con te, sei riuscito ad ingannare molte persone. Tranne me. Io so chi sei e cosa stai cercando».

    Un altro ghigno accompagnò quelle parole e fu in quel momento che David iniziò ad innervosirsi.

    «Quindi se io accetto la seconda verità, ciò significa che tu mi hai venduto al nemico. Come pensi che reagiranno tutti gli altri che stanno lottando insieme a te? Vendere un vostro simile al nemico in cambio di una momentanea tregua».

    «Ogni esercito ha bisogno di un generale e gli altri, non hanno bisogno di venire a conoscenza dei dettagli di ogni singolo piano. Ubbidiscono agli ordini perché in loro sta germogliando il seme della speranza. Vedi, viviamo in un'epoca in cui la gente è paralizzata dal destino, dalle colpe del passato, dal futuro. Alla gente serve credere che esista la libertà e qui sotto nella discarica, la gente desidera fortemente degli idoli da venerare. Io sono uno di loro, sono il generale, l'idolo che li porterà alla salvezza. Io sono per loro il bisogno, la via e la vita. Io, mio caro ragazzo, sono il Re delle Blatte e tu sei la moneta di scambio per ottenere tutto questo».

    «E se io mi rifiutassi di farmi consegnare

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