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La collezionista
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E-book243 pagine3 ore

La collezionista

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Info su questo ebook

Un serial killer ha di nuovo colpito in una zona di campagna a poche centinaia di metri dalla Romea. Siamo in Emilia Romagna e la squadra operativa dei Ris di Parma, comandata dal capitano Venturi, ha già seguito gli altri casi attribuibili alla stessa mano omicida. La caratteristica comune e più macabra di tutti i delitti è l’evirazione del membro maschile, e questo fa pensare agli inquirenti che l’assassino sia una donna. Le indagini, però, procedono lentamente, l’assassina è scaltra e, ogni volta che i carabinieri sembrano avvicinarsi alla soluzione del caso, qualcosa li costringe a ricredersi. Non è facile individuare un assassino dall’identità insospettabile…
LinguaItaliano
Data di uscita5 apr 2021
ISBN9788892966253
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    Anteprima del libro

    La collezionista - Sergio Maffucci

    Capitolo uno

    È domenica pomeriggio, sono circa le diciassette, Carlo sta svogliatamente alla guida dell’auto sulla superstrada E45 che collega l’Umbria alla Romagna, attraversando l’Appennino. Un cd di musica chillout contribuisce a ovattare l’atmosfera noiosa di questi spostamenti attraverso l’Italia, dovuti alla sua attuale mansione d’ispettore, nella banca dove lavora.

    Sono già due anni che fa questa vita: due, tre settimane di missione, poi il rientro a Roma; il tempo di stilare i rapporti dei suoi controlli, presso le agenzie bancarie visitate, poi di nuovo in viaggio presso altre filiali. Parte la domenica pomeriggio e rientra il venerdì sera. È un lavoro abbastanza faticoso e non solo per i continui spostamenti. Per fortuna gli capita spesso d’incontrare colleghi simpatici e cordiali con i quali stabilire un buon rapporto, nonostante la sua funzione sia sempre vista con apprensione e un pizzico di antipatia: in fondo lui va a controllare che tutto sia in regola con le normative e che sia oculatamente amministrato.

    Da quando fa quest’attività, ha incontrato tanta gente, colleghi e clienti, e ha preso coscienza del mondo variegato delle piccole filiali sparse per l’Italia, traendone una piacevole sensazione oltre a una crescita umana e professionale. Salvo qualche raro caso, tutto è sempre filato liscio.

    Ancora tre anni di questa vita e poi vado in pensione che, grazie ai maggiori guadagni dovuti alle diarie delle missioni, sarà più consistente di quella che prenderei se fossi rimasto negli uffici della direzione.

    Assorto in questi pensieri, mentre la strada scorre veloce sotto le gomme della sua auto, è quasi arrivato a Cesena. Poi deve proseguire verso la Romea, per raggiungere il paese dove c’è la prima filiale da ispezionare, facente parte del gruppo di Ferrara.

    In quel momento il suo sguardo nota un’auto ferma in una piazzola d’emergenza, accanto c’è una donna che inizia a fargli cenno di fermarsi appena le si avvicina. Carlo rallenta, vorrebbe far finta di nulla, ma non ne è capace: è sempre stato disponibile ad aiutare il prossimo. Quando si avvede che la donna in questione è anche di bell’aspetto e molto elegante, decide di fermarsi nella piccola piazzola, scende e le va incontro.

    «Buonasera signora, le occorre una mano?»

    Cavolo, è proprio una gran bella donna, tutte e due le mani, le do, se le servono! pensa con malizia Carlo.

    «Oh, grazie sì! Meno male che si è fermato, altri hanno tirato dritto, sa? Vedono una donna in difficoltà e non si fermano, neanche per chiedere cos’è successo.»

    «Forse tutti quelli che non si sono fermati non hanno una buona vista. Come si fa a non aiutare una bella signora come lei!»

    «Oddio, oltre che gentile ed educato è anche galante, signor…?»

    «Scusi, non mi sono ancora presentato. Mi chiamo Carlo, Carlo Robini.»

    «Piacere, io sono Irma Conti» risponde con un tono vagamente civettuolo.

    «Bene! Ora che ci siamo presentati, mi dica, che succede alla sua auto?» fa Carlo di buon umore per questa inaspettata circostanza.

    «Non lo so, era già da qualche chilometro che il motore non andava bene, ogni tanto s’impuntava, specialmente se prendevo qualche buca nell’asfalto, poi si è spento del tutto. Ho fatto appena in tempo ad accostare.»

    «Be’, farò qualche tentativo, altrimenti chiameremo un carro attrezzi. Non credo ci sia altra soluzione. Provo a metterla in moto, vediamo» dice Carlo con determinazione.

    Il motore gira, ma non ne vuol sapere di avviarsi. Ripensando a quello che le ha detto la signora, chiede: «Lei è sicura che l’inconveniente si sia presentato ogni volta che la macchina subiva uno scossone?».

    «Sì, sì, ne sono sicura, tant’è che cercavo di evitare buche e avvallamenti, ma questa strada è un disastro!»

    «Questo è vero, è ridotta malissimo!» conferma Carlo. «Mi faccia pensare… un difetto del genere in motori di questo tipo può avere origine solo dalle centraline, o da contatti difettosi che non garantiscono il regolare passaggio della corrente.»

    «Oh, ma che bravo, non sarà mica un meccanico?» gli dice Irma con un tono di voce tra lo stupito e lo speranzoso.

    «Senta, ha fatto di recente degli interventi sulla macchina?»

    «Sì, pochi giorni fa ho avuto dei problemi con qualche lampadina e l’elettrauto mi ha sostituito dei fusibili, nient’altro!»

    «Ehm, posso guardare la scatola dei fusibili? In questo modello sta nel motore o sotto il cruscotto?»

    «Non lo so, ma lui ha aperto il cofano del motore e basta» risponde con un atteggiamento fin troppo sdolcinato che Carlo non percepisce, tanto è contento di rendersi utile.

    Apre il cofano, individua la scatola dei fusibili e subito si accorge che ce n’è uno che è uscito dal suo alloggiamento.

    Ecco forse è questo la causa del problema! pensa.

    Sistema il fusibile correttamente e con aria tronfia chiede a Irma di provare ad avviare il motore. Lei si gira e con uno strano sorriso entra in auto, stringe la chiave, la gira e il motore emette di nuovo la sua musica.

    «Ma va’, era proprio questo il problema, ma bravo Carlo, ora sarà tutto gongolante per aver sistemato il guasto!» dice a mezza bocca Irma, sul cui viso c’è una strana espressione.

    La donna scende dall’auto e, in preda all’euforia del momento per la scampata seccatura del carro attrezzi, abbraccia Carlo che rimane di sale. In quel momento avverte il profumo inebriante di lei unito all’odore della sua pelle, e un brivido di piacere gli percorre la schiena.

    «Oh, scusami, non dovevo. Ho esagerato e ti ho messo in imbarazzo, ma sono così contenta che tutto si sia risolto» dice a Carlo, passando al tu, con un’aria ingenua e vagamente maliziosa, che questa volta l’uomo percepisce e apprezza.

    «Certo, certo, capisco, così puoi tornare a casa senza inconvenienti» ribatte lui con una punta di amarezza.

    «Sì, è vero, anche se a casa non c’è nessuno che mi aspetta, perché sono sola» replica Irma prontamente, con malcelata tristezza. Poi, subito riprendendosi, gli dice: «Senti Carlo, tu mi hai fatto un gran favore, ti sei mostrato educato, gentile e disponibile, il minimo che possa fare è invitarti a cena, sempre che tu non abbia altri programmi». Calca volutamente il tono su quest’ultima espressione.

    «No, no, nessun programma, io sono qui per lavoro, lontano da casa. Ero diretto in un albergo dei lidi ferraresi, da lì mi posso spostare comodamente verso due filiali della mia banca, che devo visitare come ispettore» le risponde con sussiego.

    «Sei un bancario… anche mio padre lo era…» fa lei con tono dimesso ed emozionato.

    «Era… vuoi dire che è morto?»

    «Sì, è morto ancora giovane e ha raggiunto mia madre, morta per un tumore poco prima di lui.»

    Mamma mia che sfiga sta poverina, pensa dispiaciuto Carlo. «Bene, allora accetto il tuo invito. Dove possiamo andare?» Già pregusta un’interessante serata in compagnia di questa bella donna.

    «Vado avanti io, che conosco la zona.»

    «Va bene, andiamo!»

    Dopo una ventina di minuti raggiungono un piccolo ristorante, in una posizione tranquilla nella campagna a poche centinaia di metri dalla Romea. Il locale non è certo di prim’ordine, ma è decoroso e molto intimo: le luci sono soffuse, su ogni tavolino c’è una candela che illumina più delle lampade. Sono molte le coppie sedute ai vari tavoli e sembrano tutte avere l’aspetto e il comportamento degli adulteri: è un locale dove portare l’amante, lontano da occhi indiscreti e nel più completo anonimato.

    Poteva scegliere un locale più normale, qui sembriamo due che cenano prima di una notte di sesso! pensa Carlo sorridendo.

    «Perché sorridi?» gli chiede Irma, sapendo di provocarlo.

    «Perché questo locale mi sembra un posto per coppiette, non per due persone come noi che non si conoscono e che cenano insieme per uno scambio di cortesie.»

    «La cosa ti disturba? Possiamo andar via, se credi!»

    «No, dai, ormai siamo qui, non fa nulla…»

    «E poi…» dice Irma facendo una pausa ad arte «… chi ti dice che noi non si possa essere una coppietta, come dici tu?»

    L’atteggiamento malizioso di Irma, aggiunto al suo sguardo penetrante che regge senza pudore quello di Carlo, continua la manovra seducente che lui aveva già percepito nella piazzola di sosta sulla E45.

    Ora la sta osservando bene: un fisico prorompente, evidenziato da una gonna attillata che non lascia nulla alla fantasia ed esalta l’armonioso fondo schiena, la camicetta con i primi bottoni aperti per lasciar scoperto il petto formoso, che il reggiseno fatica a contenere, coprendo a mala pena i capezzoli. Il viso truccato con misurata maestria mostra una bocca carnosa, sottolineata da un rossetto vermiglio, una pelle vellutata naturale e profondi occhi scuri incorniciati da ciglia che ne esaltano la luce. I capelli neri corvini, lunghi fino alle spalle, fanno da giusta cornice a un viso splendente.

    Una tale bellezza sola, che si fa accompagnare da uno conosciuto per strada che gli ha risolto un problema all’auto… È tutto molto strano, qualcosa non mi torna. È vero che di gente bizzarra ce n’è tanta in giro, però…

    «A cosa stai pensando, Carlo?»

    «A te, per la verità. Mi sembra impossibile che una donna così affascinante e sensuale sia sola e che ora si trovi con me!» dice Carlo, sperando di ottenere delle risposte chiarificatrici.

    «Hai ragione, ma per raccontarti tutto quello che c’è nel mio vissuto e che mi ha costretto alla solitudine, ci vorrebbe molto tempo e noi stasera non l’abbiamo, e non mi sembra nemmeno il caso, in realtà…»

    «Come non detto, hai ragione, mangiamo e viviamo questo momento come una piccola parentesi nelle nostre esistenze, che tra poco si divideranno per sempre!»

    «Diamine, che bella espressione hai usato! Sei per caso anche un poeta?» gli chiede con voce melliflua.

    «No, mi piace soltanto utilizzare le parole adatte e spesso ci riesco, tutto qui!» replica con falsa modestia.

    «Tutto qui? E ti par poco? Sei bravo invece!»

    «Va bene chiudiamo qui, altrimenti ci crederò.»

    La cena prosegue in un clima di cordialità, che a Carlo sembra sempre più sproporzionato alla circostanza. Lui è sempre stato misurato e controllato, e non riesce a comprendere i comportamenti che non si allineano ai suoi.

    Finita la cena, escono dal locale e ognuno prende la sua macchina, Irma davanti e Carlo dietro.

    Dopo poco più di un quarto d’ora, lei aziona la freccia e s’inoltra in uno spiazzo abbastanza grande, non illuminato, accanto alla via principale. Carlo la segue. Si fermano e Irma scende dalla sua vettura per salutare Carlo, apre lo sportello e si siede accanto a lui.

    «Non ti dispiace se restiamo qualche altro minuto insieme?» dice con voce che non ammette rifiuti.

    «No! Anzi… mi fa piacere!» esclama Carlo.

    «Anche a me. Perché non ci mettiamo dietro che stiamo più comodi?»

    Carlo la guarda interdetto: spera di aver frainteso, non pensa che lei voglia…

    Appena accomodati sui sedili posteriori, Irma gli si avvicina, lui sente il suo respiro alitare sopra la sua bocca. A quel punto Carlo, come stordito, non riesce più a controllarsi, le prende il viso fra le mani e la bacia con passione.

    Irma abbassa i pantaloni e le mutande di Carlo, che non oppone la minima resistenza. Si slaccia la camicetta e si toglie il reggiseno, offrendo i seni alla sua bocca. Subito dopo completa l’opera denudandosi completamente, prende il preservativo che aveva portato con sé, lo infila con abilità sul sesso dell’uomo, poi si mette sopra e guida il membro dentro di sé con facilità. Il rapporto consumato nella totale oscurità del luogo è tanto intenso quanto breve per lo stato di eccitazione di Carlo.

    Irma si scosta da lui e riprende il suo posto. Solo in quel momento Carlo si accorge che lei ha indossato dei guanti in lattice. Stordito dall’amplesso, non fa in tempo a chiederle spiegazioni. Si accorge che la donna ha nella mano destra una siringa, appena presa dal sedile, dove l’ha poggiata poco prima. È troppo tardi, ormai: Irma, con velocità e perizia, gliela conficca nel collo e nel giro di pochi secondi Carlo perde conoscenza.

    Lei arraffa in fretta i vestiti e, nuda, raggiunge la sua auto, da dove prende una borsa abbastanza capiente. Ritorna nella vettura di Carlo, che non si è mosso di un centimetro e respira flebilmente. Dalla borsa estrae un bisturi e comincia a incidere la zona pubica di Carlo, per asportargli, con la perizia di un chirurgo, tutto l’apparato genitale. Durante quest’operazione il sangue dell’uomo scorre copioso dentro la macchina, ma Irma riesce a sporcarsi il meno possibile.

    Terminata la mutilazione, tira fuori dalla borsa un barattolo capiente e immerge i genitali nel liquido fisiologico all’interno, chiude accuratamente il contenitore, lo ripone nella borsa, prende il necessario per pulirsi dal sangue e ritorna nella sua macchina, dove controlla che tutto sia a posto. Si riveste con calma, verifica nello specchietto se il suo aspetto è ordinato e regolare, dopodiché gira la chiave. Il motore si avvia e, in tutta calma, lascia lo spiazzo buio e deserto e ritorna sulla Romea per sparire nell’oscurità della notte. Carlo, del tutto incosciente grazie al potente anestetico iniettato, sta morendo dissanguato.

    L’indomani mattina, un camionista accosta con il suo mezzo nello slargo. Scende dal tir per un urgente bisogno fisiologico: ha guidato per molte ore nella notte appena trascorsa. Mentre è intento a mingere, nota la macchina di Carlo e s’incuriosisce perché non vede nessuno dentro e nemmeno nei dintorni.

    Dopo essersi ricomposto, si avvicina all’auto e ha la conferma che non c’è nessuno al posto di guida. Si avvicina ancora un po’ e scopre il cadavere di Carlo, nudo dalla cintola in giù e con una grande ferita nel basso ventre. Tanto, tanto sangue. Impaurito e in preda allo shock, sale sul camion e chiama i carabinieri.

    Nel giro di poche ore, il piazzale pullula di militi dell’Arma. Arrivano anche quelli del Ris di Parma, comandati dal capitano Riccardo Venturi, al quale si è aggiunto il sostituto procuratore di Ferrara, Fanelli. I carabinieri del Ris fanno tutti i rilievi del caso, raccolgono anche le più piccole cose che possono essere utili alle indagini, oltre ai reperti biologici; fotografano tutto, anche il terreno circostante, dove le tracce recenti di pneumatici sono state cancellate da quelle del tir.

    Il sostituto procuratore chiama il capitano Venturi e si allontanano in disparte per parlare.

    «Questo è già il terzo caso in quasi tre anni, ormai non ci sono dubbi che ci troviamo davanti a un assassino seriale: ogni cadavere presenta la stessa maniacale mutilazione e non è assurdo pensare che la mano sia pure la stessa.»

    «Procuratore, questo è vero e non ci sono più dubbi!» ribatte il capitano. «Però, lei usa termini al maschile… Perché escludere che possa essere, invece, opera di una donna?»

    «Veramente nulla in particolare, forse l’efferatezza dei crimini. La loro cruenta esecuzione mi porta a pensare a un uomo, e poi mi ricordo i crimini del mostro di Firenze…»

    «Quello però asportava l’apparato genitale femminile, non maschile!» replica prontamente il capitano.

    «Allora lei ritiene che, trattandosi di genitali maschili, debba per forza essere una donna? Un maniaco non è prevedibile, né tanto meno razionale. Potrebbe anche essere omosessuale, perché no?»

    «Sì procuratore, tutte le ipotesi possono essere credibili, almeno finché non troveremo qualche traccia che ci possa far risalire al sesso del maniaco. Finora non ha mai sbagliato e non ha lasciato nessuna traccia sui luoghi dei delitti. Alla fine un errore lo farà… però sapere già da ora se sia un uomo o una donna ci permetterebbe d’indagare in maniera più mirata. Tanto per cominciare, credo che sia un medico chirurgo, attivo in qualche ospedale dove può procurarsi l’anestetico e tutto il necessario per i suoi atroci misfatti» replica, e poi si fa pensieroso.

    «Venturi, cosa sta pensando? Ormai la conosco: quando fa così, sta elaborando qualche teoria sui delitti.»

    «Be’, signor procuratore… mi sono chiesto perché non ci siano segni di reazione o di lotta. Non è facile sorprendere una persona e anestetizzarla senza che ci sia un minimo di reazione!»

    «Questo è indubbiamente vero!» dice Fanelli diventando pensieroso anche lui.

    «Provi a immaginare che l’assassino sia una donna. Una donna relativamente giovane, anche piacente, direi bella, in maniera tale da adescare quelle che lei sceglie come sue vittime. La vittima prescelta è circuita, irretita e condotta, senza che se ne accorga, come se fosse un naturale epilogo di una conoscenza anche fugace, ad avere un rapporto sessuale. Appena la vittima si è spogliata, l’assassina, sfruttando il momento particolare e magari già nuda anche lei, la sorprende, inietta l’anestetico e, con tutta calma, si procura il suo trofeo. Ancor più facile sarebbe se tutto questo avvenisse dopo il rapporto, perché le condizioni psicofisiche del malcapitato sarebbero ancora più favorevoli a eseguire il piano. Questo, però, ancora non lo sappiamo perché l’unica prova di un ipotetico rapporto sessuale è stata asportata, e non sono mai state trovate tracce di sperma, anche minime; in caso di rapporto protetto, tutto viene conservato nel preservativo.»

    «Capitano, i suoi ragionamenti sono condivisibili e razionali. Bisogna spronare tutti a dare il massimo perché, dopo quest’altro delitto, avremo molte pressioni dalle autorità e dall’opinione pubblica. Non è facile accettare che ci sia in giro uno o una che per motivi che ancora non conosciamo colleziona genitali maschili. Non voglio fare una battuta, ma esorto lei e i suoi uomini a prendere finalmente in fallo questa maniaca!»

    «Faremo tutto il possibile, come sempre, signor procuratore. Alla fine tutti gli assassini compiono uno o più errori che li compromettono. Speriamo che ciò avvenga quanto prima!»

    Il capitano Venturi saluta il magistrato e rientra a Parma per fare il punto della situazione.

    Capitolo due

    L’indomani mattina il capitano convoca nella sua stanza una riunione con tutti i collaboratori che lavorano al caso del serial killer. Su una parete della stanza sono appese foto e appunti vari sui precedenti due omicidi, cui sono state appena aggiunte le foto e le informazioni della terza vittima.

    «Allora,

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