Le Società segrete in Cina: Origine e ruolo storico
Di Benoit Favre
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Info su questo ebook
Un testo cardine, che è stato il riferimento obbligato perchiunque volesse avvicinarsi alle società segrete cinesi,a lungo mal conosciute a causa di una totale assenza studi seri e di documentazione sufficiente al riguardo.
Solo la Triade e qualche altra Società sono state oggetto di ricerche approfondite da parte di cultori della Cina, particolarmente favoriti da felici circostanze.
Favre ha attinto largamente alle loro opere come anche ai fondi cinesi ed europei delle biblioteche, e alle riviste di orientalismo. Ha utilizzato fonti particolari, cercando sempre di porsi nella speciale atmosfera in cui si sono evoluti questi organismi, la cui attività e potenza sono, la maggior parte delle volte, tanto più grandi quanto è fitto il mistero che li avvolge.
Una postilla sulle Società segrete cinesi oggi, scritta da Paolo Imperio, traduttore e curatore dell’opera, rende ancor più attuale l’argomento trattato.
Benoit Favre
Benoit Favre(1874- non si conosce la data di morte), tenente colonnello francese, fu direttore dell’Istituto franco-cinese dell’Università di Lione.
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Anteprima del libro
Le Società segrete in Cina - Benoit Favre
Introduzione
di Paolo Imperio
Benoît Favre è stato direttore de l’Institut franco-chinois de Lyon – fondato nel settembre 1921 grazie all’apporto di intellettuali e politici francesi e cinesi, e riservato a studenti cinesi – il cui scopo era verosimilmente quello di formare le elite che avrebbero dovuto modernizzare la Cina. Elite con le quali si sarebbe stabilito un rapporto personale privilegiato durante il loro percorso formativo universitario, e che un domani sarebbero state interlocutrici affidabili per un processo d’integrazione tra Francia e Cina. Pubblicato nel 1933, il suo saggio sulle Società segrete in Cina ha la particolarità di aver potuto attingere, oltre che dalle fonti letterarie cinesi – che analizza con scrupolosa cura – anche – cosa eccezionalissima per l’epoca e ancor oggi più che eccezionale – dall’esperienza diretta vissuta personalmente dall’Autore, entrato in contatto con quelle Società.
Lo stesso René Guénon nel suo La Grande Triade del 1946 cita più volte Les Sociétés secrètes en Chine, per la sua completezza, invitando a consultarlo e specificando che: «È un’opera scritta da un punto di vista profano, ma l’autore ha almeno intravisto certe cose che ordinariamente sfuggono ai sinologi e, sebbene lontano dall’aver risolto tutte le questioni sollevate a questo proposito [a proposito del rituale e della simbologia delle Società segrete cinesi], ha tuttavia il merito di averle poste assai nettamente»¹.
Specificare che siano state poste certe questioni riguardanti le Società segrete ma da un «punto di vista profano» per Guénon è la premessa indispensabile che gli permette di poter porre in evidenza un dettaglio non da poco, ovvero: «tutte le riserve necessarie sull’impiego della parola società
», riserve di cui aveva ampiamente esposto le ragioni nel capitolo XII – «Organisations initiatiques et Sociétés secrètes» – della sua opera di poco precedente – Aperçus sur l’Initiation del 1946 – cui rimanda il lettore: «Sulla natura delle organizzazioni iniziatiche vi è un errore frequentissimo, su cui dovremmo soffermarci […] poiché si riferisce a un punto che sembra particolarmente difficile da comprendere per la maggioranza dei nostri contemporanei, ma che consideriamo come essenziale. Infatti tali organizzazioni differiscono totalmente, per loro stessa natura, da tutto ciò che ai nostri giorni viene chiamato società
o associazione
, essendo queste ultime costituite da caratteri esteriori che possono totalmente mancare a quelle organizzazioni e che, se anche talvolta vi si introducono, restano sempre elementi accidentali e debbono anzi essere considerati – del resto lo abbiamo detto fin dal principio – come effetto di una specie di degenerazione o, se si vuole, di contaminazione
, nel senso che si tratta in questo caso, dell’adozione di forme profane o al più exoteriche, senza alcun rapporto con lo scopo reale di queste organizzazioni. Del tutto erroneo dunque, identificare, come si fa comunemente, organizzazioni iniziatiche
e Società segrete
»². Non c’è dubbio infatti che – come si vedrà affrontandone la lettura – in Les Sociétés secrètes en Chine si tratta di vere e proprie «organizzazioni iniziatiche» la cui azione – caratterizzata dal segreto – si svolge tuttavia su almeno tre piani: esoterico, politico e criminologico. Una messa a punto necessaria dunque, da parte del Guénon, cui non sfugge tuttavia come l’Autore, essendo ben informato, abbia sollevato una serie di questioni in maniera assai netta.
L’utilizzo di un termine come «società» con cui viene tradotto il termine cinese hui, nel caso del Favre può tuttavia assumere un senso se ci si riferisce alla motivazione da cui la sua ricerca è scaturita, senza che per questo tale motivazione possa o debba contraddistinguere il contenuto di quanto ne è risultato, come sembra il Guénon abbia ben compreso. Il tenente colonnello Benoît Favre – ex-direttore de l’Institut franco-chinois de l’Université de Lyon – ha infatti evidentemente maggiore interesse verso quei «caratteri esteriori», proprio per la natura del compito assunto nell’intraprendere la sua ricerca, verosimilmente nell’ottica di una particolare tattica utile a una certa strategia globale, anche se, riguardo al carattere della precisazione guénoniana, fin dalle prime righe dell’introduzione l’Autore stesso qualcosa sembra abbia lasciato intendere: «A quasi vent’anni di distanza, ho avuto due volte occasione di entrare in contatto con le Società segrete cinesi. La prima di queste esperienze, che del resto non avevo cercato, ha rischiato di volgere al peggio per me. La seconda ebbe luogo in condizioni totalmente differenti e mi permise di vedere agevolmente ciò che è proibito ai profani»³.
Dicevamo, motivazioni del Favre che non inficiano il risultato, per comprendere le quali dobbiamo tener presente che siamo nel periodo che intercorre tra le due grandi guerre mondiali. Periodo che in Asia è caratterizzato dal dissolversi delle società tradizionali e dal sorgere del nazionalismo, sulla spinta della crescente industrializzazione. Una situazione geopolitica in forte tumulto dove le varie potenze economiche e militari dell’intero pianeta si sfidano attraverso diplomazia occulta, rivoluzioni e guerre civili⁴.
Lavoro scrupoloso dunque il suo, di intelligence, non privo di rischi, ma dai risultati sorprendenti. Il suo appare infatti come il punto di vista di una persona certamente ben informata, ma che va oltre i fatti, o meglio risale all’origine di quei fatti, ovvero ai principi che spingono quelle persone all’azione, fino a comprendere e decodificare la metafisica delle Società segrete cinesi del tempo, le cui grandi linee esoteriche ed exoteriche, c’è da dire, in gran parte si sono mantenute fino a oggi, almeno nella forma se non – come vedremo – nell’esperienza che ne dovrebbe scaturire. La natura del compito assunto nell’intraprendere questa ricerca per il Favre riguarda verosimilmente il lavoro di un militare incaricato non solo di stabilire relazioni culturali con un paese lontano sia geograficamente che culturalmente, ma di sollevare il velo su uno degli aspetti più misteriosi della comunità cinese, al fine di identificare dei percorsi che potessero favorire se non l’incontro, almeno una conoscenza preliminare del… modo di pensare, di esprimersi e di agire cinese, evidentemente alquanto diverso da quello degli europei.
Non a caso il Favre cita – facendole sue – le «Avvertenze ai lettori» del Mémoire sur les colonies militaires et agricoles des Chinois del 1850, di Edouard Biot, sinologo e astronomo, in cui veniva scritto: «Una volta estratta la lunga serie di documenti che possono fornire i testi cinesi su una particolare questione di storia, si provano molte difficoltà nel renderli comprensibili e fruibili ai lettori europei. I nomi propri dei luoghi e dei personaggi si presentano sotto forme bizzarre, insolite e sgradevoli per le nostre orecchie come per i nostri occhi; ne risulta in un primo tempo una ripugnanza involontaria nel seguire il corso di una narrazione dove se ne incontrano senza sosta. La fatica che ci causano tende a indebolire ancor più il mediocre interesse che sembrano avere per noi avvenimenti che sono accaduti così lontano, tra popolazioni i cui destini e finanche la cui esistenza sono rimasti estranei alle abitudini della nostra mente, quanto indifferenti ai nostri ricordi».
Necessario allora, e indispensabile, per l’ex-direttore de l’Institut franco-chinois de l’Université de Lyon che ha un compito da portare a termine, superare questa condizione al fine di favorire il dialogo tra Occidente e Oriente; e lo fa con questo libro che va a sfiorare gli aspetti più sensibili della mentalità cinese, fornendo al lettore una base solida a partire dalla quale poter sviluppare ulteriori e più approfondite ricerche: «Il mio scopo è stato di presentare a un pubblico non specializzato nella lingua e nelle cose cinesi una sorta di sguardo d’insieme della questione, piuttosto che cercare di scrivere qualcosa di nuovo o fare dell’erudizione pura. Il lettore potrà quindi giudicare da solo sulla quantità e sull’interesse delle questioni che restano in sospeso». Dunque, come ha ben sottolineato il Guénon, sono state poste delle questioni, alcune delle quali lasciate irrisolte; ma riguardo a esse, per il Favre spetta al lettore «giudicare da solo sulla quantità e sull’interesse delle questioni che restano in sospeso».
Benoît Favre tuttavia, lo si vedrà leggendo, arriva a far capire al lettore accorto la mentalità cinese, toccando la simbologia cui quella mentalità reagisce. Come lo stesso Guénon puntualizza, nello studio di Favre «si troveranno dettagli sull’organizzazione di cui si tratta [la Triade], il suo rituale e i suoi simboli (in particolare i simboli numerici di cui la Società fa uso)»⁵.
Dunque, infine, dal punto di vista tradizionale uno sguardo da «profano» da «non-iniziato» proprio per le qualità personali dell’autore che ha una conoscenza intellettiva – dunque exoterica – e non esperienziale – ovvero esoterica – sebbene non possiamo tuttavia a ragione escludere – proprio per quelle prime righe della premessa dell’autore al suo lavoro, sopra riportata – che egli abbia avuto un’esperienza iniziatica di cui – con questo libro – si sia poi fatto «banditore».
Che il ternario sia l’archetipo non solo della metafisica della «Triade» ma del pensiero cinese tout court deve essere in linea di massima abbastanza evidente al lettore attento, tuttavia questa evidenza richiede alcune precisazioni. Infatti come il Guénon stesso nota nell’affrontare lo studio della tradizione estremo-orientale: «Si conosce in maniera abbastanza generale il ruolo che gioca in questa il ternario formato dai termini Cielo, Terra, Uomo
(Tiān, Dì, Rén); è questo ternario che si è abituati a designare più particolarmente con il nome di Triade
, anche se non se ne comprendono sempre il senso e la portata esatti»⁶, così non deve sfuggire al lettore che, sebbene nella generalizzazione si tenda ad attribuire la definizione di Triade a qualsiasi associazione cinese che faccia riferimento al ternario – considerando le varie denominazioni quasi come una sorta di sinonimo l’una dell’altra –, tale attribuzione così generalizzata è un’inesattezza.
Guénon corregge questa inesattezza specificando, a proposito della denominazione di quelle associazioni, che: «Queste denominazioni si applicano propriamente soltanto a delle branche particolari o emanazioni
temporanee di questa organizzazione [la Triade] che possono apparire in tale o talaltro momento della storia e sparire quando abbiano finito di giocare il ruolo al quale erano state specificamente destinate»⁷.
Il riferimento è al capitolo VI, qui di seguito, che comincia: «La Società della Triade
– così in genere viene denominata in Occidente – è un’associazione conosciuta sotto diversi nomi in Cina e nelle colonie cinesi della Sonda, degli Insediamenti dello Stretto e dell’Indocina. Si manifesta in maniera certa per la prima volta nel 1787. Hong men Vasta Porta
o Hong hui "Società Hong" (Sun Yat-sen la chiama Hong men hui Società della Vasta Porta
) o Hong bag "Associazione Hong" o Tian di hui Società del Cielo e della Terra
, San he hui Società dei Tre Fiumi
, San dian hui Società dei Tre Punti
, Yi xing gong si, sono denominazioni che indicano in effetti la stessa Società».
La distinzione tra «Triade» e sue emanazioni pro tempore è per Guénon precisazione molto importante poiché non manca poi di sottolineare: «Questa distinzione essenziale non dovrà mai essere perduta di vista da quanti vorranno consultare il libro del tenente colonnello B. Favre»⁸.
Per Guénon, Favre trascurando questa specifica avrebbe lasciato dunque che il lettore considerasse «tutte queste denominazioni come puramente e semplicemente equivalenti», ed è dunque lì l’imprecisione; ma poi aggiunge un’altra precisazione, questa volta di ordine storico: «Di fatto i dettagli che dà [il Favre] al riguardo della Triade
in realtà non sono che concernenti una delle sue emanazioni, la Hong hui. In particolare, è soltanto questa, e non la Tian di hui stessa, a poter essere stata fondata verso la fine del XVII o l’inizio del XVIII secolo, cioè a dire in una data tutto sommato molto recente»⁹.
La distinzione tra «Triade» e sue emanazioni pro tempore, così puntualmente specificata, trova spiegazione nella metafisica stessa dell’idea cinese, per la quale queste associazioni, come non manca di spiegare il Guénon: «Devono sempre essere considerate, in definitiva, come procedenti dalla gerarchia taoista, che le ha suscitate e le dirige invisibilmente, per il bisogno di un’azione più o meno esteriore nella quale non saprebbe intervenire direttamente, in virtù del principio di non-agire
(wú-wéi), secondo il quale il proprio ruolo è essenzialmente quello di motore immobile
, cioè a dire di centro che regge il movimento di tutte le cose senza parteciparvi»¹⁰.
Possiamo aggiungere che, a questo punto, per il lettore accorto, l’espressione paradossale «agire senza agire» (wéi-wú-wéi) utilizzata da Lao-Tze nel Tao Tê Ching, può assumere un senso.
Altra questione interessante di cui tener conto è per il Guénon l’accostamento fatto da alcuni tra «Triade» e Massoneria, accostamento che sembra evidente per svariati motivi ma che per lo stesso Favre non è comprovato storicamente. Guénon spiega che, tra i tanti motivi di tale accostamento, quello prevalente potrebbe piuttosto riguardare la simbologia del ternario, come scrive: «L’uso di quest’ultimo vocabolo [tre] è evidentemente uno dei motivi per i quali certuni sono portati a ricercare dei rapporti tra la Triade
e le organizzazioni iniziatiche occidentali come la Massoneria e il Compagnonaggio»¹¹. Ma, secondo Guénon, l’accostamento tra «Triade» e Massoneria sarebbe questione da porre in altri termini, termini su cui si esprime in maniera piuttosto chiara facendo un’ampia ricognizione al riguardo: «Vogliamo parlare di coloro per i quali si stabiliscono similitudini talvolta sorprendenti tra queste organizzazioni [le Società segrete cinesi] e quelle dello stesso ordine che appartengono ad altre forme tradizionali. Alcuni, cosa che di per sé non ha assolutamente niente di sorprendente, sono infatti arrivati a considerazioni a questo riguardo – in particolare all’ipotesi di un’origine comune della Triade
e della Massoneria
– ma senza d’altronde poterle poggiare su ragioni ben solide. Tuttavia, questa idea non è che sia assolutamente da respingere, ma a condizione di intenderla in tutto altro senso che non si sia fatto, cioè a dire, a condizione di ricondurla, non a un’origine storica più o meno lontana, bensì solamente all’identità dei principi che presiedono a ogni iniziazione, che sia d’Oriente o d’Occidente. Per averne la vera spiegazione, bisognerebbe risalire ben al di là della storia, vogliamo dire fino alla Tradizione primordiale stessa. Per ciò che attiene a certe similitudini che sembrano vertere su punti più specifici, diremo solamente che cose come l’uso del simbolismo dei numeri, per esempio, o ancora quello del simbolismo costruttivo
, non sono per nulla particolari a tale o talaltra forma iniziatica, ma sono, al contrario, di quelle che si trovano dappertutto con semplici differenze di adattamento, perché si riferiscono a delle scienze o a delle arti che esistono allo stesso modo, e con lo stesso carattere sacro
, in tutte le tradizioni; appartengono dunque realmente al dominio dell’iniziazione in generale, e di conseguenza, per ciò che è l’Estremo Oriente, appartengono in proprio al dominio del Taoismo»¹².
Ma dunque se