L insospettabile genialità del maiale: Storia di un'amicizia fuori dal comune
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Info su questo ebook
Nell’immaginario comune il cane è fedele e amichevole, il gatto elegante e indipendente e il maiale è sporco e pigro… Ma non c’è niente di più sbagliato rispetto a quest’ultimo: il maiale, infatti, è un animale intelligente, creativo, socievole e molto pulito. Per esempio, sa elaborare delle strategie sorprendentemente sofisticate per raggiungere del cibo, è testardo e determinato all’inverosimile, e tende a mantenere pulita l’area in cui mangia e dorme.
Matt Whyman non avrebbe mai immaginato di scoprire tutte queste cose e diventare un esperto di suinicoltura. Un giorno, però, si è ritrovato nel giardino di casa Butch e Roxi, due maialini nani acquistati dalla moglie per tenere le volpi alla larga dal pollaio. In breve tempo i nuovi arrivati hanno superato la dimensione “nana” e raggiunto delle proporzioni inaspettate, richiedendo a Whyman e alla sua famiglia sempre più cure: hanno preso il controllo del giardino, trasformandolo in una specie di terreno di guerra, e sfondato diverse volte la recinzione per rincorrere delle ghiande o fagocitare mele cadute dagli alberi. Giorno dopo giorno i maiali si sono rivelati pasticcioni e iperattivi, ma allo stesso tempo tenaci, interessanti e di grande compagnia. Insieme a loro l’autore ha vissuto molte avventure e disavventure, che ha deciso di raccontare in questo libro. E, spinto da un’instancabile curiosità, ha inoltre indagato la storia e i segreti della specie suina, integrando il resoconto della sua esperienza personale con le illuminanti considerazioni di Michael Mendl, professore di Etologia presso l’università di Bristol, e di Wendy Scudamore, allevatrice con una fattoria nel Gloucestershire.
Winston Churchill una volta disse che quando guardi un maiale, lui ti osserva da pari a pari. Probabilmente aveva ragione perché, guardando a fondo negli occhi di Butch e Roxi, Whyman ha avuto come l’impressione di specchiarsi. E ha anche imparato qualcosa di nuovo soprattutto sugli esseri umani.
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Anteprima del libro
L insospettabile genialità del maiale - Matt Whyman
1
L’ALLEVATORE RILUTTANTE
Una lezione semplice
Ho imparato molto su me stesso allevando maiali, più di quanto non abbia imparato su di loro. Negli anni in cui Butch e Roxi hanno fatto parte della mia famiglia, ho scoperto di avere una pazienza quasi infinita. Ho anche scoperto che alcune cose alle quali avevo dato importanza fino ad allora, come le aiuole e la recinzione del giardino, in realtà non contavano granché. In quanto padre di quattro bambini piccoli, sapevo cosa volesse dire lavorare duramente e avere delle responsabilità. Tuttavia neppure mille cambi di pannolini mi avrebbero potuto preparare alla quantità di letame che avrei dovuto affrontare ogni giorno. Le innumerevoli sfide lanciate dalla nostra coppia di suini, a cui non ci siamo mai sottratti, mi hanno avvicinato a mia moglie Emma.
Dalle difficoltà, dai tentativi di fuga e dalla devastazione ho imparato qualcosa sull’amore.
La vita prima dei maiali
Guardandomi indietro, posso biasimare solo me stesso. Viviamo nella campagna del West Sussex, in una casa di mattoni rossi ai margini del bosco. C’è un giardino dove un tempo i nostri figli giocavano, e accanto ci sono altre case. Per qualche tempo sul retro ho avuto un pollaio. L’area era delimitata da uno steccato che passava dietro un piccolo melo e si congiungeva con l’angolo anteriore del capanno degli attrezzi. In effetti era un vero paradiso per la mia banda di sei polli: potevano beccare e razzolare in un grande spazio, e venivano a salutarmi al cancello ogni volta che andavo a trovarli.
Quando l’attacco di una volpe mi lasciò con soltanto un pollo superstite, mi chiesi quale animale avrebbe potuto scoraggiare il ripetersi di una simile visita. Ciò a cui stavo pensando era un deterrente che potesse mandare segnali inequivocabili, come un coccodrillo, uno stagno con dei piranha o un toro infuriato. Non parlavo sul serio quando suggerii l’idea di prendere un maiale, anche se avevo sentito dire che è un animale temuto dalle volpi, ma tanto bastò a mia moglie Emma per fare qualche ricerca online e trovare un tipo di maiale che pareva poter stare in una borsa. Detto fatto, l’affare fu concluso.
«Questi non sono maiali normali» buttò lì mia moglie. «Sono maialini nani.»
A dire la verità, Emma aveva studiato. Solo che all’epoca questo significava setacciare in internet una valanga di fotografie irresistibili con minuscoli maialini accoccolati dentro piccoli stivaletti, senza poter avere alcuna informazione scientifica sulle caratteristiche che li distinguevano dai maiali classici
. Non aveva altra scelta che fidarsi dei pochi allevatori specializzati in maialini nani che riuscì a trovare. Stando alle loro parole, i maialini nani non crescevano più di trenta centimetri in altezza, vale a dire all’incirca quanto un terrier; erano intelligenti, adatti a relazionarsi con i bambini, facilmente addestrabili e felici di vivere sotto lo stesso tetto con gli umani.
Emma andò avanti per un bel po’ a parlarmene, ma dopo aver assestato la stoccata finale, assicurandomi che li avrei notati a malapena, smisi di ascoltarla. A quel punto la famiglia era già stata convinta del tutto. Un maialino comune costa circa trenta sterline; il costo di un maialino nano di otto settimane varia tra le cinquecento e le mille sterline. Oltre a essere entusiasta, Emma credeva che sarebbe stato un investimento. «Sarà un ricordo per i bambini» disse. Ripensandoci oggi, posso dire che non aveva torto, ma non credo che tutto sommato l’esperienza abbia plasmato le vite dei nostri figli quanto lei sperava.
Butch e Roxi
I nuovi arrivati saltarono fuori da una cesta per gatti. Forse per intenerirmi, Emma diede loro i nomi che in passato avevo proposto per due dei nostri figli, e che erano stati prontamente scartati. Come aveva detto l’allevatore per cercare di venderli, i maialini erano grandi come gattini. Però avevano l’aspetto di un vero maiale ed emettevano suoni striduli, tanto che il mio primo pensiero fu quello di controllare se sotto la pancia avessero delle batterie. Sembravano troppo belli per essere veri. Bastò un fine settimana perché la coppia di porcellini calamitasse letteralmente l’attenzione e l’affetto di Emma e dei bambini. Visto che, in quanto scrittore, lavoravo da casa in un ufficio sul retro, colsi subito l’occasione per svignarmela da tutto ciò e dedicarmi alla mia amata carta stampata.
Poi arrivò il lunedì. Mia moglie portò i bambini a scuola prima di andare in ufficio e il compito di badare a Butch e Roxi ricadde su di me.
Da quel momento mi fu chiaro che nell’ambito della suinicoltura c’era un abisso tra fantasia e realtà. Mentre lavoravo al computer cercando di scrivere per guadagnarmi da vivere, fui distratto dai due maialini. Emma, premurosa, aveva deciso di collocare la loro piccola arca nel mio ufficio, di modo che potessi sorvegliarli. In un certo senso è proprio quello che feci, visto che passai più tempo girato a sbirciarli, interrompendo il mio lavoro, invece di guardare lo schermo.
Contrariamente a quanto si crede, i maiali sono creature pulite. Individuano la loro toilette nel punto più lontano possibile dall’area di riposo, perciò, benché Emma avesse sistemato una lettiera nel mio ufficio, i due porcellini trotterellavano verso la stanza di fronte, dove si erano creati un angolino dietro il televisore. In quanto a rumore non erano poi così male: in effetti i loro sniffi e grugniti risultavano molto rilassanti mentre lavoravo. L’atmosfera si surriscaldava soltanto quando squillava il telefono. Forse il problema era la frequenza della suoneria, o forse ai maiali piacciono i suoni monotoni. In ogni caso, Butch e Roxi cominciavano a urlare. È già abbastanza difficile dare un’impressione professionale quando si lavora da casa, figuriamoci quando sembra che si lavori nel cortile di una fattoria.
Un animale di distrazione di massa
Naturalmente tutti sanno che prendersi cura di un cucciolo può essere impegnativo. I cani devono imparare che sei tu a comandare, mentre i gatti ti studiano un po’ per capire come manipolarti a loro vantaggio. I maiali invece sono molto simili ai bambini piccoli: possono essere anime gentili e curiose e poi fare i capricci quando le cose non vanno come vogliono loro. Tuttavia ho scoperto che crescendo, a differenza dei bambini, i suini non si liberano di questo comportamento ma lo rafforzano, risultando sempre più fuori luogo in un ambiente domestico.
E poi ci sono rigorose normative e regolamentazioni da rispettare, come stabilito dal ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (DEFRA). Dando ai maiali gli scarti di cibo della cucina, per esempio, ho rischiato di contravvenire a varie leggi sulla biosicurezza. Poteva costarci una multa salata, ma i nostri porcellini questo non lo sapevano. E non lo sapeva nemmeno il più piccolo dei miei figli, che trotterellava in giro con un biscotto in mano mentre i due maialini lo inseguivano come sciacalli. Infine, basta affrontare un maialino nano con una crisi isterica perché non vuoi condividere il tuo panino con lui per capire che sarebbe molto più semplice per tutti se vivesse fuori casa.
Butch e Roxi hanno vissuto in casa con noi per pochissimo tempo. Passata la novità, infatti, mi fu subito chiaro che nessun tipo di maiale era adatto a vivere in casa. Sono animali fatti per scavare il terreno in cerca di radici e leccornie sepolte, non per infilare il muso nel portabottiglie o per gironzolare davanti alla tv in attesa dei risultati della lotteria. Con mia grande sorpresa, anche Emma e i bambini se ne convinsero facilmente: si erano resi conto che nemmeno questa speciale razza suina di maialini nani aveva bisogno di tappeti sotto gli zoccoli e di un riscaldamento centralizzato, e credo inoltre che desiderassero un po’ di tranquillità. Per assicurarmi che non cambiassero idea, presi da un allevamento alcune galline per fare compagnia al mio unico pollo sopravvissuto, e poi mi giocai la carta della necessità di tenere i maiali fuori per proteggere i pennuti da altri possibili attacchi della volpe.
Fu così che, sotto gli occhi di un gruppo di pennuti appollaiati sul manico della mia cassetta degli attrezzi, trasformai un lato del capanno in un’accogliente area di riposo per Butch e Roxi. La recinzione sembrava abbastanza robusta, come verificai scuotendola, e c’era spazio a sufficienza affinché potessero tutti convivere in pace…
La presenza crescente dei maiali
Una volta finita la guerra che si era scatenata tra i suini e i polli per il controllo del territorio, fu evidente che i due maialini non erano più così nani. Roxi era cresciuta più in fretta. Per un periodo, quando a colazione e a cena le portavo l’amato mangime in fiocchi, sembrava ogni volta più grande. Probabilmente mangiava di gusto anche le ghiande e le foglie della quercia che cadevano in giardino durante l’autunno.
Maiale sotto l'alberoMentre Roxi rivaleggiava in dimensioni con il nostro povero pastore tedesco, Butch diventava sempre più massiccio ed era una sorta di escavatore animale. Avendo battuto i polli nella conquista del territorio, la coppia di maiali trasformò il recinto in un cratere di fango. Ero così dispiaciuto per i miei pennuti che permettevo loro di scorrazzare nel prato fuori dal recinto. A quel punto uno dei maiali, che non voleva certo perdersi la festa, imparò a sollevare il chiavistello del cancello: fui quindi costretto a bloccarlo con delle funi in modo da tenerli sotto controllo almeno per un po’. In tutta risposta Butch e Roxi crebbero così tanto da riuscire a sollevare la staccionata con il muso.
Un giorno, mentre i maiali dormivano nel capanno, osservai ciò che rimaneva del giardino dopo il loro lavoro di distruzione e decisi che non mi sarei dato per vinto. Rinforzai la staccionata, che era un vero disastro, presupponendo che gli amati maialini nani avessero ormai raggiunto la loro massima dimensione. Che ingenuo!
Anima e corpo
Con il passare del tempo, quando gli amici e i vicini venivano a trovarci rimanevano senza parole davanti alle due enormi bestie che grugnivano al centro di quel cumulo di terra e crateri che era il nostro ex giardino. Nel giro di un anno Roxi era arrivata all’altezza della mia coscia e aveva sviluppato un certo gusto per i mattoni di casa. Continuava a dissotterrarli da non so dove, per poi sgranocchiarli fino a ridurli in polvere. Era una scrofa rosa con macchie scure, orecchie da pipistrello e un grugno schiacciato a paletta. Era anche piuttosto massiccia: una compatta massa di muscoli, tutta grasso e ostinazione. Se l’avessimo lasciata crescere in casa, avremmo avuto bisogno di un argano per tirarla fuori.
Butch invece non era così mostruosamente grande. Con la luce giusta sarebbe potuto persino sembrare carino. Era tutto nero, con la pancia allungata e un’espressione profonda sul modello del maestro Yoda di Guerre stellari. Castrato in tenera età – perché altrimenti le conseguenze sarebbero state inimmaginabili –, nel suo rapporto con Roxi il nostro maialino nano mi ricordava un marito succube della moglie. Era lei la vera padrona del pollaio, con grande dispiacere dei pennuti. Se si fosse messa a cantare all’alba, credo che nessuno di noi si sarebbe meravigliato.
Soddisfare i crescenti bisogni del nostro piccolo allevamento fu senza dubbio una vera lotta. La parte di staccionata rinforzata sembrava una diga che cercava di contenere acque sempre più impetuose,