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Autostimami
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E-book144 pagine2 ore

Autostimami

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Info su questo ebook

Fra una risata e l'altra, ecco come vivere meglio, imparando a guardare con umorismo la realtà che ci circonda, e gestendo con maggiore distacco psicologico il rapporto con se stessi e con gli altri.
LinguaItaliano
Data di uscita1 ott 2011
ISBN9788863453492
Autostimami
Autore

Alessandra Faiella

Alessandra Faiella (Milano 1962), attrice, comica e autrice di testi per la tv e il teatro. Tra le sue pubblicazioni: Il brutto delle donne (con Giovanna Ramaglia, Garzanti 2005), Dizionario Lei-Italiano. Italiano-Lui (con Giorgio Ganzerli, Vallardi 2006) e Il lato B (Fazi Editore 2010). Ha debuttato al cinema con il film La grande prugna (1999), con Luciana Littizzetto, Ale e Franz, Enzo Iacchetti; tra i suoi spettacoli teatrali di maggior successo, Stasera non escort e Il Burqa e la Velina. Il disagio femminile tra oriente e occidente.

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    Anteprima del libro

    Autostimami - Alessandra Faiella

    1. Lo sguardo ironico

    Non v’è nulla di comico al di fuori di ciò che è propriamente umano. L’uomo non è solo un animale che ride, ma è soprattutto l’unico animale che fa ridere.

    HENRI BERGSON

    TEST

    SAPETE PRENDERE LA VITA CON IRONIA?

    Quando vi raccontano una barzelletta, voi:

    a) ridete

    b) sorridete

    c) dite: Che c... c’è da ridere, non si capisce!

    Il fornaio ha finito il vostro pane preferito, voi:

    a) tentate due battute col fornaio

    b) tentate di adattarvi a un altro pane

    c) tentate il suicidio

    Un vostro amico è un po’ giù di corda. Gli dite:

    a) su con la vita!

    b) pensa alla salute

    c) ricordati che devi morire

    La vostra commedia preferita è:

    a) La strana coppia di Neil Simon

    b) Le allegre comari di Windsor di Shakespeare

    c) Uomini e donne di Maria de Filippi

    Il vostro regista di commedie preferito è:

    a) Woody Allen

    b) Mel Brooks

    c) Simona Ventura

    L’ultima volta che vi siete divertiti eravate:

    a) al circo con vostro figlio

    b) alla festa del vostro migliore amico

    c) in bagno da soli

    Maggioranza di risposte C: avete il senso dell’umorismo di un palo della luce. Non ridete mai, e se ridete lo fate solo delle vostre battute, che solitamente non fanno ridere nessuno. Quando parlano di voi gli amici si toccano le parti intime e lo fanno, cosa ancora più tragica, persino se sono donne. Non so nemmeno se questo libro possa esservi utile, forse vi conviene acquistare in dvd l’opera omnia di Michelangelo Antonioni e farvi quattro risate in tutto relax.

    Maggioranza risposte B: sembrate dei tipi abbastanza simpatici, ma forse avete bisogno di qualche consiglio in più per diventare persone brillanti e piene di carisma, cosa che d’altra parte questo libro non può fare. Sono un’attrice comica, mica Harry Potter!

    Maggioranza di risposte A: e chi siete, Groucho Marx? Siete persone ironiche e sapete prendere i problemi della vita con molto distacco. L’ultima volta che un vostro amico vi ha chiesto un prestito vi siete fatti una bella risata e quando vostra madre si è rotta il femore, l’avete rassicurata con un sorriso: Dai, che ti importa, hai sempre l’altra gamba!. Insomma state sconfinando dall’ironia al sarcasmo, dall’umorismo al bieco cinismo. Continuate a leggere questo libro o rischiate di trasformarvi in Goebbels senza neanche accorgervene. E non è carino. Anche perché i tedeschi hanno perso la guerra.

    Ironia e autostima

    I tuoi cosa pensano di te?.

    Bevono per dimenticarmi.

    Frederick Weller e Guillermo Diaz

    in Stonewall

    Per cominciare a lavorare sull’autostima inizieremo a porre la nostra concentrazione sui difetti: i nostri e quelli degli altri. No, non avete sbagliato a leggere, c’è scritto proprio così: concentrarsi sui difetti. Da un libro sull’autostima ci si aspetta di essere invitati a concentrarsi sulle proprie capacità non sui propri limiti. Verissimo, solo che partendo dall’enfasi sulle proprie qualità si rischia che il proprio ego si gonfi a dismisura e al primo insuccesso si sgonfi miseramente come un canotto mordicchiato da un dobermann.

    L’autostima, come ho anticipato nell’introduzione, non è presunzione, è coscienza delle proprie potenzialità e dei propri limiti. E poi non dimenticate che sono un’attrice comica e la comicità si esercita osservando i difetti umani non i pregi. Provate a far ridere parlando delle belle qualità di una persona. Come comico sareste un fallimento completo.

    Una persona bella, brava, intelligente non fa ridere nessuno, se mai fa venire il nervoso. Se dunque volete scoprire perché osservare se stessi e gli altri con uno sguardo ironico può aiutarci a prendere la vita con filosofia e ad avere meno paure e più sicurezza in noi stessi, continuate a leggere con fiducia.

    Ironia, senso dell’umorismo e comicità sono termini molto in voga nella società contemporanea. Quando un conduttore televisivo è a corto di argomenti comincia a parlare di quanto sia importante l’ironia, e di quanto lui sia un tipo formidabilmente ironico. Che poi sia noioso come un tafano è trascurabile.

    Permettetemi dunque un breve excursus storico su questi idiomi così abusati. La parola ironia viene dal greco classico ( eironeia) dove aveva il significato di simulazione-dissimulazione. In retorica, significava usare una parola nel senso del suo antonimo: È casta come Messalina, quella ragazza, ovvero Quella ragazza la dà via come un frisbee.

    Socrate usava l’ironia come una sorta di trabocchetto: fingendosi ignorante, poneva all’interlocutore una serie di domande, facendolo a poco a poco cadere in contraddizione. Il procedimento smascherava l’avversario vittima del suo presunto sapere. Bastardo dentro, questo Socrate, ma il suo trucchetto ci mostra una caratteristica importante dell’ironia, il mostrare le contraddizioni interne a un ragionamento e la capacità di smascherare la fallacia delle cosiddette verità assolute. In effetti, chi è convinto di aver sempre ragione è solitamente privo di ironia. Non solo, Socrate ci indica anche come l’ironia sia uno strumento di conoscenza perché ci permette di vedere la realtà in modo diverso svelando nuovi punti di vista e nuove soluzioni.

    I romantici, intesi naturalmente come esponenti di un movimento filosofico-letterario ottocentesco e non come coloro che portano mazzi di fiori all’amato bene, i romantici, dicevo, assolutizzano il concetto di ironia, per evidenziare la relatività di tutte le cose contrapposta al genio assoluto dell’artista. Insomma avevano il crestone alto i romantici, e non c’è da stupirsi che qualcuno di loro, obnubilato dal delirio di onnipotenza si sia poi gettato da una rupe.

    Anche nel senso comune e nel linguaggio quotidiano si usa l’ironia per dissimulare il proprio pensiero in senso derisorio, per dire insomma il contrario di quello che davvero si pensa, prendendosi così gioco di qualcuno. In altre parole si fa capire ciò che si vuole veramente dire dicendo esattamente il contrario, per prendere le distanze da qualcosa o da qualcuno. Quando il gioco si fa duro e si usa l’ironia per schernire pesantemente e deridere con carogneria consapevole, si parla allora di sarcasmo. La parola deriva dal greco antico sarkasmos, da sarkazein: mordersi le labbra per la rabbia. Tenete presente che il termine è una derivazione di sarx, carne, quindi il sarcasmo ha qualcosa che ha a che fare con la lacerazione, qualcosa di distruttivo. Attenzione dunque a non confondere una battuta ironica, capace di sciogliere la tensione e creare complicità, con frasi affilate che possono tagliare un pezzo di carne a qualcuno. Molto spesso usiamo il termine ironia come sinonimo di umorismo, anche se sono concetti leggermente diversi.

    Mentre l’ironia, come abbiamo visto, gioca sulla dissimulazione, l’umorismo e la comicità mettono l’accento sugli aspetti insoliti e bizzarri della realtà per evidenziarne l’aspetto divertente. Comico è ciò che ci muove al riso evidenziando la propria diversità e inadeguatezza. Una situazione comica è una situazione bizzarra, dove gli eventi prendono una direzione diversa dal solito e dove la persona protagonista dell’evento si trova spiazzata, rivelando la propria inadeguatezza (Mister Bean, appunto). Il comico, inteso questa volta come attore comico, è colui che mette in risalto i tic, le nevrosi, i difetti e i limiti dell’essere umano, provocando nello spettatore una identificazione catartica, un senso di leggerezza dovuto alla presa di distanza dai propri limiti e dalla complessità della vita.

    Divertere, da cui divertire, significa deviare dalla strada maestra. La strada della norma, dell’ordine, della razionalità non è la strada del comico; egli ha il compito di irrompere con energia infantile nel mondo delle regole per sovvertirle.

    Il carnevale medievale, dove l’asino entra in chiesa per dire messa al posto del prete, è la massima espressione del comico come trasgressione, ribaltamento dei ruoli di potere, liberazione, semel in anno, dall’oppressione degli ordini gerarchici imposti dall’alto. Poiché smaschera vizi e difetti del genere umano, sia nell’ambito individuale che in quello sociale, la commedia è spesso stata considerata un fenomeno etico, addirittura una moralizzatrice dei costumi. Come diceva Ben Jonson, drammaturgo del Seicento: Soggetto della commedia dovrebbe così essere un tratto, distorto e dominante, della personalità, non un semplice capriccio o un atteggiamento affettato. Lo scopo della commedia rimane morale, flagellare simili distorsioni mettendole in ridicolo.

    Pensiamo a quanti film della cosiddetta commedia all’italiana smascheravano ferocemente i costumi nazionali, facendoci sorridere, a volte amaramente, sul malcostume politico e sociale del nostro paese.

    Molto bella questa dotta dissertazione, brava!.

    Grazie!.

    Sì, però a noi dell’etimologia di tutte quelle parole, alla fine, che cosa ci importa? Saranno anche cose interessanti, ma vuoi dirci come possiamo trasformarci da sfigati in strafighi?.

    Allora, prima di tutto l’ho già detto, non sono Harry Potter e neanche Silvan e neanche la truccatrice di un famoso politico. In secondo luogo tutto ciò che vi ho raccontato è fondamentale per capire come questi tre elementi – ironia, umorismo, comicità – abbiano tutti lo scopo di farci prendere le distanze dalle difficoltà della vita facendoci sorridere dei nostri limiti e, perché no?, anche di quelli degli altri. Sorridere degli altri non per deriderli con sarcasmo, ma per accorgersi che, visti sotto una luce un po’ diversa, anche coloro che ci mettono tanto a disagio non sono poi così pericolosi. Oppure per creare complicità, sciogliere la tensione, gettare uno sguardo acuto e consapevole su una realtà difficile, per vederne aspetti nascosti meno minacciosi. Usata in modo costruttivo, l’ironia ci aiuta a prendere le distanze dai problemi e vedere le cose con più lucidità e distacco, quindi a ragionare meglio ottenendo una visione più ampia dei fatti.

    Anche prendere coscienza dei propri limiti e imparare a sorriderne è il primo passo verso una maggiore stima di se, perché ci permette alleggerire il peso della nostra sfiducia e ripartire con più slancio alla ricerca della nostra forza interiore. L’autoironia ci aiuta a riflettere su noi stessi, a giocare in modo creativo, uscendo da schemi rigidi che spesso ci impediscono di avere una visione più ampia delle cose e a trovare nuove soluzioni.

    Partiamo dal compito più facile: osservare i difetti degli altri.

    Lo sguardo sugli altri

    C’era qualcosa in lei: purezza, innocenza, onestà... virtù che portano un uomo all’alcolismo.

    Cary Grant in Il visone sulla pelle

    In questo campo ho fatto tanta gavetta. Nel senso che vengo da una famiglia composta da personaggi bizzarri, e crescere in mezzo a loro mi ha permesso di sviluppare uno spiccato senso di osservazione che mi è stato poi molto utile nel mio mestiere. Mia zia Pina ad esempio aveva il senso del tragico, tutto per lei era avvolto dalla fitta nebbia del più cupo pessimismo. Se un giorno c’era il sole,

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