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Bushido. L'anima del Giappone: Ediz. integrale
Bushido. L'anima del Giappone: Ediz. integrale
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E-book303 pagine2 ore

Bushido. L'anima del Giappone: Ediz. integrale

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Info su questo ebook

Il Bushido, letteralmente "la via del guerriero", è il codice etico che i cavalieri dell'esercito giapponese dovevano osservare tanto nell'esercizio della loro professione quanto nella vita privata. Individua alcune virtù cardine del popolo giapponese (e in particolare dei samurai) come la rettitudine, il coraggio, la benevolenza, l'empatia, la cortesia, la sincerità, l'onore, la fedeltà e l'autocontrollo. Non è il frutto del lavoro di una sola mente, ma una "raccolta" di precetti della casta militare del paese trasmesse oralmente e successivamente fissata su carta. Tutto questo viene magistralmente divulgato ad un pubblico straniero da Inazo Nitobe, un giapponese che aveva avuto molti contatti con l'Occidente e che visse anche in Germania e Stati Uniti. "Bushido, l'anima del Giappone" è ormai considerato un classico, un punto di riferimento per spiegare il Giappone al resto del mondo.
LinguaItaliano
EditoreCrescere
Data di uscita7 ott 2021
ISBN9788883370939
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    Anteprima del libro

    Bushido. L'anima del Giappone - Inazo Nitobe

    Inazō Nitobe

    Bushidō

    L'anima del Giappone

    Ediz. integrale

    © 2021 LIBRARIA EDITRICE S.r.l.

    CRESCERE Edizioni è un marchio di

    Libraria Editrice S.r.l.

    http://www.edizionicrescere.it

    Tutti i diritti di pubblicazione e riproduzione anche parziali sono riservati

    Per approfondire (in inglese): Opera ed Autore - Link Wikipedia - Wikimedia Foundation Inc.

    A cura di Giorgio Cornalba

    Edizione cartacea disponibile isbn - 9788883379734

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    Indice

    Dedica

    Prefazione

    Prefazione alla decima edizione riveduta ed ampliata

    CAPITOLO 1 Il Bushidō come sistema etico

    CAPITOLO 2 Le fonti del Bushidō

    CAPITOLO 3 La rettitudine, o giustizia

    CAPITOLO 4 Il coraggio, lo spirito dell’audacia e della sopportazione

    CAPITOLO 5 La benevolenza, il senso di empatia

    CAPITOLO 6 La cortesia

    CAPITOLO 7 La veridicità e sincerità

    CAPITOLO 8 L’onore

    CAPITOLO 9 Il dovere della lealtà

    CAPITOLO 10 L’educazione e l’addestramento di un samurai

    CAPITOLO 11 L’autocontrollo

    CAPITOLO 12 Il suicidio e la riparazione

    CAPITOLO 13 La spada, l’anima del samurai

    CAPITOLO 14 L’educazione e la posizione sociale della donna

    CAPITOLO 15 L’influenza del Bushidō

    CAPITOLO 16 Il Bushidō è ancora vivo?

    CAPITOLO 17 Il futuro del Bushidō

    Note

    Dedica

    Dedico questo piccolo libro al mio amato zio Tokitoshi Ota, che mi ha insegnato a venerare il passato ed ammirare le gesta dei samurai

    Chi percorre

    Quella via sulla montagna,

    tende a dubitare che sia davvero una strada;

    mentre se la osserva dalla distesa stessa,

    la linea va su, diretta, dalla base alla cima,

    non vaga, inconfondibile! Che cosa sono una o due deviazioni,

    viste dal deserto, ininterrotto da entrambi i lati?

    E poi, (per introdurre filosofia fresca) se le deviazioni stesse si rivelassero

    I migliori stratagemmi

    per addestrare l’occhio dell’uomo ed insegnargli cosa è la fede?

    ROBERT BROWNING,

    L’apologia del vescovo Blougram

    Ci sono, se così si può dire, tre potenti spiriti,

    che, di tanto in tanto, si muovevano

    sulla superficie delle acque

    dando un impulso preponderante ai sentimenti morali

    ed alle energie del genere umano.

    Sono gli spiriti della libertà,

    della religione e dell’onore.

    HENRY HALLAM,

    L’ Europa nel Medioevo

    La cavalleria è essa stessa la poesia della vita.

    KARL WILHELM SCHLEGEL,

    Filosofia della storia

    Prefazione

    Circa 10 anni fa, mentre ero ospite del defunto M. de Laveleye, illustre giurista belga, durante una delle nostre passeggiate, la nostra conversazione sfociò nell’argomento religione. «Mi vuole dire», chiese il venerabile professore, «che nelle vostre scuole non è presente l’educazione religiosa?». Alla mia risposta affermativa, si fermò improvvisamente, sbalordito, e con un tono di voce che non dimenticherò facilmente, ripetette «Niente religione! Come fate allora ad impartire una educazione morale?». In quel momento, la domanda mi stupì. Non potei rispondere prontamente. Infatti i precetti morali imparati nella mia infanzia non vengono insegnati nelle scuole; solamente quando iniziai ad analizzare i differenti elementi che formano il mio concetto di giusto e sbagliato, mi resi conto che era stato il Bushidō a soffiarli nelle mie narici.

    La scintilla che ha fatto nascere questo piccolo libro è da imputare soprattutto alle frequenti domande di mia moglie sul perché certe idee e costumi siano così diffusi in Giappone.

    Nel tentativo di rispondere in maniera esaustiva a monsieur de Laveleye ed a mia moglie, mi sono reso conto che senza una comprensione del feudalesimo e del Bushidō, le idee morali del Giappone odierno risulterebbero indecifrabili.

    Approfittando del riposo forzato a causa di una lunga malattia, ho messo per iscritto alcune delle risposte fornite da me nel corso delle nostre conversazioni. Consistono essenzialmente in quello che mi era stato detto ed insegnato nei giorni della mia giovinezza, quando il feudalesimo era ancora vigente nel mio paese.

    Tra Lafcadio Hearn e Mrs. Hug Fraser da una parte, e Sir Ernest Satow ed il professor Chamberlain [¹] dall’altra, è davvero scoraggiante per me scrivere in inglese riguardo al Giappone. L’unico mio vantaggio nei loro confronti è che posso assumere la parte dell’imputato, mentre questi eminenti autori possono essere al massimo avvocati difensori o rappresentanti legali. Ho spesso pensato che se avessi la loro padronanza della lingua, potrei difendere la causa del Giappone in modo più convincente. Ma per chi si esprime in una lingua che non è la sua, è già una fortuna risultare intellegibile.

    Affrontando questo tema, ho cercato di illustrare le mie posizioni con esempi tratti dalla storia e dalla letteratura europee, pensando che in questo modo ne sia più facile la comprensione per un lettore straniero.

    Se una qualsiasi delle mie allusioni ad argomenti o a personaggi religiosi dovesse risultare dissacrante, confido che il mio atteggiamento nei confronti del Cristianesimo non verrà messo in discussione. Infatti, nutro scarsa simpatia verso i metodi ecclesiastici e le forme che oscurano gli insegnamenti di Cristo, non verso gli insegnamenti in quanto tali. Credo nella religione che Egli insegnò e trasmesse nel Nuovo Testamento, così come nella legge scritta nel cuore. Inoltre, credo che Dio abbia lasciato un testamento che si può definire antico presso ogni popolo, gentili o ebrei, cristiani o pagani. Per quanto riguarda il resto della mia teologia, non vorrei abusare della pazienza dei lettori.

    Concludo questa prefazione ringraziando l’amica Anna C. Hartshorne per i suoi tanti e preziosi consigli.

    INAZŌ NITOBE

    Malvern (PA), dodicesimo mese, 1899

    Prefazione alla decima edizione riveduta ed ampliata

    Dalla sua prima pubblicazione a Philadelphia, più di sei anni fa, questo piccolo libro ha avuto una fortuna inaspettata. In Giappone sono state pubblicate già otto edizioni, mentre questa è la decima edizione in lingua inglese. Simultaneamente a questa verrà pubblicata l’edizione americana, ed inglese, realizzata dalla casa editrice Messrs. George H. Putnam’s Sons, di New York. È stato tradotto in maratto da Mr. Dev di Khandesh, in tedesco da Fräulein Kaufmann di Amburgo, in boemo da Mr. Flora di Chicago e in polacco dalla Società della Scienza e della Vita di Leopoli (sebbene questa edizione sia stata censurata dal governo russo). Ora viene tradotto anche in norvegese e francese, mentre stiamo valutando la possibilità di una edizione in cinese. Un ufficiale russo, attualmente prigioniero in Giappone, ne possiede un manoscritto in russo, pronto per la pubblicazione. Una parte del libro è stata presentata ai lettori ungheresi, ed una recensione molto dettagliata, quasi un lungo commento, è stata pubblicata in giapponese. Note accademiche che facilitano la comprensione degli studenti più giovani sono state redatte dal mio amico H. Sakurai, sul cui prezioso aiuto ho potuto contare in questa, così come in altre occasioni. Mi riempie di soddisfazione il fatto che il mio umile trattato sia stato apprezzato da lettori provenienti da contesti molto diversi tra loro, e dimostra che l’argomento suscita interesse a livello mondiale. Eccezionalmente lusinghiera è la notizia che mi è giunta da fonti ufficiali, che il presidente Roosevelt mi abbia concesso l’immeritato onore di leggerlo, e che ne abbia distribuite diverse dozzine di copie ai suoi amici. Nel correggere ed ampliare la presente edizione mi sono limitato ad aggiungere esempi concreti. Continuo a rimpiangere, come del resto non ho mai smesso di fare, di non essere riuscito ad aggiungere un capitolo sulla pietà filiale, considerata, insieme alla lealtà, una delle colonne portanti dell’etica giapponese. Per me, la principale difficoltà consiste nel fatto che, benché conosca bene il valore di questa virtù presso di noi, ignoro il sentimento degli occidentali nei suoi confronti, e quindi non sono in grado di svolgere una analisi comparativa che mi soddisfi. Spero un giorno di riuscire ad approfondire questo, come altri argomenti. Tutti gli argomenti di cui parlo in queste pagine sono suscettibili di ulteriori approfondimenti e discussioni, ma per il momento non ritengo di dover ampliare ulteriormente questo volume. Questa prefazione sarebbe incompleta ed ingiusta se in essa dovessi omettere di menzionare il debito che ho nei confronti di mia moglie, che ha letto le bozze, mi ha dato utili consigli, e, soprattutto, mi ha costantemente incoraggiato.

    INAZŌ NITOBE Ventiduesimo giorno del quinto mese, 1905

    CAPITOLO 1

    Il Bushidō come sistema etico

    La cavalleria è un fiore autoctono del suolo del Giappone non meno del suo emblema: il fiore di ciliegio; né tantomeno è un esemplare secco di una antica virtù conservata nell’ erbario della nostra storia. È ancora una manifestazione vivente del potere e della bellezza che c’è tra di noi; ed anche se non assume una forma tangibile, non per questo non influisce sull’atmosfera morale, e ci rende consapevoli del fatto che siamo ancora oggi sotto il suo potente incantesimo. Le condizioni sociali che lo hanno fatto nascere e fiorire sono scomparse da tempo; ma come quelle stelle lontane che esistevano una volta ed ora non più, irradiano ancora la loro luce su di noi, così, la luce della cavalleria, che era figlia del feudalesimo, illumina ancora il nostro percorso morale, sopravvivendo alla sua istituzione madre. È un piacere per me affrontare questo argomento nella lingua di Burke [²] , che pronunciò il noto e commovente elogio funebre sulla trascurata tomba del suo prototipo europeo.

    Quando un professore così erudito come George Miller [³] non esita ad affermare che la cavalleria o altre istituzioni simili non siano mai esistite in Estremo Oriente, né anticamente, né tantomeno in tempi moderni, è chiaro che ci sia una chiara mancanza di informazioni a riguardo. Tale ignoranza, comunque, è assolutamente giustificabile, dal momento che la terza edizione dell’opera del buon dottore venne pubblicata nello stesso anno in cui il Commodoro Perry [⁴] venne a bussare alle porte del nostro isolazionismo. Più di dieci anni dopo, più o meno quando il nostro feudalesimo stava ormai agonizzando, Carl Marx nel suo " Il Capitale ", richiamava l’attenzione dei suoi lettori, esortandoli a studiare le istituzioni sociali e politiche del feudalesimo, in quel momento osservabili solamente in Giappone. Vorrei allo stesso modo, invitare lo studente di storia ed etica occidentale, a studiare la cavalleria nel Giappone dei nostri giorni.

    Per quanto possa essere intrigante una disquisizione storica sul confronto tra feudalesimo e cavalleria in Europa ed in Giappone, analizzare tutto ciò non è il proposito di questa opera. La mia intenzione è, in primo luogo, quella di trattare delle origini e delle fonti della nostra cavalleria, in secondo luogo, delle sue caratteristiche ed insegnamenti; in terzo luogo, della sua influenza sulle masse; e, in quarto luogo, della continuità e attualità della sua influenza.

    Tratterò del primo di questi diversi punti in modo breve e superficiale, altrimenti, dovrei portare i miei lettori attraverso i

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