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Il campione di Cobalt 2
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E-book145 pagine1 ora

Il campione di Cobalt 2

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Narrativa - romanzo breve (97 pagine) - Le Olimpiadi Galattiche nel romanzo d’esordio di Alessio Cecchin.


Le Duecentosessantaquattresime Olimpiadi Galattiche sono appena iniziate e il giovane campione di un minuscolo pianeta periferico si sta già facendo notare.

Il segreto della sua determinazione è nascosto in un fine che va al di là dello Sport e riguarda la sopravvivenza stessa del suo popolo.

Eden non sa nulla della missione di Tyrone e, per dirla tutta, non è sicura di comprendere lo strano ragazzo che deve guidare in giro per Mariner-Olimpia. Deve solo assicurarsi che non finisca nei guai o si perda su un pianeta che ha trasformato lo Sport in una vera e propria industria.

La minaccia davvero letale e immediata arriva però da quarant'anni e dieci edizioni olimpiche prima, e ha un nome che nessuno conosce.


Alessio Cecchin è nato a Torino nel 1975. Programmatore di mestiere, nerd per vocazione. Ha esordito editorialmente con un'avventura GdR pubblicata in Low Budget Tales, espansione di One Shot One Kill, nel 2008. Nel 2015 ha vinto il concorso Racconti a Vapore con il racconto Supremazia. Nel 2017 ha pubblicato il racconto Nuvole meccaniche nell'antologia Noi umani e l'anno successivo il racconto Mantide è stato incluso nell'antologia di ucronia sportiva La vittoria impossibile pubblicata da Delos Digital.

Amerebbe realizzare sceneggiature per fumetti o animazione, ma essendo incapace di disegnare ha bisogno di un socio.

LinguaItaliano
Data di uscita26 ott 2021
ISBN9788825417951
Il campione di Cobalt 2

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    Anteprima del libro

    Il campione di Cobalt 2 - Alessio Cecchin

    Prologo

    Tyrone impiegò poco meno di un secondo a trovare l’equilibrio. Prese le misure, piegò le gambe e saltò ancora. Il drone tuttavia si spostò all’improvviso di venti centimetri. Sufficienti per impedirgli di atterrare sulla piattaforma, non abbastanza perché mancasse anche le maniglie, montate sotto di essa. Si trovò a fluttuare nel vuoto appeso al piccolo velivolo. Gli stabilizzatori del drone compensarono lo sbilanciamento ritrovando l’assetto, ora però Tyrone era in condizione di massima vulnerabilità e Giallo se ne era accorto. Guardò in basso valutando la situazione, quindi iniziò a dondolare. Con un disperato colpo di reni si lasciò andare, stavolta fece centro. Piegò gambe e schiena quel tanto che bastava a schivare Giallo che lo mancò di netto precipitando fuori dal campo di gioco. Senza un suono, senza espressione. Come al solito.

    Tyrone tuttavia non fece in tempo a consolidare una nuova strategia. Totalmente inaspettato fu Rosso a travolgerlo e a farlo cadere fuori dalla scacchiera.

    Va bene, basta così.

    L’arrivo

    3 giorni prima dei Giochi Olimpici

    La grande cupola in vetroacciaio che solo Tyrone sembrava non dare per scontata offriva una vista eccezionale su Olympia. Il grande pianeta azzurro accoglieva atleti, giornalisti, sponsor, tifoserie e appassionati con le gigantesche otto ellissi olimpiche, incatenate tra loro, visibili dall’orbita. Decine di shuttle staffetta circondavano la Untiring Trappist come mosche intorno a un bufalo d’acqua. La Trappist lo aveva portato a destinazione insieme a un paio di migliaia di rumorosi viaggiatori, in maggioranza sportivi, con i quali ora affollava la cupola. Il confronto con la minuscola nave cargo Blue Nomad sulla quale Tyrone e l’allenatore Dukanaan si erano imbarcati da Cobalt 2 era impietoso. Avrebbero dovuto cambiare altre due astronavi prima di salire sulla Untiring, sempre più grandi. Sempre più lussuose. Invece il vecchio Dukanaan era rimasto intossicato a metà del viaggio sulla Blue Nomad. Zachary, il capitano del mercantile, imprecò per il contrattempo e scaricò entrambi alla stazione di scambio Extrema 14. Dopo una breve visita, uno svogliato medico militare impose all’anziano allenatore il trasferimento verso un ospedale attrezzato sul pianeta più vicino.

    Non è l’intossicazione alimentare ma l’età a preoccupare – sentenziò.

    Tipico dottore di frontiera, imboscato quaggiù o dimenticato per punizione – aveva commentato faticosamente Dukanaan una volta soli – non saprebbe curare un raffreddore. Ma tu non puoi fermarti, Tyrone. Devi continuare – aggiunse con voce flebile – È troppo importante. Conosci il programma di allenamento – frasi brevi e asmatici fischi al posto dei respiri – e conosci le istruzioni. Ci rivedremo su Cobalt 2. Non temere per me – concluse in un doloroso colpo di tosse dal letto a microgravità, stringendo la mano di Tyrone con tutta la forza che gli era concessa.

    Mesi dopo, sulla lussuosa Untiring, il giovane campione di Cobalt 2 aveva assistito alle viziate insofferenze dei suoi futuri avversari. Atleti che pretendevano una gravità più elevata per i propri allenamenti, passeggiate spaziali che il comandante non poteva rifiutare, suite troppo piccole con un solo bagno privato. Una tizia che oltre all’allenatore andava in giro con un medico sportivo privato, tre massaggiatori e un paio di strani tizi che diffondevano un intenso e dolciastro odore di fiori ovunque andassero. Che tipi assurdi, impossibili. Non aveva fatto amicizia con nessuno. Tecnicamente le sue conversazioni più lunghe avvenivano con il cameriere, a cena.

    D’altro canto la pelle candida, gli occhi rossi e il corpo asciutto e minuto da adolescente non ancora sbocciato sembravano costruire intorno a lui una barriera più impenetrabile del suo stesso carattere introverso.

    Pur abituato alla solitudine si ridusse a seguire ripetutamente il documentario, trasmesso un po’ ovunque sulla Untiring, sulle meraviglie del campo di contrazione che permetteva alle navi interstellari di percorrere distanze siderali in pochi mesi. L’unico modo per cambiare programma, d’altra parte, era sottoscrivere qualche servizio di streaming a pagamento. Tyrone non avrebbe nemmeno saputo cosa scegliere. E in fondo andava bene così: era affascinante. Non era sicuro di aver capito fino in fondo come funzionava quell’anello tenuto magneticamente in equilibrio davanti allo scafo ma…

    Si riscattò dai pensieri solo quando gli altoparlanti diffusero il programma di sbarco.

    Raccolse il minuscolo bagaglio, si assicurò che la crema solare fosse a portata di mano e si avviò verso il proprio gate, in attesa di imbarcarsi sullo shuttle assegnato per il rientro nell’atmosfera. Le colossali navi interstellari non potevano atterrare nemmeno sui pianeti più piccoli, non erano progettate per quello, spiegava il documentario.

    Eden Moore, nella divisa prevista per volontari e operatori olimpici, era a disagio. La giacca a maniche corte sbordava intorno al suo corpo, la gonna dieci centimetri sopra al ginocchio era stretta e scomoda. Che cosa se ne doveva fare di tutto quel tessuto? Riguardò per l’ennesima volta la scheda di Tyrone. Aveva rinunciato a imparare il suo cognome: Arrjnberthum-Gyomza. Non era nemmeno sicura di saperlo pronunciare correttamente. La foto animata lo mostrava impettito. Pallido, un po’ scavato. Immobile. La prima volta si era aspettata il solito scherzo: ora sorriderà e farà un qualche segno di vittoria tipico del suo pianeta. Nulla, invece. Poco male: carnagione e capelli così chiari, quegli occhi incredibili. Non poteva sbagliarsi.

    Quando lo vide stentò a credere ai suoi, di occhi.

    Avvolto in un sari bianco, alto poco più di un metro e sessanta, era una piccola macchia di luce bianca in mezzo a un arcobaleno di colori composto da abiti sgargianti e pigmentazioni della pelle che oscillavano dall’arancione all’ebano, per non parlare dei tatuaggi bi e tridimensionali che sfoggiavano gli altri atleti.

    Tyrone? Ben arrivato. Sono Eden Moore, la tua segretaria e accompagnatrice. Ti guiderò su Mariner, al villaggio olimpico, alle conferenze stampa e ovviamente agli eventi sportivi. Mi dispiace per l’allenatore Dukanaan – Eden allungò la mano, ma il ragazzo si limitò a rispondere.

    Grazie Eden, buongiorno. Che cos’è Mariner?

    È il vero nome del pianeta, anche se molti abitanti vorrebbero cambiarlo e rendere Olympia ufficiale, ma il Comitato Olimpico non sembra essere d’accordo – aggiunse con una smorfia patriottica – Mariner è da oltre un secolo il punto di riferimento per gli sport agonistici nell’intero quadrante e oltre. Gli allenamenti a gravità 1,2g insieme alla concentrazione ottimale di ossigeno… – Eden interruppe la presentazione standard, incerta sul fatto che Tyrone la seguisse sul serio. Indicò invece il pugno chiuso del ragazzo.

    Non hai ancora preso la pastiglia per il mal di testa?

    Tyrone aprì la mano rivelando una piccola pillola bianca.

    Non credo di averne bisogno.

    Dopo il viaggio interplanetario a gravità ridotta è normale risentire di emicrania, prendila. Ti eviterà inutili sofferenze.

    Il ragazzo esitò, poi portò la mano alla bocca e ingoiò l’analgesico senz’acqua.

    Vieni, sarai stanco.

    Eden fece per sfiorargli la spalla, come avrebbe fatto con un bambino, ma si arrestò un istante prima di fare una figuraccia. Ha diciannove anni anche se ne dimostra a malapena quattordici, devo ricordarmene.

    La capsula privata che aveva prenotato li attendeva nel parcheggio dello spazioporto. Il sistema di metropolitana era più veloce ed economico, ma il tragitto all’aria aperta consentiva di mostrare le meraviglie di Olympia. Le peculiari caratteristiche del pianeta avevano reso ricchi i suoi abitanti, grazie ai colossali budget sportivi dei vari pianeti e agli sponsor. Il lussureggiante e in parte selvaggio splendore naturale era difeso con cura maniacale, tutti erano consapevoli che fosse parte vitale dell’economia locale. Solo il Comitato Olimpico si ostinava a spostare i giochi da un pianeta all’altro ogni quattro anni. E tra quattro anni il nome Olympia sarebbe stato assegnato a qualche roccia sicuramente meno meritevole.

    Tyrone applicò diligentemente la crema solare sulle aree esposte della propria pelle.

    Sei l’unico atleta a rappresentare Cobalt 2. Il primo in assoluto a partecipare ai Giochi Olimpici Interplanetari. Di norma Olympia assegna due o tre assistenti locali alla squadra di ogni pianeta. Io sono da sola, però sono tutta tua – sorrise, ma Tyrone restò inespressivo – Tuttavia deve esserci un errore: ho contato dodici discipline a cui parteciperai.

    Nessun errore. Parteciperò a tutti gli sport di precisione e alle gare di resistenza.

    L’interlingua standard parlata da Tyrone era caratterizzata da un’inflessione esotica, ma era l’assenza di tono a renderla strana, fastidiosa. Da un atleta diciannovenne sbarcato per la prima volta nella Capitale dello Sport si sarebbe aspettata un entusiasmo adrenalinico, arrogante.

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