Atomo Rosso: Storia della forza strategica sovietica 1945-1991
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Il saggio ricostruisce la nascita e lo sviluppo dell'Unione Sovietica quale superpotenza mondiale, descrivendo gli strumenti ed la strategia che le hanno permesso di svolgere il ruolo di primo concorrente e avversario degli Stati Uniti d’America nella seconda metà del XX° secolo. È poco noto, infatti, il programma per la realizzazione della bomba atomica sovietica, solo recentemente reso pubblico in Italia, con la pubblicazione del lavoro dello storico russo Roy Medvedev.
L’URSS, benché devastata dall’aggressione nazista del 22 giugno 1941, nell’arco di quattro anni riesce a colmare il gap tecnologico-nucleare con gli USA. Difatti, nell’agosto 1949 viene fatto esplodere il primo ordigno atomico sovietico, mentre nel 1954 fa esplodere la prima Bomba all’Idrogeno, superando gli USA nella corsa agli armamenti nucleari.
In seguito, Mosca decide, nella scelta del vettore strategico principale, di adottare i missili balistici intercontinentali, al contrario di Washington, che punta sui bombardieri con equipaggio. Neanche il gap tecnologico tra USA e URSS, nel settore dei sottomarini lanciamissili balistici, perdura oltre un lustro.
L’arsenale strategico-nucleare dell’URSS è la principale eredità dell’era sovietica che viene trasmessa alla Federazione Russa di oggi. Ed è grazie a questa eredità, che la Russia di Putin e Medvedev ricostruisce e riacquista il suo ruolo di potenza mondiale.
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Anteprima del libro
Atomo Rosso - Alessandro Lattanzio
Prefazione
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Al termine della Seconda Guerra Mondiale Stati Uniti e Unione Sovietica controllavano il Vecchio Continente, ormai diviso in due blocchi. L’antico ordine europeo non esisteva più.
Gli Usa divennero la prima superpotenza del Globo ed il presupposto era costituito dal monopolio della bomba atomica. Nel cosiddetto bipolarismo USA-URSS il ruolo di Mosca fu quello di limitarsi a gestire il suo spazio protettivo, operando una repressione delle rivolte in Jugoslavia (1948), a Berlino (1953), in Polonia e Ungheria (1956). L’America da parte sua controllava invece ben i due terzi del Pianeta, dall’America Latina all’Oceania.
Con l’entrata in guerra e con l’aiuto del presidente Roosevelt, Stalin era riuscito a conquistare la metà del Vecchio Continente, inclusa mezza Germania, integrando entrambi nel blocco sovietico.
Prima del confronto aspro, sancito con l’avvento alla presidenza degli Stati Uniti di Harry S. Truman (12 aprile 1945), i rapporti fra Washington e Mosca erano piuttosto buoni.
Il mutamento nelle relazioni era stato favorito dall’elezione, nel 1932, del democratico Roosevelt.
Esattamente un anno dopo, il 16 novembre 1933, gli Usa allacciavano i loro rapporti con l’URSS riconoscendo de jure l’Unione Sovietica, nonostante l’opposizione della maggioranza del Congresso e dei sindacati.
Fino ad allora gli Stati Uniti erano stato l’unico paese a non averlo fatto. La decisione venne presa dal neo-eletto Presidente nel quadro del nuovo corso da lui intrapreso. Roosevelt riteneva infatti che annodare i rapporti con l’URSS sarebbe servito a frenare l’espansionismo giapponese ed a contenere la potenza della risorta Germania hitleriana.
Il fine del Presidente americano era quello di ottenere quindi un prezioso alleato in Europa, contro il nazionalsocialismo, ed in Asia contro il Giappone, allo scopo di indebolire e sconfiggere le potenze dell’Asse (Roma-Berlino-Tokyo).
E che non fosse l’espansione del comunismo il pericolo maggiore individuato da Roosevelt è cosa nota. La minaccia sovietica e il suo sviluppo era il tema portante della politica estera del Giappone. Tanto che, nonostante l’occupazione di Mosca della Mongolia e l’infiltrazione bolscevica nel Sinkiang, il Dipartimento di Stato Usa si rifiutò di considerare il Giappone come una diga contro ulteriori avanzate russe nel nord della Cina e decise, invece, di riconoscere la Russia sovietica (16 novembre 1933) e dare, quindi, alla causa del comunismo cinese una poderosa spinta. L’amministrazione Roosevelt in questo modo aveva rifiutato l’offerta nipponica di riavvicinamento nel quadro di una comune ostilità verso il comunismo, avvalorando la strategia che in Estremo Oriente era evidentemente il Giappone e non la Russia il paese da frenare. Il riconoscimento dell’URSS di Stalin perseguiva, inoltre, altri scopi. La Russia sovietica aveva bisogno infatti dei crediti e dei tecnici americani. In questo modo Washington avrebbe potuto difendere i suoi interessi, sviluppando il commercio e riaprendo così il mercato dell’URSS alle merci e ai prodotti americani. Il momento era ritenuto il migliore visto che la situazione internazionale stava cambiando ed in Germania, da qualche mese, Adolf Hitler aveva conquistato il potere.
A sostenere Roosevelt nel progetto di riavvicinamento alla Russia era stato in particolare il suo entourage con Henry Morgenthau junior, Felix Frankfurther, Bernard Baruch e Samuel Rosenman in testa, nonostante la forte opposizione dei gruppi più conservatori, dei leader cattolici e di quelli dei lavoratori, che però subito dopo l’elezione del Presidente democratico avevano optato per una posizione più morbida.
I rapporti con le più alte sfere del mondo sovietico vennero implementati con il supporto di alcuni collaboratori del Presidente come il suo consigliere politico, Harry Lloyd Hopkins, l’ambasciatore a Mosca, Joseph E. Davies, e con il sostegno attivo di Alger Hiss e Harry Dexter White. Fu soltanto nelle ultime settimane della sua vita, quando ormai era troppo tardi, che Roosevelt riconobbe di aver fatto enormi concessioni alla Russia.
A Londra, il Segretario di Stato americano Cordell Hull, aveva incontrato il Commissario del Popolo per gli Affari Esteri, Maxim Litvinov, che dopo il riconoscimento dell’URSS si era recato anche in America, e al suo ritorno a Washington aveva elaborato un lungo memorandum presentato poi a Roosevelt il 21 settembre 1933. Al contrario dei suoi predecessori Hull era assolutamente favorevole ad un riconoscimento di Mosca, ritenendo che gli Stati Uniti potevano utilizzare i prestiti alla Russia, concessi in virtù delle nuove relazioni intercorse tra i due Paesi, per fare pressione sui Soviet e stabilizzare la nuova situazione venutasi a creare in Europa e Asia. Anche il suo assistente William Christan Bullitt jr., già inviato nel 1919 da Wilson a Mosca in missione, aveva avanzato tre condizioni preliminari per il riconoscimento dell’Unione Sovietica: il divieto di propaganda comunista negli Stati Uniti, la difesa dei diritti religiosi e civili degli americani in Russia, inoltre la stipula dell’accordo non doveva essere retroattiva, affinché si evitasse una legislazione che impedisse il risarcimento dei debiti di guerra. Nello stesso anno Bullitt venne inviato in Unione Sovietica come ambasciatore e fece il suo primo incontro con Stalin. Successivamente fu ospite del Maresciallo Klement E. Voroshilov, il quale fece esplicite richieste di aiuti agli Stati Uniti. L’alto ufficiale sovietico chiese a Bullitt l’invio di armi, di addetti militari nei settori dell’aeronautica e della marina, e Stalin richiese esplicitamente la vendita di 250.000 tonnellate di rotaie per completare la seconda linea ferroviaria per Vladivostok, sostenendo che questa sarebbe servita a sconfiggere più facilmente i giapponesi. Bullitt si disse compiaciuto di poterlo aiutare.
Per migliorare le relazioni con l’URSS ed allineare Stalin alle posizioni delle democrazie occidentali in lotta contro la Germania e il Giappone, Roosevelt inviò nel gennaio 1937 a Mosca l’ambasciatore Davies.
Sempre nel quadro di questa strategia, nel giugno dello stesso anno il Presidente americano abolì in seno al Dipartimento di Stato il settore antisovietico per gli Affari dell’Est europeo.
Allo stesso tempo Roosevelt volle garantire il suo sostegno alle democrazie europee e all’Unione Sovietica facendo approvare dal Congresso leggi come la Cash and Carry
(Prendi e Porta via
- 1 maggio 1936) ma, in particolare, la Lend Lease
(Affitti e Prestiti dell’11 marzo 1941). In base a quest’ultima i prodotti bellici o di interesse strategico statunitensi potevano essere ceduti a credito o in locazione. E così Roosevelt affermò che gli USA, la più grande nazione industriale del Mondo, era diventata l’arsenale delle democrazie. Al termine della guerra la Gran Bretagna aveva ricevuto dagli Stati Uniti, in termini di aiuti economici e di armamento, 30 miliardi e 753.304 milioni di dollari, mentre la Russia 11 miliardi e 141 milioni. Fu lo stesso Stalin in un colloquio al Cremlino, il 27 luglio 1941, con Hopkins, a fare richieste al Presidente americano per ricevere aiuti militari, come armi, munizioni, alluminio per la costruzione di aerei e tecnici per l’uso dei velivoli da guerra.
A ricordare bene il sostegno americano concesso ai sovietici fu il generale John R. Deane, capo della missione militare statunitense a Mosca, nel suo libro di memorie in cui disse: Negli Usa c’erano migliaia di rappresentanti sovietici, i quali potevano visitare le nostre fabbriche, frequentare le nostre scuole e presenziare al collaudo degli aerei e delle armi… Mettevamo le nostre nuove invenzioni nel campo elettronico e negli altri campi a disposizione dei russi
.
Di fondamentale importanza fu, come accennato, la Legge Affitti e Prestiti
. In questo modo, circa il 98% delle esportazioni americane all’Unione Sovietica, fra il giugno 1941 e il settembre 1945, venne garantito da questo provvedimento legislativo. Tuttavia circa un terzo dell’export iniziale e quasi tutte le esportazioni dopo il 1944 erano costituite da attrezzature industriali e non da merci per scopi militari.
Le forniture inviate all’URSS con il provvedimento Lend Lease
consistettero di 14.018 aerei ed attrezzature, 466.968 veicoli (carri armati e autocarri), 325.784 tonnellate americane di esplosivi, 5 milioni e 367.000 tonnellate americane di attrezzature navali e marine, 7.617 motori marini, 4 milioni e 291.012 tonnellate americane di derrate alimentari, 1 miliardo e 95.140 milioni di dollari di attrezzatura e macchinari industriali, 2 miliardi e 589.776 milioni di tonnellate americane di acciaio, 781.663 tonnellate americane di metalli non ferrosi, 1 milione e 18.855 miglia di filo elettrico, 2 milioni e 159.336 tonnellate americane di petrolio e 820.422 tonnellate americane di prodotti chimici.
Già nel 1944 la capacità di movimento dell’Armata Rossa era grande e ciò grazie al sostegno statunitense che garantì ai sovietici la disponibilità di oltre 400.000 automezzi, in prevalenza autocarri.
Fu lo stesso futuro presidente russo Kruscev a dichiarare a proposito di questi: Provate ad immaginare come avremmo potuto avanzare da Stalingrado a Berlino senza questi mezzi. Le nostre perdite sarebbero state enormi perché non avremmo avuto possibilità di manovra
.
La Legge Lend Lease
garantì all’economia sovietica le più moderne produzioni industriali e militari statunitensi, per un valore di 1,25 miliardi di dollari circa, che svolsero un ruolo fondamentale anche per l’economia russa del Dopoguerra. Anche il Regno Unito fornì alla Russia il suo considerevole sostegno grazie alla Affitti e Prestiti
. L’accordo venne firmato il 27 giugno 1942. Dalla fine del maggio 1943 furono inviate dalla Gran Bretagna in Russia 4.690 aerei con pezzi di ricambio, inclusi telai, motori e altre attrezzature. In più i sovietici ricevettero da Londra: 1.042 carri armati, 6.195 miglia di cavo, oltre 2 milioni di metri di rete mimetica, 195.000 armi di vario calibro con 4 milioni 644.930 cartucce. Tra il primo ottobre 1941 e il 31 marzo 1946 il Regno Unito inviò inoltre migliaia di tonnellate di stagno, rame, alluminio e grafite. Oltre a questo i russi ricevettero diamanti industriali per un valore di 1 milione e 424.000 sterline.
Ciò che non venne spedito con la Affitti e Prestiti
fu inviato all’Unione Sovietica con il cosiddetto Pipeline Agreement
dell’ottobre 1945, che rappresentò la continuazione del Lend Lease
, o per essere più precisi, la seconda fase dello stesso provvedimento. Con questa intesa l’URSS approvò il pagamento delle merci statunitensi in dollari, a cui vennero aggiunti delle rate di interessi molto basse per il materiale inviato extra. Le merci che giunsero in Unione Sovietica in forza del Pipeline agreement
furono valutate attorno ai 222 milioni di dollari e comprendevano materiale e attrezzature industriali con l’aggiunta di alcuni pezzi di ricambio.
Nel febbraio del 1945, alla Conferenza di Yalta, vennero confermate le concessioni territoriali ai russi in Polonia e con un accordo segreto venne ceduta all’Unione Sovietica la ferrovia orientale cinese, la parte meridionale della Penisola di Sachalin, Port Arthur e le Isole Curili. Venne poi decisa la spartizione della Germania in zone di influenza, sottoposte ad un regime di occupazione militare per un periodo indeterminato. Le concessioni alla Russia sovietica in Estremo Oriente furono una ricompensa per la sua partecipazione alla disfatta del Giappone.
Le decisioni di Roosevelt anche questa volta furono improntate a favorire Stalin e l’URSS, ma a Yalta il Presidente americano era apparso stanco ed esaurito, e quello che era avvenuto era soltanto il frutto di una politica portata avanti da anni nei confronti dei sovietici ed a cui non si poteva ormai più rimediare.
Lo scopo degli Stati Uniti era comunque stato raggiunto. Infatti come scrisse, durante la guerra, il politologo americano Walter Lippmann: Il nostro interesse essenziale è di impedire il sorgere in Europa di una potenza che possa disturbare il mantenimento dell’ordine mondiale in cui vive l’America. Le nostre due alleate naturali e permanenti sono state e sono la Gran Bretagna e la Russia
.
Con la morte di Roosevelt,