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Lungo la foce delle parole
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Lungo la foce delle parole
E-book63 pagine51 minuti

Lungo la foce delle parole

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Info su questo ebook

Una tela, i cui colori sono realtà e sogni, lusingati da pennellate di emozioni, da cui sorgono parole, che danno vita ad esse, facendole fluire lungo l’argine dell’esistenza, che ha come fondamenta, l’amore. Storie che portano alla foce del cuore, dove l’anima sfocia nelle acque del sentimento.
LinguaItaliano
Data di uscita14 lug 2021
ISBN9788833468624
Lungo la foce delle parole

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    Anteprima del libro

    Lungo la foce delle parole - Simone Principe

    foce-parole.jpg

    Pubblicato da Ali Ribelli

    Direttore di redazione: Jason R. Forbus

    www.aliribelli.com – redazione@aliribelli.com

    Simone Principe

    Lungo la foce delle parole

    Sommario

    Mare amore amaro

    A Venezia

    Intima pioggia di Venezia

    Naufraghi di fronte al mare

    Letto di libertà

    La pargoletta e il bambino strabico

    Giovedì mattina

    Segregato amore

    Bambina di loto

    L’uomo

    Lacrime di una madre

    Il vero amore

    Strada Amica

    La stradina

    La sala del sorriso

    Alessandria

    Sortilegio

    Mare amore amaro

    Sul vetro galleggiante della laguna si affaccia la luna rasentando pezzi di puzzle d’un incauto cuore. Quel fatidico giorno, ch’io credevo fortunato in fatto d’amore, stava per pormi difronte al buio supplizio. Pensare che per l’occasione indossai, oltre che ai miei abiti migliori, il Blenheim Bouquet una fragranza fresca, ma allo stesso tempo calda e sensuale, da inebriare anche la donna con l’animo più puro. Mi diressi verso piazza San Marco, per incontrare lei, che da quella sera primaverile mi fece dimenticare la mia vita passata. La prima volta che la incontrai era una piacevole serata di maggio, mi seppe ammaliare con la sua soave voce e le sue delicate mani, che parevano danzare sui tasti d’un pianoforte e a darle ulteriormente rilevanza ai miei trasognati occhi vi era l’imponente Palazzo Ducale. Aspettai la fine del concerto per conoscere il nome di quella perla, rubata alle acque della laguna. Si incamminò, la seguii. Finalmente si arrestò accanto alla vetrina di una libreria, mi avvicinai dicendole:

    «Credevo avreste fatto tutto il giro di Venezia prima di fermarvi»

    «Chi è lei?» rispose.

    «Perdoni l’insolenza, mi presento. Pietro Arena, per servirla.»

    «Cosa cerca da me?»

    «L’ho sentita suonare e cantare, volevo porgerle i miei omaggi, mai credevo di poter udire una voce angelica.»

    «La ringrazio, ma debbo proprio andare, mi perdoni.»

    «Potrò rivederla?»

    «Se tanto desidera, tra tre giorni mi esibirò in un locale accanto al Ponte di Rialto poco prima della mezzanotte.»

    «Vi sarò, solo per lei».

    Arrivò l’ora delle mie catene e la sentii suonare, come le campane del mezzo giorno, percepivo un’insolita brezza provenire dal verde manto, accanto alla mia abitazione, ma non vi feci più di tanto caso, la mia mente era avvinta dal pensiero di lei. Mi apprestai ad uscire, salii su di una gondola per dirigermi al Rose, il locale dove si sarebbe esibita la corolla di Rosa che ha cinto il mio cuore. Accarezzavo la spuma biancastra di quel cielo in terra e il mio riflesso tentava di starmi accanto, con vane speranze. Mi sporsi più del dovuto, cercando di afferrare me stesso, ma caddi nelle acque gelide, mi dimenai cercando di farmi scorgere dal gondoliere, che a gran voce mi cercava, ma il buio vestiva l’orizzonte e quella sensuale fragranza infervorava la mia fine.

    Aprii gli occhi, che credevo posati sul fondale dello scrigno cristallino, ma vi erano bianchi camici attorno al mio corpo grondante. Si accese in me la foga di poterla raggiungere, mi alzai prepotentemente, non curandomi del mio stato di salute. I medici cercavano invano di tenermi sul letto, come se fossi un moribondo, ma la voglia di vederla era più forte di qualsiasi altra cosa e fuggii via. Zuppo e affaticato, raggiunsi il luogo, ma non vi era più nessuno, restai qualche minuto immobile ad immaginarmi le sue nude mani muovere passi ballerini su quel pianoforte e la sua voce che annullava il tutto, rendendo lei centro del mondo. Restai sveglio quelle poche ore che separavano la confidente luna, dal passionale sole, trovando le parole adatte per scusarmi della mancata presenza. Passeggiavo con la speranza di incontrarla, quando mi sentii chiamare:

    «Poeta, oh poeta, ho saputo dell’incidente, come stai ora?»

    «Cara Margherita, ora che ti vedo, meglio, e tu come stai?»

    «In pensiero per la mostra che si terrà tra pochi giorni. Verrai, vero?»

    «Non mancherò.»

    «Ci vediamo lì».

    Bevuto il caffè, mi diressi verso il teatro di Matias, vecchio amico d’avventure, al quale devo non pochi ringraziamenti per essere stato confidente delle mie fughe amorose. Presi io la scena, interrompendo le prove, avevo un indomabile desiderio di potermi sfogare con qualcuno e con chi se non con il mio longevo confessore.

    «Caro Matias, ho per caso interrotto le prove del gran capolavoro?»

    «Il gran burlone di sempre, cosa c’è questa volta?

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