Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Bozambo. Il gigante nero
Bozambo. Il gigante nero
Bozambo. Il gigante nero
E-book193 pagine2 ore

Bozambo. Il gigante nero

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Pubblicato nel 1911 col titolo "Sanders of the river", "Bozambo. Il gigante nero" è una raccolta di racconti apparsi in precedenza sul Weekly Tale-Teller. Nelle fitte foreste dell'Africa Occidentale, il commissario Sanders – protagonista di tutti i racconti – è di fatto la più alta autorità coloniale. Le evenienze da affrontare sono le più disparate, dalle epidemie di malattia del sonno agli interessi non sempre limpidi di qualche missionario europeo, passando per la volubilità di un re bambino. Destreggiandosi fra migliaia di etnie e lingue diverse, il poliziotto britannico avrà ben più di una gatta da pelare. Ispirandosi ai propri viaggi in Africa, Edgar Wallace confeziona così una serie di storie cupe e appassionanti, condite dall'immancabile humour che lo caratterizza. Inclusi certi momenti non proprio politicamente corretti, le storie qui narrate si offrono come un documento eccezionale sulla sensibilità e le concezioni di un inglese, all'apice della controversa epopea coloniale... -
LinguaItaliano
Data di uscita15 feb 2023
ISBN9788728514832
Bozambo. Il gigante nero
Autore

Edgar Wallace

Edgar Wallace (1875-1932) was a London-born writer who rose to prominence during the early twentieth century. With a background in journalism, he excelled at crime fiction with a series of detective thrillers following characters J.G. Reeder and Detective Sgt. (Inspector) Elk. Wallace is known for his extensive literary work, which has been adapted across multiple mediums, including over 160 films. His most notable contribution to cinema was the novelization and early screenplay for 1933’s King Kong.

Correlato a Bozambo. Il gigante nero

Ebook correlati

Racconti per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Bozambo. Il gigante nero

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Bozambo. Il gigante nero - Edgar Wallace

    Bozambo. Il gigante nero

    Translated by Alfredo Pitta

    Original title: Sanders of the river

    Original language: English

    Immagine di copertina: Shutterstock

    Copyright © 1911, 2022 SAGA Egmont

    All rights reserved

    ISBN: 9788728514832

    1st ebook edition

    Format: EPUB 3.0

    No part of this publication may be reproduced, stored in a retrievial system, or transmitted, in any form or by any means without the prior written permission of the publisher, nor, be otherwise circulated in any form of binding or cover other than in which it is published and without a similar condition being imposed on the subsequent purchaser.

    This work is republished as a historical document. It contains contemporary use of language.

    www.sagaegmont.com

    Saga is a subsidiary of Egmont. Egmont is Denmark’s largest media company and fully owned by the Egmont Foundation, which donates almost 13,4 million euros annually to children in difficult circumstances.

    CAPITOLO I.

    EDUCARE UN PICCOLO RE

    Sanders, il commissario, si era quasi senz’avvedersene impratichito dell’Africa central-occidentale, dimodochè non avrebbe saputo dire esattamente quando la sua conoscenza della terra misteriosa fosse incominciata. Il Governo inglese lo aveva incaricato di amministrare vastissime colonie popolate da cannibali, ed egli aveva così potuto conoscere gli Zulù, i Basuto, i Pondo, i Fingo, i Matabele, i Mathona, i Barotse e gli Ottentotti. Poi, la curiosità lo aveva spinto verso settentrione e verso occidente, facendogli conoscere i Congolesi e i Masai; e infine, attraverso il paese dei Pigmei, aveva fatto ritorno alla sua residenza.

    Fra le razze or ora nominate, c’è una differenza così sottile, che soltanto uomini come Sanders possono rilevare. E questa differenza non consiste nella varietà del colore, ma risiede nel carattere. Secondo la teoria di Sanders, bisogna considerare gli indigeni tutti alla stessa stregua, tranne pochissime eccezioni, come si considerano i bambini.

    Infatti Sanders, col vivere a lungo tra questi fanciulloni, finì per assorbire molto delle loro qualità fanciullesche. Una volta, mentre si trovava a Londra in congedo, gli fu preparato da persone amiche un tiro così birbone, che soltanto la sua innata rettitudine lo aveva salvato da una ridicola complicazione. Un marinaio cercava di vendergli una verga d’oro, ma la proposta non piacque a Sanders che si recò a portare l’oggetto al prossimo ufficio di polizia, accusando l’uomo del delitto di illecito commercio dell’oro. Era certo che si trattasse veramente di oro puro, ma era pure certo che quell’oro avesse una losca provenienza. La sua sorpresa fu davvero commovente, quando gli si disse che quella era invece una modestissima verga di piombo rivestita d’oro.

    Di Sanders si poteva ben dire che era un vero uomo di Stato, perchè non dava che un relativo valore alla vita umana. Quando vedeva sulla pianta della civiltà una foglia morta, la strappava via, come strappava un’erbaccia senza fermarsi a considerare che anch’essa aveva diritto alla vita. Così, se qualcuno, fosse un padrone o uno schiavo, col suo cattivo esempio metteva in pericolo la pace inglese, Sanders gli piombava addosso e lo puniva. Giova però riconoscere, a sua discolpa, che egli governava dei popoli allo stato selvaggio, e che quindi l’esitare nell’azione, e l’esser lenti nel castigo, sarebbero stati interpretati come debolezze.

    Nella terra dell’Akasava, presso le frontiere del Togo, la parola punizione significa dolore e morte. Una volta, un commissario d’istinti umanitari andò, in un’occasione che ora diremo, in questa terra per tentar di redimerla con la persuasione morale. Alcuni dell’Akasava avevano attraversato il fiume ed erano andati dagli Ochori a rubare donne e bestiame. Le bestie e le donne prigioniere gridavano vendetta così forte che le loro proteste giunsero fino alla residenza del commissario, il signor Umano (che non si chiamava così, ma che noi chiameremo con questo nome), il quale andò sul luogo per una inchiesta.

    L’oratore degli Ochori, dopo aver spiegato come stessero le cose, concluse:

    — Se ci restituiscono le bestie, possono tenersi le donne. Hanno più valoro bestie.

    Allora il commissario Umano tenne un consiglio importantissimo coi capi dell’Akasava, alla fine del quale la persuasione morale trionfò, e i predoni promisero di restituire le donne ed anche le bestie.

    Il signor Umano ritornò alla Residenza, tronfio e soddisfatto, e scrisse al suo Governo un lungo rapporto, nel quale magnificava il suo genio e la sua perizia in fatto di indigeni.

    Ma subito dopo egli ritornò per un breve congedo in patria, e non potè udire le disperate proteste degli Ochori che inutilmente chiedevano la restituzione del bestiame e delle donne.

    Sanders un giorno che si trovava, con un attacco di malaria, presso il fiume Isisi con dieci soldati Houssa, ebbe un ordine eliografico dalla Residenza Generale:

    «Recatevi Akasava per regolare affare donne e bestiame. – Amministrazione».

    Sanders allora, prese venticinque grani di chinino, e interrompendo le sue ricerche dello stregone M’Beli, che aveva avvelenato un amico, si recò, in un carro tirato da buoi, preso gli Akasava.

    Giunse al villaggio e il capo andò ad incontrarlo.

    — Ebbene: l’affare delle donne? — chiese Sanders.

    — Ora terremo una riunione — rispose il capo. — Faccio chiamar subito gli anziani e i consiglieri.

    — No — disse Sanders rudemente. — Rimanda agli Ochori donne e bestie.

    — Padrone, alla nuova luna, quando il fiume sarà alto, e i segni degli dei me lo consiglieranno, farò quel che tu dici.

    — Capo, — ribattè Sanders — nè luna, nè fiume, nè dei! Le donne e le bestie, oggi, al tramonto, saranno restituite agli Ochori; se no, ti legherò a un albero e ti frusterò a sangue.

    Padrone, le donne saranno restituite.

    Ed anche le bestie — soggiunse Sanders.

    — Le bestie, — replicò il capo senza dare importanza al fatto — le abbiamo uccise per una festa…

    — Le farai risuscitare!

    — Padrone, mi credi forse uno stregone?

    — Ti credo un mentitore — replicò Sanders categoricamente. E il colloquio finì così.

    La sera stessa, però, donne e bestiame furono restituite agli Ochori, e Sanders, al momento di partire, prese il capo in disparte. e desiderando fargli sentire la sua autorità gli disse:

    — Capo, per venire fin qui, c’è molta strada, ed io ho molte cose da fare. Intendo quindi che tu non mi costringa a ritornarvi.

    — Padrone — rispose il capo, e parlava sinceramente — desidero di non rivederti mai più.

    Sanders sorrise sotto i baffi, raccolse i suoi dieci Houssa e ritornò all’Isisi per continuare le ricerche dello stregone.

    Quelle ricerche però non erano facili, e c’era inoltre da supporre che lo stesso re degli Isisi proteggesse lo stregone. E questa supposizione divenne certezza una mattina quando Sanders, accampato presso il Gran Fiume, vide arrivare di corsa Sato-Koto, il fratello del re, che affannato e preoccupato, gli raccontò confusamente, con un’infinità di altre cose che a Sanders non interessavano affatto, che lo stregone si nascondeva «all’ombra del re». Sanders immediatamente riferì la notizia alla Residenza Generale, che mandò sul luogo il commissario Umano, ritornato frattanto dal suo congedo, con l’incarico di «persuadere moralmente il re degli Isisi.

    Ma costui in quei giorni doveva essere di malumore, poichè poco dopo il suo arrivo la testa del signor Umano era infissa su di un palo davanti alla capanna del re.

    Salparono allora da Simonstown le RR. Navi Tordo, S. Giorgio, Filomela e Febo, e da Sierra Leone la Nano, e neanche un mese dopo il re ebbe a pentirsi di aver fatto assassinare il povero Umano. Sanders, poi, fu incaricato di chiarire il lato politico di questa faccenda.

    Il secondo della S. Giorgio lo condusse nel villaggio devastato per punizione.

    — Temo — disse il bravo ufficiale quasi scusandosi — che dovrete cercare un nuovo re. L’altro è stato massacrato per castigo.

    — Capisco — rispose Sanders.

    I candidati al trono vacante erano molti. Salo-Koto, il fratello del re defunto, per esempio, si dimostrò subito desideroso di succedere al fratello. Ma Sanders, interrogato in proposito dall’Ammiraglio che comandava la spedizione, rispose:

    — Il re ha un figlio, un ragazzo di nove anni, che deve regnare dopo di lui. Sato-Koto potrà essere tutt’al più reggente.

    E così fu fatto.

    Il figlio del re fu scovato mentre si nascondeva con le donne nei boschi. Egli tentò di scappare, ma Sanders lo prese per un orecchio e lo condusse al villaggio.

    — Come ti chiami? — domandò Sanders al piccolo re.

    — Pietro — balbettò il poverino. — Pietro, come i bianchi.

    — Allora sarai re Pietro, e governerai saggiamente questo paese. Non disonorerai, ne ucciderai, nè deprederai alcuno, altrimenti, guai a te!

    Fu così che il piccolo re Pietro divenne sovrano degli Isisi. Sanders ritornò alla Residenza col suo piccolo esercito di Houssa, dato che M’Beli, lo stregone ricercato, era rimasto ucciso durante l’assalto al villaggio.

    La cronaca dell’assalto al villaggio e dell’incoronazione del piccolo re occupò i giornali londinesi, e appassionò talmente l’elemento femminile inglese, che una certa signorina Clinton, straordinariamente bella, laureata in lettere e filosofia, fu inviata in Africa per fare «da mamma» al reuccio orfano, del quale intendeva di essere educatrice ed amica. Costei pagò di sua tasca il prezzo della traversata, e in quanto ai molti libri e oggetti scolastici di cui s’era munita, e che riempivano due grosse casse da imballaggio, furono trasportati a spese d’una sottoscrizione dei piccoli lettori del «Tiny Toddleers», un settimanale per ragazzi.

    Sanders, curioso, dopo tanti anni, di vedere una donna bianca, andò ad incontrare allo sbarco l’intraprendente signorina. Mise una capanna a sua disposizione e le pose accanto, per ciò che poteva abbisognarle, la moglie d’un suo subordinato.

    La sera stessa, durante il pranzo, Sanders chiese a Miss Clinton:

    — Che vi proponete dunque di fare col piccolo Pietro, signorina?

    Ella rispose:

    — Comincerò con lezioni da giardino d’infanzia. Gli insegnerò un po’ di ginnastica, un po’ di botanica…

    — Ma scusate, — la interruppe Sanders — i dialetti della regione, lo Swaeli, il Bomongo, il Fingi, li conoscete?

    — No… e capisco che questa sarà una difficoltà, — convenne ella preoccupata.

    — Vorreste accettare un mio consiglio?

    — Certo.

    — Ebbene; ritornate in Inghilterra a imparare la lingua di questo paese. Vi ci vorranno circa venticinque anni.

    — Signor Sanders, — rispose Miss Clinton offesa, — pare che vogliate prendervi gioco di me.

    — Che il cielo mi guardi! — esclamò Sanders. — Non commetterei mai una simile ingiustizia!

    Andò a finire che Miss Clinton si recò a Isisi, vi rimase tre giorni e ritornò indietro esterrefatta.

    — Ma quello non è un ragazzo! — esclamò fuori di sè, appena rivide Sanders. — E’ un piccolo démone, addirittura! Abita in una capanna di mota e va in giro nudo!… Mi è stato impossibile rimanere: Dio mio, che cosa orribile!

    — Insomma mia cara signorina, non avete trovato Pietro troppo pittoresco… Non è il mite ragazzo dagli occhi dolci che immaginavate…

    Furono fatti altri tentativi per educare il piccolo Pietro. Alcuni mesi dopo, mentre Miss Clinton ritornava in patria, scandalizzata, Sanders ebbe notizia di un’altra impresa educativa. Due membri della Missione Etiopica andarono a Isisi. Erano due negri cristiani, appartenenti alla Chiesa Etiopica Riformata. I due missionari immediatamente acquistarono grande popolarità, perchè il genere di discorsi che facevano piaceva molto a Sato-Koto e ai consiglieri di re Pietro.

    Sanders li mandò a chiamare, e siccome essi rifiutarono di ubbidire, egli ordinò loro di presentarsi subito da lui, pena la vita.

    Giunsero allora in fretta alla Residenza. Si trattava di due colti negri americani, di bell’aspetto, che parlavano correttamente l’inglese e che apparivano in tutto irreprensibili.

    Non comprendiamo la ragione del vostro ordine — disse uno di essi.

    — La capirete quando vi avrò detto che non tollero che predichiate la ribellione alla mia gente — replicò Sanders, che conosceva le segrete intenzioni di quei due. — La vostra non è più la semplice predicazione dell’eguaglianza cristiana fra le razze. Voi penetrate ogni giorno di più nel campo dell’agitazione politica.

    — Calunnie! — esclamò il maggiore dei due, in tono offeso.

    Calunnie o no, non ritornerete più a Isisi — ordinò Sanders.

    — Volete dunque che i pagani restino nelle tenebre? — disse il negro più anziano, in tono di rimprovero. — Forse vi sembra troppo luminosa la fiaccola che agitiamo?

    — No: troppo ardente soltanto!

    E fu così che Sanders allontanò i Missionari Etiopici.

    Finalmente, il capo degli Akasava volle occuparsi dell’educazione di re Pietro. Si presentò, annunciato dal suono dei tamburi, recando doni di pesci, banane e sale, e deponendoli ai piedi del piccolo re.

    — Tu sei un gran re! — esclamò quando fu alla presenza del re, che sonnecchiava sdraiato su di una stuoia. — Il mondo trema quando tu cammini, e il Gran Fiume si divide al tuo comando. Gli uomini bianchi al tuo ruggito tremano e si nascondono, mio grande re!…

    Sato-Koto, seduto accanto al re, per tagliar corto a quei noiosi complimenti, disse.

    — Che vuoi, capo?

    E allora il capo parlò di una terra abitata da uomini deboli, ricca di bestiame, di donne e di tanti altri tesori.

    — E perchè non te la prendi tu stesso? — domandò Sato-Koto.

    Perchè io sono lo schiavo di Sandi (era il nome che gl’indigeni davano a Sanders), il quale, se facessi una cosa simile, mi ucciderebbe. Ma tu, signore, sei invincibile, Sandi non oserebbe toccarti!

    Dopo tale proposta, si tenne una riunione di consiglieri, che durò due giorni.

    «Bisogna provvedere in qualche modo a re Pietro», scriveva qualche giorno dopo Sanders, all’Amministrazione. «Quel monello si è messo a fare la guerra agli Ochori. Mandatemi un centinio d’uomini, una mitragliatrice e un fascio di canne d’India. Finirà che dovrò occuparmi personalmente dell’educazione di re Pietro».

    — Avevo ragione io, signore, — diceva allegramente il capo degli Akasava a Pietro. — Vedi, abbiamo saccheggiato il villaggio degli Ochori, predato i loro beni, e Sandi non si è mosso. Alla prossima luna nuova t’indicherò un altro villaggio da saccheggiare.

    — Anche tu sei un grand’uomo, — rispose re Pietro; — verrà un giorno in cui ti farai la tua capanna all’ombra

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1