Ti voglio bene Berlinguer
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Dieci anni fa l’Italia era un altro paese. Un paese diverso. Un paese sconvolto dalla strage dei bambini di Beslan, dall'11 marzo spagnolo, dalla scomparsa in Iraq del giornalista freelance Enzo Baldoni. Un paese che però guardava con speranza alla nuova costituzione Europea, che piangeva per la morte di Marco Pantani e si emozionava per le medaglie portate a casa dai Giochi olimpici di Atene, mentre le radio mandavano “Don’t tell Me” di Avril Lavigne e “Un Senso” di Vasco Rossi.
Da una chiacchierata nacque l’idea di questo libro. Oggi come allora il nostro non vuole essere un pensiero nostalgico ma un modo per ricordare chi era Enrico Berlinguer.
Ti voglio bene Berlinguer è una raccolta di scritti, pensieri, interviste, frasi, canzoni, film per ricordare il nostro dolce Enrico.
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Ti voglio bene Berlinguer - Tonino Scala
Pasolini)
Questo Libro
Quando nel 2004 scegliemmo di mettere su carta un nostro personale ricordo di Enrico Berlinguer lo facemmo pensando ad un gesto d’affetto verso un grande uomo della sinistra italiana. Da allora sono passati dieci anni, tante cose sono successe, noi siamo cresciuti e cambiati ma immutato è rimasto l’affetto verso la figura di Enrico Berlinguer.
Dieci anni fa l’Italia era un altro paese. Un paese diverso. Un paese sconvolto dalla strage dei bambini di Beslan, dall'11 marzo spagnolo, dalla scomparsa in Iraq del giornalista freelance Enzo Baldoni. Un paese che però guardava con speranza alla nuova costituzione Europea, che piangeva per la morte di Marco Pantani e si emozionava per le medaglie portate a casa dai Giochi olimpici di Atene, mentre le radio mandavano Don’t tell Me
di Avril Lavigne e Un Senso
di Vasco Rossi.
Da una chiacchierata nacque l’idea di questo libro. Oggi come allora il nostro non vuole essere un pensiero nostalgico ma un modo per ricordare chi era Enrico Berlinguer.
Se si digita il nome Enrico Berlinguer sui motori di ricerca, in pochi secondi, compaiono circa 4.110.000 risultati. A lui è dedicata una fan page su Facebook che conta circa 413.306 Mi piace
ed è seguita da tantissimi utenti dei social. Mentre Walter Veltroni firma un documentario Quando c’era Berlinguer
dove, con grazia, racconta, attraverso testimonianze e immagini, non solo il carisma di una delle figure politiche italiane più amate, ma anche un intenso decennio di storia del nostro paese, riannodando i fili della memoria, con la nostalgia di una politica fatta di passione sincera e di partecipazione popolare, sulle pagine dei giornali, sui social, nelle trasmissioni televisive taluni si contendono, per catturare simpatie, la comunanza con l’ex leader del Pci. Dimenticando che Enrico Berlinguer, il suo pensiero le sue idee, sono qualcosa in più che un semplice nome da inserire nel pantheon dei propri politici di riferimento. In molti sostengono che con i funerali di Berlinguer (13 giugno 1984), la sinistra italiana non si è più rialzata, non è mai più riuscita a sognare, e nemmeno ad amare.
A distanza di tanti anni quel corteo, che vide la partecipazione di un milione e mezzo di persone, riesce ad emozionare tuttora anche le giovani generazioni. Ed oggi come allora ancora forte e il bisogno che la politica sappia unire realismo e valori, responsabilità ed onesta.
Molti dei ragazzi di oggi non erano ancora nati quando Enrico Berlinguer è scomparso, qualcun altro era invece troppo piccolo per ricordare, negli ex ragazzi di allora, diversamente, ancora vivo e il ricordo di un giorno caldo di giugno in una Roma piena donne e di uomini, di compagni
e non, venuti, da ogni dove, per salutare per l'ultima volta il più popolare segretario del Partito Comunista Italiano.
L'estate era alle porte, la scuola era finita da poco, la televisione accesa rimandava le immagini di gente che piangeva per le strade. Noi due bambini che piano piano acquistavamo la consapevolezza che qualcosa di triste era successo, senza capire ancora bene cosa. Ritornano, talvolta, alla mente immagini sbiadite di una Piazza San Giovanni piena di bandiere, bandiere emblema della storia di chi le reggeva. Di quel mondo diviso in blocchi impregnato di ideologia non resta più niente, se non il bisogno che la politica sia ancora coraggio.
Ci si lamenta, sempre più, della poca attenzione dei giovani alla politica, proprio parlando di Berlinguer e della questione morale viene da chiedersi come le giovani generazioni in questa degenerazione generale possano avvicinarsi alla politica, quella che per Enrico Berlinguer è stata costantemente passione etica e morale.
Angela Longobardi - Tonino Scala
Enrico Belinguer
Le tappe della sua vita
I capelli mossi dal vento, un parlare capace di suscitare emozioni, uno sguardo che andava oltre. Ad Enrico Berlinguer è toccata in sorte l'arte del vivere e la capacita di intraprendere grandi svolte. Nelle manifestazioni e nei cortei, nell'intimità di un discorso tra amici, nel bel mezzo di una riunione di sezione, ritorna spesso tra le parole, tra gli slogan, tra gli esempi, un suo discorso, un suo ricordo. Una spiegazione scrive la giornalista Chiara Valentini - di tutto questo va cercata proprio nella vita di Enrico Berlinguer, nel suo modo di intendere la politica e nella convinzione che la politica non poteva essere fatta solo di grandi disegni e strategie ma di attenzione alle passioni e ai bisogni delle donne e degli uomini in carne ed ossa. Ma c'era qualcos'altro ancora, Berlinguer credeva che al fondo di ogni scelta politica deve esserci una scelta morale e che per nessuna ragione si può rinunciare a fare quel che si ritiene giusto. La storia di Enrico Berlinguer, il segretario più amato del Pci, e la storia di un personaggio irripetibile. Non esiste, nelle vicende italiane recenti, un uomo che la gente si sia sentito tanto vicino, perfino al di 121 delle posizioni politiche del suo stesso partito
. Ciò che colpiva e che ancora colpisce tanti, giovani e meno giovani, era la sua moralità e allo stesso tempo la sua capacità di intraprendere strade nuove. Protagonista del compromesso storico
, dello strappo dall'Unione Sovietica e della volontà precisa di trovare strade nuove per i vecchi ideali
, come aveva una volta egli stesso detto. Enrico nasce a Sassari il 25 maggio del 1922. Dopo gli studi classici, presso il Liceo Azuni di Sassari, si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza, senza mai riuscire a conseguire la laurea, cosa che il padre Mario, un brillante avvocato, non gli aveva perdonato facilmente. Sono gli anni dell'Università gli stessi, in cui il giovane Enrico si iscrive al Partito Comunista Italiano, diventando Segretario della sezione giovanile di Sassari, era il 18 settembre del '43, giorno della cacciata dei nazisti. Nel maggio del '44 nominato responsabile della Federazione Giovanile Comunista di Sassari. Da li a qualche mese nell'autunno dello stesso anno, Enrico, si trasferisce a Roma ed entra a far parte della Segreteria Nazionale del Movimento Giovanile Comunista. L'anno successivo, dopo la Liberazione, parte per Milano dove ricoprirà il ruolo di responsabile della Commissione giovanile centrale del PCI. L'esperienza milanese dura poco meno di un anno, nel '46, infatti, e di nuovo nella Capitale. E al Congresso nazionale della neonata Federazione Giovanile Comunista Italiana svoltosi a Livorno dal 29 marzo al 2 aprile del 1950, che viene eletto Segretario Generale carica che . manterrà fino al 1956; assumendo, tra I'altro, la Presidenza della Federazione Mondiale della Gioventù Democratica, carica che ricoprirà fino al 1952. Sul finire degli anni Cinquanta sposa Letizia Laurenti, dal cui matrimonio nasceranno quattro figli (Bianca, Marco, Maria e Laura). Nel 1960, al IX Congresso del PCI, e nominato membro della Direzione, responsabile dell'ufficio di Organizzazione del partito fino al 1962, anno in cui entra a far parte della Segreteria del Partito come responsabile dell'Ufficio di segreteria; nel '66 all’XI Congresso di Roma esce dalla Segreteria del Partito, entrando nell'Ufficio Politico. Nel mese di febbraio diviene Segretario Regionale del PCI del Lazio carica che manterrà fino a1 1969. Nel 1972 durante il XIII Congresso Nazionale del Partito, svoltosi a Milano dal 12 al 17 marzo, è eletto Segretario Nazionale. Nelle elezioni politiche del 7 e 8 maggio è rieletto deputato nel Collegio di Roma con 230.722 voti di preferenza. Riconfermato Segretario Nazionale del PCI nel 1975, Enrico Berlinguer non manca di testimoniare la sua critica al socialismo reale. In diverse interviste sui principali quotidiani europei e in più di un'occasione pubblica, il Segretario del PCI, ribadisce la scelta democratica e la piena autonomia del Partito Comunista Italiano. In occasione del rapimento di Aldo Moro, il 16 marzo del 1978, e l'uccisione dei cinque uomini della sua scorta, intervenendo in un dibattito parlamentare, riafferma la linea della fermezza contro il terrorismo sostenuta dal PCI. L'assassinio di Aldo Moro, lo sconvolge profondamente. Nei primi anni del 1980, condannando l'intervento sovietico in Afghanistan, confermando davanti ai cancelli della Fiat, l'appoggio del PCI alla lotta degli operai, contro i licenziamenti e la cassa integrazione, puntando I'indice contro la degenerazione dei partiti, aderendo alla marcia per la pace Perugia-Assisi, Enrico Berlinguer mette a Fuoco i grandi temi di una nuova politica di sinistra, al di 121 della tradizione comunista. "Affermava allora -ricorda Chiara Valentini- una visione quasi avveniristica del mondo, che il disarmo totale non poteva essere considerato irrealizzabile e che sulle grandi questioni era necessario lavorare