La solitudine del social networker
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Info su questo ebook
Approfondire il tema della solitudine come prodotto della tecnologia non è affatto semplice, poiché esistono opinioni antitetiche che in questo libro vengono esposte in modo trasparente. L'argomento trattato è molto affascinante e, come scrive lo stesso autore, è possibile analizzarne tutte le sue sfaccettature "Il tutto con l'obiettivo di combattere l'isolamento e la solitudine negativa, causa di sofferenza, angoscia e ansia, e dare maggiori opportunità a quella creativa, fonte di maggiore benessere (well-ness) e maggiore felicità".
"Dirigente d'azienda, filosofo e tecnologo, Carlo Mazzucchelli è il fondatore del progetto editoriale SoloTablet (""www.solotablet.it"") dedicato alle nuove tecnologie e ai loro effetti sulla vita individuale, sociale e professionale delle persone. Esperto di marketing, comunicazione e management, ha operato in ruoli manageriali e dirigenziali in aziende italiane e multinazionali. Focalizzato da sempre sull'innovazione ha implementato numerosi programmi finalizzati al cambiamento, ad incrementare l'efficacia dell'attività commerciale, il valore del capitale relazionale dell'azienda e la fidelizzazione della clientela attraverso l'utilizzo di tecnologie all'avanguardia e approcci innovativi. Giornalista e writer, communication manager e storyteller, autore di e-book, formatore e oratore in meeting, seminari e convegni. È esperto di Internet, social network e ambienti collaborativi in rete e di strumenti di analisi delle reti social, abile networker, costruttore e gestore di comunità professionali e tematiche online."
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Anteprima del libro
La solitudine del social networker - Carlo Mazzucchelli
9788867752188
Prefazione
Ogni proposito di vita solitaria si scontra col paradosso che, se cercata, la solitudine è inafferrabile; se ti afferra, è insopportabile. L’uomo è un solitario non solo.
Giovanni Pozzi. Tacet
È possibile vivere quotidianamente in rete tra i tanti contatti che abbiamo, spesso disponibili in tempo reale sul nostro monitor, e tuttavia sentirsi soli? È possibile avere intorno a sé amici, parenti, bambini e colleghi capaci di rendere felice l’esistenza di tutti i giorni, ma socializzare di più su Facebook di quanto non facciamo invece intorno a un tavolo da cucina o di un ristorante?
È questo uno dei temi che mi piaceva poter affrontare nella collana dedicata alle visioni tecnologiche
, e Carlo Mazzucchelli ha accettato subito la sfida, proponendo un percorso ben strutturato, che elabora interessanti sviluppi da condividere.
Restare da soli – a volte – può essere un piacere, ma la tecnologia e i social network hanno cambiato le regole che governano le nostre vite individuali e pubbliche, modificando anche il modo in cui viviamo le nostre esperienze di isolamento e di solitudine.
Tablet (trasformazioni cognitive e socio-culturali), Internet/nuove tecnologie e La solitudine del social networker coprono da diverse angolature tutti il medesimo segmento di una ipotetica retta (TechnoVisions); focalizzano aspetti controversi, tra loro diversi ma sempre in qualche modo collegati dal tema di fondo della tecnologia e dei suoi effetti sulle persone; possono concorrere a formare un insieme armonico, un libro, una opera omnia.
Un recente sondaggio, realizzato tra persone maggiorenni dall’Australian Relationship Queensland, ha rivelato che tra tecnologia e solitudine esiste un collegamento reale. Il risultato dell’indagine ha evidenziato che, sulle circa 1200 persone intervistate, il 42% ha dichiarato di utilizzare almeno quattro strumenti di comunicazione web (Facebook, Twitter, blog, email) ma ha lamentato al contempo di essersi sentito solo nel periodo considerato dall’indagine. Una realtà di solitudine più invasiva rispetto all’11% che invece ha manifestato di utilizzare uno solo di questi strumenti. Sempre secondo questo sondaggio, il tasso di solitudine
muta al variare dell’età: la fascia 25-34 anni, per esempio, è quella che accusa di più la solitudine, la fascia 18-24 è quella che ne accusa di meno.
L’autore di questo e-Book mette bene in evidenza il collegamento tra solitudine e Social Networker fin dalla sua lucida premessa, e successivamente nell’introduzione che fa seguito.
Oggi più che mai, le condizioni lavorative e sociali, se non buone, spingono le persone a rifugiarsi dietro lo schermo di un PC, di uno smartphone, o di un tablet. I mondi virtuali e l’universo mutaforme dei social network diventano spesso un modo per lasciare da parte e dimenticare la cruda realtà (o di viverne una – o più di una – parallela, meno fastidiosa), con l’obiettivo più o meno esplicito di scordare le difficoltà del quotidiano. E questo accade sempre più spesso in modo trasversale, coinvolgendo sia le nuove generazioni di nativi digitali che i meno giovani, o immigrati digitali.
Sebbene ci senta parte di un grosso cambiamento, reso possibile proprio dalla tecnologia e dalla sua evoluzione continua, non siamo ancora del tutto certi che esso rappresenti un valido sistema di socializzazione reale
, in grado di prendere il posto del ben più concreto contatto de visu
.
La tecnologia ha imposto nuove forme di socialità che stanno limitando la nostra intimità e trasformando le nostre esistenze. È una socialità molto legata allo strumento che diventa, a causa dell’uso prolungato che ne facciamo (televisione, telefono cellulare, social network) una specie di sottofondo della nostra vita. I nuovi strumenti sono diventati degli indicatori delle nostre culture e dei molteplici percorsi in cui siamo impegnati nel passaggio verso nuovi orizzonti e paesaggi culturali, sociali e personali. Con questi strumenti, la nostra percezione degli stessi e l’uso sociale che ne facciamo ci dobbiamo confrontare in continuazione. Lo dobbiamo fare sapendo che il percorso non è più lineare, ma alla ricerca di continui adattamenti circolari fatti di evoluzione tecnologica e nostri processi cognitivi, di nuove forme di comunicazione e nuovi contesti comunicativi e dall’emergere di nuove forme di socialità virtuali in stretta correlazione con quella reale.
Nonostante si viva spesso ed esclusivamente in rapporto agli altri, ci troviamo sempre più soli con noi stessi. Anche se un autore come Anton Čechov sosteneva che la vera felicità sia impossibile senza la solitudine, bisogna valutare, a questo punto, se possiamo considerare la solitudine del networker
alla pari di quella vissuta e sperimentata dagli esseri umani prima dell’avvento di Internet, dei media sociali, degli smartphone e dei tablet. Così facendo andremo a ridefinire la socialità moderna e i modi con cui le donne e gli uomini agiscono per stabilire tra di loro relazioni sociali e vincere la loro solitudine individuale.
Zygmunt Bauman, nel definire la condizione attuale come una «affollata solitudine», ha sottolineato come questo stato dell’uomo si sia evoluto e modificato nel tempo. Quel caro e vecchio stato di solitudine in cui era possibile raccogliere le proprie idee, riflettere intensamente, creare e dare valore e consistenza alla comunicazione è, in una società ormai sempre connessa alla rete, solo un vecchio ricordo.
Sull’argomento vale anche la pena cercare di capire se è la solitudine che spinge le persone a usare più tecnologia
, o se è l’utilizzo massiccio di tecnologia – specialmente dopo l’avvento delle soluzioni Mobile
e della connessione always on
– che porta le persone a isolarsi e, conseguentemente, a provare solitudine. Probabilmente entrambe le cose, come un serpente che si morde la coda; anche se, attualmente, le scienze sociali non hanno ancora risposte definitive da fornirci.
Approfondire il tema della solitudine come prodotto della tecnologia non è affatto semplice, poiché esistono opinioni antitetiche che in questo libro vengono esposte in modo trasparente. È pur vero che i risultati contraddittori che si ottengono dalle diverse fonti sono il risultato delle insufficienti informazioni disponibili sul tema.
Resta il fatto che l’argomento trattato è molto affascinante e, come scrive lo stesso autore, è possibile analizzarne tutte le sue sfaccettature il tutto con l’obiettivo di combattere l’isolamento e la solitudine negativa, causa di sofferenza, angoscia e ansia, e di dare maggiori opportunità a quella creativa, fonte di maggiore benessere (well-ness) e maggiore felicità
.
Buona lettura.
Premessa
[…] non dicono il vero […] coloro che dicono che tutto è in movimento. Se […] le cose mutano: la stessa persona che sostiene questa tesi, un tempo non esisteva e, di nuovo, in seguito, non esisterà. Se, invece, tutto è in movimento, nulla sarà vero, e quindi tutto sarà falso
Aristotele, Metafisica, Rusconi, Milano, 1994, pagg. 143-145)
Se vuoi andare veloce vai da solo, se vuoi andare lontano, vai insieme
da un antico proverbio africano
Siamo quasi sette miliardi ma sempre più soli. Le tecnologie mobili e sociali e le applicazioni di social networking hanno moltiplicato i contatti tra le persone ma non sono ancora riuscite a sostituire la potenza di uno sguardo, la valenza di un gesto, il contatto faccia a faccia e le molte emozioni scatenate dai sensi e dagli affetti. Avvertiamo tutti le potenzialità delle nuove tecnologie ma anche il rischio di maggiore isolamento, senso di solitudine e di nuove angosce.
La solitudine è parola dai significati ambigui e contradditori che nelle pagine successive verrà vista, analizzata, sostituita da termini che ne esprimono le diverse valenze, e sarà di volta in volta rintracciabile in vuoto interiore, isolamento, bolla d’aria, vuoto d’aria, smarrimento, misantropia, solitudine digitale, fuga dalla vita reale, indicherà il nascondersi nella rete. Tutti questi significati saranno sempre riferiti al tema di fondo di questo ebook, la solitudine tecnologica del social networker.
Solitudine e tecnologia sono due termini frequentemente accoppiati da psicologi, psichiatri e terapeuti per studiare e illustrare nuove forme di disagio e di sofferenza che nascono, nella società post-moderna, globale e iper-connessa, dal vissuto individuale e sociale delle persone, sempre più immerse nella comunicazione digitale e influenzate dalle nuove tecnologie.
Molte problematiche emergenti evidenziano problemi reali, già noti nel mondo reale come la frammentazione dei legami sociali e familiari, la difficoltà della famiglia e della scuola, la crisi della coppia, la solitudine della terza età e quella delle donne sole, la crisi dell’autorità e l’aumento del disagio adolescenziale e giovanile. La tecnologia e i mondi digitali, da essa resi possibili, sono diventati per molti, ma soprattutto per le nuove generazioni di nativi digitali, una destinazione e uno scopo, un modo per sfuggire alla durezza della realtà e per rintanarsi in mondi virtuali e illusori nei quali ricercare e ricreare nuove identità e ruoli sociali.
Sempre connessi e perennemente dialoganti attraverso gadget tecnologici diversi e mobili con le loro applicazioni software, giochi e nuovi media sociali, ci siamo pian piano dimenticati che, pur essendo paralleli e coesistenti, i due mondi del reale e del virtuale, sono tra loro diversi. La consapevolezza che la simulazione tipica della realtà virtuale non può soddisfare bisogni e necessità, non libera da paure e angosce e dalla necessità di compiere una scelta, fa riemergere la realtà della realtà
e insorgere nuove forme di malessere e di sofferenza.
Una di queste sofferenze è il sentirsi soli, è la solitudine che nasce dal sentirsi esclusi dalla conversazione, dal dialogo ma anche dagli affetti e dai pensieri degli altri, la solitudine che si acuisce dalla frequentazione di luoghi sociali online, a cui associamo grandi aspettative emozionali e speranze future, nei quali ci raccontiamo, attraverso i nostri profili, per quello che non siamo, alla ricerca di conferme e autostima, di sostegno, approvazione sociale e gratificazione, di conforto e di maggiore attenzione. È una solitudine che non va vista solo nei suoi risvolti negativi, ma che può essere fonte di risorse per nuove forme di socialità e di conoscenza del sé.
Il tema della solitudine e la sua complessità, in relazione alle nuove tecnologie mobili e di social networking, è ampiamente trattato ma non esistono ad oggi risultati e riflessioni delle scienze sociali che possono essere considerate definitive e generalmente condivise.
Le opinioni esistenti sono molto discordanti e si contrappongono, l’un contro l’altra armate, nel descrivere la solitudine come un prodotto del social networking online o come mitigata proprio dall’uso delle nuove tecnologie e dalla nuova socialità da esse resa possibile.
Alcune ricerche hanno evidenziato l’emergere di stati di ansia e di depressione come effetto di un prolungato utilizzo di internet ma hanno escluso al tempo stesso un aumento del senso di isolamento. Nel complesso, la maggior parte delle ricerche relative alle patologie del sé prodotte dall’uso dei nuovi mezzi di comunicazione e di socializzazione, hanno prodotto risultati contradditori perché scarse sono ancora le informazioni disponibili. Secondo Sherry Turkle (autrice di Insieme ma soli, Codice Edizioni) ad esempio non siamo ancora in grado di valutare quali siano le conseguenze emotive dell’abitudine di passare buona parte del nostro tempo davanti ad un display di un dispositivo e all’interno di reti e comunità virtuali.
La realtà di cui oggi tutti parliamo è fatta da mille finestre tecnologiche (display tablet e smartphone, pagina web, social network) aperte sul mondo e sulla nostra vita, da migliaia di ‘amici’ Facebook e contatti Linkedin, da infiniti messaggi, cinguettii e ‘post’, ma in realtà nessuna di queste finestre è esposta su un mondo reale che sentiamo profondamente nostro. Ne deriva una frammentazione delle nostre esistenze pari a quella delle finestre virtuali alle quali ci affacciamo e un aumento di ansie e sofferenze che non aiutano lo sviluppo sano delle nostre identità individuali e di nuove forme di benessere, di cui abbiamo estremamente bisogno.
Un bisogno che non nasce dalla frequentazione di ambienti sociali online, ma dalla realtà più concreta possibile fatta oggi di recessione economica, e necessità reali perché vitali e destinate alla sopravvivenza. Una realtà economica che "[…] ci fa vivere continuamente negli abbandoni, nelle separazioni, nelle angosce stressanti fatte di traumi che non possiamo contenere, elaborare, e per tali motivi divengono emergenti e ci fanno esprimere emozioni fuorvianti, impedendoci di costruire con continuità e costanza la nostra vita" (L’uomo Windows, di Pasquale Romeo).
Riflettere sulla condizione della persona, sempre interconnessa attraverso schermi ad alta risoluzione e display tattili e sensoriali, e dipendente da tecnologie e social media, è diventato necessario e urgente ma rimane oltremodo complicato. Troppe le variabili da prendere in considerazione e complicato destreggiarsi nella complessità dell’argomento che non contempla solamente un utilizzo attivo dello schermo ma anche una sudditanza passiva fatta da video-sorveglianza diffusa che ci rende attori involontari di un grande fratello planetario (assimilabile al Leviatano di Hobbes). Grande l’incertezza di fronte a cambiamenti così radicali, che trovano espressione nelle nuove generazioni, e tali da far prefigurare un salto biologico (quantico) nell’evoluzione del genere umano, a causa del ruolo sempre più pervasivo della tecnologia.
Con l’intenzione di evitare categorizzazioni generiche e valutazioni superficiali, questo e-book vuole semplicemente dare un contributo a questa riflessione lo vuole fare su un tema specifico, per il momento ancora molto sottovalutato, la solitudine come nuova pratica tecnologica (intermediata dalla tecnologia) e online. È un contributo di riflessione rivolto soprattutto ai giovani ma che interessa anche gli adulti. Sempre connessi e sempre più soli sono anche i genitori e gli insegnanti, i professionisti, i manager d’azienda e i disoccupati, le donne separate o non sposate e soprattutto gli anziani. La solitudine degli adulti è diversa da quella dei giovani, perché meno dipendente dalle tecnologie, ma uguale nelle sue manifestazioni e conseguenze negative.
Un’attenzione particolare deve essere dedicata ai ragazzi delle nuove generazioni di nativi digitali (nati a partire dagli anni 80’) e alla loro vita digitale online. Con figli o senza figli, tutti gli adulti hanno il dovere di sviluppare una riflessione attenta su ciò che le tecnologie stanno facendo alle nuove generazioni e sui loro effetti. Lo scopo di questa riflessione non deve essere finalizzata al divieto e all’ostracismo ma alla comprensione e al mantenimento di un dialogo aperto e costante con le nuove generazioni.
Può darsi che la riflessione porti a conclusioni positive, molto probabilmente a far prevalere quelle negative. In entrambi i casi, l’influenza che le nuove tecnologie hanno sulla vita delle persone richiede da parte di tutti maggiore attenzione, conoscenza e consapevolezza. Non serve valutare positivamente o negativamente le nuove tecnologie ma è necessario focalizzare l’attenzione sui modi con cui esse sono in grado di influenzare e cambiare il sé, le nostre relazioni interpersonali e la nostra voglia di socialità e di comunità.
Questo e-book punta a catturare l’attenzione del lettore, a farsi comprendere e a farsi leggere, fornisce numerose e utili informazioni (vedi le appendici) per comprendere il fenomeno del social networking e le sue conseguenze e suggerisce nuove forme di consapevolezza, capaci di tradursi in buone pratiche nel dialogo continuo che dovrebbe caratterizzare ogni rapporto inter-generazionale e nella coltivazione di relazioni interpersonali soddisfacenti e di qualità. Il tutto con l’obiettivo di combattere l’isolamento e la solitudine negativa, causa di sofferenza, angoscia e ansia, e dare maggiori opportunità a quella creativa, fonte di maggiore benessere (well-ness) e più grande felicità.
Introduzione
Nessuno che abbia degli amici sa cosa sia la vera solitudine, avesse pure attorno a sé come suo avversario il mondo intero.
Nietzsche, Schopenhauer come educatore, 1874
Si nasce e si muore da soli ma in mezzo c’è un gran viavai, oggi sempre più nella forma di una delle numerose vite virtuali e parallele che, come esseri umani e tecnologici, viviamo e pratichiamo alla ricerca di nuove felicità e relazioni interpersonali con l’obiettivo di sfuggire all’isolamento e alla solitudine. Una fuga difficile da perseguire perché irta di ostacoli e contraddizioni, fatta di andate e ritorni, di entusiasmi e nuove angosce, di rapidi e improvvisi innamoramenti e di odi profondi, di incontri ricchi di opportunità e altri densi di conseguenze negative e pericoli reali.
Le nuove tecnologie sociali e mobili, che stanno caratterizzando il secolo che stiamo vivendo, ci hanno reso sempre più interconnessi e immersi in reti sociali (social network) fatte di collegamenti, contatti, conversazioni, affetti, relazioni virtuali e online.
Un mondo sociale emozionalmente e affettivamente abitato che sta generando nuove malattie psicologiche, mentali e fisiche che si manifestano in nuove forme di solitudine e di isolamento, di sofferenza, di angoscia e di depressione. Una realtà già nota a psicologi e studiosi che hanno verificato sul campo, attraverso indagini e studi approfonditi, ma anche pratiche e sportelli di supporto psicologico, come tra l’uso della tecnologia e la solitudine esista un collegamento stretto che interessa ormai quasi il 50% delle persone che praticano e abitano i social network (reti sociali) online.
Parlare di solitudine come prodotto della tecnologia non è semplice. La solitudine, come stato dell’anima interiore ed esperienza di vita, è da sempre argomento e oggetto di studio da parte di psicologi, psichiatri e terapeuti, e sul tema sono già stati scritti numerosi libri (uno su tutti, ‘Insieme ma soli’ di Sherry Turkle). Parlarne serve a prendere consapevolezza e ad evidenziare la profondità degli effetti che le nuove tecnologie e le pratiche di social networking online hanno sulle persone, e in particolare sulle nuove generazioni di nativi digitali.
Per parlarne bisogna fare chiarezza su alcuni aspetti psicologici che non possono essere superficialmente confusi, come ad esempio quelli relativi alla condizione del vissuto quotidiano di isolamento (solitudine negativa) e di solitudine.
Il fare chiarezza serve ad evidenziare meglio il punto di vista che intendo sostenere in questo e-book. La solitudine del social networker non va colta solamente nelle sue conseguenze negative ma analizzata anche come atteggiamento positivo e come forza creatrice, come un’apertura al mondo, alle persone e alle cose, alla ricerca di relazioni significative con gli altri, di nuove reti sociali ed esperienze comunitarie e di valori interpersonali e condivisi.
Il social networking genera solitudine perché fa sentire soli, ma aiuta a sfuggire all’isolamento nel quale siamo spesso imprigionati nella vita reale, come monadi isolate e chiuse a ogni interferenza dal mondo esterno. Favorisce lo sviluppo del dialogo e la comunicazione, suggerisce la solidarietà e la collaborazione per obiettivi condivisi e comunitari. Per chi frequenta la parte abitata della rete e la sua socialità, la solitudine della rete assume la forma di uno stare da soli e contemporaneamente insieme agli altri, diventa una forma di investimento produttivo e rilassante, emotivamente coinvolgente, capace di semplificare comunicazione e relazione e di ridefinire gli ambiti di responsabilità e di partecipazione.
Per vivere creativamente e positivamente la solitudine, il social networker deve fare attenzione al rumore di fondo, al frastuono di messaggi e passaggi, al tumulto che nuovi cambiamenti di status e messaggi ‘dal sen fuggiti’ possono generare e alle provocazioni di persone amiche o che non lo amano. Deve cioè saper difendere o recuperare un vissuto di solitudine personale e interiore che comporta molta fatica ma è anche necessario alla vita di ogni giorno. Deve saper ricomporre la frammentarietà della propria identità (quanti sono i profili onlne? perché non possiamo chiuderne alcuni? a cosa ci servono?), ristabilire meccanismi e regole dello stare insieme e ridefinire i confini oggi compromessi tra virtuale e reale, tra realtà virtuali e parallele e realtà attuali.
La solitudine che si sperimenta in rete non è molta diversa da quella con cui ci si confronta quotidianamente. Come suggerisce lo psichiatra Eugenio Borgna, "la solitudine è una delle strutture portanti della vita. Ogni esperienza di solitudine ha una sua propria dimensione psicologica e umana e una sua propria declinazione temporale".
Oggi questa declinazione è prettamente tecnologica e virtuale, vissuta umanamente e psicologicamente negli spazi interstiziali, senza confini e vasti dei social network, di Internet e della rete telefonica e mobile, ricca di speranze, attese e aspettative future spesso disattese e recanti infelicità e isolamento ma anche nuove opportunità.
Tutti sono online ma la folla (una massa oggi rappresentata da miliardi di utenti con un loro profilo Facebook e/o Google Plus, Twitter, Linkedin), che frequenta i social network, non garantisce il superamento della solitudine interiore, può generare isolamento e frustrazione, obbligarci ad un confronto più serrato con il proprio io, a ricercare forme di apertura e riscatto verso noi stessi e forme di solidarietà verso gli altri, capaci di generare la felicità che, come esseri umani, stiamo sempre cercando.
Le evidenze rilevate dai numerosi studi non danno risposte definitive al dubbio che sorge spontaneo se sia la solitudine a spingere le persone a usare sempre più la tecnologia o se sia invece quest’ultima a portare le persone a isolarsi sempre di più e a sperimentare nuove forme di solitudine. Probabilmente sono vere entrambe le possibilità.
Cresce la solitudine del cittadino e consumatore che vive le difficoltà della crisi economica che ha accresciuto disoccupazione e marginalizzazione. Cresce quella del cittadino della rete, portato a misurare il grado della sua socialità in base al numero di contatti e ‘MI PIACÈ sulla pagina Facebook, e di messaggi di status, che come oggetti inanimati e senza calore, sottolineano e acuiscono il senso generale di solitudine e il bisogno crescente di socialità reale, di contatto fisico e corporeo guidato dai sensi (non solo vista ma anche tatto, udito, e olfatto). Cresce ancor più la solitudine autistica dei ragazzi delle nuove generazioni di nativi digitali e ‘touch’ che, per citare Michele Serra e il suo tenerissimo libro ‘Gli sdraiati’, vivono in orizzantale in spazi dove «tutto rimane acceso, niente spento, tutto aperto, niente chiuso, tutto iniziato, niente concluso». Perennemente sdraiati sui loro divani, davanti ad un televisore o impegnati con un video-gioco, sempre connessi e circondati di oggetti tecnologici che usano come protesi e prolungamenti del loro corpo e pensiero, sono sempre più soli e incapaci di affrontare la realtà uscendo dall’isolamento, tutto tecnologico e virtuale, nel quale amano stare.
Connessi e dentro a reti sociali rese possibili delle varie applicazioni di social networking online, ci sentiamo immersi nella folla ma è come se ci fossimo persi in un deserto inanimato e disabitato. Un deserto nel quale possiamo essere raggiunti da tutti e in qualsiasi momento, ma che viviamo in un isolamento mai sperimentato prima, nella stessa ampiezza e profondità, da nessuno dei nostri antenati. Le nuove tecnologie ridefiniscono la solitudine che viviamo offrendoci nuove opportunità ma anche nuove angosce e frustrazioni.
In pochi decenni la tecnologia ha cablato il mondo con fibre ottiche e protocolli di comunicazione superveloci che hanno eliminato le distanze spaziali e temporali ma non quelle psicologiche, umane e affettive. La connettività tecnologica e il social networking hanno reso praticabile una comunicazione assoluta e senza limiti ma ha generato nuove forme di alienazione. Siamo sempre collegati e con migliaia di contatti, ma sempre più disconnessi, più isolati, più soli e spesso anche più infelici perché immersi in un crescendo di nuove contraddizioni.
Viviamo nuove forme di socializzazione virtuali e stentiamo a ritrovare noi stessi nelle forme di socializzazione reale, pensiamo di far parte di un unico villaggio globale, più partecipato, condiviso e interattivo, ma siamo in realtà in coda su un’unica autostrada ricca di informazioni e conversazioni ma senza una destinazione o via di uscita.
Se questo è lo scenario, reticolare e adattativo, complesso, contradditorio e non ancora compiutamente analizzato e compreso, la riflessione non può avere l’obiettivo di fornire ricette o facili spiegazioni. Non ci sono né le une né le altre.
La solitudine, soprattutto quella interiore, è con noi da sempre e lo sarà anche senza la frequentazione di social network o comunità online. Proprio per questo è utile riflettere sulle nuove forme nelle quali essa trova manifestazione e sugli effetti sulla stessa delle nuove tecnologie, della loro pervasività e pratica diffusa online, a prescindere da differenze di genere, anagrafiche, di istruzione e di censo.
Al termine della lettura di questo testo non smetterete di frequentare ambienti come Facebook, Linkedin, Twitter, MySpace o Google Plus ma forse lo farete con maggiore consapevolezza delle numerose opportunità che questi strumenti offrono e dei loro rischi e pericoli. Potrebbe anche succedere che decidiate di disconnettervi (staccare la spina, spegnere lo smartphone, dimenticare il tablet e il personal computer) per un attimo e di sperimentare la solitudine pretecnologica che ha reso infelici molte persone ma che può portare anche a esperienze interiori magiche, profonde, emotivamente ricche, fatte di silenzio e di riflessione, di contemplazione e concentrazione e di nuovi orizzonti di senso.
Se poi vi scopriste immersi nella lettura di questo ebook, avendo dimenticato che lo state leggendo sul vostro e-reader o tablet e non facendovi distrarre da notifiche in arrivo e messaggi vari, da email e dalla voglia di ricerche internet, significherà che l’autore di questo testo ha raggiunto lo scopo che si era prefissato.
Alla fine potreste trovarvi, insieme a lui, meno isolati e meno soli. Immersi in una sana solitudine interiore ritroverete voi stessi e sarete pronti a frequentare nuovamente le vostre reti sociali online, capaci di maggiore solidarietà e partecipazione, di condivisione e empatia ma soprattutto di maggiore profondità nella comunicazione e nelle relazioni con i vostri amici, conoscenti o semplici collegamenti sociali, comunitari e di rete.
A chi è rivolto questo libro
Nessun essere vivente è un’isola; ogni essere vivente è un pezzo di continente, una parte del tutto
John Donne poeta inglese del 1700
Il contenuto di questo libro nasce dalla frequentazione trentennale di ambienti sociali e comunità online e dalla sperimentazione di alcuni dei maggiori siti di social networking online quali Facebook, Google Plus, Linkedin, Twitter e Pinterest. Nasce anche dallo studio delle teorie delle reti e dall’applicazione sin dai primi anni duemila di strumenti di analisi delle reti sociali (SNA –Social Network Analisys) allo studio di reti sociali online e viventi come le organizzazioni. Uno studio che è servito a comprendere i meccanismi e i principi che governano il funzionamento di strutture complesse come le reti e che determinano poi il modo con cui vengono frequentate e usate e gli effetti che ne vengono generati.
La frequentazione di spazi sociali come Linkedin, Facebook, Tmblr, Pinterest, fatta di numerosi incontri con cittadini della rete, esperti e studiosi di tecnologia, della blogosfera e del Web 2.0 e poi del social networking, mi è servita a imparare molto ma anche a comprendere le ricadute cognitive, psicologiche e pratiche dell’uso delle nuove tecnologie. La ricerca rivolta a comprendere le motivazioni che spingono all’uso delle piattaforme di social networking e gli effetti che ne derivano mi ha portato a focalizzare l’attenzione sul tema della solitudine e dell’isolamento. Il tema è molto dibattuto e trattato perché la solitudine è oggi più diffusa che mai e vissuta anche tecnologicamente.
Una riflessione sul social networking, come pratica capace di generare solitudine o di fornire soluzioni e vie di fuga a chi già si sente solo nella vita reale, può interessare diverse categorie di persone.
Questo libro è rivolto a:
Ragazzi delle nuove generazioni, nativi digitali nati e cresciuti con le nuove tecnologie tattili, abitanti degli spazi sociali online, giovani neuromanti sempre collegati alle loro console miniaturizzate e sempre connessi, che vivono fenomeni di isolamento individuale e sentimenti di solitudine negativa come prodotto ed effetto della partecipazione ad ambienti di social networking online.
Ragazzi alla ricerca di nuove forme di utilizzo della tecnologia, disponibili ad una riflessione critica sul loro essere digitali e online e aperti a mettere in discussione esperienze e pratiche sociali che hanno generato situazioni di disagio