Monsieur Aliseau: Quando il sole ancora doveva sorgere
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Info su questo ebook
In realtà Monsieur Aliseau, questo il nome del protagonista della nostra storia, vive esperienze piacevoli, si sposa, ha una figlia che adora, passa con disinvoltura da un letto all’altro con una frequenza persino imbarazzante, ma è come se tutto questo dovesse portarlo al bivio della vita, dove bisogna cambiare marcia, fare scelte precise che lo accompagneranno in un nuovo viaggio.
Ed è lì, proprio in quel momento, che riconosce il vero dal falso.
L’autore, come il protagonista, ha vissuto una lunga parte della vita svolgendo ruoli che non gli appartenevano. Nel momento in cui se ne è accorto, ha fatto scelte che lo hanno portato dove voleva andare e così è stato.
Quando ha percepito d’esserci arrivato, ha anche sentito la necessità di condividere questo cammino, l’ha fatto scegliendo una storia diversa dalla sua, ambientata in Francia, a Parigi. Voleva che gli fosse distante, per poterla leggere meglio.
★ ★ ★ ★ ★ Joseph Benini Ho trovato il racconto molto originale, con una successione temporale di avvenimenti molto incalzanti, coinvolgenti e, allo stesso tempo, sottolineerei inaspettati. Un libro piacevolissimo e bellissima l’ambientazione nell’affascinante Parigi dove il tutto succede.
Mi sento di consigliarlo. Complimenti all’autore.
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Anteprima del libro
Monsieur Aliseau - Franco Maria Pelizzari
Franco Maria Pelizzari
Monsieur Aliseau
Quando il sole ancora doveva sorgere
Monsieur Aliseau
Quando il sole ancora doveva sorgere
Copyright © 2021 Franco Maria Pelizzari
Tutti i diritti riservati.
ISBN 979-12-80573-34-6
Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta
senza il preventivo assenso dell’Autore.
Prima edizione luglio 2021
Copertina | Franco Maria Pelizzari
Foto di copertina | Vincent NICOLAS on Unsplash
Pubblicato con
Il Servizio Numero 1 in Italia
di Assistenza alla Pubblicazione
per gli Autori Indipendenti
Self Publishing Vincente
www.SelfPublishingVincente.it
A tutti coloro che credono nella forza dirompente
dell’amore
1.
Quando la primavera arriva con forza, sembra che tutto si trasformi con una velocità persino irreale.
Secondi, minuti, ore, giorni, settimane, mesi, anni, tutto sempre fermo, immobile, semplici ripetizioni rotatorie che replicano quanto appena accaduto.
Poi?
Tutto all’improvviso entra in un vortice potente in cui niente resta uguale.
Ci sono vite che nemmeno l’hanno mai vissuta quella forza. Altre l’hanno appena sfiorata, ne sono state ai margini, come quando passa un uragano e resta lontano, lo si percepisce senza esserne coinvolti.
Qualcuna, di rado, ne è rimasta colpita, poi si è risvegliata ed è stato come un sogno, difficile da ricordare, tutto è tornato al suo solito posto.
Monsieur Aliseau nacque all’arrivo di quella stagione.
Famiglia medio borghese, papà commerciante, mamma casalinga, trascorse la sua infanzia nell’assoluta normalità, come se si stesse preparando.
A cosa ancora non lo sapeva. Come poteva?
2.
«Buon compleanno papi» disse Elisabette abbracciando suo padre.
«Grazie tesoro» le rispose monsieur Aliseau, apprezzando con affetto quel gesto tanto famigliare.
Era il dodici di marzo e aveva appena compiuto quarantanove anni, anzi, per l’esattezza li avrebbe compiuti tra tre ore, alle dodici e quarantacinque, quando nacque all’ospedale di Saint Louis.
Sua figlia era felice di poterlo festeggiare, sempre.
Se non c’era l’occasione cercava di inventarla, così da riuscire ad abbracciarlo e sentirlo vicino.
La mamma, Mélanie, apprezzava questi gesti di Elisabette, li osservava con affetto, come se fosse lei stessa a compierli.
Non avevano impegni impellenti, avrebbero preparato con calma la cena per festeggiare monsieur Aliseau.
Lui era di buon umore, come sempre.
Poteva godersi il suo compleanno, gioire con sua moglie e sua figlia per ciò che avrebbero vissuto insieme.
Era già tutto programmato.
La mattina le compere per la cena in suo onore, tutti insieme. Il pomeriggio Mélanie si sarebbe occupata del menu, già sapendo che suo marito l’avrebbe aiutata, e sarebbero così arrivati all’ora di cena sereni.
Sua sorella con il marito, il cognato di sua sorella con la moglie li avrebbero raggiunti.
I figli, loro erano già organizzati per fare altro, tanto che anche Elisabette si sarebbe unita, insieme al suo fidanzato, avevano già prenotato la cena al ristorante La cantine de Belleville per passare là la loro serata.
Suonò il telefono.
Rispose Mélanie.
Una voce maschile le chiese di suo marito, monsieur Aliseau, con urgenza, senza troppo preoccuparsi di essere educato.
Lei, con un lieve fastidio, appoggiò la cornetta: «È per te tesoro».
«Sono Bonnet. La informo che stamattina sono stato chiamato dalla sede centrale della banca; non ho più alcun potere sulla sua pratica, è passato tutto all’ufficio legale, quindi o lei si decide a far fronte ai suoi impegni, o la banca le mette la casa all’asta per recuperare i suoi soldi» disse lasciando allibito monsieur Aliseau.
«Ma scusi, cosa sta dicendo? C’è la firma di mio cognato a garanzia, mi lasci il tempo di trovare una soluzione e vedrà che tutto andrà a posto» rispose monsieur Aliseau.
«Suo cognato ha la casa cointestata con la moglie, la sua firma non vale niente. Sono finite le scuse, non c’é più tempo, terminato, stop. La prossima settimana ci si muove in via ufficiale per iniziare la pratica, lei ha le ore contate. Se la chiamo di sabato mattina, vorrà pur dire che la cosa è grave, no? Veda lei cosa vuol fare, arrivederci» e riagganciò.
Monsieur Aliseau rimase senza parole.
Ora doveva trovarle, vista la faccia attonita di sua moglie.
Cercò di recuperare un minimo di normalità.
«Cosa posso fare cara per aiutarti?» le chiese con apparente disinvoltura.
«Chi era al telefono? E che firma ha messo per te Patrick? Dove?» e lo guardò attonita.
«Una cosa da poco, non preoccuparti» disse monsieur Aliseau continuando a far finta di niente.
«Non trattarmi da stupida per favore. Dimmi chi era e cosa sta succedendo» insistette Mélanie.
Ora doveva trovare il modo di affrontare il problema con sua moglie, cercando di sviare il nodo centrale.
«Ho solo qualche piccola questione che sto risolvendo. Non ti devi preoccupare, non c’è nessun problema urgente da risolvere. Ora stai serena e godiamoci questa giornata per cortesia, è il mio compleanno» e cercò, nel dirlo, di essere dolce con sua moglie.
«Io non voglio rovinarti il compleanno, sia chiaro, ma tu
dimmelo se c’è qualche difficoltà, non fare le cose per conto tuo senza coinvolgermi. Sai bene che mia sorella andrebbe in panico se sapesse che hai coinvolto suo marito in cose strane, firme, garanzie e non so cos’altro. Se ci sono problemi dimmelo, non lasciarmi fuori dai giochi» le rispose lei con altrettanta dolcezza.
«Se ti ho detto di stare tranquilla è perché devi stare tranquilla. Dai, su, adesso vieni qui, dammi un bacio e torniamo a occuparci dei preparativi, non vedo l’ora di godermi questa magnifica cena» e si baciarono tornando alle consuete abitudini.
Monsieur Aliseau sentiva il peso di quella telefonata, non aveva affrontato la questione con sua moglie, ma sapeva bene che prima o dopo avrebbe dovuto risolverla, ma come?
3.
«Buonanotte e grazie della bellissima serata. Ancora auguri Christian» disse Patrick.
«Grazie a voi, siete stati troppo generosi, come sempre» rispose monsieur Aliseau.
«Figurati, abbiamo fatto il minimo sforzo! Voi siete stati meravigliosi e avete preparato una cena deliziosa».
«Beh, grazie davvero di cuore. Senti Patrick, avrei piacere di vederti, devo parlarti di una cosa, quando ti trovo?» gli chiese.
«Quando vuoi. Chiamami che ci accordiamo. Problemi?» rispose.
«No, figurati. Allora, ti chiamo lunedì» disse stringendogli la mano.
«Buonanotte piccioncini e, mi raccomando, niente cose strane stanotte» e si salutarono.
Una risata collettiva li accompagnò fuori dalla porta.
Ora restavano soli.
Elisabette doveva ancora rientrare, chissà a che ora sarebbe arrivata.
Monsieur Aliseau si occupò di sua moglie.
«Lasciamo stare la tavola, ci pensiamo domani, vuoi?» le disse con dolcezza.
«Almeno un attimo, sistemo le cose più urgenti. Tu vai pure a letto, ci penso io qui. Ti raggiungo subito» gli rispose sorridendo.
Mentre in bagno si lavava i denti, monsieur Aliseau pensava alla serata e a quello che ancora poteva riservargli.
Sentiva il desiderio di fare l’amore con sua moglie.
Aveva iniziato ancora prima, a tavola, a farsi sentire e ora proprio non se ne voleva andare, anzi.
Era da un pezzo che non lo facevano, più o meno un paio di settimane, la notte in cui avevano visto quello sceneggiato in tv, non capiva nemmeno perché lo avesse così eccitato.
Anche lei sembrava avesse apprezzato il suo approccio e si lasciò andare come se fosse la cosa più naturale.
Erano marito e moglie, sposati da ventun anni, cosa c’era di strano se facevano l’amore?
E chissà perché, ora, passavano per la sua testa questi strani pensieri?
Lasciò scorrere tutte le preoccupazioni inutili e aspettò sua moglie, verificando che il suo desiderio non se ne fosse affatto andato.
Era il suo compleanno dopotutto, almeno questo sarebbe stato l’epilogo migliore di quella giornata.
«Vado in bagno, mi lavo e arrivo» gli disse arrivando.
Sembrava che anche lei si attendesse l’evoluzione naturale di quella serata.
Lui si trastullava nel letto, aveva in realtà paura di addormentarsi.
Decise di alzarsi e raggiungerla nel bagno.
Era da tempo che non facevano niente di strano, ma erano ancora giovani, che male c’era?
«Cosa fai qui? Vai a letto che ti raggiungo» gli disse mentre allo specchio si stava struccando.
Lui proseguì fino a farle sentire, da dietro, quanto fosse forte il suo desiderio.
Cercò di liberarsi da quella presenza piuttosto invadente, ma la determinazione di monsieur Aliseau era troppo decisa per essere contenuta.
Cominciò così, con questo approccio inusuale, la loro serata d’amore. Dopo i primi attimi di resistenza, lei lo lasciò fare e lui percorse tutte le strade che conosceva.
Riuscì a dimenticarsi dei problemi, i soldi che sembravano finiti, gli investimenti sbagliati e chissà cos’altro.
Ma monsieur Aliseau percepì di non essere solo nel tratto che lo condusse dal bagno al letto.
Ciò che prima era riuscito a dimenticare, ora tornava intatto, forse anche un po' più rumoroso, come se ci fossero varie voci che ne rimarcavano l’esistenza. Non era troppo abituato a quel genere di pensieri, sapeva che le cose non andavano bene, ma era sempre stato convinto che si sarebbero sistemate.
Sua moglie parlava e lui nemmeno l’ascoltava, condizionato e posseduto da quei pensieri trasversali.
«Buonanotte amore» le disse mentre lo guardava con uno sguardo interrogativo, come se si aspettasse una risposta.
Nemmeno quello vide, si girò e spense la luce.
Lei resto lì, non riuscì a pronunciare nemmeno una nuova, piccola sillaba.
Sembrava che lui già dormisse.
Cosa poteva fare?
Si girò dall’altra parte, sperando che qualche sogno potesse accompagnare la sua lunga notte.
4.
«Ciao Patrick sono Christian, come va? Avete passato una buona domenica?» disse al telefono monsieur Aliseau.
«Ciao Christian, un’ottima domenica, grazie e tu? Grazie ancora per la splendida serata» rispose.
«Grazie a voi, siete stati davvero gentili. Io come d’accordo ti ho chiamato, quand’è che riusciamo a vederci?» chiese monsieur Aliseau.
«Oggi sono un po' incasinato, cosa dici se facciamo domani mattina? Anche presto se puoi, perché poi nel primo pomeriggio devo fare un intervento importante e vorrei essere in clinica intorno alle undici; così ho tempo di prepararmi, concentrarmi, fare un’analisi con i miei assistenti, tutte quelle cose che faccio con meticolosità sempre, una sana abitudine direi» rispose Patrick.
«Una sanissima abitudine. Per me va bene a qualsiasi ora, dimmi tu» e attese.
«Se riuscissi a essere da me verso le otto sarebbe perfetto. È una cosa lunga?» gli chiese.
«No, credo di mezz'oretta al massimo» rispose.
«Bene Christian, allora a domani alle otto. Buona giornata e saluta Mélanie» e si salutarono.
La telefonata l’aveva fatta, senza alcuna alternativa possibile.
Aveva ancora un giorno per poter ignorare ciò che l’indomani avrebbe dovuto affrontare senza veli.
Poteva girarci intorno quanto voleva, indorare la pillola, a se stesso e a suo cognato, ma la questione era davvero critica, per usare un eufemismo.
Sarebbe stato utile farsi consigliare, magari dal commercialista, cercare di capire quali soluzioni trovare.
Bastava che, a seguito del primo investimento sbagliato, avesse deciso di perdere i soldi investiti, stare fermo per un po', cercare di capire cosa stesse realmente accadendo e poi riprendere a fare ciò che negli ultimi anni gli riusciva con discreto successo.
Aveva fatto esattamente l’opposto, continuato senza freni per recuperare i soldi persi nell’investimento precedente, fino a che la direzione aveva preso la strada del non ritorno, ormai non c’erano più alternative.
La telefonata di sabato mattina aveva tolto definitivamente i veli che coprivano nella sua mente ciò che avrebbe dovuto affrontare.
La banca gli stava addosso.
Sperava che suo cognato potesse prestargli i soldi che gli servivano per ora. Con il tempo le cose sarebbero ricominciate a girare nel verso giusto e glieli avrebbe restituiti, la sua vita tornata normale, gli investimenti produttivi, tutto si sarebbe sistemato.
Era convinto che quella fosse la direzione obbligata.
Cosa costava a suo cognato aiutare a traghettarlo verso quel porto?
Non era ricchissimo, ma con un bel lavoro, guadagnava bene. Nel tempo aveva di sicuro accumulato un bel po' di soldi, era certamente nelle condizioni di poterlo aiutare. E poi erano amici, a chi ci si può rivolgere in caso di aiuto se non agli amici?
Certo, erano amici a metà, per così dire. Non andava da lui a confidarsi sulle sue performance extraconiugali, era il marito della sorella di sua moglie