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Ricordi appassionati: Harmony Collezione
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E-book155 pagine2 ore

Ricordi appassionati: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

L'incontro, la passione, la fine del sogno.

Dario Costanzo e Maeve Montgomery si sono conosciuti, amati e sposati. Hanno persino avuto un figlio, ma di quel primo anno della loro vita matrimoniale, adesso, sembra non esserci più traccia in lei.

O forse l'inizio di una nuova vita?

Maeve non ricorda nulla di Dario: non sa chi sia, né che parte abbia nella sua vita. Il suo corpo, quello sì, sembra invece rammentarlo fin troppo bene. Ma alle sue domande lui sembra non voler rispondere, fino a quando uno spiraglio di luce si insinua nel buio dei ricordi di Maeve.
LinguaItaliano
Data di uscita10 ago 2016
ISBN9788858953112
Ricordi appassionati: Harmony Collezione
Autore

Catherine Spencer

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Ricordi appassionati - Catherine Spencer

    successivo.

    1

    Il quattro settembre alle dieci, a un mese dall'incidente, Dario Costanzo ricevette la telefonata che temeva non sarebbe mai arrivata.

    «Ci sono novità, signor Costanzo» annunciò il dottor Arturo Peruzzi, primario di Neurologia, che si occupava del caso di Maeve. «Sua moglie, questa mattina, si è risvegliata dal coma.»

    Intuendo dal tono neutro del luminare che c'era qualche complicazione, Dario si irrigidì. Dalle ricerche che aveva condotto nelle ultime settimane, aveva appreso che i danni arrecati al cervello da un trauma violento possono presentarsi sotto diversi aspetti, tutti preoccupanti.

    «Ma... c'è qualcos'altro, vero, dottore?»

    «Purtroppo.»

    Si credeva preparato a tutto, ma non era così. L'immagine della moglie, come gli era apparsa l'ultima volta che le aveva fatto visita, con la testa avvolta nelle bende e il corpo collegato a una serie di tubi e tubicini che la mantenevano in vita, urtava prepotentemente con l'aspetto che aveva prima che tutto cominciasse ad andare male.

    Si sedette di scatto alla scrivania, con il timore che le gambe non lo reggessero. «Mi dica» sollecitò.

    «Fisicamente si sta riprendendo. Naturalmente è ancora molto debole, ma con le cure appropriate prevediamo che presto potrà proseguire la convalescenza a casa. Il problema, signor Costanzo, è la mente.»

    «Oh, Dio, no!»

    «Non intendo allarmarla inutilmente. È abbastanza comune per chi ha subito un trauma del genere, e non deve preoccuparsi eccessivamente.»

    Rendendosi conto che, essendo d'impulso balzato alle peggiori conclusioni, poteva essersi lasciato sfuggire una prognosi più ottimistica, Dario riportò l'attenzione al tono misurato del neurologo. «Che cosa mi sta dicendo, esattamente, dottore?»

    «Semplicemente che sua moglie soffre di una particolare forma di amnesia. In breve, non ricorda il... passato recente.»

    L'esitazione del medico era stata breve, ma sufficiente perché i peggiori timori di Dario prendessero di nuovo corpo. «Come... recente

    «È proprio questo che rende il suo caso atipico. Normalmente l'amnesia coinvolge i momenti immediatamente precedenti l'incidente. In questo caso, invece, sua moglie ha dimenticato un lungo periodo della propria vita. Mi dispiace doverle dire che non si ricorda di lei e del vostro matrimonio.»

    Amnesia psicogena... amnesia isterica... termini che non gli avevano detto niente fino a un mese prima, ma che ora, purtroppo, gli erano familiari. «Mi sta dicendo che la sua amnesia è una forma di protezione psicologica?»

    «Sembrerebbe così. Ma l'importante è che, comunque la definiamo, questa condizione di solito non è permanente. Con il tempo riguadagnerà la memoria.»

    «Quanto tempo?»

    «Non si può prevedere. Potrebbe riacquistare la memoria nell'attimo stesso in cui rientra a casa. O forse ci vorranno giorni, o magari settimane, in cui spezzoni di memoria si affacciano alla mente in modo confuso. L'importante è non forzarla a ricordare ciò che, per qualsiasi motivo, non riesce a collegare. E... signor Costanzo, veniamo al punto cruciale. Da parte nostra è stato fatto il possibile. Ora tocca a lei.»

    «Come?»

    Già, come?

    La parola lo aveva ossessionato per oltre un mese, esigendo una risposta che nessuno poteva dare. Come aveva fatto a non accorgersi della sua infelicità? Come aveva potuto, sua moglie, dopo le promesse che si erano scambiati, amare un altro? Come aveva potuto avere così poca fiducia in lui, suo marito?

    «La chiave è la pazienza. La conduca a casa quando sarà pronta a lasciare la clinica, ma la tenga lontana da parenti ed estranei. Cominci con il farla sentire al sicuro con lei.»

    «Ma come faccio, se non si ricorda neppure di me?» Era quasi un urlo disperato.

    «Appena si sarà ripresa del tutto, le diremo che lei è suo marito. Non abbiamo scelta. Lei è l'unica persona che ha al mondo, e deve sapere di non essere completamente sola. Ma ha perso un anno di vita, un'esperienza terribile con cui convivere. Faccia in modo che si convinca che lei vuole bene a quella persona che sua moglie ricorda di essere stata. Poi, quando la fiducia si sarà consolidata, lentamente le permetta di frequentare il resto della famiglia.»

    «Si dà il caso che il resto della famiglia include il nostro bimbo di sette mesi. Che cosa mi consiglia di fare con lui, nel frattempo? Farlo passare per il figlio della cuoca?»

    Se il medico colse il sarcasmo, non lo diede a vedere. «Lo allontani» disse, secco. «Sua sorella abita vicino a lei, no? Sicuramente sarà disposta a occuparsi di lui per un poco.»

    «Mi sta suggerendo di ingannarla? È questo il modo per aiutarla?»

    «Il rimorso per essersi dimenticata del proprio bambino potrebbe lasciarle strascichi insanabili. È contro natura per una madre scordarsi del proprio bimbo, e questo è l'argomento più delicato, che lei deve gestire con la massima cautela.»

    «Capisco.» E capiva veramente. Maeve si era svegliata dal coma, ma era ben lungi dall'essere guarita. «C'è altro?»

    «Sì. Per il momento la consideri sua moglie solo di nome. Rapporti intimi con un uomo che sarà anche il marito, ma che per lei è un perfetto estraneo, sarebbero deleteri.»

    Fantastico! L'unico aspetto che li accomunava era precluso e doveva affidare Sebastiano ai parenti. «C'è altro che possa fare per aiutarla... oltre a dormire in un'altra camera, e a mandare fuori di casa mio figlio?»

    «Certamente» lo informò il dottor Peruzzi. «Sua moglie ha perso la memoria, non l'intelletto. Le farà un sacco di domande. Risponda con sincerità, ma solo a ciò che le domanda. In altre parole, non aggiunga particolari e, soprattutto, non faccia pressione. Ricordi che ogni dettaglio che lei rivela è come un mattone nel vuoto della sua memoria. Quando diversi mattoni saranno andati a posto, sarà lei a colmare gli spazi vuoti in modo naturale.»

    «E se non le piace ciò che le dico?»

    «In questo caso è assolutamente necessario, signor Costanzo, che lei sia calmo a comprensivo. Sua moglie deve imparare a fidarsi di lei, a dispetto di ciò che può essere successo nel passato. Pensa di poterlo fare?» domandò il medico in modo diretto.

    «Sì» rispose lui con tono neutro. Che scelta aveva? «Posso farle visita, nel frattempo?»

    «Non glielo posso proibire, ma glielo sconsiglio. L'emozione potrebbe danneggiarla.»

    «Capisco» mormorò Dario, anche se non capiva per niente, «e la ringrazio per avermi dedicato il suo tempo, dottore.»

    «Ci mancherebbe. Ci risentiamo quando sua moglie sarà pronta per tornare a casa. Nel frattempo, i miei colleghi e io siamo a sua disposizione per chiarirle qualsiasi dubbio. A risentirci, signor Costanzo, e buona fortuna.»

    «Grazie ancora.»

    Dario posò il ricevitore sulla forcella e si avvicinò alla finestra. In giardino, Marietta Pavia, la bambinaia che aveva assunto, sedeva su una coperta cantando una ninna nanna al piccino. Che una moglie possa dimenticarsi del marito di cui si è stancata è comprensibile, anche se abbastanza umiliante. Ma com'è possibile, si chiese incredulo, che una madre cancelli dalla mente e dal cuore il proprio piccino?

    Alle sue spalle, una voce autoritaria ma ben modulata interruppe il corso dei pensieri. «Ho sentito a sufficienza per capire che ci sono novità.»

    Dario si voltò ad affrontare la nuova arrivata. I capelli neri raccolti in uno chignon, un abito di lino dal taglio perfetto impreziosito da un filo di perle e da un paio di orecchini, Celeste Costanzo portava perfettamente i suoi cinquantanove anni. «Sembri uscita da una sfilata di moda di Milano, mamma, piuttosto che da una villa su un'isola dove ti rilassi» rimarcò.

    «Anche se a Pantelleria siamo lontani dalla buona società, non è un buon motivo per essere sciatti, Dario... e non cambiare argomento. Dimmi le novità.»

    «Maeve è uscita dal coma e si sta riprendendo.»

    «Quindi non muore?»

    «Cerca di non essere così delusa» la rimproverò lui, aspro. «Dopotutto è la madre del tuo unico nipote.»

    «Quella donna è un perfetto disastro, e non riuscirò mai a capire per quale motivo, dopo quanto è successo, tu continui a difenderla.»

    «È proprio questo il punto, mamma. Possiamo solo supporre ciò che è avvenuto. Delle due persone che lo sanno per certo, una è morta e l'altra ha perso la memoria» rimarcò Dario.

    «Ah, è questo il suo gioco, allora? Fingere di non ricordare che ti stava lasciando, portandosi con sé il bambino?» Celeste fece una smorfia. «Comodo!»

    «È assurdo, e lo sai bene. Maeve non è tipo da fingere e, anche se lo fosse, i medici lo scoprirebbero.»

    «Quindi ti bevi la loro diagnosi?»

    «Sì, e devi farlo anche tu.»

    «Temo di no, figlio mio.»

    «Ti consiglio di rivedere questa decisione, se vuoi essere bene accolta in casa mia» ribatté freddamente Dario.

    Celeste impallidì. «Ma sono tua madre!»

    «E Maeve è mia moglie.»

    «Per quanto ancora? Finché deciderà di andarsene un'altra volta? Finché ti ritroverai con Sebastiano che vive all'altro capo del mondo e chiama papà un altro? Spiegami che cosa ci vuole perché tu capisca che tipo di donna hai sposato.»

    «È la donna che mi ha dato un figlio» ringhiò lui, la rabbia che aveva covato per settimane che minacciava di esplodere. «Per il bene di tutti, evita gentilmente di puntualizzare quelle che ritieni le sue mancanze come madre e come moglie.»

    Per niente scossa, Celeste ribatté: «Non è necessario, mio caro. Ha fatto tutto da sola».

    Erano venuti tutti a salutarla, dall'inserviente della clinica al primario, tutti coloro che, in qualche modo, si erano occupati di lei.

    Anche quelli che, quando aveva chiesto che cosa le era successo, si erano limitati a rispondere che era stata coinvolta in un incidente d'auto, e non c'era da preoccuparsi, perché presto avrebbe ricordato tutto.

    E coloro che con fermezza avevano fatto sì che accantonasse i dubbi a proposito di chi le inviava sempre i fiori e pagava il conto... tutti, salvo un giovane aiuto infermiere, che si era lasciato sfuggire che era lui, prima che la caposala lo fulminasse con un'occhiata che avrebbe ghiacciato il Sahara.

    Lui chi?, avrebbe voluto chiedere Maeve, ma, intuendo che non le avrebbero risposto, si era limitata a domandare. «Posso almeno sapere dove andrò?»

    «Certo» aveva risposto l'infermiera, adottando il tono con cui ci si rivolge a un bambino, «nel luogo dove viveva prima, con la persona che le vuole bene.»

    E chissà dov'era!

    Pochi giorni prima di essere dimessa, i medici le avevano spiegato che sarebbe andata in un luogo chiamato Pantelleria, un'isola del Mediterraneo. Non ne aveva mai sentito parlare.

    «E chi c'è là?» aveva chiesto.

    «Dario Costanzo...»

    Neppure di lui aveva mai sentito parlare.

    «... suo marito» avevano aggiunto.

    E questo l'aveva lasciata senza parole, incapace di porre altre domande.

    All'improvviso, mentre saliva sulla limousine nera che l'aspettava, dopo giorni e giorni in cui avrebbe voluto essere libera, ebbe paura. Tutte quelle persone facevano parte del dopo l'incidente e, in qualche modo, l'ancoravano al presente. Il prima era un capitolo bianco mancante nel

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