Tu sei il messaggio: Il pensiero conservatore nell'era degli algoritmi
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Anteprima del libro
Tu sei il messaggio - Alessandro Nardone
Tu sei il messaggio
«Per avere in mano la propria vita, si deve controllare la quantità e il tipo di messaggi a cui si è esposti»
Chuck Palanhiuk
Quando entrate in un media avete mai l’impressione di leggere cose che già sapete o di ascoltare concetti sentiti e risentiti? Immagino di sì, e scommetto che a quel punto interrompiate anche voi la lettura o l’ascolto, pervasi da un senso d’insoddisfazione totale. Personalmente rimpiango il gusto con cui sfogliavo la mazzetta di quotidiani al mattino e il grande interesse nel leggere l’editoriale o il pezzo d’approfondimento dei miei giornalisti preferiti. Fino a una decina d’anni fa capitava ogni giorno, oggi sarei felicissimo se accadesse almeno una volta alla settimana. Lo affermo nonostante io dedichi le prime due ore della giornata alla rassegna stampa, salvo alcune eccezioni servendomi di abbonamenti digitali: si tratta di un’attività fondamentale per il mio lavoro, che mi consente di stare sempre sul pezzo e di aggiornare i miei collaboratori inviando loro i link o gli screenshot degli articoli attinenti alla rispettiva sfera di competenza.
Questo distacco - sostanziale e diffuso - dall’informazione si traduce in numeri drammaticamente impietosi per l’editoria in generale, che nell’ultimo ventennio si è lasciata fagocitare dai giganti del Web che a loro volta monopolizzano gli introiti pubblicitari abbassando costantemente l’asticella della qualità dell’informazione, che di conseguenza è sempre meno autorevole e credibile. Si è perso il principio di verticalità grazie al quale le redazioni potevano permettersi di selezionare accuratamente le fonti e verificare le notizie, sostituito da quello di orizzontalità, dell’uno vale uno in cui è sufficiente possedere uno smartphone ed essere connessi per diventare un potenziale media e avere visibilità. Ovvio che questo di per sé non renda tutti popolari, ma aumenta esponenzialmente il numero di input a cui siamo esposti inducendoci a disperdere attenzione e tempo. Il combinato disposto in cui una notizia dura lo spazio di un click e dove i contenuti (notizie comprese) sono distribuiti da algoritmi il cui obiettivo è quello di tenerci connessi il più a lungo possibile, rende ognuno di noi un bersaglio facilmente raggiungibile dalla moltitudine di messaggi messi in circolo affinché la narrazione dominata dal politicamente corretto possa attecchire facendo presa sulla massa. Ogni istante di ogni santo giorno, con la costanza della goccia che scava la pietra decine di milioni di donne e uomini in tutto l’Occidente vengono sottoposte a questo vero e proprio lavaggio del cervello finalizzato ad addomesticarci ai dettami del pensiero unico.
Ciò avviene anche attraverso l’utilizzo fraudolento dei principali social network che - come vederemo soprattutto nel capitolo dedicato ai Twitter Files - spesso e volentieri lavorano per censurare opinioni dell’area conservatrice e, di converso, per alimentare quelle che rappresentano la cultura radical chic, oggi declinata in quell’ideologia woke¹¹ che alle nostre latitudini si incarna in pensieri, parole, opere e omissioni del segretario del Partito Democratico Elly Schlein. Un’asimmetria marcata a tal punto da aver portato in superficie il perimetro al di fuori del quale si è automaticamente bollati come fascisti, razzisti, omofobi, pupulisti, estremisti e chi più ne ha più ne metta. Una sorta di moderno arco costituzionale in cui i partiti della sinistra radicale sono sostenuti dall’establishment globalista che vede come il fumo negli occhi chiunque rappresenti una minaccia alla loro visione egemonica la cui attuazione passa per l’omologazione.
«Il mondo libero deve abbracciare le sue fondamenta nazionali, non deve tentare di cancellarle o sostituirle. Guardandoci intorno, in questo enorme e magnifico pianeta, la verità evidente è che se vuoi la libertà, devi essere orgoglioso del tuo Paese; se vuoi la democrazia, mantieni la tua sovranità; e se vuoi la pace, ama la tua Nazione. I leader saggi mettono sempre il bene del proprio popolo e del proprio Paese al primo posto. Il futuro non appartiene ai globalisti ma ai patrioti, il futuro appartiene a nazioni sovrane e indipendenti che proteggono i loro cittadini, rispettano i loro vicini e onorano le differenze che rendono ogni paese unico e speciale.»
Questo stralcio del discorso che l’allora presidente americano Donald Trump pronunciò il 24 settembre 2019 alla 74ma assemblea delle Nazioni Unite dice molto del perché sia stato preso di mira in modo tanto violento dai globalisti e dal loro apparato mediatico, che ancora oggi vedono in lui e in leader non conformi come la nostra Giorgia Meloni nemici da abbattere a tutti i costi affinché insieme a loro crollino definitivamente anche i valori che costituiscono le fondamenta della Civiltà Occidentale. Tema in merito al quale, nel suo discorso per le celebrazioni del 4 luglio 2020, Donald Trump pronunciò parole ancora più nette:
«La nostra Nazione assiste a una campagna spietata per spazzare via la nostra storia, diffamare i nostri eroi, cancellare i nostri valori e indottrinare i nostri figli […] Una delle loro armi politiche è cancellare la cultura, scacciare le persone dal loro lavoro, gettare nella vergogna chi dissente e chiedere la totale sottomissione di chiunque non è d’accordo […] Nelle nostre scuole, nelle nostre redazioni, persino nelle nostre sale riunioni aziendali c’è un nuovo fascismo di estrema sinistra che richiede fedeltà assoluta. Se non parlate la sua lingua, non eseguite i suoi rituali, non recitate i suoi mantra e non seguite i suoi comandamenti, allora sarete censurati, banditi, inseriti nella lista nera, perseguitati e