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La notte del pipistrello
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E-book85 pagine1 ora

La notte del pipistrello

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Info su questo ebook

Tre racconti che hanno in comune la “diversa normalità” dei protagonisti. Tre storie d’amore sofferte, tenere, e vere. Perché tutti hanno diritto alla felicità o quantomeno ad un momento di gioia da ricordare per tutta la vita. Tre personaggi maschili “diversi” e tre figure femminili speciali, due madri e una ragazzina, tre donne dalla mentalità aperta e dotate di grande sensibilità, che le rende capaci di comprendere, accettare e perdonare. E soprattutto di donare amore, quello vero, quello che riesce a superare ogni barriera. Come solo le donne sanno fare.
LinguaItaliano
Data di uscita12 mar 2013
ISBN9788867557035
La notte del pipistrello

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    La notte del pipistrello - Silvana Sanna

    SILVANA SANNA

    LA NOTTE DEL PIPISTRELLO

    Storie di diversa normalità

    Il disegno in copertina è di Daria Luisa Corte

    Marzo 2013

    Tre racconti che hanno in comune la diversa normalità dei protagonisti. Tre storie d’amore sofferte, tenere, e vere. Perché tutti hanno diritto alla felicità o quantomeno ad un momento di gioia da ricordare per tutta la vita. Tre personaggi maschili diversi e tre figure femminili speciali, due madri e una ragazzina, tre donne dalla mentalità aperta e dotate di grande sensibilità, che le rende capaci di comprendere, accettare e perdonare. E soprattutto di donare amore, quello vero, quello che riesce a superare ogni barriera. Come solo le donne sanno fare.

    Silvana Sanna

    Insegnante elementare a riposo con la passione per la scrittura, sposata con tre figli, vive in piccolo paese di campagna sulle colline del tortonese con cani e gatti che sono la sua passione.

    Da molti anni collabora con due noti settimanali femminili con racconti e romanzi e ultimamente ha pubblicato in volume il romanzo Sul filo dei ricordi, che è stato molto apprezzato dalle lettrici.

    Indice

    LA SERA DELLA FESTA

    IL DIRITTO ALLA FELICITA’

    LA NOTTE DEL PIPISTRELLO (Il mio primo bacio)

    LA SERA DELLA FESTA

    Gli ultimi ospiti se n'erano andati, finalmente anche loro potevano tornarsene a casa.

    Angela raccolse la borsetta che aveva abbandonato sulla sedia e si avviò verso l'uscita, le gambe anchilosate per tutte le ore di immobilità forzata seduta al tavolo di quel pranzo interminabile. Non ne poteva più di brindisi, di sorrisi, di chiacchiere e di battute spiritose. Soprattutto non ne poteva più di mostrare una finta allegria per l'iniziativa che aveva preso suo marito con la complicità delle figlie. Se per loro era stata una giornata di festa, per lei si era trattato solo di lunghe ore di tensione e di stanchezza, per la fatica di tenere stampato sul volto un sorriso forzato, di ringraziare gli invitati, di battere la mani al discorso di Nicola. Proprio questa era stata la cosa che aveva trovato più difficile: applaudire alle frasi fatte, colme di retorica, che suo marito aveva pronunciato, fingere un entusiasmo e una approvazione che era ben lungi dal provare. Del resto lei era una vera maestra della finzione, dato che quello era il suo stile di vita da quarant'anni.

    La voce di Gabriella la bloccò sulla porta:

    - Che ne dici, mamma, visto che le abbiamo pagate, io mi prendo una delle confezioni di fiori che stanno sui tavoli.

    - Allora ne prendo una anch'io. Sono talmente belle, così ce le godiamo ancora un po' a casa - le fece eco sua sorella Sara.

    - E tu, nonna, non la prendi? In fondo tutti questi fiori erano per te! - esclamò Gaia.

    Angela fece una carezza sulla testa della nipotina.

    - No, no, prendeteveli tutti voi. Anche tu, Paolo, portatene una a casa.

    Per Andrea, che ama tanto i fiori avrebbe voluto aggiungere. Ma non lo fece: nel girarsi verso il figlio aveva incontrato lo sguardo duro del marito e le parole le si erano seccate in gola.

    Uscirono in gruppo dal ristorante. Erano quasi le diciotto e stava per imbrunire. Si fermarono ancora qualche minuto per gli ultimi convenevoli sul grande piazzale inghiaiato antistante il locale, mentre i bambini si affacciavano dal parapetto per osservare la città che si stendeva più in basso e che aveva già acceso le luci della notte.

    - E' stata proprio una bella festa - le disse Sara nell'abbracciarla - ma stasera vattene a letto presto, ché mi sembri un po' stanca.

    - E' stata di sicuro una giornata pesante per te - rincarò Gabriella.

    - Lo sai, nonna, che non ti avevo mai vista così elegante? Questo completo ti sta a meraviglia. Sembri davvero una sposa. Ma anche il nonno non scherza, con tanto di gilè di raso e di papillon! Non c'è niente da fare: a parte lo zio Paolo, che comunque è la sua copia conforme, di tutti gli uomini della famiglia il nonno è sempre il più bello! - si intromise Gaia.

    - Ah, è così? Quasi, quasi mi fai ingelosire - le disse suo padre, prima di stamparle un bacio affettuoso sulla guancia pienotta.

    Dall'alto dei suoi dodici anni, Gaia si sentiva ormai autorizzata a intervenire nei discorsi degli adulti, e siccome aveva un bel carattere aperto e festoso, era una vera maestra nei complimenti. Ma lo faceva con garbo e sincerità, così chi li riceveva ne provava sempre un gran piacere.

    E difatti Nicola aveva raddrizzato le spalle e si era passato una mano tra i capelli grigi ancora folti e robusti, con un involontario gesto di compiacimento: era perfettamente consapevole di essere ancora un gran bell'uomo.

    Angela suo malgrado si soffermò per un attimo ad osservare il marito, la figura alta e asciutta, il modo disinvolto e sicuro di muoversi che lo facevano apparire elegante anche quando era in abiti da lavoro, il volto abbronzato ancora sorprendentemente fresco. E poi gli occhi scuri dal taglio un po' allungato sormontati dalle folte sopracciglia. E i denti bianchi e perfetti che si erano mantenuti intatti lungo gli anni. Anzi Nicola si vantava di non essersi mai seduto sulla poltrona di un dentista in vita sua.

    Proprio quei denti bellissimi erano stati la prima cosa che aveva notato di lui quando, quarantadue anni prima, l'aveva conosciuto. Denti grandi e forti, i canini appuntiti come quelli di una belva. Esattamente questa era stata la prima impressione che ne aveva ricevuto: Nicola con quel corpo alto e atletico, gli occhi magnetici, i capelli nerissimi e quei denti stupendi pareva una bellissima pantera pronta a spiccare il balzo per catturare la preda. Era certamente il giovanotto più bello che le fosse capitato di vedere e, anche in seguito, l'immagine della sua bellezza aveva sovrastato e messo a tacere altri aspetti di lui di cui sarebbe stato saggio tener conto.

    Nicola salutò un’ultima volta le figlie, i generi e i nipoti, poi si diresse verso l'automobile. Angela incrociò lo sguardo mortificato di Paolo, che se ne era stato un po' in disparte durante le ultime chiacchiere delle sorelle e che si era fatto avanti per salutare il padre. Ma lui l'aveva ignorato, quasi fosse stato trasparente. Angela strinse il braccio del figlio, un gesto affettuoso che le era abituale, poi gli sfiorò la guancia con un bacio leggero:

    - Dài, cerca di star sereno. Devi solo dargli ancora un po' di tempo - gli disse sottovoce.

    - Non cambierà mai. Oggi io sono venuto solo per te, mamma. Ma in fondo ho fatto anche un piacere a lui, visto che

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