Alla vita così com'è
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Anteprima del libro
Alla vita così com'è - Giovanna Ferraro
Giovanna Ferraro
Alla vita così com'è
UUID: 40c5a5ba-df19-11e5-9424-0f7870795abd
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write (http://write.streetlib.com)
un prodotto di Simplicissimus Book Farm
Alla Luce che sta dietro le sincronicità che hanno permesso questo libro.
Prefazione
Le seguenti parole sono figlie di una coincidenza significativa. Ho conosciuto Giovanna alla presentazione di un mio libro, a Trento, nella primavera del 2015. Le circostanze ci hanno condotto, alla fine della serata, a entrare in contatto e chiacchierare.
Parlando con Giovanna non puoi rimanere insensibile alla prorompente energia e lucentezza sprigionate. Inoltre, gli ampi interessi, la verve e gli occhietti costantemente in movimento smuovono una forte propensione alla simpatia. Fin dalle sue prime domande, mi ha colpito la tonitruante voglia di conoscere – la ‘fame di vento’ del ricercatore - e mettersi in gioco. La capacità di uscire dalla zona di comfort per capire, utilizzando sguardi sul presente con occhi non appannati dai luoghi comuni. Predisposizione che ha saputo trasmettere, in modo limpido e cristallino, a ogni pagina di questo libro.
Dopo averla conosciuta nella situazione suddetta, ho continuato a seguirla su Facebook. Sono rimasto affascinato dalla sua abilità comunicativa attraverso questo medium spesso bistrattato e vituperato. La capacità di sintetizzare attimi di vita quotidiana, con dei cameo linguistico emotivi, anche di ottima fattura letteraria, mi ha colpito. Erano racconti di un’esistenza tutt’altro che normale. Quella di chi è alle prese con le situazioni canoniche, vissute da tutti, più una cura da seguire e una seria ricerca interiore spirituale. Una storia apparsami fin da subito degna di essere nota, credevo di trovarmi di fronte ad un personaggio ‘scappato’ fuori da un romanzo. Una testimonianza che, dalla mia esperienza di anni di ricerca, ho pensato subito potesse diventare qualcosa di più di una semplice serie di post da qualche centinaia di mi piace
.
Dalla considerazione immediata, a compiere il passo di dirglielo, è trascorso breve tempo. Con mia sorpresa, ma non troppa - perché le anime spesso si parlano prima delle menti - ho scoperto che si stava già cimentando nella stesura di un libro. L’idea alla quale lavorava Giovanna era la costruzione di un’opera che, tramite brevi narrazioni, presentasse la sua storia. In seguito all’esame del materiale già esistente, in potenza latore di un messaggio veramente profondo, abbiamo deciso di partire con la collaborazione. Dopo aver organizzato una conferenza intitolata La Poesia alchemica
, per testare la nostra risonanza, siamo partiti ispirati.
Curare la stesura è stato un vero processo trasformativo. Tanto per noi, intenti in comici siparietti incentrati sulla scelta delle parole, le nostre resistenze egoiche in azione; quanto per il libro che fioriva, settimana dopo settimana, come un giardino pensile. Durante gli appuntamenti mensili, non programmati ma lasciati alla legge di attrazione, ci trovavamo a stretto contatto per la revisione. I confronti, per la sua situazione, avvenivano in ogni dove, donando all’opera una vagabonda sensazione di appartenere a ogni luogo, non solo allo stereotipato studio dell’intellettuale. Dai letti di ospedali ai treni, dai parchi alla cucina, dall’automobile ad una cena a cui aveva accompagnato l’amato figlio per non fagli mai mancare nulla. Giovanna, con l’impetuosa passionalità e intensità dell’artista ricercatore, mi porgeva le sue ultime cartelle, in attesa di un parere. Ad ogni nuovo incontro notavo la qualità delle riflessioni elevarsi di un’ottava. Percezione che abbiamo voluto risultasse anche dalla stesura finale.
Le correzioni dei testi erano seguite spesso da passeggiate meditative, veri e propri atti contemplativi. Alle volte silenti. In altri casi, le promenade, compiute come novelli peripatetici, nel parco di fronte alla sua abitazione, si coloravano di fresche intuizioni e parole sempre più profonde. Dai tramonti primaverili a quelli estivi, anche le sue fasi evolvevano. Dalla fitta nebbia alla fresca brina invernale, le sue riflessioni crescevano di spessore. Giovanna mi accompagnava nei passaggi salienti della sua vita e nel suo paesaggio interiore. Riscontravamo, nel fluire delle stagioni, la medesima ciclicità alternata nella vita umana, cogliendo spunti nuovi per vedere i rapporti con gli altri e con se stessi. Come lo sfondo mutevole, anche la sua consapevolezza si trasformava, compiendo veri salti quantici. Vedevo agire in lei la terapia della scrittura e tutto con una velocità raramente incontrata.
Un appuntamento dopo l’altro, quindi, oltre i miglioramenti, apprezzavo l’approccio a tutto il suo mondo. Una visone della vita caleidoscopica e verace ma, al contempo, profonda e vera come poche volte mi era capitato di respirare. Soprattutto, ed è ora di dirlo, nell’ambito legato al cancro. Mi ha insegnato che non bisogna temere di chiamarlo per quello che è, rifugiandosi in sotterfugi, fughe o voci sussurrate. Proprio Giovanna mi ha comunicato questo aspetto, trasmettendo una forza che neanche lei sa di possedere, ma che, sviluppando una certa sensibilità, risulta evidente. Il messaggio forte che si evince dal testo è questo: come affrontare una di quelle malattie - e cito l’autrice - che fanno paura solo a nominarle
, cercando il messaggio superiore per comprenderla veramente.
Il libro che consiglio è racchiuso in una parola: consapevolezza. Non una presa di coscienza mentale di chi teorizza su…
Si tratta, invece, della forza di applicare a se stessi, e alla propria esperienza personale, quello di cui si viene a conoscenza. Giovanna colpisce, infatti, per la grande umiltà con la quale si è messa in discussione. Una prova per cercare una via di guarigione che possa essere, anzitutto, prima che fisica, dell’anima.
Massimiliano Cantone
Quando ero la malattia
[…] ogni malattia è un attacco alle nostre rigidità consolidate […] una forza di invasione che cerca di infrangere la nostra corazza per renderci più completi. Con i sintomi che ci colpiscono entra anche un contenuto simbolico e allora l’anima deve espandersi in modo tale da poter includere le immagini e i simboli che ci invadono […] come se stessimo crescendo al di fuori dei nostri precedenti confini.
[Albert Kreinheder]
Quando la morte bussa alla porta
La frase del medico tormenta le mie orecchie. «Signora Ferraro, mi dispiace darle questa notizia: lei ha un tumore.» Una eco che mi accompagna fin sulla soglia del terrore ad ogni passo che compio tra queste stanze tumore… Tu more… Tu muori!
La morte, la grande paura, è entrata in casa. Ha barattato il mantello nero con un camice bianco e la falce con lo stetoscopio, mimetizzandosi, per cogliermi alla sprovvista, senza difese, e sbattermi in faccia una situazione allarmante. In un istante si è sgretolato tutto. Ho rivissuto la sensazione di fredda impotenza che mi pervadeva da bambina sulla spiaggia. L’istante in cui, l’onda inattesa, spazzava via anche l’ultima torre del castello di sabbia. La mia torre interiore, ora, si sgretola, portando con sé il tentativo finale di controllare la mia vita. Emerge il segreto celato dietro ogni mio sorriso: la paura di morire giovane. Non in un futuro indeterminato, ma proprio alla stessa età in cui è scomparsa mia madre. La differenza è che io l’ho battuta sul tempo, anticipandola di dieci anni.Solo ieri sorridevo a tavola. Spacciavo a mio figlio delle crocchette di miglio per hamburger del fast food, e del succo di mirtillo, allungato con acqua gasata, come Coca Cola. Canzonavo Mikhael scherzando in merito al prossimo vestito di carnevale che gli avrei preparato. Giocavo con il gatto, stuzzicandogli la coda, per farlo saltare giù dal letto, sospendendo la lettura de Il piccolo principe al mio cucciolo. Assopito lui, tornavo in cucina in compagnia di quel fastidioso mal di pancia non ben identificato ma sempre presente, e… I piatti della cena li lavo domani, perché non riesco nemmeno a sentirmi in colpa.
Dormono tutti mentre io sto scrivendo. Sono trascorse le prime dodici ore da malata. Cinque le ho passate ad asciugare lacrime davanti ad uno schermo per capire cosa sarà mai questo adenocarcinoma sieroso papillare. Cosa accadrà da domani mattina al mio corpo? Come lo dirò a mio figlio? Avrò ancora il tempo di mangiare una granita di gelsi in Sicilia? Di risolvere delle incomprensioni? Di portare a termine il mio impegno come cuoca all’interno della scuola libertaria? Di utilizzare quello stampo a forma di lego comprato su ebay per il compleanno di Mikhael?
Adesso devo gettare la maschera. È inutile che cerchi di essere forte: non ho risposte. Vorrei, in questa occasione, essere consolata dal caldo abbraccio di mia madre e restare senza pensieri. Come da bambina correrò a rifugiarmi in cucina. Solo lì sentirò la presenza, quasi fisica, delle donne della mia famiglia. L’accogliente atmosfera di sicurezza respirata all’interno delle ricette tramandate da mia mamma e la capacità di realizzarle apprese dalla mia adorata zia Gesia. Qui troverò pure la nonna Rachele che, da brava napoletana, starà mettendo sul fuoco la moka. Entrerò per calmarmi e rimarrò insieme a voi, immersa nel mix di sapori, voci, profumi e colori, vi parlerò, come in un rito, chiedendo consiglio: - Ho un cancro, morirò?
Il Coro risponde.
- Noi siamo le tue antenate, ci siamo portate dietro le storie l’una delle altre. A te il passo successivo, acchiappare il ‘lupo’ arrivato a casa tua, imparare a cucinarlo, scrivere e continuare la storia.
- Come devo fare? Come devo fare?
- Scrivila!
"Mi regalo continue amnesie
per rimanere in un ignoto che può far paura
ma che fa meno male del coraggio di affrontare
quello che la nascita mi ha riservato." [Isabella Santacroce]
Quando devi spiegarlo a chi ami
- Vedi vita mia, la mamma