Cosa c'è che non va?
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Anteprima del libro
Cosa c'è che non va? - Enzo Carnevale
Le lavanderine delle Sette Cannelle
I TEMPO
Personaggi:
Marietta: donna di anni 40 di media statura, paffutella, da campagnola, capelli neri sciolti al vento sguardo attento e pronta a intervenire su tutto;
Carmela: donna di anni 30 ,alta, magra, vestita da campagnola, capelli neri sciolti al vento, sguardo attento e pronta a intervenire su tutto;
Donne che lavano panni lungo il fiume.
Tutto si svolge ai piedi della sorgente Botticelli, dove l’acqua scorre limpida da bere per poi riversarsi nel laghetto Sette Cannelle.
Le donne del paese vanno lì a lavare il bucato a mano, tra un panno e l’altro passano la mattinata, tra mille chiacchiere e pettegolezzi, in questo posto splendido contornato dal verde.
Una delle tante mattine a lavare i panni sporchi di famiglia, c’è la signora Marietta con il suo gonnone, sotto il sole, inizia la sua giornata canticchiando…
Marietta: «La lavanderina lava calze, mutande e pancera, da marrone diventano bianche. Come sono zozze, queste mutande, lava, lava e poi non se le cambia, che le lavo a fa’?».
Da lontano la signora Marietta vede arrivare la sua comare Carmela con una bagnarola esagerata sopra la testa, piena di indumenti.
Inizia il dialogo
Marietta: «E vai, e vai… questa mattina te la prendi con comodo, hai tutta l’aria soddisfatta. Questa notte hai dormito bene, comare Carmela. Non ti preoccupare con tutti i panni che hai da lavare…».
con un mezzo sorriso, aggiunge
«Ti riprenderai subito! Diamoci da fare, tra poco arrivano le nostre paesane, cominciano a parlare male di tutti, tu lo sai io queste cose non le sopporto».
Nel frattempo arrivano le lavandaie. Prendono posizione lungo i corsi d’acqua e, tra un canto e l’altro, cominciano a sparlare senza lasciare nessuno fuori.
Carmela con respiro affannoso
Carmela: «Zitta, zitta ho fatto tardi perché questa mattina è venuto il mio compare Luigiotto a trovarmi e mi ha portato la frutta fresca. Quanto è bravo quell’uomo! Purtroppo bisogna dargli soddisfazione: è rimasto solo, lo sai che la moglie è andata via con l’arrotino. Arrota oggi, arrota domani, è rimasta affilata e per non perdere il taglio sono scappati via insieme».
Marietta meravigliata
Marietta: «Mi avevano detto che lei stava dai parenti al nord per curarsi l’esaurimento. Non sapevo che la malattia si chiamasse taglia e affetta».
Carmela: «Zitta, zitta! Ti racconto tutto ma non dire niente a nessuno, mi raccomando a te!».
Marietta: «Lo sai che sono muta come un pesce. E poi che me ne frega a me delle cose degli altri… dai racconta, racconta, sono curiosa».
Mentre Carmela inizia a raccontare, le lavandaie, con sguardo basso e orecchie puntate, ascoltano in silenzio le avventure della moglie di Luigiotto.
Carmela: «Devi sapere che la moglie di Luigiotto, da quando il marito andava ad ammazzare le bestie presso le masserie della zona, spesso faceva entrare a casa l’arrotino e tra un caffè e un latte gli dava i coltelli da affilare e quando lui non c’era ci pensava la moglie a fare le cerimonie di casa».
Marietta: «Ci ha pensato bene… vitto, alloggio e stiratura».
Carmela: «Si è vero, figurati mi hanno detto che l’hanno vista fare le sopracciglia a casa della Capera e poi sai che ti dico… ha fatto bene! Il marito, il compare Luigiotto, è prepotente e zozzo, però un grande lavoratore, esce di notte e si ritira a tarda sera. La sua serata in compagnia della moglie finiva con un fiasco di vino e tra rutti e colpi d’aria terminava vicino al braciere. E non ti dico il resto, sono cose personali, per carità, un po’ di rispetto per il compare Luigiotto».
Le lavandaie non stavano più nella pelle, la voglia di raccontare la notizia era talmente grande che non vedevano l’ora di correre in paese.
Marietta: «No mio marito è un uomo pulito, figurati ogni quindici giorni si fa il bagno. Un’ora prima che viene comincio a scaldare l’ acqua, quando torna dal lavoro lo faccio rilassare, so come fare, mio marito lo mando lindo e pinto, guai a chi me lo tocca!».
Camela: «Beata te… il mio è a modo suo, la sera mangia beve, rutta e sfiata e poi va a letto. Mi saluta con uno sguardo fuggente. Devi sapere che si infila nel letto, senza togliersi i pedalini, con il mutandone della mattina, con mani sporche. Pensa che nel letto, trovo zolle di terra, potrei mettere su una piccola serra. Non ti dico delle sgommate nelle mutande, se le tiene addosso tra un bagno e l’altro… guai se dico una parola».
Marietta con aria strafottente
Marietta: «Senti Carmela, io delle cose degli altri non ne voglio sapere nulla! Ho quasi finito di lavare i panni. Però, toglimi una curiosità: ma il tuo compare fa anche lui l’arrotino?».
Carmela: «Perché?».
Marietta: «Così…».
Carmela con tono alterato…
Carmela: «Come ti permetti! Il mio compare mi porta rispetto, quando viene a casa se non c’è mio marito non entra, il caffè lo prende giù in cantina».
Marietta con aria maliziosa
Marietta: «E tu che fai?».
Carmela: «Io aspetto che lo beve per riprendermi la tazzina».
Marietta: «E quanto dura questo caffè?»
Carmela: «Il tempo che ci vuole».
Marietta: «Questa mattina è venuto?»
Carmela: «Si! Mi ha portato un po’ di formaggio fresco, Quando fa il caciocavallo il primo è sempre mio, quanto è buono!».
Marietta: «Chi? Il caciocavallo? Capisco, quindi questa mattina sta storia quanta è durata, tra caciocavallo e caffè?».
Carmela: «Cosa vuoi dire? Ti conviene non dirlo, perché ognuno sa a sé, non mi far parlare cara Marietta… parlando con tua suocera mi ha detto che tra di voi non scorre buon sangue e so anche il perché».
Marietta: «Cosa vuoi dire, non ti permettere! Io il compare lo vedo solo in presenza di mio marito… Carmela».
Carmela: «Sì, sarà pure vero, ma tuo cognato, tutte le mattine sta in masseria con te, lo aiuti a mungere il latte o a farti mungere, Marietta mia?».
Marietta: «Come ti permetti, mio cognato è il fratello di mio marito e lo ritengo come un figlio, anche perché l’ho visto crescere, gli voglio bene