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La bambola di pezza
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E-book206 pagine2 ore

La bambola di pezza

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Info su questo ebook

Ramona è la protagonista di una storia drammatica che la costringerà ad affrontare la dura realtà della schiavitù, alla mercé di un boss senza scrupoli . Sarà costretta a vendere il proprio corpo in un paese straniero, strappata agli affetti più cari, lontana dalla Romania. La forte amicizia con Anica una compagna di sventura e le sue parole di conforto aiuteranno Ramona a non abbattersi mai, a continuare a sperare e a sognare una possibile fuga. Leggendo, scenderete all'Inferno con lei, fino ai “ gironi” più cupi e infuocati della malavita, scoprirete i misteri dell'inganno e della prostituzione e ascolterete una nuova verità: quella delle vittime. Una storia di dolore e sopraffazione ma anche di solidarietà, di condivisione e di amore. Un legame indissolubile tra Ramona e la sorella Nadia che non si rassegnerà alla sua scomparsa e continuerà a cercarla. La dolce Ramona conquisterà il vostro cuore ma la forte e coraggiosa Nadia vi insegnerà quale raro dono sia avere una sorella. Un finale per niente scontato che vi sorprenderà.
LinguaItaliano
Data di uscita7 mag 2013
ISBN9788891110299
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    Anteprima del libro

    La bambola di pezza - Cristina Hueller

    spedita.

    I

    Alle prime luci dell'alba, il piccolo villaggio sperduto tra i boschi nei monti Apuseni, incominciava a svegliarsi; al canto flebile di un gallo affamato gli abitanti, nelle loro misere casupole, si alzavano alla svelta e tremando dal freddo si apprestavano ad iniziare la loro nuova giornata che sarebbe stata identica a quelle precedenti e anche a quelle future, un'unica ed eterna lotta per rimanere vivi. Non succedeva mai niente di nuovo in quel posto, niente di bello, sembrava che il tempo si fosse fermato e l'unica cosa importante era riuscire a sopravvivere; bisognava trovare la legna per scaldarsi e qualcosa da mettere in tavola per sé e per la propria famiglia.

    I più fortunati si stavano preparando ad andare al lavoro in miniera e cercando di non pensare se anche quella sera sarebbero tornati a casa distrutti ma vivi, si consolavano pensando che anche i loro padri avevano sputato sangue in quel girone dell'Inferno e così avrebbero fatto i loro figli. Era questa la loro vita e niente e nessuno l'avrebbe potuta cambiare.

    All'osteria, però, si sentivano strane voci, si mormorava che molti giovani fossero scappati di nascosto e che neanche i loro genitori sapessero dove erano andati a finire.

    L'oste con tono saccente sbraitava: "Sono andati in Italia…ve lo dico io e lì hanno fatto i soldi, sicuramente senza fatica, non come voi che sgobbate come muli per due bani¹ e ogni volta devo dannarmi l'anima per farmi pagare. Diavolo, sono troppo buono, dovrei proprio finirla di farvi credito. Dunque, dicevo, io lo so che vanno in Italia perché ho la televisione e ho visto com'è quel paese: bello, ricco e pieno di posti di lavoro per tutti. A proposito, l'altro giorno è passato di qua il giovanissimo Eugene Nistor, quel tipo sempre elegante che una volta all'anno si ferma al villaggio per non so quali affari, aveva un macchinone; dice che ha trovato un lavoro eccezionale all'estero; strano però, non ha voluto dirmi in che stato. Ah! Se avessi vent'anni di meno chiuderei baracca e burattini e me ne andrei anch'io a cercare fortuna lontano, magari in Italia."

    Con questi pensieri per la testa i minatori si avviavano al lavoro, mentre le loro mogli e i loro figli pregavano il Signore di proteggerli dal pericolo dei crolli e di farli tornare sani e salvi. Più volte c'erano stati gravi incidenti, perché quelli che dirigevano la miniera si erano sempre preoccupati del loro guadagno e non della sicurezza degli uomini, carne da macello facilmente sostituibile. Era finita l'era del dittatore Ceausescu che per anni con il suo regime di terrore aveva accumulato immense ricchezze insieme alla moglie Elena e aveva ridotto lo stato in miseria.

    La rivoluzione del 1989 aveva fatto sperare che tutto sarebbe cambiato; in realtà nel piccolo villaggio nulla era mutato: i minatori continuavano a scendere in miniera con le preziose lanterne, rischiando la vita, mentre i capi se ne stavano oziando in ufficio a chiacchierare e bere birra. Quelli sì che vivevano bene e non lo nascondevano per niente, ostentavano la loro ricchezza vivendo ai margini del villaggio in splendide villette che accostate alle squallide casupole dei minatori creavano uno stridente contrasto.

    Un omone dai capelli sporchi e spettinati, con lo sguardo ancora assonnato e una lanterna in mano usciva ora di casa; mentre si voltava a salutare la moglie, che immobile sulla soglia di casa, attorniata da un mucchio di ragazzini e con in braccio un neonato urlante lo guardava in silenzio, gridò con voce tonante: Ramona, se non ritrovi la capra entro stasera ti ammazzo di botte.

    I suoi occhi iniettati di sangue palesavano la sua indole violenta e le numerose venuzze sulle guance indicavano chiaramente la sua predilezione per l'alcool.

    Al suono di quelle parole minacciose, dal gruppetto di luridi mocciosi si alzò il lamento di una bimbetta di circa dieci anni con i capelli biondi e scarmigliati che, vestita di pochi stracci, prima tremava dal freddo e ora di terrore.

    La bimba fissò un attimo l'uomo e poi si voltò verso la madre per trovare conforto.

    Ha ragione lui, Ramona, Adrian ha proprio ragione, sei la solita scimunita e se non ritrovi in fretta quella capra dovrai vedertela anche con me, hai capito?

    Gli occhi di Ramona si riempirono di lacrime e il tremito che la scuoteva divenne inarrestabile; l'omone davanti a quella povera creatura impaurita si mise a sghignazzare e gridò più forte: Piangi, piangi, che stasera ti aggiusto io, scema che non sei altro.

    Un'altra ragazzina molto simile a Ramona ma solo un po' più bassa si staccò dal gruppetto e abbracciando la sorella le disse piano: Non avere paura ci sono io, ti aiuto a ritrovare la capra. Ramona si strinse forte a lei ma non riusciva a smettere di tremare pensando a quello che le sarebbe successo se non avesse trovato quella maledetta capra. La bambina sapeva benissimo che l'animale era preziosissimo per la sua famiglia e soprattutto per il piccolo Marius, anzi, per lui era questione di vita o di morte visto che la mamma, probabilmente a causa delle botte prese da Adrian, non aveva più latte da dargli e neanche denaro per comprarlo.

    Due giorni prima Adrian aveva incassato i soldi per le tre settimane di lavoro precedenti e anziché tornare a casa con la corriera si era fermato all'osteria di Rosia Montanà e dopo essersi ubriacato, come sempre, aveva dato retta a due forestieri che lo avevano convinto a giocare a carte. Era tornato a notte inoltrata senza più soldi; dopo aver perso anche l'orologio da taschino del primo marito di Gabriela, che lei gli aveva regalato in occasione delle loro nozze.

    Al mattino la povera donna si era arrabbiata e aveva cercato delle spiegazioni, ma lui senza proferire parola l' aveva colpita con un pugno in pieno viso, facendola cadere per terra; era lì che aveva quasi di sicuro perso il latte e poi quella stupida capra aveva deciso di scappare.

    Come sempre Ramona era andata sul retro della loro casa e aveva aperto il piccolo recinto dove tenevano Nerina, così la chiamavano le bimbe, per mungerla. Prima che Ramona potesse chiudere il cancelletto, la capra era fuggita facendole cadere di mano il secchio e correndo come un fulmine se n'era andata in direzione del bosco. La piccola, togliendosi gli zoccoli per correre più veloce, l'aveva seguita e per tutta la mattina l'aveva cercata invano, era infine tornata a casa tutta infreddolita, con i piedini bucati dai rovi, le mani congelate, senza capra e senza latte. Il piccolo Marius strillava come un'aquila mentre la mamma tentava di costringerlo a succhiare un seno vuoto ed avvizzito.

    Mi dispiace tanto ma non ho trovato Nerina, l'ho cercata dappertutto, ti prego, perdonami, non è colpa mia disse Ramona sul punto di piangere. "

    Tu, tu, sei sempre la solita, non è mai colpa tua, eppure sei sempre sbadata, e adesso come faccio con Marius? Morirà di fame.

    No, mamma, vedrai che troveremo una soluzione, la cercheremo ancora, Nadia ed io la troveremo. Ma non era andata così, la capra sembrava sparita nel nulla e se entro sera Ramona non l'avesse trovata, avrebbe avuto di che piangere; rabbrividiva solo all'idea di quello che l'aspettava, perché Adrian era un tipo violento e sembrava divertirsi a fare del male. Teneva sempre una grossa cinghia di cuoio appesa in cucina ben in vista e non vedeva l'ora di poterla usare con i propri figli, o meglio ancora, con una delle figliastre.

    Se papà fosse ancora vivo - singhiozzò Ramona - questo non sarebbe successo, lui era buono, dolce e rispettava la mamma, non spendeva i soldi all'osteria e poi non ci ha mai picchiate. Purtroppo una frana l'aveva bloccato, insieme a cinque compagni in una galleria e da lì non era più uscito; non che si fossero fatti molti tentativi per tirarli fuori, ma d'altra parte così è la vita. Mors tua vita mea e subito altri sei agnelli da sacrificio erano pronti a prendere il posto dei sepolti vivi. Quando aveva ricevuto la notizia, Gabriela si era lasciata andare alla disperazione più cupa, passava le giornate sdraiata sul letto a piangere, senza degnare le bimbe di uno sguardo, ma una mattina si scosse dal torpore e da donna concreta qual era, si rese conto di dover trovare una soluzione se voleva sopravvivere con le sue due figlie; comprese subito che da sola non l'avrebbe trovata perché in quel piccolo borgo così lontano dalla città era impossibile trovare un lavoro. Quei pochi posti disponibili come donna di servizio nelle case dei dirigenti della miniera, per quanto ne sapesse, erano già tutti occupati e a meno che non volesse diventare una donna di malaffare o andarsene in città, cosa che con le figlie risultava molto difficile, sarebbe rimasta disoccupata.

    L'unica cosa da fare era andare dal prete e chiedere aiuto. Improvvisamente rincuorata dalla decisione presa e fiduciosa nell'aiuto di Dio la povera donna pensò: Non è forse Lui sempre dalla parte dei poveri, degli abbandonati e degli innocenti? E chi più di me con due figlie piccole ed inermi rappresenta le pecorelle di cui il prete parla sempre?

    Gabriela si alzò finalmente dal letto, accarezzò e baciò Nadia e Ramona; quest'ultima stringeva forte al petto una vecchia e sporca bambola senza un occhio e col vestito strappato; la guardava e si aggrappava come ad un'ancora di salvezza a quel suo unico giocattolo malconcio. Ricordava ancora quando suo marito Roman gliela aveva regalata per il terzo compleanno e lei abbracciandolo l'aveva ringraziato: Grazie papà, la terrò con me e tu mi sarai sempre vicino e lui sorridendo l'aveva rassicurata dicendo: Non ti preoccupare, non vi lascerò mai e vi proteggerò per tutta la vita.

    Da quel giorno Ramona la portava sempre con sé, ma purtroppo Roman ora non c'era più e doveva essere lei a difendere le sue creature e a cercare di dar loro un futuro sereno; prese l'acqua gelida dalla brocca, la versò nel catino, si lavò rabbrividendo, si mise l'unico vestito buono che possedeva, si pettinò con cura i capelli, guardò il camino spento e disse alle bambine: Svelte, andate a cercare un po' di legna che qui si gela, io ho da sbrigare una commissione, torno presto; poi, stringendosi il vecchio scialle sulle spalle, uscì di casa.

    Raggiunta la casa del prete bussò e attese pazientemente che qualcuno aprisse la porta.

    Buon giorno Gabriela, come ve la passate - disse la vecchia sdentata apparsa sull'uscio - scusatemi se non mi sono fatta vedere, ma sapete, con questi dolori alle ossa non riesco quasi più a camminare; comunque vi ho pensata tanto e anche le bambine, poverine, e adesso come farete?

    E' per questo che sono venuta, vorrei chiedere un consiglio a padre Iorgu, potete dirgli che sono qui, per favore?

    Certamente aspettate un attimo che vedo se può ricevervi - disse la vecchia chiudendo la porta - torno subito.

    Gabriela incominciò a camminare avanti e indietro per riscaldarsi un po' e mentre aspettava, tutta la sua fiducia sparì e lasciò il posto allo sconforto: Signore, ti prego, aiutami, fa che il prete mi trovi un lavoro, oppure….ma sì, va bene anche un altro marito, io non ho più grilli per la testa, non penserò più all'amore, quello se n'è andato con Roman. Vorrei solo un buon padre per le mie figlie. Grazie, mio Dio, grazie in anticipo per quello che farai per noi.

    La porta si riaprì: Venite, vi sta aspettando, ma fate presto perché tra mezz'ora deve dire le preghiere disse la vecchia salendo la scala interna che portava allo studio del prete e Gabriela non poté fare a meno di notare che camminava senza nessuna fatica.

    Entra, figliola - disse una voce profonda e pacata dall'interno dello studio - cosa aspettavi a farti vedere? Entra, abbiamo poco tempo per parlare ed io ho già in mente qualcosa che risolverebbe i tuoi problemi, ma se non ci sbrighiamo qualcun'altra potrebbe risolvere i suoi. Mentre pronunciava quelle parole il prete scacciò in fretta i dubbi che dal profondo della propria coscienza venivano a galla. Sì, sì, lo sapeva benissimo che Adrian non era uno stinco di santo, che gli piaceva bere e giocare d'azzardo, che aveva già seppellito due mogli e che sulla morte della seconda giravano certe voci; pareva che quando il medico aveva constatato la sua morte l'avesse trovata piena di lividi.

    Ma non era possibile - si diceva il prete - e poi, meglio un marito un po' violento che morire di fame.

    Insomma, spesso le donne usavano le loro lingue lunghe e biforcute per sputare veleno ed era convinto che qualche sana legnata avesse senz'altro un effetto terapeutico.

    Gabriela lo guardava in silenzio e mai e poi mai avrebbe potuto immaginare i pensieri di quel prete, che comunque era uomo e da uomo ragionava.

    Allora, padre, non mi faccia stare sulle spine - osò domandare sottovoce - cosa mi proponete?

    Dunque, mia cara – rispose, toccandosi la barba, il sacerdote - ci sarebbe un vedovo con due figli maschi che cerca una donna di sani principi, che sappia stare al suo posto e sia disposta ad accudirli e curarli.

    Il leggero senso di colpa che sentiva pesargli nel cuore lo spinse ad aggiungere con foga: "Sai mia cara, lavora in miniera tutto l'anno, quindi potresti stare tranquilla e anche le tue bambine avrebbero un nuovo papà e una ciorba² sicura nel piatto tutti i giorni."

    Scusate padre, ma volete dirmi chi è? azzardò Gabriela, pensando che se il prete non aveva ancora pronunciato il nome del prescelto, questo non era sicuramente un buon segno, lo si capiva dall'imbarazzo con cui parlava dimenandosi sulla sedia, come fosse seduto sui carboni ardenti. Allora figliola, visto che sei così curiosa te lo dirò subito, si tratta di Adrian Georgescu, hai presente quell'omone alto e sempre spettinato? Dovrai pensarci tu a fare in modo che diventi meno trasandato.

    Gabriela impallidì: Sì, ho presente e se devo essere sincera mi mette sempre un po' di paura quando lo incontro, ha un'aria così minacciosa e si diverte a dare calci ai cani randagi; la cosa non mi piace per niente perché a me quelle povere bestie più affamate di noi fanno tanta pena.

    Insomma, Gabriela - si alterò il prete - vuoi finirla con queste romanticherie, preferisci che mangino i cani randagi o le tue figlie? Scusami sai, ma chi vuoi che si pigli una vedova non più giovanissima con due figlie? Eh no, mia cara non penso tu possa fare tanto la schizzinosa, invece di ringraziarmi; io… io che ho pensato giorno e notte a come aiutarvi; è questa la tua riconoscenza? Guarda, sei proprio un' ingrata!

    No, no, padre Iorgu, scusatemi, ma sapete, così alla sprovvista e poi il lutto è ancora fresco e Roman sempre nel mio cuore. Posso pensarci un paio di giorni? Vedete - aggiunse arrossendo - non riesco ancora ad immaginare un altro uomo nel mio letto, capite padre?

    "Capisco mia cara, ma vedrai che Dio ti darà la forza, pensa alle tue figlie, ma fai in fretta perché altre vedove vorrebbero Adrian; lui ha messo subito gli occhi su

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