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Segreti della città vecchia
Segreti della città vecchia
Segreti della città vecchia
E-book44 pagine34 minuti

Segreti della città vecchia

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Info su questo ebook

Saveria eredita dalla vecchia zia Luciana una casa nel centro storico di Genova e, insieme all'abitazione, riceverà i segreti di una vita ben diversa da quella che le era parsa nel tempo, quando guardando la zia non vedeva altro che una signora burbera e scontrosa. Scoprirà invece misteri e passioni di un passato a lei sconosciuto e dovrà confrontarsi con personaggi quanto mai diversi e variegati, per i vicoli di una Genova che non è mai stata così intrigante e alchemica.
LinguaItaliano
EditoreNero Press
Data di uscita9 lug 2014
ISBN9788898739172
Segreti della città vecchia

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    Segreti della città vecchia - Federica Maccioni

    Intrighi

    Segreti della città vecchia

    di Federica Maccioni

    Editing, produzione e immagine di copertina: Laura Platamone

    ISBN: 978-88-98739-17-2

    Nero Press Edizioni

    http://neropress.it

    © Associazione Culturale Nero Cafè

    Edizione digitale Luglio 2014

    Federica Maccioni

    Segreti 

    della città vecchia

    Indice

    Segreti della città vecchia

    Ringraziamento

    Nei quartieri dove il sole del buon Dio

    non dà i suoi raggi

    – ha già troppi impegni

    per scaldar la gente

    d'altri paraggi –

    una bimba canta la canzone antica

    della donnaccia:

    «Quel che ancor non sai

    tu lo imparerai

    solo qui tra le mie braccia».

    (La città vecchia, Fabrizio De Andrè)

    Ogni riferimento a luoghi, cose o persone è da considerarsi puramente casuale. 

    2010

    «È lei Remo, scusi?»

    Il sole della mattinata estiva non aveva ancora smorzato la vitalità dei carugi, i vicoli del centro storico di Genova. Appena un'idea di brezza si incuneava negli stretti passaggi, carezzando i muri grigi: gli anziani, fermi a chiacchierare presso l'edicola al centro di piazza Banchi, si godevano quel sentore di salsedine, terso e pulito; alcuni, nella foga del discorso, gesticolavano e alzavano la voce con una energia che Saveria non si spiegava. Lei boccheggiava già per il caldo, sebbene fossero solo le nove.

    L'uomo dai capelli grigi legati sulla nuca, di fronte al banchetto di CD e DVD usati, si voltò. Il cuore spinato tatuato sul bicipite vuoto tremolò, nel movimento.

    Portava, sopra il padiglione dell'orecchio destro, dove una volta i contabili tenevano la matita, un mozzicone di sigaretta arrotolata a mano, bruciacchiato come se fosse stato acceso più volte per pochi tiri e poi spento, per essere riposto in vista di una nuova boccata.

    «Sci, bella figgètta, son mi».

    Sorrise. Le rughe bianche, prive di abbronzatura nel volto dalla pelle scurita dal sole, si fecero più marcate.

    «Scià me digghe».

    Nell'andirivieni multilingue, dinanzi alle vetrate incastonate nel metallo verdastro dell'antico mercato coperto, Saveria si avvicinò.

    «Mi manda Luciana Marcenaro».

    Remo si raddrizzò sulle spalle scarne e la studiò in silenzio, a lungo, gli occhi stretti. Non aveva più nulla di folcloristico.

    «Ve ciammu me muë' ».

    Oddio, pensò Saveria, chiama sua madre? Questo è fuori di testa.

    Nel frattempo, il tipo si era attaccato al cellulare, e con una persona dura d'orecchi, a giudicare dal volume della sua conversazione.

    «Sci, mi'a! Belin, mama, se ti o digu! Sci, belin! 'na figgia c'a

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