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Vivere al di là della distruzione: Illustrazione di copertina di Tithi Luadthong
Vivere al di là della distruzione: Illustrazione di copertina di Tithi Luadthong
Vivere al di là della distruzione: Illustrazione di copertina di Tithi Luadthong
E-book199 pagine2 ore

Vivere al di là della distruzione: Illustrazione di copertina di Tithi Luadthong

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Info su questo ebook

La vita nell’antica valle scorre serena, ma Gilda viene a conoscenza dei cataclismi climatici che stanno devastando il mondo.
Cosa farà Gilda?
Anche se è solo una bimba di 10 anni, presto riceverà grandi responsabilità e prenderà decisioni importanti per superare la distruzione che regna intorno all’umanità e continuare a vivere.
LinguaItaliano
Data di uscita2 ago 2021
ISBN9791220831734
Vivere al di là della distruzione: Illustrazione di copertina di Tithi Luadthong

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    Anteprima del libro

    Vivere al di là della distruzione - Renata Sonia Corossi

    ANTEFATTO

    Parigi, Rue de Rivoli 205

    Un turbinio di polvere oscura tutto intorno, un colpo, un grido.

    I passanti, stropicciandosi gli occhi e tossicchiando per il polverone alzatosi, si interrogano l’un l’altro:

    - Cosa è successo?

    - Non so, ho visto una bimba attraversare la strada, una signora correre in mezzo al traffico e prenderla in braccio... poi più nulla.

    Il turbinio di polvere nasconde agli occhi dei passanti che Colette, tenendo stretta tra le braccia Gilda e pensando intensamente alla montagna rocciosa, svanisce …... svanisce nel momento temporale vissuto dai passanti in Rue de Rivoli.

    Attraverso la vetrata del n. 205, Gabriele ha visto tutto e Gabriele sa.

    Lui vede attraverso il turbinio di polvere.

    Oggi, il suo sesto compleanno, oggi non ha più significato.

    - Io devo andare.

    - Va bene, proteggila sempre, ora dovrai stare al fianco di Gilda, va, il grande Maestro vi aspetta alla montagna rocciosa. -

    Gabriele esce, raggiunge i giardini vicini, si inoltra tra gli alberi e...

    - Dove stiamo andando mamma?

    - Facciamo una bella passeggiata fino ad un grande prato, circondato dalle pareti della montagna, Gilda, oggi hai compiuto quattro anni e riceverai una benedizione particolare dalle persone che vivono lassù.

    - Sono come le fate ed i folletti del libro delle fiabe?

    - Diciamo di si

    - E anch'io divento una fata?

    - Diciamo di si!

    Subito dopo una stretta curva del sentiero, seduto tranquillamente su di un masso, Gabriele, tutto vestito d'azzurro, le aspetta.

    - Eccovi finalmente, ora starò sempre con voi.

    Gilda corre accanto a Gabriele che la prende per mano e proseguono insieme.

    Colette li guarda serena mentre lentamente lacrime di dolore le rigano il volto.

    È un dolore forte ma non straziante, ha imparato che tutto nella vita ha un significato positivo, anche il male.

    Pensa all'amore per Gaston, morto prematuramente; all'unica tenera notte nella quale quel reciproco amore è sgorgato dal loro cuore ed ha dato alla luce un fiore prezioso: Gilda.

    Pensa alla sua gemella Geneviève, che tanto ha sofferto, perché troppo indipendente per accettare una sorella identica, pur volendole bene, completamente distrutta da questi due sentimenti opposti: l'amore fraterno e il peso di questo legame.

    Pensa ai suoi genitori, eterni innamorati, lasciati da soli nella loro romantica péniche sulla Senna. Vorrebbe riabbracciarli, confortarli, far loro conoscere la nipotina, ma le parole della lettera di Gaston le risuonano nella mente con la cadenza del battito del cuore, e lei deve solo obbedire per un bene più grande:

    " Carissima Colette,

    troppo tardi mi sono accorto d’averti sempre amata, dal primo momento in cui ti ho vista entrare di soppiatto nell’aula dell’università durante la mia lezione. Quando, davanti alla cattedra, mi sei sparita sotto il naso e ricomparsa qualche minuto dopo ho capito che quello era un chiaro segnale del grande Maestro, ti aveva scelto per me, perché insieme potessimo proseguire il compito di tanti altri prima di noi e potessimo trasmettere ai nostri figli la stessa possibilità. Conoscevo le mie debolezze, avevo iniziato da tempo a lavorare per correggere le mie fragilità: questo mio carattere in un certo modo passivo, facile ad essere influenzato, soggiogato da personalità più forti delle mie. E questo è successo: Geneviève aveva all’istante percepito il nostro legame, lei, prima di te, prima che io potessi esprimermi con te in piena libertà, ha saputo circuirmi, ha capito che finalmente poteva psicologicamente sopprimerti, portarti via quella felicità che tu ancora non prendevi in considerazione Troppo tardi mi sono accorto di quanto quel bel volto, quell’ineffabile sorriso nascondesse il desiderio di eliminarti per rimanere unica. Con te di fianco non poteva esserlo, lei affascinava chiunque la conoscesse, ma tu attiravi tutto l’affetto dei tuoi genitori e di chiunque ti avvicinasse, con la tua dolcezza, con i tuoi sogni, col tuo eterno camminare nella vita quasi senza toccare il suolo. Io, stupido, dimentico di tanti anni di preparazione, ho ceduto alla sua seduzione. Ho pagato col dolore di non poter stare accanto a te ed alla nostra bellissima Gilda, non solo per l’allontanamento dal mio incarico di Maestro nella Valle, ma soprattutto perché nessuno capisca che Gilda è mia figlia. Lei, un giorno, prenderà il tuo ed il mio posto, difendila! Negli ultimi anni mi ha bloccato i questo letto un brutto male. Geneviève non ha più voluto vivere con me, dapprima è tornata dai vostri genitori, poi è andata a vivere sola, tenendo una relazione con un avvocato milanese, che, sono sicuro, alla mia morte sposerà. Le auguro di essere felice, ma tu evitala, ricorda! Se ora tu sei qui e leggi queste mie parole è perché io non ci sono più. Non mi rimane che lasciarti questa casa, per te e per Gilda, in qualsiasi momento che vorrete tornare a Parigi, ma stai molto attenta, sii felice e proteggi Gilda sempre, non lasciarle mai la mano.

    Ricorda: l’amore è più forte della morte, io ci sarò, sempre!

    Gaston"

    IL GIOCO DEGLI SPECCHI

    Nell’antica Valle, dove la vita scorreva protetta e lontana dal mondo frenetico, Gilda cresceva serena accanto alla mamma.

    Vagamente ricordava quell’unico giorno a Parigi, una casa a lei sconosciuta dove aveva trovato un bel libro di fiabe, la mamma piangeva mentre leggeva una lettera e lei le aveva dormito vicino per consolarla... poi... non riusciva a ricordare niente di più, se non che dopo essere stata avvolta da un turbinio di vento e polvere, si ritrovò accanto alla mamma sul sentiero della montagna rocciosa.

    Aveva tanti amici, soltanto lei non aveva un papà come gli altri, ma non ci pensava e non faceva domande, lei aveva Gabriele, il suo più caro compagno di giochi che non l’abbandonava mai.

    La proteggeva dai dispetti degli altri bambini, l’aiutava a rialzarsi quando cadendo si feriva, e, subito, appoggiando la sua mano calda sulla ferita, tutto passava.

    La sera prima di cena la salutava e scompariva nell’oscurità, per tornare puntuale il mattino dopo.

    - Mamma dove si trova la casa di Gabriele?

    - Nessuno lo sa!

    Gilda non poteva certo essere soddisfatta di questa risposta.

    Aveva da poco compiuto dieci anni e la sua curiosità di conoscere ogni cosa ed ogni perché era risaputa da tutti.

    Da quando aveva cominciato a frequentare le lezioni con gli altri bambini, non smetteva mai di far domande , tanto che, il più delle volte, doveva essere redarguita ed invitata a tacere proprio da sua madre, la sacerdotessa, alla quale era affidata l’istruzione dei piccoli fino ai dodici anni d’età.

    Fu così che una sera, dopo cena, quando Colette si era ritirata nella propria stanza per la preghiera, Gilda invece di andare a dormire uscì furtivamente nell’ombra della notte.

    La luna l’aiutava a distinguere i sentieri tra le case che conosceva ad una ad una.

    Ogni tanto la raggiungeva il suono delicato del gong più piccolo del tempio, che, giunta la notte, invitava alla meditazione prima del sonno.

    A quell’ora era sicura di non incontrare anima viva.

    Gilda amava ascoltare i tre gong del tempio: quello medio suonava al mattino, per la sveglia e la prima preghiera, il suo suono era un rintocco ripetuto tre volte, poi un attimo di silenzio ed ancora altre tre volte, infine seguiva il suono di un flauto dolce, carezzevole che si insinuava nelle piccole strade del villaggio, entrava da porte e finestre come una lieve carezza che augurava una buona giornata.

    Con la prima preghiera si ringraziava il buio della notte che aveva accompagnato il sonno, e se qualche ombra si fosse insinuata nelle ore tranquille, ci avrebbe pensato la luna ad illuminare il viso del sognatore, rilassando i lineamenti e portandolo ad un sorriso.

    Il gong più grande suonava quando il sole raggiungeva il punto più alto del cielo e le ombre scomparivano sotto la base degli alberi, delle case, sotto i piedi delle persone.

    Aveva un suono squillante, gioioso, accompagnava i passi degli uomini e delle donne che dai campi raggiungevano le case, o semplicemente un luogo fresco ove mangiare tra i propri cari o con gli amici, i bambini salutavano la sacerdotessa ed interrompendo la lezione correvano presso le madri e con loro giungevano le mani e chinavano la testa ringraziando per il cibo che li nutriva.

    Ascoltando il suono delicato del piccolo gong, si soffermò un breve momento davanti ad ogni casa cercando di ricordare chi l’abitasse.

    Arrivata in fondo al villaggio si rese conto che le aveva superate tutte e che in ognuna d’esse c’era qualcuno che conosceva, ma non c’erano più case davanti alle quali sostare.

    Dove abitava Gabriele?

    Si guardò intorno sentendo una flebile musica uscire dal bosco e vide una piccola luce, forse una lucciola, che roteava davanti ai suoi occhi.

    Come fece un passo in avanti questa sfrecciò diritta davanti a lei guidandola fino al torrente.

    Gilda era come affascinata e non staccava lo sguardo da quell’indicazione, tanto che non si accorse che sotto i suoi piedi non c’era più il sentiero, ma soltanto acqua.

    Cominciò a scivolare in essa fino a toccare i sassi bianchi sul fondo, che sembravano proseguire il sentiero del bosco.

    La luce della luna penetrava tra le evoluzioni dell’acqua ed uno scintillio carpì la sua attenzione.

    Presto si accorse che era circondata da frammenti di specchio che alternativamente salivano e scendevano dalla superficie fino al fondale del torrente ai suoi piedi.

    Prima che la corrente li trasportasse lontano riuscì a prenderne tre e mentre gocce di sangue uscivano dalla piccola ferita del palmo della mano che li stringeva, lei guadagnò la riva.

    Gabriele era lì ad aspettarla.

    Come al solito lui vedeva, lui sapeva.

    L’aiutò ad uscire dall’acqua e a sedersi sul prato.

    Le prese la mano ferita che strinse tra le sue ed una volta guarita raccolse le tre rose rosse che galleggiavano sull’acqua formatesi dalle gocce di sangue di Gilda.

    Guardarono insieme in uno dei frammenti di specchio e videro bambini in fuga dalle proprie case distrutte dai bombardamenti, bambini seduti nelle strade a chiedere l’elemosina, bambini che cercavano di stare a galla in mezzo al mare, tenendosi stretti ai cadaveri dei loro genitori, bambini sotto le macerie che tentavano di trovare un varco per poter respirare e riuscire a salvarsi.

    - Gabriele perché sta succedendo tutto questo?

    - Gilda il mondo è in guerra, oggi quarantasette paesi del mondo sono in guerra.

    - Dobbiamo fare qualche cosa!

    Guardarono nel secondo frammento dello specchio e videro bambini cercare nei sacchi della spazzatura, bambini cucire palloni da calcio per pochi spiccioli, bambini arrotolare sigarette per un boccone di pane. ed altri entrare nei profondi e stretti cunicoli delle miniere africane.

    - È terribile che tanti bambini siano costretti a lavorare in questo modo! Devono venire a giocare e a studiare con noi!

    - Gilda, questi bambini vivono in una tale povertà che sono costretti ad accettare quello che vedi, non conoscono altro e chi dovrebbe far valere i loro diritti segue interessi diversi.

    L’ultimo frammento dello specchio era il più grande, appena raccolto da terra per guardare in esso furono circondati dalla lava incandescente di un vulcano, cercarono di fuggire quando all’improvviso un’onda gigantesca li avvolse.

    Gabriele riuscì ad afferrare la piccola mano di Gilda e traendola a sé la strinse in un abbraccio mentre l’acqua li sommergeva, subito dopo un vortice li spinse verso la superficie ed una tromba d’aria li trasportò in alto nel cielo e di colpo si disperse.

    Precipitarono dentro una fatiscente casa di mattoni col tetto scoperchiato e prima che potessero chiedersi dove erano finiti, la terra cominciò a tremare e i muri a crollare su di loro.

    Gabriele scavalcando le macerie trascinò con sé Gilda cercando di fuggire il più lontano possibile da quel disastroso terremoto.

    Cominciò a piovere e la pioggia si tramutava in grandine prima di toccar terra, intorno a loro la strada ed i prati divennero una lastra di ghiaccio.

    Il freddo intenso li faceva tremare, stavano in piedi con grande difficoltà, e quando cedettero a tale apocalisse si lasciarono cadere abbracciati sulla terra ghiacciata, convinti fosse arrivata la loro fine.

    La prima luce del giorno illuminò i due bambini abbracciati l’uno all’altra.

    Aprirono gli occhi sorpresi di ritrovarsi sul greto del torrente, completamente asciutti, scaldati dai primi raggi del sole.

    - Gabriele cosa è successo?

    - Il grande Maestro ci ha trasportati in vari punti del mondo devastati da cataclismi.

    - È terribile! Il mondo finirà!

    - Forse, chissà! – sorrise Gabriele – Ogni tanto qualcuno annuncia nuove date per la sua fine, nessuno in realtà lo può sapere. Se gli uomini volessero potrebbero ancora salvare la terra.

    - E noi cosa possiamo fare?

    - Andiamo sulla montagna rocciosa e il grande Maestro ce lo dirà.

    Attraversarono il torrente e percorsero il sentiero sassoso che conduceva quasi sulla cima, giunsero davanti a due rocce alte e strette, una vicina all’altra come le colonne d ’ingresso di un castello.

    Gabriele si infilò nel passaggio tra di esse ed invitò Gilda a seguirlo.

    Al centro di un prato rotondo, troneggiava una grande vasca d'acqua.

    Gilda vi si specchiò, vi immerse le mani e si lavò il volto, ed in quel momento vide, riflesso nell’acqua il grande Maestro.

    - Piccola Gilda, hai ripetuto gli stessi gesti che tua mamma fece tanti anni fa. Anche lei corse subito all’acqua e sentì il bisogno di purificarsi, proprio come te. Ora, ciò che tu hai visto nel gioco degli specchi ti ha impressionato. Ti sei ferita e dal tuo sangue sono nate tre rose: la compassione, la devozione e l’offerta. Troppo presto vivrai questi sentimenti. Se fino ad ora, la generazione che ti ha preceduto ha potuto protrarre la propria adolescenza in giochi e divertimenti, ora, la tua generazione, deve crescere in fretta. Prima che tu nascessi era l’epoca dei bambini indaco [¹] , primi esponenti di una nuova umanità, ribelli, guerrieri pronti a lottare per una nuova era. Ora è la tua epoca, quella di tanti bambini come te: i bambini cristallo, più evoluti a livello spirituale, molto sensibili e pacifici, con poteri paranormali quali la telepatia e la chiaroveggenza.

    - Io sono di cristallo?

    - Si. Sei, come tutti i tuoi simili, nata da una nuova energia, sei molto legata alla natura della quale ti senti parte integrante, con la quale riesci a interagire. Da adulta sarai, come tua madre, sacerdotessa, guiderai i tuoi allievi verso un’altissima spiritualità, solo allora tu avrai anche la chiaroveggenza, perché essa è un dono conseguente al dolore e all’esperienza. Sarai esempio di amore e gioia. Quello che sto per dirti ora non lo puoi capire ancora del tutto ma, lasciandoti guidare, oltre che dalla tua voce

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