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Un mare di formazione: Piccola guida pratica per navigare sicuri nella docenza della formazione d’aula.
Un mare di formazione: Piccola guida pratica per navigare sicuri nella docenza della formazione d’aula.
Un mare di formazione: Piccola guida pratica per navigare sicuri nella docenza della formazione d’aula.
E-book85 pagine58 minuti

Un mare di formazione: Piccola guida pratica per navigare sicuri nella docenza della formazione d’aula.

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Info su questo ebook

Una lettura semplice e snella per quanti intendano accostarsi alla "navigazione" della docenza, attraverso il racconto di storie in aula
LinguaItaliano
Data di uscita27 mar 2023
ISBN9791221463644
Un mare di formazione: Piccola guida pratica per navigare sicuri nella docenza della formazione d’aula.

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    Anteprima del libro

    Un mare di formazione - Fausto Principe

    PRENDERE IL MARE

    La locuzione verbale prendere il mare che in alcuni casi diventa prendere il largo sta a significare che inizia la navigazione.

    Nella prima parte di questa storia mi muoverò fuor di metafora per giungere a delle conclusioni che vedrete hanno molto a che fare con il mare della formazione.

    Nei primi anni 90 la mia passione per il mare e l’amicizia del titolare di un cantiere nautico sulle rive dell’Arno, mi portarono ad acquistare una piccola imbarcazione a motore.

    Quanto è bella!

    Open sei metri fuori tutto, pulpito centrale, murate alte 80 cm dal calpestio così anche i piccoli sono più sicuri, cuscini e prendisole a prua.

    Fino ad allora avevo pilotato qualche barca di amici e niente più ed è per questo motivo che nonostante la potenza del motore che stavo prendendo non facesse scattare l’obbligo, decisi di conseguire la patente nautica, per sentirmi più sicuro e per colmare un buco di conoscenze che riconoscevo in quanti fino ad allora mi parlavano di esperienze in mare e in navigazione.

    Mi segno come privatista in Capitaneria di Porto a Livorno.

    A casa ho attrezzato la scrivania con le carte nautiche, riga e squadra, il manuale e le tavole dei segnali e con un amico fraterno, che si convince anche lui che per mare è meglio essere preparati, studiamo con passione e dedizione. Dedichiamo tre sere dopocena alla settimana.

    Dopo circa due mesi ci iscriviamo all’esame di teoria.

    Quella mattina siamo in pochissimi in sala di attesa e ci domandiamo perché, visto che abbiamo aspettato un bel po’ per sapere la data dell’esame.

    Eravamo pochi perché il colloquio era normalmente di circa 45 minuti, ma questo l’ho capito solo dopo, visto che ero il secondo candidato e chi mi aveva preceduto non usciva più!

    Più si allungava l’attesa e più mi assaliva il dubbio che la mia preparazione genuina non fosse sufficiente.

    Finalmente entro.

    La sala è adorna di segnali e la cattedra sembra la plancia comandi della nave con la carta nautica del Mediterraneo. Il comandante e il suo assistente si alternano nelle domande che abbracciano praticamente tutti i capitoli del manuale. Dall’effetto evolutivo dell’elica al riconoscimento dei segnali luminosi notturni.

    Quando penso che stia per finire l’esame c’è ancora una prova da superare, forse quella più importante, quella sulla rotta. Ho le orecchie rosse come un peperone perché il comandante mi fa ripetere due volte se sono convinto della risposta data sulla rotta cd. convergente fra una piccola imbarcazione e un mercantile! Avevo risposto correttamente e ricevo la conferma dell’esame superato con un bel sorriso divertito dell’ufficiale esaminatore! Io lo avrei strozzato, ma di lì a poco avrei capito quanto fosse importante essere sicuri delle proprie decisioni se suffragate dalle competenze acquisite: insegnamento determinante in mare, ma anche più in generale nella vita. La prova pratica che seguì aveva sinceramente più il sapore di verificare la dimestichezza con il natante e comunque venne valutata non la navigazione, ma l’ormeggio e il salvataggio di un uomo in mare. Superata.

    Mi sentii stracontento e pensai proprio di poter affrontare con maggior sicurezza la navigazione.

    Arriviamo così all’estate e con in tasca la patente e l’orgoglio del conseguimento in Capitaneria da privatista, decido che è il momento di una bella esperienza di navigazione.

    Ho contatti all’isola Elba e prenoto una piccola residenza per trascorrere 15 giorni di vacanza.

    Organizzo tutto e tutti, nel senso che mia moglie e il piccolo Paolo viaggeranno via terra e poi in traghetto con mio fratello, che all’epoca fa il rappresentante all’isola (come la chiamano più semplicemente gli elbani), mentre io, signore e signori, li raggiungo via mare con la

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