I miei Mostri catartici
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Anteprima del libro
I miei Mostri catartici - Giuseppa Corry Filomè
Insetto letale
Nel precedente racconto dal titolo Viaggio antologico
del 2018,
iniziavo così …
All’ultimo controllo medico, la dottoressa dopo aver esaminato tutti i dati emersi dagli innumerevoli esami clinici e dopo un’accurata ispezione del mio corpo mi sorride e mi rassicura: per un anno può stare tranquilla
.
Nei giorni seguenti avrei dovuto essere contenta della garanzia datami dall’oncologa ed invece più passava il tempo, più mi inabissavo in una sensazione strana: la mia esistenza stava per essere riminacciata da tumultuose onde che ristrappavano con violenza le mie povere vele logorate, appena appena ricucite.
Accipicchia, avevo solo un anno per stare bene.
Dentro di me si poteva ripresentare il terzo tumore, ribaltando tutte le mie coordinate faticosamente incollate da cinque anni.
Per quasi una settimana, vissi come una Cosa svuotata, mi sedevo in cantina, la mia mente vagava nel nulla.
Ricontavo tutte le scatole piene di ceramiche e terrecotte rimaste chiuse da cinque anni e, come allibita, non sapevo cosa fare!
Non mi era rimasta una briciola di energia.
Mi sentivo una piccola lucertola ferita e minacciata da un gatto dispettoso.
Era da tanto tempo che desideravo fotografare i pezzi di ceramica, accuratamente infagottati
in quelle eterne scatole di cartone, per realizzare un catalogo sentimentale del mio passato artigiano!
In cinque anni non avevo mai avuto tempo di aprire tutte quelle scatole imballate e stagionate.
Forse, non avevo il coraggio di rivedere e riascoltare il mio mondo eclissato.
Apparteneva ad un passato sconfortante, al passato umiliato di quando sognavo di diventare una brava artigiana nel cuore dell’isola di Ortigia!
In quel periodo desideravo tanto formare un’associazione con persone che condividessero la mia passione per un teatro dell'immaginazione che avesse come personaggio-principe lo scrittore Gesualdo Bufalino con le sue Cento Sicilie.
NIENTE
Mi sentivo una piccola meteorite vagante verso una Galassia inesistente. Dopo quasi una settimana di vagabondaggio emotivo, una mattina, rifiutai di aspettare la fine di tutto! Volli rivedere con altri occhi
le piccole sculture che avevo abbandonato.
Telefonai a una mia ex allieva per chiederle di aiutarmi nel lavoro difficile di aprire scatole per fotografarne il contenuto!
Nethmini è una ragazza cingalese a cui avevo insegnato le prime frasi in lingua italiana.
Lei simpaticamente contraccambiava la mia disponibilità extrascolastica, correggendo la mia pessima e sgrammaticata pronuncia inglese; rimase stupita della mia richiesta di aiuto!
L’indomani iniziammo ad aprire quelle scatole ignorate, affogate nell’odore stantio di chiuso.
INCUBI NOTTURNI
Dopo la chemio, il mio corpo e soprattutto la mia mente erano irriconoscibili. Avevo problemi di tipo intellettivo, chiamati chemobrain
(cervello da chemio).
Avevo incertezze mnemoniche in cui dimenticavo i miei appuntamenti lavorativi.
Non riuscivo a trovare i termini giusti nell’esprimermi verbalmente. Avevo serie difficoltà nel fare cose o delle attività contemporaneamente. Mi cadevano spesso gli oggetti dalle mani.
Ero in preda a un vero declino cognitivo, soffrivo per la mancanza di chiarezza e l’umiliante sensazione di perenne confusione cognitiva con una minore capacità di apprendimento di termini e sequenze informatiche.
Anche se erano passati quattro anni dall’ultimo ciclo delle chemio, non avevo recuperato la mia passata capacità cognitiva.
Rimanevano vuoti di memoria accompagnati da una generale sensazione di annebbiamento.
Alcuni studiosi affermano che la colpa di questo declino si deve attribuire alle terapie a base di antracicline e da metotrexato, responsabili delle continue amnesie e perdita di attenzione.
Sostanzialmente, sono sballati tutti i parametri fisiologici, mentali e anche spirituali.
La sensazione più forte era che il mio corpo non si muoveva nello spazio ma galleggiava, fluttuava in una realtà quasi sconosciuta, estranea. Ogni giorno dovevo aggiustare, rivedere tutte le mie percezioni acquisite, elaborate in 55 anni di vita.
Tormento felino.
L’unico effetto negativo che non ho compiuto in quel periodo è di mettere le mie scarpe nel frigorifero o nella dispensa del pane.
Un periodo difficile caratterizzato da incubi notturni.
Questi si presentavano puntualmente alle prime ore dell’alba fino al risveglio, come se dovessero rappresentare a tutti i costi, un loro spettacolo di varietà macabro e inquietante.
A discapito di tutte le mie energie, faticavo al mattino ad affrontare sia tutti gli impegni scolastici che sociali della giornata.
La mia faccia mattiniera tutta contratta.
Sempre di più mi trasformavo in un Essere dispotico.
Strazio assiduo.
Mi angosciava con i suoi battere i denti enormi metallici.